Il mondo dello sport è da sempre un’enorme fucina per trarre narrazioni grandiose ed esemplari. Negli ultimi anni abbiamo visto spesso serie tv tratte da questo ambiente: sia seguendo il filone documentaristico, come nel fortunato format di Amazon All or Nothing, ma anche con biopic e storie romanzate, capaci di catturare l’essenza di grandi personaggi del mondo dello sport o di narrare eventi storici. A dispetto delle diverse narrazioni che abbiamo visto, c’è ancora tutto un mondo completamente inesplorato, anni e anni di imprese sportive da cui attingere per realizzare serie tv dal potenziale immenso. Dalla nascita di veri e propri miti come la Ferrari alla narrazione di vite adrenaliniche come quelle di George Best e Muhammad Ali: lo sport può offrire al mondo delle serie tv davvero un’infinità di spunti, che è un peccato non cogliere.
A tal proposito, abbiamo selezionato 8 grandi storie di sport che potrebbero davvero prestarsi alla grande a una narrazione seriale. Vite di personaggi che hanno fatto la storia della loro disciplina, travalicando i confini della competizione sportiva e diventando delle vere e proprie icone generazionali, imprese titaniche di squadre o di sportivi rimaste nella storia: come detto, il patrimonio offerto dal mondo dello sport è davvero immenso. Nella speranza che prima o poi qualcuno possa ascoltare i nostri desideri ed esaudirli, cominciamo questo viaggio attraverso alcune delle più grandi pagine sportive di sempre, che potrebbero regalare prodotti televisivi dalle enormi potenzialità.
La nascita della Ferrari
Cominciamo da quello che è un vero e proprio mito, nato in Italia e poi divenuto leggenda in tutto il mondo. Il marchio Ferrari è senza dubbio uno dei più celebri in tutto il pianeta ed è il vero e proprio simbolo delle corse automobilistiche. Possiamo dire che la storia della Formula Uno, e in generale quella dell’automobilismo sportivo, procedano di pari passo con la storia della Ferrari, ancora oggi scuderia più vincente della storia della Formula Uno.
A tal proposito, sarebbe interessantissimo andare a rivivere la nascita del mito Ferrari, tornando indietro in un mondo completamente diverso da quello di oggi, dove il lavoro sulle macchine era tutto manuale, dove le corse erano più spericolare e meno regolamentate. Inevitabilmente, una serie sulle origini del Cavallino Rampante s’intreccerebbe con un vero e proprio biopic su Enzo Ferrari, l’uomo che ha dato vita alla casa automobilistica, fondando nel 1929 la Scuderia Ferrari, primo embrione di quello che, in nemmeno un secolo, sarebbe diventato uno dei marchi più influenti al mondo, travalicando di gran lunga i confini dello sport. Oggi le corse, la Formula Uno e la Ferrari hanno ovviamente un volto completamente diverso, per cui sarebbe interessantissimo recuperare le atmosfere del tempo e assaporare la passione e la dedizione che hanno portato alla creazione della più importante scuderia di sempre.
Ferrari e altre storie di sport: la vita di George Best
Con Enzo Ferrari abbiamo parlato di un mondo delle corse completamente diverso da quello di oggi, una considerazione che potremmo traslare con il calcio parlando di uno dei suoi miti: George Best. La carriera del “quinto Beatles”, come veniva soprannominato il calciatore per la sua somiglianza con i membri della band di Liverpool, è straordinaria. Pesano i suoi enormi trionfi al Manchester United, ma a essere ancora più interessante è stata la dimensione extra-campo di Best. Oggi siamo abituati a considerare i calciatori come dei personaggi estremamente mediatici, ma nel 1969, quando il Manchester United di Best alzava al cielo la sua prima Coppa dei Campioni e il nordirlandese vinceva il Pallone d’oro, la realtà era ben diversa.
Tutto l’interesse mediatico che c’è ora intorno al calcio non esisteva, ma possiamo dire che la prima avvisaglia del nuovo ordine è comparsa proprio con George Best. Il nordirlandese è stato il primo calciatore la cui fama ha travalicato i confini del campo, il primo vero e proprio sex symbol di questo sport, il primo grande fenomeno mediatico del mondo del pallone. Una fama a cui hanno fatto da contraltare i demoni che hanno sempre perseguitato Best, ovvero i problemi di alcolismo, che ne hanno poi causato la morte nel 2005. La carriera di Best da calciatore è stata incredibile e solo questa fornirebbe materiale adeguato per un racconto interessantissimo, ma la vita del nordirlandese è stata ancora più frenetica e raccontarla fornirebbe un ritratto vivido delle luci e delle ombre che porta la fama, soprattutto in un tempo in cui non era facile riceverla.
