Una parte di noi è ancora chiusa dentro il confessionale insieme a Fleabag, e alla sua sconfinata disperazione. Per quanto tendiamo a distaccarci, a evitare di empatizzare con la sofferenza dei personaggi delle Serie Tv, alla fine il risultato è sempre questo: moriamo insieme a loro, uccidiamo con loro, soffriamo con loro. I momenti infelici che vivono sono i nostri punti deboli perché capaci di abbattere il muro che separa la storia fittizia dalla nostra realtà. Cerchiamo di non cedere, ma questo risulta difficile. Quello che ci presentano Fleabag e le serie di questo articolo – per quanto irreale – racconta di persone che sono proprio come noi, hanno le nostre stesse sembianze umane, cercano di tirare avanti portando a termine una giornata con la speranza che sia meno peggio dell’altra passata, e con la consapevolezza che riuscire in quest’opera non sia una passeggiata di salute.
Fleabag non è l’unica serie averci portato dentro la sua disperazione, facendo combaciare l’esasperazione dei personaggi alla nostra, dimostrandoci quanto le Serie Tv in questo senso siano efficaci. Da Stranger Things a Six Feet Under, da Glee a The Crown: ognuna di queste serie conserva un tassello di noi, una sensazione che abbiamo imprigionato e rilegato a quel personaggio, a quel pianto. Se la vostra serata sta procedendo apaticamente, se non sentite niente, forse ciò che state per leggere vi aiuterà nel riuscire a provare qualcosa. Ma state attenti: potreste provare più di quanto crediate, e in quel caso sarebbe una bella fregatura.
1) The Crown
Quando Fleabag iniziò a piangere durante il suo sfogo, eravamo immobili. Non ce lo aspettavamo. Il suo carattere ci aveva abituato a delle battute sarcastiche, allo scudo tra lei e il mondo fuori. Ma non è la sola ad averci stupito in questo senso, e The Crown lo sa bene.
La Serie Tv che racconta la vita della Famiglia Reale, infatti, ha mostrato sempre con estrema attenzione la freddezza della Regina Elisabetta, che corona la saldezza e la fermezza con cui la donna si è sempre presentata al popolo. Eppure, a tutto questo, esiste un’eccezione che ha distrutto il nostro sistema emotivo bloccandoci totalmente di fronte al nostro schermo. Durante la puntata riguardante la strage di Aberfan siamo tutti stati messi a dura prova. Il fatto narrato, come il resto degli eventi raccontati in The Crown, è realmente accaduto e ancora vivo dentro la lista degli episodi più tristi non solo dell’Inghilterra, ma dell’intero mondo. Quella tragedia fu un banco di prova durissimo per la Regina che cercava, come da copione, di distaccare la persona dal suo ruolo, restituendo così un’immagine salda, impassibile, pronta a intervenire burocraticamente per aiutare chi ne avesse bisogno. Eppure, contro ogni esperienza e contro ogni aspettativa, la fine della puntata rivela un lato vulnerabile, intimo e delicato della sua persona, un lato che – purtroppo o per fortuna – non risparmia nessuno, neanche lei. L’empatia ha bussato alla sua porta ferocemente, chiedendole – almeno per una volta – di togliere per un attimo la corona e ricordare il suo lato da persona normale. Elisabetta ha cercato in tutti i modi di non consentire l’accesso a questa sensazione così invadente, ma per la prima volta non ce la fa, cedendo così alle sue lacrime, le sue temute nemiche. E così di fronte ai nostri occhi si consuma un pianto che, anche se tacito, urla più di tanti altri pianti disperati. La Regina ci ha detto tutto quello che doveva dire, e ha detto a se stessa più di quanto volesse. E questo ci è bastato per sentire pienamente la sofferenza di una nazione, di una donna e di una Regina.
2) Friends
Fleabag, la paladina dei nostri momenti disperati, ha dovuto confrontarsi anche con le sofferenze sentimentali. Ci ha fatto piangere in non poche occasioni in questo senso, ma dovrebbe sapere che – prima di lei – qualcun altro ci aveva ridotto a brandelli per via dello stesso motivo, e stiamo parlando di Rachel.
