La narrazione per immagini fin dal suo esordio ha avuto, ed esercita tutt’ora, un’influenza notevole sull’immaginario collettivo tanto da produrre effetti tangibili sulla società. Quest’ultima si sta trasformando velocemente, ma in modo non direttamente proporzionale alle mentalità dei singoli individui, i quali si fanno sempre più restii al cambiamento. Diviene necessario sensibilizzare e informare sulle tematiche attuali per creare un clima più inclusivo e tollerante; è a questo proposito che serie tv come Euphoria o Pose giocano un ruolo strategico: hanno rappresentato e dato voce alla subalternità e a tutto ciò che socialmente e convenzionalmente non è ancora inquadrato in modelli tradizionali. A tal proposito, sempre più frequentemente vediamo comparire attori e attrici transgender in parti originali alcuni dei quali iniziano finalmente a ricevere importanti riconoscimenti: Mj Rodriguez ha ricevuto una nomination agli Emmy come miglior attrice protagonista.
Per transgender si intende una persona che, non riconoscendosi nel genere assegnatole alla nascita, decide di iniziare un processo di transizione. Il viaggio di transizione non è una pacchia: sottoporsi a interventi chirurgici per l’affermazione del genere è un viaggio personale che termina in un certo luogo, soggettivo e non univoco.
Parliamo di qualcosa che riguarda primariamente una scelta personale, perciò l’odio diffuso e l’insofferenza spesso manifestata verso queste persone sono fondati prevalentemente su pregiudizi insani, ottusità o repellenza alla comprensione.
Di seguito le serie tv in cui hanno recitato cinque attrici transgender le quali hanno portato una ventata di aria fresca nel mondo dello spettacolo, lottando contro qualsiasi tipologia di stereotipo, motivo per cui le amiamo.
1) Pose – Dominique Jackson
Dalla fuga dalla persecuzione come donna transgender nel suo paese d’origine alla recitazione in successi televisivi, Dominique Jackson ha visto di tutto. Dopo aver sperimentato la condizione di senzatetto e il rifiuto della sua stessa famiglia, Jackson ha usato il suo successo per far luce sulle sfide che le donne transgender come lei troppo spesso affrontano.
Dominique Jackson ha dato vita a uno dei personaggi più brillanti e caratteristici di Pose: Elektra Abundance. L’intero cast della serie è dotato di personalità diverse e iconiche, attraverso le quali siamo stati guidati nel mondo LGBTQ+ della New York anni ’80. Elektra è uno di quei personaggi la cui apparente antipatia maschera in realtà un animo buono ma travagliato, del cui complesso non possiamo che innamorarci. Interpretarla non è stato affatto semplice, come ha testimoniato l’attrice, ma è proprio attraverso questa figura così sarcastica che abbiamo capito come la famiglia non sia semplicemente quella di sangue, ma sia formata da chiunque sia in grado di dimostrare amore reciproco. Tramite Elektra ci viene restituito il pensiero che anima l’attrice, la quale dichiara anche che:
È importante sapere che esistono culture differenti e conoscerle; bisogna essere consapevoli, che il modo in cui si è stati cresciuti ed educati non è lo stesso in tutte le culture, bisogna essere consapevoli del fatto che spesso tra culture sussistono delle iniquità dovute al razzismo, all’identità di genere e all’orientamento sessuale. È importante vedere come le persone di colore sono state trattate, le loro storie sono fondamentali per il cambiamento, per far capire che ci sono persone e comunità che hanno privilegi che sono stati costruiti a discapito di altri popoli e di altre genti. Per questo conoscere è assolutamente necessario
Un esempio di come Dominique, attraverso la figura di Elektra, risponde alla transfobia è sottostante:
2) Euphoria – Hunter Schafer
All’appello non può mancare Euphoria, dove Hunter Schafer interpreta egregiamente Jules Vaughn. La serie si pone come manifesto della generazione Z: provocatoria e realistica racconta i drammi e i turbamenti che affliggono i giovani contemporanei, fornisce un ritratto generazionale focalizzandosi sui rischi e le problematiche a cui questa generazione è esposta. Hunter Schafer tramite Jules, ed Euphoria, porta in scena il disagio di una ragazza transgender e, grazie a questo ruolo, ha ottenuto risonanza tale da diventare non solo un punto di riferimento per molti coetanei, ma anche un tramite per la visibilità alla comunità LGBTQ+:
Innanzitutto la visibilità aiuta di per sé perché rappresenta e dà voce a qualcuno. Io da piccola non sapevo nemmeno che faccia avesse una donna trans né avevo la minima idea di come si svolgessero le dinamiche queer, le ho scoperte da poco, invece il linguaggio visivo disponibile può innescare un cambiamento concreto. In un mondo ideale ognuno dovrebbe essere libero di essere quello che vuole, di stare con chi vuole e definire ed avere pari diritti. Ecco, Jules in Euphoria permette un passo avanti in questa direzione