La carriera di Agassi
Possiamo dire, senza paura di essere smentiti, che esistono le biografie sportive, genere letterario molto amato e consumato, e poi esiste Open, la biografia del tennista Andre Agassi, che a causa del suo livello rasente la perfezione occupa una posizione a parte nel genere. Non c’è carriera che sia stata raccontata in modo più onesto, fino alla brutalità, di quella di Andre Agassi, un vero e proprio mito del tennis, che per la prima volta, con Open, ha svelato tutti i lati negativi che ci sono dietro l’ascesa sportiva. Dai duri allenamenti col padre alle partite giocate in precarie condizioni di salute, fino alla vera e propria ossessione per la vittoria che il tennis ha instaurato in lui: Agassi in Open si è letteralmente aperto, ha vuotato il cosiddetto vaso di Pandora e ha mostrato un lato fino a quel momento ignorato della competizione sportiva.
Open è un’opera troppo bella per non essere approfondita con un adattamento. Una serie tv potrebbe rendere giustizia al racconto di Andre Agassi, mostrando tutte le pieghe del racconto che ha restituito della sua carriera, scandagliando a fondo anche il calco psicologico che la biografia del tennista ha offerto. Non c’è opera migliore di Open per capire tutti i tormenti che può vivere uno sportivo e non c’è spunto migliore da portare in scena per ampliare la risonanza di questo messaggio con una serie tv.
Ferrari e altre storie di sport: l’impegno di Magic Johnson
Le storie di sport più affascinanti sono senza ombra di dubbio quelle che incrociano la vita professionale con quella personale. Dai demoni di George Best alla passione di Enzo Ferrari, ma un ruolo di primo piano in tal senso è occupato da Magic Johnson, che non è stato solo uno dei migliori giocatori di basket di sempre, ma anche il primo sportivo capace di calamitare l’attenzione su quello che è stato uno dei più grandi drammi degli anni ’90: l’AIDS.
Magic Johnson, vincitore di cinque anelli con i Los Angeles Lakers, 3 volte MVP della regular season NBA e altrettante delle NBA finals, ha letteralmente scosso il mondo quando, nel 1991, ha annunciato la sua positività all’HIV. Parlare di Magic significa analizzare a fondo anche quello che è stato a lungo un tema di primo piano, tanto delicato quanto volutamente relegato a determinate sfere di dibattito. Quando Magic Johnson nel 1991 annunciò di aver contratto il virus, il mondo intero dovette fare i conti con ciò che fino ad allora non aveva voluto vedere. La malattia dei tossici e degli omosessuali aveva colpito anche uno sportivo, e non uno qualunque, ma un dio vivente come Magic. L’apporto del cestista alla lotta contro l’AIDS è stata importantissima, sia grazie al lavoro della sua fondazione che come catalizzatore per prestare la giusta attenzione alla malattia. Parlare dell’esperienza di Magic Johnson è sicuramente importante per rendere omaggio non solo a uno dei più grandi sportivi della storia, ma soprattutto alla sua lotta contro il grande demone di quegli anni.
Il fenomeno Muhammad Ali
È davvero complicato trovare personaggi più intriganti nella storia dello sport di Muhammad Ali. Vero precursore del suo tempo, l’innovazione mediatica di George Best lui l’ha vissuta all’ennesima potenza. Irriverente, provocatorio, autocelebrativo, Alì è stato una vera e propria star, con una carriera impressionante e una vita ricca di momenti topici.
Ciò che ha fatto Muhammad Ali sul ring è solo una parte dell’enorme portata delle sue gesta. Dall’arresto per renitenza alla leva ai rapporti con Malcolm X e con la Nation of Islam, fino al ruolo di simbolo del Potere Nero. Il pugile è stato una vera e propria icona, dentro e fuori dal ring. Sicuramente uno dei primi esempi di personalità dilagante nello sport. La sua straordinaria vita sarebbe un materiale a dir poco stimolante per una serie tv, che potrebbe affrontare le incredibili vicende di Muhammad Ali e restituire un ritratto di quello che possiamo definire uno dei personaggi sportivi più sfaccettati di sempre.
