ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler su Game of Thrones
Continuiamo il viaggio all’interno degli elementi cardine del fantasy moderno e, dopo la quête e la catabasi, affrontiamo ora il discorso su un tema particolarmente ampio come la religione. La prima operazione da fare, in questo caso, è quella di indicare con criterio il campo d’azione, perché chiaramente la definizione di religione ha una portata estremamente ampia. Qui, in questo caso, le coordinate variano a seconda del periodo analizzato, perché nella nostra concezione alla definizione generale di religione, quella di un sistema che lega l’uomo all’adorazione di una o più entità sacre, si sovrappone la tradizionale identificazione occidentale del concetto di religione con il cristianesimo, ma qui l’elemento da tenere in considerazione è la definizione di religione in quanto rapporto tra l’uomo e ciò che ritiene sacro, senza specifiche declinazioni.
Tutta l’epica, in fin de conti, nasce dalla religione, da quella che oggi cade nel campo della mitologia, ma che al tempo era percepito come credo vero e proprio: parliamo chiaramente del mito greco. Tutto il sostrato concettuale del fantasy moderno è costituito dall’epica classica e quest’ultima si basa su due opere fondanti: l’Iliade e l’Odissea. Entrambi i poemi omerici si riconducono alle divinità del pantheon greco: basti pensare che il fatto scatenante che dà vita alle due opere, ovvero il ratto di Elena di Troia, viene originato proprio da una disputa divina, almeno in una delle sue accezioni dominanti. Il conflitto, spiegato non secondo ragioni politiche o militari, stando alla mitologia greca origina dal giudizio di Paride, quando il giovane principe troiano viene chiamato a decretare chi fosse la dea più bella tra Afrodite, Era e Atena. Il principe incorona la prima, che poi lo aiuta a rapire Elena di Troia e da qui, come ben sappiamo, si scatena la guerra tra i troiani e gli achei e tutto ciò che succede dopo. Questa disputa tra le dee, quindi, spiana la strada al conflitto, poi al viaggio di Ulisse per tornare a casa e anche alla fondazione di Roma, visto che tutto parte dalla caduta di Troia sia nell’Odissea che nell’Eneide.
Le divinità sono largamente presenti nei poemi omerici: influenzano gli avvenimenti, si schierano con l’una o l’altra fazione nell’Iliade e a favore o contro Ulisse nell’Odissea. Sono protagonisti attivi del racconto e artefici della storia e proprio da qui deriva questa centralità della religione nel racconto epico, visto che le divinità sono protagoniste tanto quanto, e anche di più, gli eroi. Tra la mitologia e la letteratura cavalleresca, seconda grande roccaforte concettuale del fantasy moderno, s’innesca poi un cambiamento epocale, rappresentato chiaramente dalla nascita e dall’affermazione del cristianesimo. La religione nella produzione medievale diventa ancora più centrale, visto che rappresenta il tema fondante di pressoché la totalità dell’epica cavalleresca, essendo in fin dei conti il centro della vita stessa degli esseri umani al tempo. La produzione medievale, infatti, ruota sostanzialmente intorno a temi come la ricerca del Graal, le battaglie dei crociati e via dicendo: tutti elementi che riportano alla fede e alla religione.
Da queste direttive possiamo intuire come la religione sia, in sostanza, il tema fondamentale sia dell’epica classica che della letteratura cavalleresca. È ciò che muove tutta l’azione, sia ideologicamente che fattivamente, perché se nell’epica classica gli dei intervenivano in maniera sostanziosa al fianco degli eroi e dei protagonisti, nella letteratura medievale l’intervento di Dio è più sottile, ma comunque sempre decisivo e costante. Andando avanti, con l’avvento dell’età moderna la letteratura ha vissuto una sorta di laicizzazione, in concomitanza con la perdita d’importanza della religione nella vita quotidiana. L’elemento religioso è stato progressivamente depauperato e posto in secondo piano, soprattutto con l’avvento del romanzo moderno, ma nel fantasy, diretto discendente di generi letteralmente fondati sulla religione, trascurare questa condizione era praticamente impossibile e allora l’elemento religioso è defluito in maniera importante nella produzione moderna, ma con declinazioni diverse.
