Quando inizi una nuova serie tv ti prepari ad una nuova esperienza della quale non conoscerai quello che succederà e le sue conseguenze. Nella maggior parte dei casi (se hai buon gusto) ti troverai di fronte a un buon prodotto che stuzzicherà il tuo interesse per qualche mese o settimana, o anni; in alcuni casi sarà un flop e ti maledirai per il tempo che gli hai dedicato; in altri, rarissimi casi, sarà un autentico capolavoro. Che canalizzerà tutta la tua attenzione, che farà crescere il tuo interesse morboso con il passare degli anni e delle stagioni e che si concluderà con tanta, tantissima, nostalgia di fronte a un finale di serie che ti dirà: da oggi in poi dovrai tornare a vivere senza di me! La potenza del mondo seriale è questa. Poi ci sono quei prodotti che ti lasciano un senso di vuoto, di incompiuti. Sono quelle serie che guardi a volte quasi per caso, ti seducono, ti fanno innamorare e, quando sei già bello e cotto, ti mollano con la banale scusa del “tu sei perfetto, ma il problema sono io!” e tanti saluti. Questo immagino io quando ripenso, a 5 anni e mezzo di distanza, a FlashForward e alla sua cancellazione dopo una sola stagione da 22 episodi.
Ma andiamo con ordine. Il 24 Settembre 2009 (il 5 Ottobre da noi) viene trasmesso in America il pilot di FlashForward, nuova serie thriller-fantascientifica prodotta e realizzata da AMC. Nata da un’idea di Brannon Braga (tanto Star Trek, 24 e Terranova) e, soprattutto, David S. Goyer (da Il Corvo 2 alla trilogia di Blade e alla successiva serie, dai Batman di Nolan fino al recentissimo Da Vinci’s Demons) e basata sul romanzo omonimo del canadese Robert J. Sawyer, l’idea iniziale prevedeva una 1° stagione da 25 episodi (poi ridotti a 22) e un percorso che sarebbe variato dai 3 ai 7 anni in base al successo ottenuto. Probabilmente nessuno immaginava che questo percorso si sarebbe bruscamente interrotto dopo una sola stagione, visto che la AMC, a Maggio 2010 annuncia ufficialmente la cancellazione della serie.
E ora veniamo alla trama. La storia racconta dei fatti accaduti il 6 Ottobre 2009 quando nello stesso identico momento, tutte le persone del pianeta perdono i sensi per 2 minuti e 17 secondi e in questo brevissimo arco di tempo tutte (o quasi) vedono frammenti del loro futuro 6 mesi dopo, più precisamente il 29 Aprile 2010. Questo sarà l’evento imponderabile e scatenante della nostra storia. Mark Benford, agente dell’FBI di Los Angeles, nel suo “flash forward” vede se stesso alle prese con l’indagine sulle cause scatenanti di questo fenomeno e viene messo a capo di una task force per indagare, appunto, sulla visione del futuro e il suo black out che ha messo in pericolo il mondo intero.
Il futuro. E’ lui il protagonista principale e nemmeno troppo nascosto della vicenda. Tutti noi, almeno una volta nella vita, abbiamo immaginato come potrebbe essere la nostra vita se conoscessimo quello che ci succederà tra qualche mese, o anno. Ma siamo proprio sicuri di volerlo sapere? Immaginate di vedere in quei 2 minuti e 17 secondi del vostro futuro un’altra donna al vostro fianco nel letto che non sia vostra moglie. Come gestireste la cosa nei 6 mesi successivi? E se vi trovaste in galera? Oppure se foste in grave pericolo, accerchiati da persone che vogliono farvi del male senza sapere perché né tantomeno come cavarvela? O se addirittura in quei 2 minuti e 17 secondi non ci fosse nulla? Nessun flash forward, buio totale. Il primo pensiero sarebbe sicuramente: io il 29 Aprile 2010 non ci sarò perché probabilmente sarò già morto prima. L’ansia di sapere, o immaginare, che in quei 6 mesi la morte verrà a farvi visita e voi non potete sapere con quali vesti vi si presenterà, in quale momento, in quale contesto. Ogni giorno potrebbe essere l’ultimo. Il libero arbitrio fortemente condizionato da una visione di ciò che succederà, non che potrebbe succedere. E se fosse questa la sfida? Cercare di correggere il futuro?! Provare a evitare eventi spiacevoli potrebbe essere comunque un modo per cambiare le cose.
Ho trovato fin da subito la trama accattivante e il susseguirsi degli eventi nella serie la rendono ancor più avvincente. Non voglio spoilerarvi nulla, ma posso assicurarvi che il pathos e l’incredulità di fronte a certe scoperte, prenderà il sopravvento su di voi. A dispetto di alcune recensioni trovate in rete, ho trovato la serie ben fatta, ben diretta e anche ben recitata. Il protagonista principale è Mark Benford (Joseph Fiennes), agente dell’FBI della sezione di Los Angeles alle prese con i problemi di alcolismo e con una moglie, Olivia, che ama ma che nel suo flash forward si è ritrovata in casa con un altro uomo. Il partner di Benford è Demetri Noh, uno di quelli che non ha avuto un flash forward e convivere con quest’ansia di non conoscere il suo futuro sarà uno dei temi principali della sua storia; Simon Campos (un bravissimo Dominic Monaghan) è un uomo misterioso dotato di un’intelligenza fuori dal comune e che ha a che fare con il black out; Lloyd Simcoe (Jack Davenport) è il padre del piccolo Dylan, un ragazzino autistico che Olivia Benford ha salvato nel pilot e che si scoprirà avere una relazione con la stessa nel loro flash forward. Ma Simcoe nasconde ben altro dietro quell’apparenza da signore distinto e in gamba. Infine Janis Hawk, analista dell’FBI, lesbica, intelligente e abilissima, collabora nelle indagini ma nasconde oscuri segreti.
Personalmente davvero non capisco i motivi della mancata riuscita di questa serie, e dopo 5 anni e mezzo ancora non me ne faccio una ragione, anche perché il finale di stagione è composto da una serie di cliffhanger che avrebbero dovuto introdurre la prima stagione e che quindi lasciano tutto incompleto. E non sono di certo l’unico a pensarla in questo modo. Il 10 Giugno 2010 i fans più accaniti della serie organizzarono un flashmob di protesta a livello mondiale in città come Chicago, New York, Seattle, Dublino, Londra e Hannover ma soprattutto Los Angeles (di fronte alla sede della AMC): si organizzarono per riprodurre il blackout di 2 minuti e 17 secondi che è stato, come detto, l’evento scatenante della serie. Oltre a questo fu aperto un sito “Save FlashForward” e inviate al capo della AMC, Steve McPherson, alcune lettere con dei calendari e la data del 29 Aprile (quella, appunto, del flash forward) cerchiata in rosso. Insomma, un’autentica mobilitazione popolare che, purtroppo, non ha avuto riscontri nè risultati dato che la cancellazione rimane, tutt’ora, definitiva.
A questo punto l’unica e ultima speranza rimane ormai Netflix! Chissà, magari decideranno di puntare su una riapertura della serie e produrranno il seguito come già successo per altri prodotti.
Oppure FlashForward resterà soltanto una bellissima incompiuta.
Paolo Martina