L’episodio finale di una serie tv rappresenta sempre un fondamentale momento di passaggio, un evento che segna inesorabilmente un prima e un dopo. Il prima è la possibilità di guardare una storia che ci piace, della quale ci sentiamo parte e che a nostro modo viviamo insieme ai protagonisti, condividendone le gioie e le difficoltà con la curiosità di sapere come andrà a finire. Il dopo è la nostra vita normale, quella vissuta con la consapevolezza che qualcosa – in questo caso la nostra serie tv del cuore – ha avuto un inizio e una fine. E non si può fare nulla per tornare indietro e cambiarne gli esiti, che questi ci piacciano oppure no. I finali delle serie tv non sono necessariamente tutti bianchi o neri.
Ci sono quelli che ci piacciono, che ci soddisfano e ci fanno pensare “meno male, questa storia si è conclusa proprio come volevo io”. Ci sono quelli che ci deludono, che quasi ci fanno pentire di aver concesso a quella storia di prendersi il suo posto nei nostri cuori perché no, proprio non doveva andare così. Ma ci sono anche i finali grigi, quelli che guardiamo, riguardiamo, analizziamo con cura ma proprio non riusciamo a comprendere, non riusciamo a trovarne il senso. Ma cosa è successo? Cosa significa tutto ciò? Qualcuno me lo spieghi! Insomma, ci sono finali che non riusciremo – che non riuscirò – a capire mai.
Ed essendo io una fan sfegatata della teoria per la quale non importa tanto dove si arriva quanto il viaggio percorso per arrivare, a volte va anche bene così.
1 – Lost
Non si può non cominciare un articolo sui finali delle serie tv incomprensibili con una serie che è stata di difficile comprensione per tutte le stagioni, e che quindi non poteva esimersi dall’esserlo fino all’ultima puntata. Sto parlando di Lost, un prodotto che è stato più volte considerato tra i migliori del nuovo millennio e che allo stesso tempo ci ha lasciato con ben più di una perplessità. L’avventura di Jack, Kate, Sawyer e tutto il resto del gruppo sull’isola sulla quale atterrano dopo l’incidente aereo è non priva di complessità, misteri ed elementi sovrannaturali che nel corso della serie impariamo ad accettare e a comprendere sempre di più. Ma quando arriva il momento del finale di serie, quello in cui teoricamente tutto dovrebbe essere messo in ordine, questo lascia aperti diversi dubbi e incomprensioni. Non solo non chiude tutte le sottotrame e non dà risposta a tutte le curiosità lasciate come briciole di pane nel corso delle stagioni, ma ci fa avere dubbi sull’essenza stessa di Lost. È tutto un sogno e sono sempre stati tutti morti fin dal principio? Una volta nella Chiesa, il padre di Jack dice di no, che è tutto effettivamente successo. Ma dove? Come? Bho. Forse sono io a essere ancora troppo ancorata al terreno, o forse no. Fatto sta che dopo più di dieci anni le domande non sono ancora finite.
2 – Normal People
Continuo questa lista di finali delle serie tv che non riuscirò a capire mai con quello che per me è stato un incredibile viaggio nell’umanità: Normal People. Sarà per il fatto che avevo appena finito di leggere il romanzo di Sally Rooney, o forse perché per me ha rappresentato un gran bel momento di condivisione, ma la storia di Connell Waldron e Marianne Sheridan è stata più di una semplice serie. Il percorso dei protagonisti è costellato di dubbi, indecisioni e scelte sbagliate che si spera abbiano il loro lieto fine. Ce l’hanno? Bho! Dopo essersi trovati, persi, ritrovati e ripersi, dopo aver definito e ridefinito il loro rapporto in mille modi, Connell e Marianne sembrano aver trovato la loro quadra quando una mail dagli Stati Uniti mischia di nuovo le carte in tavola. Connell partirà, ma questo cosa comporta? La fine della loro relazione o l’inizio di una storia a distanza? Normal People non ce lo dice, lasciandoci un po’ come spesso ci lascia la vita: con il dubbio su quel che sarà. E a distanza di un bel po’ di tempo dalla visione, io Connell e Marianne li immagino insieme: per me ce l’hanno fatta ancora.