La religione nel fantasy moderno: il modello Game of Thrones
Inquadrare il ruolo della religione nel fantasy moderno non è un’operazione semplice, perché questo elemento assume parecchie declinazioni che rischiano di portare fuori strada. Per mantenere il filo conduttore che va dall’epica classica alla letteratura cavalleresca fino al fantasy di oggi, bisogna tenere a mente quel criterio indicato all’inizio, ovvero la concezione di religione come rapporto tra l’uomo e ciò che ritiene sacro. Quest’ultima è la parolina fondamentale, perché il fantasy moderno è pieno di esempi di un retaggio molto più ampio dell’elemento religioso, ovvero quello che porta alla presenza di una forza, o un’entità, sovrannaturale, ma questa è una tematica troppo ampia, perché ricorre in praticamente tutte le opere fantasy. Per ricondurre un elemento sovrannaturale alla religione occorre la sacralità e quindi, in questa analisi, seguiremo questo filo di Arianna, individuando gli esempi in cui la religione, nel fantasy moderno, viene presentata in un’accezione classica, sulla base di una coerente evoluzione del cristianesimo dall’epica cavalleresca.
In tal senso, il laboratorio ideale per analizzare lo sviluppo dell’elemento religioso nel fantasy moderno è sicuramente Game of Thrones. Siamo dinanzi a un’opera immensa, in cui scavando a fondo possiamo rintracciare praticamente tutti gli elementi cardine del genere fantasy, ma la religione è senza dubbio uno di quelli che saltano maggiormente all’occhio. Pur nella sua finzione scenica, Game of Thrones è una fotografia parziale del mondo reale e presenta un vivido ritratto della pluralità di credi che lo contraddistingue. Nei libri troviamo una delineazione molto approfondita del sistema religioso in Game of Thrones, ma anche solo soffermandoci su ciò che vediamo nella serie prodotta da HBO possiamo farci un’idea di quanto questo elemento sia fondamentale nel racconto.
Game of Thrones sviluppa un sistema religioso estremamente mimetico della realtà. La religione ufficiale dei Sette Regni è il Culto dei Sette, imperniato sull’adorazione dei Nuovi Dei, e di cui esistono diverse varianti, tra cui quella che prevale al Nord e imperniata invece sul culto degli Antichi Dei. Questa prima condizione ci ricorda benissimo il cristianesimo e le sue diverse correnti evolutive, ma il quadro non si esaurisce qui, perché in Game of Thrones incontriamo molti altri culti e figure importanti.
Senza addentrarci nei dettagli del panorama religioso in Game of Thrones, sono due, in particolare, i personaggi che in tal senso c’interessano e che mostrano la ricchezza di questo elemento nel racconto. Il primo è l’Alto Passero, figura capace d’introdurre temi come il rigorismo, il conservatorismo e l’estremismo religioso, parecchio calzanti e testimoni di determinati tratti dello sviluppo della religione nella storia. La seconda è invece Lady Melisandre, che oltre a portarci alla scoperta di un culto minore, quello del Signore della Luce, introduce l’aspetto miracolistico della religione, anch’esso largamente presente nella realtà. In Game of Thrones troviamo la presentazione di tutte le sfumature religiose possibili e alla fine è proprio questo elemento a direzionare in maniera cruciale il racconto, perché nell’ultima stagione i due personaggi decisivi per sconfiggere il Night King sono Arya e Jon, entrambi prodotti del credo religioso. Consapevole Arya, visto che si forma presso il culto del Dio dai Mille Volti per sua scelta, inconsapevole Jon, riportato in vita da Lady Melisandre. Da queste considerazioni, possiamo capire come, senza elemento religioso, non avremmo avuto l’epilogo di Game of Thrones che conosciamo perché il percorso di Arya e Jon non sarebbe stato definito.
In quest’ottica, dunque, l’opera di Martin è figlia prediletta dell’epica classica e della letteratura cavalleresca perché l’elemento religioso è di una centralità disarmante e le divinità accompagnano i protagonisti. In Game of Thrones troviamo, inoltre, una simulazione perfetta del sistema di credenze che connatura il mondo reale ed è proprio questa convinzione nel seguire ciò che si ritiene sacro che in fin dei conti determina la narrazione, portando alla conclusione che abbiamo visto. Come i cavalieri crociati partivano in guerra per volere di Dio, Melisandre resuscita Jon Snow perché crede fermamente nel Signore della Luce, così come Arya si affida al Dio dai Mille Volti e alla fine il destino dei due, e dell’intera narrazione, si compie proprio grazie alla fede.
La religione nelle serie fantasy
Game of Thrones è l’esempio maggiore, più ricco e sfaccettato, di come la religione sia confluita nel fantasy moderno, ma specifici aspetti sono esemplificati anche da altre serie, come Queste Oscure Materie, American Gods e The Sandman, che ruotano proprio attorno alla religione. Partiamo dalla prima. Queste Oscure Materie ha la particolarità di essere costruita interamente sul tema della religione, vista tra l’altro nella sua accezione più umana possibile. La serie di HBO attacca con ferocia tutto il sistema religioso non tanto in quanto fede, ma come organizzazione, e riesce a costruire un credo ancora più mimetico rispetto a Game of Thrones, perché plasmato interamente sul modello del cristianesimo, e non semplicemente ispirato ad esso. Qui il movimento classico viene parzialmente capovolto, perché l’azione non è mossa dalla religione, ma contro di essa: c’è uno scontro verso ciò che la classe dominante ritiene sacro e viene messa in atto una forte decontrazione di tutto l’apparato della fede, sia in termini di esistenza divina che di pratiche umane.