In Euphoria Jules ha una routine tutta sua per quanto riguarda sesso e sessualità. Vuole sentirsi e stare ‘bene’ con se stessa e per raggiungere questo obiettivo la vediamo fare sesso con uomini più vecchi di lei, cosa che le da un certo senso di affermazione, specialmente riguardo la propria femminilità. Benché Hunter non abbia avuto le stesse esperienze del suo personaggio anche lei ha sentito il bisogno di trovare un qualsiasi modo per affermare la sua femminilità e ha provato gli stessi dubbi e dolori del suo corrispettivo in Euphoria. Come ha rilasciato per il New York Times, il suo obiettivo è:
Decostruire l’idea di gender, mediante i privilegi e la visibilità che ha acquisito, come modella e come attrice in Euphoria, per accendere un riflettore su questo
3) Orange is The New Black – Laverne Cox
Laverne Cox ha ricevuto tre nomination agli Emmy, meritandosi un posto nella storia come prima donna transgender a ricevere una candidatura. In The Orange is the New Black Laverne interpreta il personaggio che le permetterà di provare le sue doti attoriali: Sophia Burset una detenuta transgender finita nel carcere femminile per frode con carta di credito reato legato ai finanziamenti necessari per la sua transizione. In Sophia Burset convergono i drammi che una persona transgender affronta quotidianamente:
Sophia è scritta come un personaggio multidimensionale con cui il pubblico può davvero entrare in empatia, all’improvviso stanno entrando in empatia con una vera persona trans. E per le persone trans là fuori, che hanno bisogno di vedere rappresentazioni di persone che sono come loro e delle loro esperienze, è allora che diventa davvero importante
Dalle interviste rilasciate da Laverne emerge uno tra gli ostacoli più frequenti che le persone transgender devono affrontare: tutt’oggi, a livello globale, c’è il presupposto che queste siamo sempre e solo il genere che è stato assegnato alla loro nascita; quindi che le donne trans non sono donne, che gli uomini trans non sono uomini, e che le persone non binarie non esistono.
Questo è il cuore di ogni discriminazione. Le persone transessuali sono chi dicono di essere e questo vale per tutti.
4) Sense8 – Jamie Clayton
Jamie Clayton la associamo automaticamente con Nomi Marks una degli otto protagonisti di Sense8 (una serie in cui i momenti da brividi non mancano), tra i personaggi LGBT meglio riusciti dell’attuale panorama televisivo: è un vero modello e la sua storia è stata d’aiuto a molte persone, lanciando un messaggio su cosa significhi vivere nella nostra società. Per comprendere la vita che si prospetta a una persona transgender bisogna anzitutto capire che sono persone come tutte le altre. Gli individui che compongono un gruppo non sono sempre uguali tra loro: tutte le donne non sono uguali, tutti gli uomini non sono uguali, tutti i bambini non sono uguali. E’ la stessa cosa con le persone trans: hanno tutti diversi, mirano a diversi obiettivi, diversi sogni e diverse aspirazioni. Cercare di ridurre le loro esperienze e i loro scopi in un unicum è riduttivo e demoralizzante.
Attraverso i conflitti che Nomi Marks affronta a causa della sua identità, lo spettatore non-trans riesce a scoprire e indagare i disagi e gli atteggiamenti discriminatori a cui non avrebbe pensato o dato il giusto peso: l’emarginazione, a volte, avviene nell’attuarsi di piccole cose che reiterano un modello precostituito. L’attrice, ad esempio, pone particolare attenzione sulle difficoltà che una persona trans riscontra nella ricerca di un ruolo:
Se hai intenzione di raccontare storie di persone emarginate e non includi quelle persone emarginate in quella narrazione, sembrerà molto non autentico e problematico. Cosa ti fa pensare di poter raccontare la storia di una persona trans se non sei trans e non conosci persone trans e non assumi persone trans?
5) Pose – Indya Moore
L’intero cast della serie meriterebbe una menzione particolare, perché contribuisce a creare un elaborato completamente nuovo e diverso che si staglia sullo sfondo di un panorama contenutistico più statico. Qui ci soffermiamo su Indya Moore poiché, oltre ad essere un’ottima attrice e modella con stupefacenti doti sceniche, è un’attivista risonante.
Moore nasce a New York, ma lascia la casa della sua infanzia all’età di 14 anni dopo essere stata respinta dalla sua famiglia che non l’accettava. Poco dopo essere stata scoperta come modella, ha iniziato a lavorare con importanti stilisti e alla fine si è avventurata nel mondo della recitazione. Moore in Pose recita nei panni di Angel, una prostituta trans che naviga in un mondo afflitto da pregiudizi istituzionali. Angel è simile a Moore nel modo in cui persistono ferocemente di fronte alle avversità. L’opportunità di interpretare una persona transgender è qualcosa che secondo Moore dovrebbe essere concessa solo a chi ha la stessa identità. Sostiene con fervore rappresentazioni delle persone trans che siano accurate e riflettano le sfide della vita reale che affrontano.
Avendo origini portoricane Moore porta avanti la causa del femminismo intersezionale: le donne transgender di colore sono sempre state e sono ancora leader essenziali nell’attivismo LGBTQI+, tuttavia raramente sono state considerate in un movimento che hanno contribuito a creare e coltivare. Di fatti, le persone transgender di colore hanno sofferto di più e hanno guadagnato meno dai progressi nella lotta contro l’antirazzismo.