3 – La donna nella casa di fronte alla ragazza dalla finestra
Partendo dal presupposto che di comprensibile questa serie ha davvero poco, non posso esimermi dall’inserire La donna nella casa di fronte alla ragazza dalla finestra nella lista dei finali delle serie tv a mio avviso incomprensibili. La serie prende continuamente in giro tutti gli stereotipi dell’horror più becero, anche se in alcuni momenti forse lo fa talmente tanto da perdere il punto. Per tutta la stagione la domanda che il pubblico si pone è: Anna ha effettivamente l’immaginazione più fervida del mondo (aiutata da pillole e alcool) o è davvero l’unica a capire che qualcosa sta accadendo? Il finale di serie sembra rispondere a questa domanda: la donna nella casa di fronte alla ragazza dalla finestra ha effettivamente visto qualcosa, anche se la persona responsabile non è assolutamente chi si aspettava. Ok, finalmente abbiamo capito come stanno le cose. E invece no. Perché a distanza di un anno, su un aereo, Anna trova una signora morta che poi scompare casualmente nel nulla. Di nuovo, sogno o realtà? Anna ha la sfortuna di beccare tutti gli omicidi del mondo davanti agli occhi o ha davvero qualcosa che non va? Inutile chiederselo, questa è solo l’ennesima domanda senza risposta.
4 – I am not okay with this
Così come Normal People, anche I am not okay with this si è rivelata essere una serie di quelle che stimolano riflessioni profonde. E, sempre come Normal People, anche in questo caso il finale mi ha lasciato con una lunga serie di domande e incomprensioni. Dopo un’intera serie durante la quale vediamo Sydney, la protagonista, lottare con se stessa e con i suoi poteri per cercare di trovare una quadra nella sua vita, sembra che l’ultimo episodio possa fornire un margine di miglioramento. Ma proprio nel momento in cui le cose cominciano a mettersi nel verso giusto, quando finalmente il rapporto di Syd con Dina pare evolversi per quello che è in realtà, succede il delirio. Bradley irrompe al ballo, svela a tutti i segreti più profondi letti sul diario di Sydney e lei, per tutta risposta, lo fa esplodere. Letteralmente. E finiamo esattamente dove I am not okay with this era iniziata, a quell’incipit che quasi avevamo dimenticato, presi come eravamo dalla narrazione della serie. Ma tornare indietro non risponde a nessuna delle nostre domande: da dove vengono i poteri di Sydney? Cosa è successo a suo padre? Chi è la figura misteriosa che la prende con sé? Abbiamo zero risposte a queste domande, in un finale scritto come inutilmente aperto dato che la serie è stata poi cancellata, lasciandoci una lunga serie di enormi Bho.
5 – Game of Thrones
Ed eccoci qui, signore e signori, a una serie che assolutamente non poteva mancare in questa lista, con uno dei finali delle serie tv più discussi degli ultimi anni: Game of Thrones. Per una storia come questa, che ci ha tenuto compagnia per otto stagioni e che ha avuto un impatto di enorme portata sulla serialità internazionale, non potevamo di certo aspettarci un finale che accontentasse tutti. Game of Thrones però ha fatto di più, riuscendo a dare vita a un finale che non ha accontentato praticamente nessuno. Ma non è questo il punto. Jon alla Barriera, Daenerys morta e Bran sul Trono di Spade sono conclusioni di storyline che possono non piacere (e infatti non mi piacciono) ma che assolutamente riesco a comprendere. C’è però una cosa che, per quanto mi sforzi, proprio non capisco: la tranquillità con la quale il nuovo sovrano di Westeros concede a Sansa di rendere indipendente il Nord. A quanto pare per tutta la storia dei Sette Regni i lord non avevano capito quale fosse l’approccio giusto, dato che dopo secoli di lotte e ribellioni placate col sangue si scopre che bastava chiedere al Re l’indipendenza, per ottenerla. Certo cara Sansa, prego, fai pure, eccoti il tuo regno, sei la Regina del Nord. Ok, è vero che la posizione, la storia e la cultura del Nord lo rendono un territorio sui generis, ma perché mai questa cosa dovrebbe stare bene a tutti gli altri lord? Io me lo sto ancora chiedendo. Eppure, come dicevo all’inizio, spesso conta più il viaggio dell’arrivo, e quello di Game of Thrones è stato un viaggio che, a conti fatti, mi va bene anche così.