Dylan Dog
Bisogna iniziare dal principio. Il principio è il protagonista. Il protagonista è Dylan Dog. Quest’ultimo è un’icona. “Il pericolo è il mio mestiere“, diceva Simba nel capolavoro Disney Il re leone, ma questa frase calza a pennello per il nostro Dylan. Correva il 1986, infatti, quando Tiziano Sclavi ci ha presentato l’Indagatore dell’Incubo (che meraviglia!). Tutto ciò che ha anche solo lontanamente a che fare con il mistero, la paura, l’orrore, il soprannaturale sono le materie di studio di Dylan. Egli è un investigatore privato londinese, in precedenza agente di Scotland Yard. Del suo passato conosciamo poco o niente, ma pare che tutto ciò che attiene all’onirico, al surreale, al mistero più oscuro graviti intorno al nostro protagonista, ammantandolo così di un fascino inusuale. Suonatore del clarinetto, perennemente a bolletta, grande amatore di donne, ex alcolista questo e molto altro è Dylan Dog. E più di qualunque cosa Dylan è la curiosità umana per l’ignoto, l’insondabile, quel moto dell’anima che ha sete di conoscere l’inconoscibile, di sciogliere gli enigmi più aggrovigliati, di superare quel senso di paura che ci attanaglia e, spesso, ci imprigiona. Dylan Dog è la nostra voglia di scacciare gli incubi.
Groucho Marx
Groucho è la goffissima e splendida spalla di Dylan. Il personaggio prende il nome – e la faccia – da Groucho Marx, il celeberrimo attore comico. Pare che un tempo egli fosse un attore e che avesse interpretato un unico ruolo: quello del terzo fratello Marx. E da questo mostro sacro, Groucho prende anche lo humor. Anzi, diciamola tutte, le “orribili” battute di Groucho sono uno dei motivi fondamentali per cui abbiamo tanto amato Dylan Dog. Chi è? L’assistente di Dylan. Cosa fa? Quasi nulla. Groucho è il peggior scansafatiche esistente. Groucho è l’uomo delle freddure (spesso pessime), ma è proprio questa sua capacità di non prendere nulla sul serio, di scherzare perennemente che riesce a essere il contrappeso perfetto alle storie di orrore e mistero che ogni albo ci presenta. Beethoven era talmente sordo che per tutta la vita pensò di essere un pittore, questo il tipo di battuta del mattacchione. Certo, ce ne sono anche altri di personaggi degni di essere citati, come ad esempio l’ispettore Bloch, ma qui stiamo cercando solo di dare qualche input.
Le donne di Dylan
Come scritto precedentemente, Dylan è un grande seduttore. Non fatevi l’idea sbagliata: il nostro tenebroso è anche piuttosto romantico, ma se vi è capitato tra le mani qualche numero del fumetto non avrete potuto fare a meno di notare come, in ogni sua avventura, il belloccio seduca una donna diversa. La gamma di “vittime” del nostro latin lover è veramente molto ampia. In questa vasta schiera si possono trovare donne di ogni tipo. Il loro non è quasi mai un ruolo marginale, anzi, spesso hanno in pugno – anche tragicamente – la situazione. E, anche questo avviene quasi sempre, Dylan se ne innamora. Ce ne è davvero di ogni tipo: Lillie Connolly, giovane attivista dell’IRA, arrestata per terrorismo, perirà in prigione: era la moglie di Dylan; Bree Daniels, la prostituta che aiuterà Dylan a risolvere un caso, rifiuterà il suo amore e, infine, morirà di AIDS; Morgana, che si merita addirittura il titolo di un albo: l’unico vero amore della vita di Dylan, a quanto pare, salvo poi scoprire quella cosuccia che renderebbe tutto forse un po’ incestuoso; Anna Never, la modella distratta. Queste sono solo alcune delle innumerevoli donne con cui Dylan avrà a che fare. Immaginate che personaggioni potrebbero saltare fuori!
I villain
Come si può facilmente dedurre, i cattivi in Dylan Dog sono parecchi. Parecchi e vari: si passa dagli zombie, ai serial killer, agli alieni, lupi mannari, reincarnazioni di personaggi letterari… chi più ne ha più ne metta. C’è persino La Morte, personificata nella sua versione medievale (uno scheletro coperto da un manto nero): avversaria per eccellenza. Killex, Xabaras, chi più ne ha più ne metta. La cosa veramente bella è che buona parte della forza di questi fumetti risiede proprio nel fatto che alcuni mostri sono così per “paura”. Questo conferisce loro una forte connotazione umana. Questo permette a Dylan di dimostrare la sua grande capacità di empatizzare e di provare compassione. Non c’è differenza tra uomini e mostri. I mostri siamo noi.