Ross e Rachel hanno aperto le porte a tutti i rapporti che sembrano impossibili, ma prima di riuscirci hanno passato le pene dell’inferno, e noi con loro. Il loro ultimo drammatico atto scivola via sul viso di Rachel che – con un esasperato pianto – chiede a Ross che sia la volta buona, quella decisiva, quella in cui non spariscono più. Gli chiede di provarci davvero senza più pause, momenti di assenza. Gli chiede di fidarsi di lei come lei stessa – nonostante tutto – sta facendo adesso. Sa bene che il loro rapporto è sempre stato in bilico, perennemente minacciato dalle loro essenze caratteriali, dalle loro incompatibilità, ma sa anche che quello che hanno è qualcosa di introvabile, di raro. Questo pianto è uno di quelli che all’interno di Friends ha preannunciato la fine, uno degli ultimi atti prima del finale definitivo di serie, e questo – ancor di più – ha contribuito a donarci una sensazione devastante, una di quelle che provi alla fine di un lungo, meraviglioso, viaggio.
3) How I Met Your Mother
La morte del padre di Marshall è una delle morti dei personaggi secondari che più abbiamo sofferto. Il modo in cui viene raccontato questo terribile episodio all’interno della serie è uno dei più strazianti, uno di quelli che avremmo non mai voluto vedere. Perché è Lily a dare la drammatica notizia a Marshall, ed è lei a rappresentarci. Piange come se quello fosse il suo stesso padre, come se la sofferenza dell’uomo che ama fosse dentro di lei nello stesso modo. La sua empatia nei confronti di Marshall ci rende protagonisti di questo struggente atto che cambierà non solo il suo presente ma anche quello di tutti gli altri che da sempre hanno visto in quel genitore la rappresentazione per eccellenza di un padre. Tutti guardavano il loro rapporto sperando un giorno di poter vantare lo stesso con il proprio padre, ma questo – per ognuno di loro – era un argomento devastante, difficile da accettare. Tacitamente speravano che questo desiderio, che questo bellissimo esempio, si potesse realizzare ma non accadeva mai. Così, le lacrime di Marshall e quelle di Lily danno vita a un momento devastante per tutti noi, e per tutti i personaggi che hanno – non senza troppi tentativi falliti – cercato di non cedere alla sofferenza nell’aver perso un punto di riferimento, l’esempio concreto che quello che cercano esista davvero.
4) Glee
Ancora oggi, dopo otto anni, la puntata di Glee The Quarterback risulta essere una delle pagini seriali più tristi e drammatiche di sempre. Perché in quell’episodio nessuno ha finto, nessuno ha raccontato qualcosa che fosse stato scritto e inventato da Ryan Murphy. Finn non era morto perché il copione lo aveva deciso, ma perché il suo interprete – Cory Monteith – aveva realmente perso la vita sconvolgendo i fan, il cast di Glee e soprattutto Lea Michele, che nella vita reale era la sua fidanzata. La ragazza, esattamente come il resto dei personaggi all’interno della serie, sceglie di cantare una canzone straziante durante la puntata, e lo fa non recitando neanche per un istante. Make You Feel My Love, l’insuperabile poesia in musica di Bob Dylan, diventa così la colonna sonora di un momento estremamente difficile che ancora oggi distrugge tutti noi allo stesso modo. Le lacrime di Lea Michele e quelle dei compagni durante la canzone rappresentano l’unica certezza che la morte di Cory possa portare con sé: era ancora troppo presto, e quello che avrebbe potuto dare era ancora così tanto.
