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Chi merita di vincere l’Emmy 2021 per la migliore serie drammatica?

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Le nomination degli Emmy 2021, che verranno assegnati al Microsoft Theatre di Los Angeles il prossimo 20 settembre, sono state annunciate settimana scorsa scatenando la consueta dose di polemiche, tra candidature a sorpresa e grandi assenti ingiustificati. In particolare, le nomination rispettivamente come migliore serie drammatica e migliore serie comica per Bridgerton e Emily in Paris hanno lasciato l’amaro in bocca a milioni di appassionati di serie tv, che avrebbero preferito vedere esclusi i due prodotti Netflix, entrambi enormi successi commerciali stroncati all’unanimità dalla critica mondiale. Tuttavia, sebbene il merito della presenza delle due serie nell’Olimpo seriale dell’ultimo anno sia stata ampiamente messo in discussione, le rose delle candidature a miglior serie, sia drammatica che comica, agli Emmy 2021 presentano diverse serie di qualità eccelsa, molte delle quali meriterebbero di portare a casa l’ambita statuetta.

Le serie candidate come migliore serie drammatica, forse il più ambito tra tutti i premi Emmy, sono:

  1. “The Crown” (Netflix) – stagione 5
  2. “The Mandalorian” (Disney+) – stagione 2
  3. “The Handmaid’s Tale” (Hulu) – stagione 4
  4. “Bridgerton” (Netflix) – stagione 1
  5. “Pose” (FX) – stagione 3
  6. “Lovecraft Country” (HBO) – stagione 1
  7. “The Boys” (Amazon Prime Video) – stagione 2
  8. “This Is Us” (NBC) – stagione 5
emmy 2021

Se escludiamo la già menzionata candidatura di Bridgerton, il dramma storico a tinte rosa creato da Shonda Rhimes, che ha sollevato più di un di un dubbio e che rimane ai più inspiegabile, se non per questioni politiche ed economiche che vedrebbero Netflix come colosso della serialità che quindi deve avere più di un candidato nella categoria principale dei premi Emmy, le altre serie che si sono guadagnate la nomination sono meritatamente presenti nella rosa dei migliori otto drammi televisivi del 2021.

La grande assenza di Succession, ultima vincitrice della statuetta che tuttavia non aveva stagioni candidabili – così come grandi nomi quali Ozark, Stranger Things, Killing Eve e Better Call Saul – lascia più aperta che mai la partita per portarsi a casa l’ambito premio Emmy 2021 per la migliore serie drammatica. Così abbiamo iniziato a domandarci quale tra le serie candidate potrebbe essere la più meritevole di vincere il titolo di dramma migliore della stagione televisiva passata, laddove almeno quattro delle otto presenti nella shortlist annunciata dall’Academy of Television Arts & Sciences avrebbero tutte le carte in regola per trionfare. Stiamo parlando di The Crown, The Mandalorian, The Handmaid’s Tale e Pose, tutte già candidate in precedenza e una delle quali – The Handmaid’s Tale – anche già vincitrice.

Giunta ormai alla sua quinta e penultima stagione, The Crown sembra non perdere un colpo. Fresca del trionfo agli ultimi Golden Globes, dove ha conquistato l’ambito titolo di miglior serie drammatica e le statuette per il migliore attore (Josh O’Connor), la migliore attrice (Emma Corrin) e il migliore attrice non protagonista (Gillian Anderson), il dramma di Netflix che racconta la storia recente della Corona inglese sembrerebbe essere la serie favorita per la vittoria finale agli Emmy. Se così dovesse essere non avremmo niente da ridire, soprattutto considerando che le 3 precedenti candidature ricevute nella categoria non si sono mai concretizzate in un trionfo. La quinta stagione di The Crown ha mantenuto la qualità già eccellente dei capitoli precedenti, andando ad affiancare alla carismatica Regina Elisabetta II di Olivia Coleman alcuni personaggi la cui introduzione il pubblico attendeva fin dalla prima stagione e che non hanno deluso le aspettative: la Lady di Ferro Margaret Thatcher e, soprattutto, la principessa Diana Spencer. Una stagione straordinaria che ha confermato quanto l’ambizioso progetto di Netflix, la cui narrazione si avvicina sempre di più al presente, ha ancora molto da raccontare e di come sappia farlo magistralmente.

