Ricordate i tempi in cui anche solo pensare a un prodotto fantasy ad alto budget in tv pareva una semplice utopia? Quei giorni sembrano ora lontani anni luce: è giunta una nuova epoca per il fantasy e sicuramente passa per le serie tv. Ma cos’è cambiato rispetto al passato? Quali sono state le tappe per questo grande cambiamento? Cosa riserverà il futuro agli amanti del genere? Scopriamolo insieme in quest’analisi del fenomeno da Game of Thrones fino a The Witcher e ai prodotti di prossima uscita.
Non è mai stato semplice creare un fantasy televisivo: problemi di budget, la mancanza di effetti speciali adeguati e una grande difficoltà nella resa su piccolo schermo di ambientazioni ed elementi di trama hanno portato in passato alla creazione di prodotti non pienamente soddisfacenti.
Certo, ora molti di questi programmi sono considerati cult come Fantaghirò, ma essi non sono mai riusciti a sfidare i grandi film del filone fantastico visti al cinema. Prodotti fiabeschi, colorati, a loro modo piacevoli da guardare, ma ai quali in qualche modo mancava qualcosa: in alcuni casi la profondità, in altri la capacità di rielaborare i problemi della nostra attualità, in altri ancora il realismo.
Si badi bene: quando parliamo di fantasy non parliamo di realismo nel senso stretto del termine.
Non ci aspettiamo certo una puntuale aderenza alla nostra realtà all’interno di mondi fantastici popolati da giganti, stregoni e quant’altro. Ma quando ci accingiamo a un’opera narrativa dove la fantasia prevale, scegliamo di firmare tacitamente un patto, sospendendo la nostra incredulità nei limiti e nei parametri fornitici dalla storia e dal suo universo. Per questo in Game of Thrones possiamo accettare i draghi, ma non elfi domestici o balene volanti così come non possiamo tollerare viaggi nel tempo ne Il Signore degli Anelli.
Costruire mondi credibili, solidi, con una propria mitologia però non è semplice, soprattutto in prodotti filmici e seriali: se una cosa è facilmente immaginabile leggendo un libro, non è altrettanto semplice concretizzarne visivamente l’idea su schermo. Così serie come La spada della verità non solo non hanno saputo catturare il pubblico di riferimento, ma hanno costruito precedenti pericolosi che non hanno fatto altro che scoraggiare possibili investitori dal produrre serie tv a stampo fantasy, soprattutto se di tipo simil-medievale.
Non si pensava possibile creare show che potessero anche solo sperare di racimolare un decimo del successo dei più grandi blockbuster del filone visti al cinema: Il Signore degli Anelli, Harry Potter, Le cronache di Narnia…
Il grande boom del genere fantastico al cinema a partire dai primi anni del 2000 non ha fatto altro che spingere eccessivamente l’acceleratore e portare alla nascita di una serie di prodotti poco soddisfacenti: a partire da Eragon fino all’infinita serie di urban-fantasy rosa. Dopo tutto, la stragrande maggioranza di queste pellicole derivava da saghe letterarie lunghe e complesse, difficilmente trasponibili in film da due ore senza commettere sacrifici lungo il percorso. Come introdurre e narrare in maniera adeguata tutto il word building (tutto ciò che riguarda la mitologia del mondo) di un universo complesso?
La risposta è semplice: scegliere di puntare su un prodotto che per sua natura prevede tempi maggiormente dilatati, che permettano un maggior approfondimento dell’universo da raccontare e delle sue trame, di storie corali destinate a protrarsi nel tempo. Ma come dare nuova vitalità a un genere che stava rischiando di diventare stantio? Puntando su qualcosa di diverso, duro e complesso, che non si fosse ancora visto in televisione. Così la rivoluzione pian piano è arrivata, e, anche se si è fatta attendere, ha portato i suoi buoni frutti.
Game of Thrones è stata l’inizio della nuova era: un’epoca che ha fatto tornare il fantasy alla ribalta e che ha dettato nuovi canoni, riprendendo la fantapolitica, ricostruendo scenari oscuri dominati da personaggi grigi, ambigui e carismatici.
Portare in tv un prodotto come non se n’era mai visto prima innalzando l’asticella della qualità narrativa e tecnica di stagione in stagione.
C’è un motivo per cui si dice che Game of Thrones abbia creato qualcosa di estremamente nuovo: oltre all’alta mortalità dei personaggi (anche tra quelli più importanti), se oggi nelle serie possiamo contare su un comparto tecnico paragonabile quasi a quello dei film, questo lo dobbiamo proprio allo show di HBO.
E così a partire dalla popolarità crescente della serie, per il fantasy le strade si sono spianate e tanti prodotti si sono arrogati il diritto di essere intitolati come gli eredi di Game of Thrones e di portabandiera del genere: The Witcher, Shadow and Bone, House of The Dragon, la serie su Il Signore degli Anelli di prossima uscita e molte, molte altre. Certo, per ogni buon prodotto amato dal pubblico possiamo contarne molti altri notoriamente poco apprezzati (Cursed, Luna Nera ecc.) e in altri casi del tutto ignorati (come Lettera al Re), ma il genere sta ora rivivendo un’epoca di rilancio: tante le possibilità, tanti i mondi ancora da esplorare.
Perché questo è a tutti gli effetti il momento migliore per investire in show simili: il periodo dello streaming in cui le grandi case di produzione sono disposte a fornire budget più elevati, in cui il pubblico non pare essere mai sazio di nuove uscite e non vede l’ora di essere catapultato in nuovi contesti. Che si parli di esplorare il Continente di The Witcher cacciando mostri, di immergersi nel Grishaverse per superare la Faglia o di ritornare ancora una volta nella Terra di Mezzo per vivere avventure dimenticate, lo spettatore non vede l’ora di farsi rapire e catturare da questi mondi così diversi dal nostro.
Non deludere i fan delle saghe è di certo il primo passo da compiere. Il secondo è quello di cercare di rendere questi prodotti i più popolari possibili: veri e propri fenomeni di massa che li portino ad essere a tutti gli effetti materia d’interesse della cultura pop. Ricordate le migliaia di persone disposte a stare sveglie alle 3:00 di notte per non perdersi la nuova puntata de Il Trono di Spade o l’amatissima Toss a Coin to Your Witcher diventata virale in tutto il mondo? Un passaparola continuo, un parla-parla che non si esaurisce solo con la visione della serie, ma che si trasforma in merchandising, collezionismo e chi più ne ha più ne metta.
E lo spazio di manovra abbonda: se li chiamano fantasy un motivo ci sarà! Con questo genere tutto diventa possibile, così come la fantasia non ha limiti: dalle serie tv a tema medievale, a quelle urban, ucronie, distopie, dai contesti più cupi a quelli più favoleggianti. Il filone preso in esame ha ancora tanto da dare e, pur partendo da realtà fittizie, al giorno d’oggi può fornire interessanti chiavi di lettura, trasferendo anche sul nostro mondo riflessioni sui problemi che affliggono la nostra società, sulle nostre ipocrisie. Pensate agli spunti forniti da Carnival Row o da His Dark Materials: messaggi forti che arrivano allo spettatore con una naturalezza disarmante.
Quindi questo è solo l’inizio: il fantasy riuscirà a mantenersi come uno dei generi preferiti dal grande pubblico? Resterà un caposaldo del piccolo schermo o emigrerà nuovamente al cinema? Non vediamo l’ora di scoprirlo: dopotutto sono in arrivo moltissimi nuovi prodotti che ci metteranno alla prova e noi abbiamo tutta l’intenzione di non perdercene nemmeno uno.