5) Normal People
Che tu lo voglia o no, il controllo è qualcosa che non si presta a te a tuo piacimento. Puoi sperarci quanto vuoi, puoi fare il massimo dei tuoi sforzi, ma alcune cose andranno sempre all’opposto di come tu hai deciso, ricordandoti che la tua esistenza non fa i conti solo con te, ma con tutto il resto del mondo. Questo è ciò che accade durante il finale di Normal People, questo è quello che succede ai due protagonisti quando – purtroppo – comprendono di doversi separare per l’ennesima volta. Avevano trovato la pace, avevano incastrato i loro modi di vivere, avevano trovato quell’equilibrio tanto sperato, ma questo non è bastato per dar vita a un epilogo felice. Ed è così che sul viso di Marianne e Connell scendono le lacrime che solo chi ha perso qualcuno che forse non ha mai davvero avuto può comprendere. I due sono stati sempre innamorati l’uno dell’altra, si appartenevano di diritto, ma non hanno mai potuto constatare quanto insieme avrebbero potuto essere, fare. Hanno sempre avuto nostalgia di tutto quello che non hanno mai vissuto, ed è con questo rimorso che si preparano, ancora una volta, a lasciarsi andare senza alcuna promessa, consapevoli che quelle fatte fino a quel momento non hanno evitato questo drammatico ed ennesimo saluto. Marianne e Connell sono destinati a perdersi, lo hanno dimostrato durante i dodici episodi e lo hanno dimostrato ancora nel finale lasciandoci all’interno di una bolla fatta di sofferenza che ci rammenta che amare non sia sufficiente. Purtroppo.
6) The OC
Prima ancora di Normal People, prima ancora di Fleabag o di qualunque altro show arrivato a noi recentemente, c’erano loro: Ryan e Marissa, i colpevoli di uno dei nostri traumi seriali più profondi.
Perché nonostante gli anni passino e le morti all’interno delle Serie Tv si triplichino, quella di Marissa rimane ancora oggi un dramma mai superato. Le lacrime di Ryan una volta appresa la consapevolezza della morte della ragazza fanno – se possibile – ancor più male dell’evento stesso. Vediamo i suoi occhi sperare con la stessa forza con cui, nel frattempo, la sua mente gli suggerisce che non ci sia più nulla da fare. Così il suo sguardo, prima speranzoso, diventa uno sguardo consapevole e pieno di lacrime che ci suggeriscono che Ryan abbia purtroppo capito la realtà dei fatti, e noi con lui.
7) Breaking Bad
Se solo Jesse avesse avuto più fortuna, se solo avesse avuto un momento in più per poter ponderare alcune decisioni della sua vita, forse adesso non staremmo parlando di lui con il cuore spezzato. Perché non c’è stato un solo momento in cui il ragazzo può essersi sentito felice, e neanche sereno. L’unico attimo spensierato che ha avuto è stato durante la sua relazione con Jane, anche se autodistruttiva. Non possiamo sapere come sarebbe finita tra i due – vittime di una dipendenza che li rendeva nocivi non solo per se stessi ma anche per l’altro – ma possiamo giurare che il risultato di ciò che hanno vissuto e del loro epilogo abbia cambiato per sempre la vita di Jesse. Il suo pianto è ancora oggi un rumore assordante che non sappiamo evitare, di cui non riusciamo a liberarci. Si tratta di un pianto che dice tantissime cose, che trasuda ogni dolore della sua vita e maledice tutto quello che ha fatto per essersi ritrovato in questa situazione, per non averla saputa evitare. Le lacrime di Jesse sono la materializzazione concreta di una consapevolezza che sperava di non dover raggiungere: non è programmato per essere felice. La sua è sempre una felicità con data di scadenza, temporanea o artificialmente prodotta da sostanze che prima o poi smetteranno di fare effetto riportandolo alla realtà.
8) Mr. Robot
Chiunque abbia visto Mr. Robot porta con sé la pesantezza emotiva della 4×07. L’episodio in questione racconta una pagina della vita del protagonista che spiega il perché dei suoi atteggiamenti, delle sue paranoie, della sua paura nei confronti della vita. Le sue lacrime ci accompagnano verso la fine di questa drammatica puntata in cui il protagonista deve – per una volta e per tutte – fare ancora i conti con il suo passato, e con suo padre. Conosciamo bene il suo personaggio, sappiamo quanto questo episodio sarà indicativo per la sua evoluzione e per il suo epilogo, e proprio a fronte di questo comprendiamo che il suo pianto sia diverso da tutti gli altri perché ha purtroppo scoperto quelle verità che sappiamo bene gli cambieranno la vita. Somiglia a una bomba che ha sempre minacciato di esplodere, ma non lo ha mai fatto veramente. Ecco, con questo episodio – dopo queste lacrime così esasperate – abbiamo la certezza che il momento dell’esplosione sia oramai arrivato, e che i danni collaterali saranno estremi.