Emmy 2021

Tuttavia, non possiamo escludere dalla rosa delle serie che meriterebbero la vittoria finale anche la seconda stagione di The Mandalorian, prequel della saga di Star Wars e primo vero grande successo di Disney Plus. Se la tenerezza di Baby Yoda ha conquistato tutti, appassionati dell’universo di George Lucas e non, i racconto del Mandaloriano prende la sua forza dall’universalità della sua narrazione, dalla fantascienza che incontra la dimensione umana, dalla riproposizione di un mondo ben consolidato come quello di Star Wars in una chiave inedita e vincente. I grandi nomi associati alla serie in qualità di registi, doppiatori e produttori sono impressionanti, degni della migliore produzione cinematografica, a dimostrazione da una parte della qualità eccellente di The Mandalorian, dall’altra dell’attrazione che il mondo della televisione esercita in maniera crescente su coloro che fino a poco tempo fa consideravano il piccolo schermo solo il fratello minore del cinema.

La quarta stagione di The Handmaid’s Tale è la migliore del capolavoro di Hulu dai tempi del suo debutto, quando con quei primi rivoluzionari dieci episodi si era già portata a casa il titolo di miglior dramma della televisione. Cruda e disturbante come non mai, la storia di June Osborne sembra lasciare sempre meno spazio alla speranza, in una lotta senza esclusioni di colpi che vede la nostra eroina perdere progressivamente la sua umanità, spogliata ormai di ogni possibilità di guarigione, stratega pronta ad assumere il suo posto al tavolo dei signori- e delle signore – della guerra. Dopo un inizio incerto, la quarta stagione di The Handmaid’s Tale si è mossa sicura su un nuova strada, quella che aspettavamo con ansia eppure a un certo punto temevamo non arrivasse mai. 13 episodi talmente avvincenti e ben strutturati da zittire le voci che temevano la serie non avesse più nulla da dire, talmente potenti da farci contare i giorni fino all’uscita del quinto capitolo delle avventure di June. Eppure, sebbene la vittoria di The Handmaid’s Tale agli Emmy 2021 ci soddisferebbe, non è la serie che preferiremmo vedere portarsi a casa la statuetta.

È infatti la terza e ultima stagione di Pose, dramma creato da Ryan Murphy, Brad Falchuck e Steven Canals per FX, a meritarsi l’ambita vittoria nella categoria migliore serie drammatica. Sette episodi dolorosi che ripercorrono la fase finale dell’epidemia di AIDS che ha sconvolto la comunità LGBTQ+ di New York negli anni Ottanta e Novanta, raccontati attraverso gli occhi di coloro che ne sono stati vittime e testimoni. La terza stagione di Pose è un atto di denuncia e allo stesso di speranza, un inno all’amore e all’accettazione davanti alla paura e alla morte. MJ Rodriguez, prima donna transgender nella storia candidata come migliore attrice protagonista proprio agli Emmy 2021, regala una performance nei panni di Blanca Evangelista destinata a cambiare per sempre il mondo della televisione, talmente toccante da bastare quasi da sola a sostenere la nostra tesi secondo cui Pose meriterebbe di vincere. Eppure Blanca non è da sola e la sua non è l’unica storia: il mosaico di personaggi, dolore e umanità presentati nella terza stagione di Pose vanno a comporre una delle migliori stagioni finali mai andate in onda, una conclusione perfetta che non ha lasciato scontento praticamente nessuno. Gli autori di Pose non si sono mai tirati indietro quando è stato il momento di prendere scelte coraggiose, rimanendo sempre fedeli alla promessa di autenticità della prima stagione. Una serie che ha cambiato profondamente il mondo della rappresentazione televisiva e che rimarrà nella storia del medium in ogni caso, ma che crediamo sia giusto venga premiata con il più ambito dei riconoscimenti assegnati nella realtà seriale, perché resti negli annali come una delle migliori produzioni televisive degli ultimi vent’anni.