Vai al contenuto
Home » Serie TV

La classifica delle 10 Serie Tv che sono maggiormente peggiorate col progredire delle stagioni

Daenerys e Rick Grimes
Ma prima di continuare con la lettura abbiamo entusiasmanti novità da condividere con te. A breve sarà disponibile Hall of Series Plus, il nostro servizio in abbonamento che ti permetterà di accedere a moltissimi contenuti esclusivi e in anteprima.

Inserisci il tuo indirizzo email e clicca su ‘Avvisami’ per essere notificato quando Plus sarà disponibile.

* campo obbligatorio

Quando è arrivata l’attesissima ottava stagione di Game of Thrones, molti fan avevano il presentimento che l’epilogo della serie più famosa al mondo non sarebbe stato all’altezza delle precedenti stagioni. Questo episodio è solo un esempio dell’incapacità da parte di autori, sceneggiatori e showrunner di mantenere l’alto livello iniziale delle proprie Serie Tv, deludendo molti fan e, in alcuni casi, costringendoli ad abbandonare per sempre il mondo a cui erano tanto affezionati.

Ecco la nostra classifica di Serie Tv che sono peggiorate col progredire delle stagioni.

10) 13 Reasons Why

game of thrones reasons

13 Reasons Why è stata apprezzata da molti per la possibilità di esplorare tematiche molto delicate come il suicidio, le violenze sessuali e i disturbi alimentari, diventando in poco tempo uno dei prodotti Netflix più famosi.

La prima stagione è basata sull’omonimo libro di Jay Asher e segue le vicende di Clay Jensen, un adolscente che, in seguito al suicidio della sua amica Hannah Baker, riceve delle cassette in cui la stessa Hannah gli spiega i motivi che l’hanno indotta al suicidio. Hannah decide di togliersi la vita dopo aver subito delle violenze sessuali da parte di un compagno di scuola.

Nonostante fosse stata inizialmente creata come mini-serie che si sarebbe dovuta concludere con la prima stagione, gli autori hanno deciso di sviluppare altre due stagioni per concentrarsi su personaggi secondari. Questa scelta non ha però convinto i fan. La trama era stata intensa e ficcante nella prima stagione e la sensazione è che non ci fosse la necessità di andare avanti. I ragazzi della Liberty High hanno dovuto attraversare ulteriori indagini e tragedie, e la serie ha finito con l’appesantirsi: era davvero necessario il prosieguo? Di certo i temi importanti che 13 Reasons Why si proponeva di affrontare sono stati ulteriormente approfonditi e questo non può mai essere un male, ma dal mero punto di vista della storia televisiva le nuove stagioni hanno finito per rendere estremamente inverosimili le vicende narrate. Insomma, si poteva evitare.

9) The Vampire Diaries

the vampire diaries

The Vampire Diaries è stato uno degli show più amati e seguiti dello scorso decennio. Si è concluso nel 2017 con un’ottava stagione che ha cercato di far contenti tutti.

Partendo come una soap opera a tema vampiresco, ha attirato l’attenzione di un pubblico molto giovane e in cerca di uno show d’intrattenimento da divorare. I triangoli amorosi, i drammi, la tensione adolescenziale, il soprannaturale creavano un mix di sacro e profano che ha permesso alla serie di mantenere il proprio livello costante nell’arco delle iniziali stagioni.

Il problema si è creato nel momento in cui tutto ciò non è più bastato a intrattenere il pubblico; invece di approfondire la mitologia supernaturale, si è voluto mantenere alto il livello di teen drama a discapito della trama vera e propria. I fan sono cresciuti durante gli anni ma la serie non ha seguito questa evoluzione, lasciando i propri vampiri in una forma mentis adolescenziale. Al limite del frivolo e superficiale.

8) Vikings

vikings

Vikings è stata una delle prime serie tv, al pari di Game of Thrones, a far appassionare tantissimi spettatori al genere storico, attraverso le avventure di Ragnar Lothbrok, personaggio dalla ambiziosa volontà di espansione.

Gli intrighi, il potere, la sete di conquista hanno permesso allo show di mantenere un altissimo livello per le prime stagioni, creando un prodotto molto fedele alle saghe norrene e alle vicende storiche, con in primo piano personaggi fondamentali come Lagertha, la prima moglie di Ragnar e abile combattente. I problemi per questa saga iniziano con l’epilogo della vita di Ragnar.