Anche nelle analisi precedenti abbiamo visto come il fantasy moderno, nella sua pluralità di voci, declini in maniera differente gli elementi che eredita dall’epica classica e il capovolgimento è sicuramente una delle operazioni più immediate e diffuse per accogliere un elemento della tradizione e innovarlo. Queste Oscure Materie fa proprio questo, riceve la religione in quanto rapporto tra l’uomo e la divinità e la desacralizza, mettendone a nudo tutte le crepe. La serie HBO è un chiaro esempio del criterio di discernimento presentato in apertura e ribadito, visto che in Queste Oscure Materie forze sovrannaturali non mancano di certo – in primis c’è proprio la polvere – ma sono scisse dalla religione, che invece rappresenta un inganno nella serie. Qui vediamo benissimo, quindi, in quale accezione dobbiamo considerare la religione nella trattazione del fantasy moderno.
Dopo la creazione di un sistema religioso estremamente mimetico della realtà in Game of Thrones e la decostruzione andata in scena in Queste Oscure Materie, affrontiamo questo tema da un punto di vista ancora diverso, ovvero quella della mutualità di singoli elementi dalla tradizione religiosa alla narrativa fantasy. La religione, negli anni, non ha solo sviluppato dei sistemi ideologici e sociali ben riconoscibili, ma ha anche portato alla creazione di una precisa letteratura, fatta di testi sacri, parabole, miti e così via. Questo enorme materiale è confluito a piene mani nel fantasy moderno per ragioni che riconducono sempre alla stessa radice. Spogliandola della sua sacralità e affrontandola solo da un punto di vista letterario, infatti, possiamo considerare la Bibbia come uno dei più grandi poemi epici della storia dell’uomo, forse il massimo esempio. In una dimensione puramente testuale, l’Antico Testamento, così come il Nuovo, presentano tantissime corrispondenze con l’epica e non è un caso che una quantità impressionante di elementi biblici sia poi confluita nel fantasy moderno.
Prendiamo, ad esempio, Lucifer, che porta in scena il diavolo in persona, gli angeli e persino Dio. Ma così anche The Sandman, che crea un personalissimo pantheon di entità prese da diverse tradizioni, tra cui ancora il cristianesimo con la figura, ad esempio, di Lucifero. Neil Gaiman, d’altronde, ha dimostrato di avere un particolare interesse per questo elemento religioso, ben visibile anche in American Gods, dove vediamo diverse divinità in scena e nuove entità create da zero. Al pari della Bibbia, anche i testi sacri di altre religioni, da un punto di vista puramente letterario, sono assimilabili all’epica e così ovviamente anche il mito antico e ogni materiale narrativo che costituisce il corpus di racconti di una data religione. Ne esce fuori un patrimonio impressionante di personaggi, situazioni e scenari che ritroviamo largamente presente in tutta la narrativa fantasy. Abbiamo portato gli esempi di American Gods e The Sandman, ma tra serie tv e cinema c’è l’imbarazzo della scelta: dal mito greco in Percy Jackson a quello norreno in Vikings: Valhalla, poi troviamo elementi del cristianesimo, soprattutto legati al diavolo, in tantissime produzioni fantasy, da Chilling Adventures of Sabrina al citato Lucifer. La religione si rincorre, in maniera molto più sottile, anche nel racconto fantasy per eccellenza, Il Signore degli Anelli, con un delicato sistema di corrispondenze che vede Sauron come male assoluto e la compagnia dell’anello come una spedizione crociata, oltre ad altri aspetti che meriterebbero una narrazione più approfondita.
Insomma, anche privata delle sue sfumature più ampie, la religione rimane un tema fondamentale pure del fantasy moderno, in stretta continuità con l’epica classica e la letteratura medievale. Come di consueto, le declinazioni dell’elemento tradizionale sono poi diverse, ma tutte riconducibili alla stessa, canonica, matrice. Senza l’elemento religioso, d’altronde, non avremmo avuto l’epica classica e la letteratura cavalleresca e, di riflesso, possiamo dire che non avremmo avuto nemmeno il fantasy moderno vista la sua centralità sia ieri che oggi.