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Perché non esiste ancora una Serie Tv su Facebook?

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Da oltre quattordici anni Facebook è il punto di riferimento della nuova comunicazione. La creatura sviluppata nel 2004 da Mark Zuckerberg è diventata qualcosa di più di una piattaforma social. È a tutti gli effetti la nuova dimensione delle interazioni personali. Una sorta di piano d’esistenza virtuale, non solo alternativo, ma parallelo a quello “materiale“. Per rendere l’idea: dalla primavera di quest’anno si contano oltre 2.2 miliardi di utenti attivi al mondo con un’interazione giornaliera di 1.4 miliardi di utenze. Impressionante. Anche per il distacco rispetto alle altre piattaforme. In virtù di questo è curioso come nel nostro microcosmo delle serie tv non si sia ancora messo in piedi nessun progetto incentrato su questo fenomeno recente.

Le serie tv, da sempre, così come il cinema ben prima, sono state particolarmente attente a intercettare gli elementi di forte impatto sociale, di attualità e innovativi che attraversano nel quotidiano l’umanità. Eppure l’universo Facebook ne è ancora escluso. Certamente esempi di serie tv che hanno intersecato il mondo “social” e il suo indotto ce ne sono. Basti pensare a Black Mirror, Mr. Robot, Silicon Valley, The startup, Selfie o Hot Girls Wanted: Turned On. Ma in tutti questi casi non si è mai parlato apertamente di Facebook. Ed è veramente incredibile.

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Non spetta certo a noi evidenziare quanto oggi l’influenza e il peso dei social in generale, e di Facebook in particolare, sia rilevante. Per le persone comuni, ovviamente, ma ancor di più per le aziende e addirittura per gli stessi Stati.

Mentre per un individuo privato essere o non essere su un social è una scelta senza particolari conseguenze, per un’azienda o per un governo è un’assoluta necessità. Non esserci equivale ad approssimarsi all’invisibilità.

Questa considerazione mette in luce un aspetto che potrebbe essere interessante vedere sviluppato all’interno di una serie tv. Immaginiamo cosa succederebbe se Zuckerberg domani decidesse di non dare visibilità a una certa azienda rispetto che a un’altra. Se in uno Stato si decidesse di non dare rilevanza ai post di una forza politica rispetto a un’altra. Le conseguenze, se non immediatamente catastrofiche, sarebbero comunque rilevanti. Una serie tv che iniziasse a trattare questo argomento avrebbe l’opportunità di sondare le estreme conseguenze di questo scenario.

Non di solo Facebook vive l’uomo, parafrasando il Nuovo Testamento, ma indubbiamente la sua rilevanza e influenza non è ignorabile. Nella realtà si dovrebbero considerare molti più fattori, ma lo scenario non è così fantastico come può sembrare. Immaginiamo una serie tv che ci mostri un’azienda di successo a livello globale la quale fa uscire una campagna pubblicitaria estrema che urta la sensibilità di un numero sufficientemente grande di persone. Le proteste degli utenti sono tali da indurre i principali colossi dei nuovi media: Facebook, Google, Instagram, Twitter, e via discorrendo, a boicottare quest’azienda. Quali sarebbero le conseguenze?

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Su Facebook non si vedrebbero più post, eventi, video pubblicitari: quest’ultimi generano oltre 8 miliardi di visualizzazioni al giorno, quasi il doppio di YouTube per rendere l’idea di quanto peso abbiano. L’azienda in oggetto non comparirebbe più nelle ricerche di Google. Nessuna story su Instagram. E così via. Certo ne parlerebbero giornali e telegiornali. Ma per quanto? Tenendo conto poi che la fruizione di questi mezzi di informazione in proporzione è nulla. Le conseguenze nella nostra immaginaria serie tv per questa azienda sarebbero drammatiche.

A seconda dei protagonisti potremmo vedere il punto di vista di chi ci lavora dentro, di chi cerca di risolvere e di uscire da questo moderno oscurantismo. Contemporaneamente potremmo vedere chi determina queste scelte e la consapevolezza del potere che da esse ne deriva.

Ovviamente ci sarebbero anche le questioni etiche e morali. Per non rischiare di interferire con la visibilità di qualcuno non dovrebbe esistere alcun filtro? E se ci fosse, chi dovrebbe porlo? Facebook o i singoli Stati? Con che conseguenze? Provare a rispondere a queste domande, interrogarsi sulle conseguenze e mostrare cosa potrebbe accadere sarebbe qualcosa di estremamente intrigante su cui sviluppare una serie tv. Come è stato fatto per molti altri aspetti legati alla nostra contemporaneità.

Questo ovviamente però è solo uno dei molteplici scenari che una serie tv sul mondo di Facebook potrebbe trattare. E forse dovrebbe. Ma potremmo anche vedere aspetti legati a singoli individui e alle loro interazioni. La vita che mostriamo in relazione a quella che realmente abbiamo. L’assenza di filtri emotivi e comportamentali che ci concediamo su Facebook o sugli altri social rispetto a quello che facciamo “de visu“. In questa ipotesi si potrebbe partire da quanto visto in 13 Reasons Why e paragonarlo a quanto quotidianamente avviene su Facebook.

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Uno degli errori più grandi che le generazioni dagli ultra trentenni in poi spesso fanno è considerare Facebook e i social come un vezzo. Nulla di più che un gioco al computer. Al limite uno strumento utile per passare un po’ di tempo. Invece è divenuto negli anni, e non si può né tornare indietro né ignorarlo, un’espressione della socialità. Un luogo reale di interazione.

Anche il mondo delle serie tv sicuramente se ne accorgerà e inizierà ad affrontare questo tema con le consuete infinite sfaccettature di cui è capace.

Dalle comedy ai family drama. Dai thriller alla fantascienza. Pensare che non sia così o che non ne valga la pena è un anacronismo figlio dell’incapacità di riconoscere la realtà delle cose e le dinamiche della contemporaneità. Le serie tv hanno sempre saputo cogliere e cavalcare questi cambiamenti. Indubbiamente lo faranno anche su questo. Sarà quindi curioso vedere come e con che conseguenze. Sia a livello di risposta di pubblico che di critica. Proviamo quindi a dare una risposta alla nostra iniziale domanda.

Le ragioni per cui ancora non abbiamo avuto una serie tv a tema Facebook sono da ricondurre a un fattore legato all’età.

Chi produce, dirige e scrive serie tv ha generalmente più di 30 anni e si trova nella fascia tra i quaranta e i cinquanta. Con tutte le dovute eccezioni. Questa generazione non appartiene alla fascia dei maggior fruitori di social network, che rientra invece tra i 25 e 35 anni. Questa distonia non permette loro di cogliere appieno il cambiamento sociale che ruota attorno a questi nuovi mezzi. Li vede principalmente come un mero strumento di diffusione. Non è così. Fra pochi anni, quando vedremo una nuova generazione di showrunner, registi e produttori affacciarsi nelle serie tv, avremo l’opportunità di veder colto in pieno il potenziale di un argomento come questo. E finalmente anche una piattaforma come Facebook avrà il suo ruolo da protagonista in una serie tv.

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