L’acume, la sregolatezza e il fascino di Ragnar lo rendevano il protagonista perfetto: la sua scomparsa è la più grave mancanza in queste ultime stagioni di Vikings.

Il personaggio è stato prima “indebolito” dall’abuso di droghe e pozioni create dalla sua schiava Yidu, poi è stato ucciso durante la quarta stagione e gettato in una fossa piena di serpenti. Da questo momento in poi la serie ha continuato a narrare la vita e le vicende dei cinque figli di Ragnar, non riuscendo però a eleggere un nuovo protagonista degno di ammirazione come il precedente.

7) Community

Community ha creato nel giro di poco tempo una fedelissima schiera di fan pronti a difendere lo humour della serie grazie alla sua capacità di ammiccare al pubblico, essere divertente e sperimentare con le tecniche di storytelling e con l’alta versatilità dei suoi attori.

I problemi nati dietro le quinte, però, hanno portato a una pessima quarta stagione. Quando il creatore della serie, Dan Harmon, è stato licenziato per alcuni screzi avuti con l’attore Chevy Chase (nella serie Pierce Hawthorne), Community ha iniziato a sentire la mancanza del suo creatore. Gli episodi sono diventati più noiosi, le dinamiche dei personaggi sono rimaste invariate nonostante le grandi rivelazioni che si sono succedute. In generale la serie stava morendo lentamente e davanti gli occhi di tutti i fan.

Gli episodi più sperimentali e “concettuali” si sono moltiplicati nella quinta stagione, dovendo forse compensare alla mancanza di molti dei personaggi principali nei singoli episodi. Community sembrava aver dimenticato di essere, prima di tutto, una sitcom, troppo impegnata com’era a rappresentare l’assurdo e il nonsense.

6) Grey’s Anatomy

grey's anatomy

All’inizio della sua longeva vita televisiva, Grey’s Anatomy è riuscito a rappresentare al meglio lo spirito di Meredith Grey e la sua evoluzione da specializzanda in vero e proprio medico, permettendo così al pubblico di assimilare col tempo i termini medici e le procedure più importanti. Arrivato ormai alla sua diciassettesima stagione, molto di questo spirito è svanito, anestetizzando un po’ i fan di fronte alle tragedie.

Nonostante fosse importante per la showrunner Shonda Rhimes che i suoi personaggi potessero riniziare e reinserirsi nella normalità dopo un avvenimento tragico, risulta comunque molto irrealistico che nel giro di pochi anni l’equipe medica sia sopravvissuta, tra le altre cose, a una sparatoria, una bomba, un incidente aereo e una tempesta che ha creato cali di corrente. In più, molti attori hanno abbandonato il cast, creando una serie di gossip sul dietro le quinte e concludento troppo spesso l’arco dei loro personaggi facendoli morire.

Un finale carico di speranza per Meredith, dopo tutte le tragedie, i lutti e le delusioni che ha dovuto affrontare, sarebbe un giusto modo per concludere la storia.

5) Jessica Jones

sherlock ritter

Jessica Jones è stata una delle prime serie sui supereroi del mondo Marvel ad avere come assoluta protagonista un’eroina e, per di più, un’eroina estremamente aggressiva, cinica e pessimista.

La prima stagione narra il rapporto della nostra eroina con Kilgrave, un uomo con la capacità di controllare e sovrastare le volontà degli altri. I livelli di lettura erano molteplici e complessi. Le basi storia si poggiavano sul concetto di colpa, di moralità e sull’arduo compito di prendersi le responsabilità delle proprie azioni. Una volta morto Kilgrave, molta della tensione che rendeva la serie avvincente è venuta a mancare, creando un vuoto che la trama non è riuscita a colmare nelle successive due stagioni.

Jessica Jones rimane comunque un prodotto ben fatto, con un’eroina tutta pepe (che ci ha un po’ ricordato Buffy l’ammazzavampiri), ma è indubbio che senza un cattivo alla sua altezza, la protagonista e gli altri personaggi sono risultati meno convincenti.

4) The Walking Dead

Game of Thrones

Quando Rick Grimes si risveglia in ospedale e scopre che il mondo è irrimediabilmente cambiato, The Walking Dead ci trascina nella sua adrenalinica lotta per la sopravvivenza. Le prime stagioni hanno convinto i fan per la capacità che avevano di mostrare l’importanza della propria umanità e di come sia fondamentale salvaguardarla, anche nei momenti più oscuri.