9) Patrick Melrose
Patrick Melrose è una delle miniserie più drammatiche degli ultimi anni. Il suo protagonista vive di angosce e di traumi fin da quando era un bambino, e questo lo scopriamo immediatamente durante la primissima puntata. Nel corso degli episodi sono davvero pochi gli eventi determinanti perché il vero focus della serie è semplicemente il suo protagonista, il suo stato d’animo. Uno dei momenti più disperati lo viviamo durante il soggiorno di Patrick nella sua villa con piscina, dopo un’accesa discussione con la madre che sceglie di non donare nulla al figlio dopo la sua morte. Questo risveglia nel protagonista l’angoscia di far parte di quella famiglia, di aver vissuto tutti quegli anni all’interno di un contesto che non si ricorda di lui neanche un attimo prima di morire. Perché non è il valore economico quello che fa esplodere Patrick in un pianto disperato, ma la consapevolezza che anche se sono passati anni, sua madre è rimasta la stessa di sempre e che nulla nella sua vita sia destinato a cambiare in meglio. Noi conosciamo bene i suoi traumi, sappiamo i suoi pensieri, e proprio per questo in quel pianto disperato fatto in apnea, non respiriamo proprio come lui. Siamo invasi da quella disperazione, da quell’urlo che non udiamo, ma che riusciamo comunque a sentire.
10) How I Met Your Mother
Volere e potere sono due cose ben diverse. Non volere una cosa è una nostra scelta, ma non poterla avere è qualcosa che sfugge totalmente al nostro controllo. Questo lo sa Fleabag, ma in fondo è anche ciò che accade a Robin, vittima di una notizia drammatica, capace di sconvolgerla totalmente. La corazza di cui si è sempre rivestita ha subito uno dei colpi più forti mai avuti. Robin non ha mai voluto figli, e questo lo ha sempre detto chiaramente. Ma non aveva mai preventivato che la sua scelta fosse stata già presa dal suo corpo, che fosse già stato lui – a prescindere dalle sue volontà – a decidere per lei. Niente figli, neanche se non ne vuoi. Ma a Robin di non volerne in quel momento non gliene importava niente, perché voleva essere lei a capitanare questa parte della sua vita, voleva essere lei la ragione per cui questo non accadesse, e non il contrario. Il suo pianto è un pianto che cerca di capire, di razionalizzare, di tenere bene a mente che il suo ossessivo controllo non può sempre vincere, che alcune cose non possono avere alcun controllo. La nostra giornalista non voleva figli, ma ha scoperto che, prima che fosse lei a sceglierlo, era oramai tutto deciso. E nulla poteva essere più drammatico per Robin e per noi che abbiamo pianto comprendendo la sua delicatissima e intima angoscia.
11) Six Feet Under
Six Feet Under ha raccontato la morte di Lisa e lo ha fatto traducendo la sua essenza nella sua scomparsa. Sappiamo bene quanto questo personaggio non stesse bene, quanto malessere covasse dentro di sé. Il suo amore per Nate l’ha sempre distrutta, riducendola a brandelli prima ancora che capisse la sua potenza. Proprio dopo la sua morte, però, assistiamo a un momento dilaniante che vede come protagonista Nate, insieme alla sua disperazione. Lui conosce bene Lisa, sa che non ha mai davvero avuto ciò che volesse, conosce i suoi silenzi e le sue volontà. Proprio per questo, durante un pianto esasperato, fa riposare il corpo della donna a contatto diretto con la terra con l’obiettivo di darle – anche se in ritardo – la possibilità di realizzare almeno una delle cose che aveva sempre desiderato quando pensava alla sua morte. Ed è così che Nate dà vita a uno dei momenti che più ci portiamo dentro di Six Feet Under.
12) Stranger Things
Eleven e Hopper sono i colpevoli del nostro pianto singhiozzante, inarrestabile, incontrollabile. Di fronte a una lettera lasciata e scritta da Hopper, Eleven si concede la libertà di un pianto che la liberi da quel groviglio disperato che porta con sé dopo la scomparsa del padre. Le parole all’interno di quella lettera riescono ad abbattere il muro che separa noi da quel mondo fittizio raccontato in Stranger Things. Quelle sono le parole di un padre a sua figlia, le parole di un uomo a una bambina, di una persona a una persona. Raccontano di lui, raccontano di lei, ma raccontano anche di noi, di tutti noi, La terza stagione ha creato così un legame ancor più profondo tra noi e i suoi protagonisti rammentandoci che, sia qua che in un mondo sottosopra, siamo tutti uguali con gli stessi sentimenti e vulnerabilità. Ma nel frattempo, durante guerre interiori e non solo, manteniamo la porta aperta di 10 centimetri. Facciamolo per Hopper.
