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Abbiamo visto in anteprima Gangs of Milano, la nuova serie Sky Atlantic – la trovate qui – che riparte dai fatti narrati in Blocco 181. Si tratta di due progetti legati, consequenziali, ma profondamente differenti. Gangs of Milano ha una struttura del tutto nuova, credibile e autentica. Il racconto della Milano contemporanea si arricchisce con nuove sfumature necessarie per rendere al meglio la realtà. Bea, Mahdi e Ludo sono ancora lì, continuano a sgomitare nella giungla urbana sempre più fitta. Il progetto è solido, è riuscito a riparare le falle della prima stagione e a acquisire linee narrative interessanti e quanto mai attuali. Gangs of Milano è il romanzo pop (e anche un po’ pulp) della Milano di oggi: un ritratto a colori, caotico quanto basta per strizzare l’occhio all’internazionalità. Ne parliamo nella nostra recensione in anteprima.
Con Gangs of Milano le storie del Blocco assumono una nuova forma che fa emergere le personalità dei protagonisti
La prima stagione di Blocco 181 ci aveva lasciato qualche perplessità riguardo la credibilità dei tre protagonisti principali. I tre avevano quasi sempre agito all’unisono, creando un’alchimia particolare che, paradossalmente, aveva rappresentato la forza di tutti e tre. Tuttavia, questa unità costante aveva oscurato la personalità di tutti e tre. In Gangs of Milano questo schema si ribalta completamente. E’ passato del tempo dall’ultima volta. Oggi Mahdi è a capo del Blocco, senza volerlo, schiacciato dal peso delle responsabilità dopo la morte di Rizzo. Bea è ancora la Siguanaba, ma mentre Ricardo è in missione in Sudamerica in cerca di canali, deve gestire gli affari e trovare nuovi acquirenti: una giovane donna che tenta di farsi largo in un mondo estremamente maschilista. E poi c’è Ludo, il privilegiato, che tanto privilegiato alla fine non è. Il più solo di tutti, ancora alla ricerca di una pace interiore.
La situazione ai blocchi di partenza, dunque, racconta tutta un’altra realtà rispetto a quella che avevamo visto in Blocco 181. La differenza sostanziale tra le due stagioni sta nella totale assenza di barriere. In Gangs of Milano i personaggi si muovono in uno spazio molto più ampio. Il Blocco, entità che nella prima stagione significava appartenenza, ora gli sta stretto. O meglio, esiste ancora, ma i protagonisti sono più maturi, più consapevoli, e hanno bisogno di un recinto molto più ampio: Milano. Il capoluogo meneghino è il vero protagonista aggiunto della serie, così come lo era stato il Blocco nella prima stagione. La volontà di Sky era sempre stata quella di raccontare la città esplorando i vari ambienti metropolitani senza focalizzarsi soltanto su una realtà. Gangs of Milano, in questo senso, vede il debutto di un’altra realtà, quella della Kasba, più che necessaria per raccontare la realtà contemporanea.
La Kasba è una vittoria sotto tutti i punti di vista: aggiunge realismo e tridimensionalità alla narrazione
Presentata fin da subito come la grande novità del nuovo capitolo, la Kasba ci ha pienamente convinto. La prima stagione era molto più legata al mondo latino, con tutta una serie di riferimenti legati alla cultura sudamericana che avevano reso Blocco 181 un po’ troppo internazionale rispetto agli obiettivi di partenza. La Kasba non è soltanto una realtà più autentica e vicina al pubblico, ma riesce a sfruttare anche il forte legame tra la serie e la musica hip-hop. Zak e Nael sono i due leader principali. Il primo ha il sogno di emergere come trapper nella giungla urbana di Milano, mentre il secondo vive alla giornata campando di furti e rapine. Caratterialmente sono molto diversi, ma legati dal senso di appartenenza alla Kasba e a una cultura che viene esplorata nel profondo in Gangs of Milano. La vita dei nordafricani nel Blocco è una delle sotto trame più interessanti della stagione.
I due personaggi, interpretati dai giovanissimi Fahd Triki (all’esordio) e Noè Nouh Batita, restituiscono una tridimensionalità sorprendente alla narrazione. Esattamente ciò che era mancato in Blocco 181. Uno degli aspetti più interessanti del nuovo capitolo è il confronto tra le varie culture presenti. Un passaggio in particolare, riguardante la religiosità e il culto della morte, esplora le differenze tra i costumi che oggi popolano Milano. Sotto questo aspetto, Gangs of Milano, è migliorata molto. Quell’internazionalità di fondo non è più da ricercare nel racconto di trame violente e scontri tra gang, quanto più nella messinscena di realtà e culture diverse che cercano di convivere in un mondo brutale ma decisamente più realistico. Gli stessi Bea e Mahdi, ora liberi dalle imposizioni “da clan”, hanno la possibilità di emergere non solo come leader ma soprattutto come singoli. Ognuno con le proprie motivazioni e i propri sogni.
Come si sono evoluti i protagonisti di Blocco 181?
Come dicevamo, la cosa più importante era che i tre protagonisti della passata stagione, in questo nuovo capitolo, trovassero la propria identità. Una delle critiche più consistenti riguardava le ripetute scene di sesso che facevano da “collante” nel rapporto tra i tre. In Gangs of Milano la triade è divisa e c’è molto più spazio per l’introspezione. Viene finalmente fuori il carattere di tutti e tre, tra leadership e maggiore consapevolezza, ma anche tra dubbi e disillusioni. Mahdi è un giovane uomo invecchiato troppo presto ma che, per sua fortuna, riesce a non farsi plasmare del tutto dal contesto in cui vive. Bea, come Mahdi, è obbligata a farsi carico della sua gente, e ha il difficilissimo compito di spiccare come leader donna in un mondo di uomini. Ludo, della triade, è quello che ci ha convinto di più: Il suo percorso è una trama a sé e lo vede affrontare i suoi stessi fantasmi.
Ritroviamo anche Snake e Lorenzo, i due rivali, il diavolo e l’acqua santa. I due pesi massimi del cast restano loro due: quelli che, a livello narrativo, spostano gli equilibri di Gangs of Milano. Li ritroviamo in due situazioni diametralmente opposte, ma accomunati nell’animo dalla sporcizia della strada. Quella che non ti riesci mai a togliere di dosso, come viene fatto notare a Bea in un passaggio della serie. All’interno della stagione c’è una puntata verticale interamente dedicata a Snake, grazie alla quale possiamo finalmente scoprire di più su questo misterioso personaggio. Lorenzo invece, interpretato da un ottimo Alessandro Tedeschi, è il fiore all’occhiello della serie. Subdolo, spietato e tremendamente egocentrico: un villain con i fiocchi. Lo scontro tra i due sarà inevitabile, ma nel mezzo il romanzo della Milano criminale è molto più appassionante di quanto si potesse pensare.