Andando avanti, però, la trama è diventata più incentrata sull’azione che sui personaggi: molti dei protagonisti iniziali sono morti o diventati così abili a uccidere gli zombie da rendere impossibile la loro morte per contagio. Allo stesso tempo, gli antagonisti umani non riescono più a tenere alta la tensione come un tempo. Lo stesso Negan, introdotto con tanto hype alla fine della sesta stagione, si dimostra un personaggio crudele senza un vero motivo. Ora le sue intenzioni sembrano diverse, ma lo show ha dovuto rinunciare a diversi protagonisti senza i quali tutto sembra più spento.

Insomma, ormai The Walking Dead si tiene in vita come uno dei suoi zombie, trascinandosi avanti senza un preciso obiettivo.

3) Supernatural

Game of Thrones supernatural

L’idea iniziale del creatore Eric Kripke prevedeva che Supernatural si concludesse con la quinta stagione. Sviluppando la storia dei fratelli Winchester attorno alle leggende metropolitane e ai mostri tipici dei film horror, Kripke voleva portare ogni settimana una puntata diversa con l’obiettivo di spaventare i propri telespettatori. Nella quarta stagione il mondo di Supernatural si è espanso per includere anche la mitologia cristiana, introducendo gli Angeli, la loro lotta millenaria contro i demoni e la prospettiva spaventosa dell’Apocalisse, portata sulla Terra dallo stesso Lucifero.

La serie è ormai arrivata a concludersi con la sua quindicesima stagione, trascinandosi appresso una storia che segue sempre gli stessi meccanismi: uno dei due Winchester è in pericolo di vita (o addirittura morto) e l’altro è pronto a far di tutto pur di salvare il fratello e, allo stesso tempo, il mondo. Nonostante questa longevità abbia permesso alla serie di sperimentare molto nelle modalità di narrazione e di giocare con le teorie dei fan, lo spirito iniziale si è perso con l’abbandono di Kripke alla fine della quinta stagione.

2) Once Upon a Time

Once Upon a Time Game of Thrones

L’idea iniziale di Once Upon a Time era molto originale e interessante: nella città di Storybrooke i personaggi delle favole si ritrovano a vivere privati delle loro memorie per colpa di una maledizione.

Nelle prime stagioni ogni puntata introduceva un personaggio diverso, rivelando solo alla fine ciò che lo legava alla storia principale. I continui salti temporali erano coerenti e permettevano sviluppi e twist inaspettati, caratterizzando in maniera moderna i personaggi. Col progredire delle stagioni, però, questo meccanismo è diventato banale, i salti temporali hanno iniziato a contraddirsi e la storia sembrava ruotare sempre attorno allo stesso fulcro: un nuovo cattivo attaccava Storybrooke e costringeva gli eroi a unirsi per salvare la città.

Per salvare la serie, alla fine della sesta stagione si è deciso di cambiare completamente cast, rendendo un Henry ormai adulto il protagonista e ripetendo gli schemi iniziali con nuovi attori ad interpretare i personaggi delle favole.

Ciò non ha comunque convinto i fan e la serie si è conclusa con la settima stagione.

1) Game of Thrones

game of thrones

Quando una serie acquista la fama internazionale che ha raggiunto Game of Thrones, è difficile riuscire ad accontentare tutti i fan. È altrettanto difficile deluderli tutti, ma gli sceneggiatori D.B. Weiss e David Benioff sono riusciti in questa infelice impresa.

Game of Thrones, dall’inizio della settima stagione in poi, perde coerenza nella trama, delude non solo per la caratterizzazione bidimensionale dei personaggi, ma anche per la poca attenzione ai dettagli (indimenticabile la tazza di Starbucks dimenticata sul tavolo, di cui abbiamo svelato il mistero in questo articolo). Voler chiudere la storia in pochi episodi ha costretto gli sceneggiatori ad allungare il minutaggio di ogni puntata, ma non ha permesso comunque di mantenere i livelli molto alti di epicità, logicità e passione a cui eravamo abituati.

Forse la colpa è di George R. R. Martin che non è riuscito a finire Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco in tempo? Probabilmente. Senza la sua precisa guida, è palese che nessuno sapesse come concludere al meglio Game of Thrones.