Ferrari e altre storie di sport: il Sudafrica e l’Apartheid
La lotta contro la segregazione razziale è una componente fondamentale nella carriera di Muhammad Alì, anche se spesso anche questa molto controversa a causa di posizioni non sempre chiarissime assunte dal pugile. Con la storia di Cassius Clay, però, possiamo farci un’idea di come lo sport possa avere una valenza enorme in cruciali questioni sociali e questo aspetto è al centro della lotta di Nelson Mandela contro l’Apartheid. La storia è piena di esempi contrari, che hanno visto lo sport usato per favorire regimi e dittature: dal mondiale in Argentina nel 1978 alle Olimpiadi di Berlino del 1936, fino al discussissimo recente Mondiale in Qatar. In alcuni casi, però, lo sport è stato usato per perseguire la pace e la libertà.
È il caso di Nelson Mandela, che nella sua lotta all’Apartheid, ovvero la segregazione razziale in Sudafrica, ha trovato un alleato fondamentale proprio nello sport. Fu grazie ai Mondiali di rugby del 1995 e alla Coppa d’Africa di calcio del 1996 che Nelson Mandela riuscì ad abbattere la segregazione razziale anche a livello sociale e non solo politico. Due eventi enormi, che videro trionfare il Sudafrica e vedere il popolo festeggiare unito, bianchi e neri insieme, superando finalmente ogni tipo di diffidenza e divisione. Un racconto decisamene interessante per una serie tv.
L’ascesa di Golden State
Negli ultimi anni il basket ha regalato diverse produzioni di altissimo livello. The Last Dance e Winning Time hanno portato in scena le vicende di due delle più grandi squadre di sempre: i Chicago Bulls di Michael Jordan e i Los Angeles Lakers della famiglia Buss. Negli ultimi anni, però, c’è stata un’altra squadra capace di dominare l’NBA, vivendo una vera e propria età d’oro che ancora adesso è in corso. Stiamo parlando, naturalmente, dei Golden State Warriors di Stephen Curry e Kevin Durant.
Quattro dei sette anelli vinti dalla franchigia sono arrivati dal 2015, sintomo di come la storia recente di Golden State sia il risultato di un’ascesa inarrestabile. Prima del 2015, anno del primo titolo di questo nuovo corso, i Golden State Warriors non giocavano una finale NBA dal 1975, anno dell’ultimo successo. Dopo quarant’anni è tornato l’anello in California, ma l’ascesa non si è fermata lì, perché da quel momento i Golden State hanno giocato ben 6 finali NBA su 8, vicendone 4. Una serie tv potrebbe, dunque, raccontare l’incredibile ascesa della squadra e anche soffermarsi su alcuni dei grandi miti del basket di oggi, su tutti, naturalmente, Steph Curry.
I trionfi di Michael Schumacher
Terminiamo questa lista con un altro vero e proprio numero uno del suo sport di riferimento. Una generazione intera di appassionati di Formula Uno è cresciuta col mito di Michael Schumacher, pilota capace di vincere ben 7 titoli mondiali (primato raggiunto solo in seguito da Lewis Hamilton) e di riportare il titolo in casa Ferrari a vent’anni dall’ultima volta, ovvero dal trionfo di Jody Scheckter nel 1979.
La carriera di Michael Schumacher è stata a dir poco fenomenale e ha anche segnato un momento di transizione fondamentale nella storia della Formula Uno, ovvero l’ingresso nell’era moderna, con l’arrivo del XXI secolo. Possiamo individuare, nella storia dei motori, un pre e un post Schumacher, tale è stato il suo impatto. Da quel momento, il tedesco è stato il modello da seguire, il risultato da raggiungere, il campione da emulare. Una serie tv sulla carriera di Schumacher getterebbe uno sguardo importante a uno dei più grandi campioni della Formula Uno e a uno dei momenti cruciali di questo sport, e renderebbe anche omaggio al grande campione la cui vita purtroppo, da anni ormai, è stata segnata dal terribile incidente con gli sci.