13) Fleabag. Tra le lacrime, l’insoddisfazione
Fleabag è stata nominata diverse volte fino ad adesso. Lei, la nostra eroina del sarcasmo, dell’autocommiserazione, della risposta sempre pronta e infallibile. Lei, sempre così drammaticamente perfetta, cede in un pianto liberatorio che svela una parte di Fleabag che abbiamo solo potuto cogliere fino a quel momento, e mai vivere davvero. La nostra protagonista si lascia andare a un pianto che lascia esprimere tutta la sua insoddisfazione chiudendo fuori da quel confessionale ogni barriera, scudo, punto forte. Perché la verità è che Fleabag conosce ben pochi momenti felici, ne colleziona sempre di insoddisfacenti, di imperfetti. Non conosce alcuna felicità che non si traduca in un dramma che ha il solo obiettivo di ricordarle ciò che ha perso. Questo è il sunto della sua vita: un’infinità di momenti che messi in fila le raccontano tutte le sue perdite, tutte le volte in cui non si è tenuta ciò che ha ottenuto. Le lacrime di Fleabag raccontano tanto di lei e – arrivando fino a noi – ci restituiscono un’immagine che la protagonista ha sempre cercato di cancellare con l’obiettivo di fornircene una sicura e forte. Mossa sbagliata. Fleabag è questo, ma è soprattutto le lacrime che ha pianto svelandosi per quella che è davvero.
E non importa se adesso si sente nuda. Lo siamo tutti. Chi più, chi meno, cara Fleabag.
14) Scrubs
Dopo il triste sfogo di Fleabag passiamo a qualcosa che, ancora oggi, rimane un cult del mondo delle Serie Tv.
Piangere insieme a Scrubs (come per Fleabag) è qualcosa che ci è successo varie volte, ma se dovessimo tirare le somme la morte di Ben è la scena che porta con sé tutto il peso dei nostri singhiozzi. Abbiamo pianto nel guardare il Dottor Cox non accettare che una vita fosse venisse spezzata in questo modo. Abbiamo pianto non dimenticando mai quale fosse da sempre l’essenza caratterizzante del suo personaggio, sempre vicino al cinismo e poco alla vulnerabilità, o così voleva farci credere. Perché noi abbiamo sempre saputo che dietro a quel carattere si nascondesse l’intelligenza di chi sa troppo. Questa è sempre stata la condanna del Dottor Cox: sapere, sapere troppo tanto da soffrire prima ancora che qualcosa accada. Soffre per cercare di evitarla, soffre perché sa che sia inevitabile, soffre perché – mentre tutti vivono la loro vita ignari della catastrofe che si paleserà – lui ne è già consapevole, in attesa che il fatto si consumi. Con le sue lacrime, durante quel funerale, scende l’ennesima delusione della sua vita, e contemporaneamente moriamo un po’ anche noi consapevoli che da quel momento tutto sarà ancora più difficile per lui. Proprio per lui che vive tutto come se fosse sempre a un passo dal baratro.
15) Teen Wolf
Teen Wolf ha svegliato il nostro animo fantasy, il nostro animo leggero, e alla fine – zitto zitto – ci ha donato una delle scene più drammatiche e commoventi di sempre a causa della morte di Allison. Le lacrime di Scott contano i giorni che ha perso con lei prima di questo momento senza strada di ritorno. Il suo pianto è la concretizzazione reale di tutto quello che avrebbe potuto ancora fare insieme a lei, e che invece ha lasciato correre via. Allison e Scott sono da sempre considerati una delle coppie più belle delle Serie Tv e forse – per lo show – questo è stato l’unico modo per tenere lontano due personaggi che non avrebbero potuto avere altro destino che quello di stare insieme. E su questo ci sono ben pochi dubbi.