3) Derek Shepherd – Grey’s Anatomy
Derek Shepherd non è un chirurgo: Derek Shepherd è IL chirurgo. Chiamate lo specchio utilizzato da London Tipton in Zack e Cody al Grand Hotel, gli dirà la stessa cosa. Perché è un martire. Un chirurgo mandato dal cielo per risolvere ogni tipo di questione. Il Salvatore dell’ospedale più famoso di Seattle, d’America, del mondo. Un uomo tutto d’un pezzo, che manda avanti la sua vita a suon di codici morali ben prestabiliti. Fino a quando, ovviamente, la cosa gli converrà . Perché questi codici morali si dissolvono abbastanza facilmente quando, conoscendo Meredith, dimenticherà di informarla di quel piccolo particolare che riguarda la sua vita. Nulla di che: è semplicemente sposato. Un dettaglio che, quando cominci a frequentare una persona, non devi mica rivelare. Ci si sorvola, dai. Un’omissione che, di certo, non renderà Derek meno perfetto di quel che è. O no? No.
Con un passato traumatico alle spalle, Derek viene presentato al pubblico come il tipico personaggio che ha fatto del suo trascorso lo strumento giusto per migliorare. Per diventare perfetto. Cresciuto con sua madre e le sue sorelle, Derek ha un senso di devozione nei confronti della famiglia e della giustizia. Durante la sua adolescenza, si rende colpevole di un errore che costerà l’intera vita a un suo compagno di college. Giocando a hockey, Derek spinse infatti il suo compagno che, da quel momento, entrerà in uno stato vegetativo. Ogni anno, per cercare di aiutare lui e la sua famiglia, Shepherd manda dei soldi. Un’operazione che, immediatamente, lo dipinge come un uomo tutto d’un pezzo capace di prendersi le sue responsabilità e aiutare il prossimo.
Peccato che, conoscendolo fino in fondo, Derek scomponga ogni frammento di quell’ideale perfetto che ci aveva consegnato. Attenzione, la perfezione – oltre che a essere sopravvalutata – non esiste. Non nel mondo terreno, almeno. Nessuno l’aveva richiesta, ma lui voleva comunque regalarcela. Come se ci facesse un favore. Come se lo facesse per noi. Ma lo faceva per sé. Per poter gridare al mondo la sua bontà . Ma basterà una Meredith Grey tirocinante a rivelare tutta la sua tossicità . Tutta la sua, naturale, imperfezione.
Un personaggio di cui di certo abbiamo sentito la mancanza durante Grey’s Anatomy, ma che a lungo andare si è rivelato troppo. Un ideale impossibile, un eroe forzato di cui potevamo anche fare a meno. Ci andava bene anche senza questa continua corsa verso una medaglia al valore. Senza questa continua ricerca della perfezione. Del sicuramente Derek saprà come fare. Perché a volte si può anche non sapere come fare. Davvero. E va bene. Va bene perché è umano. E con tutta questa luce abbagliante, ha finito quasi per non esserlo più, diventando spesso un personaggio insopportabile.
4) Il Gary Stu delle Serie Tv per eccellenza: Jack Shephard – Lost
Mettiamola così: siamo di fronte a una delle Serie Tv più importanti di sempre (disponibile su Disney+) che rende, al tempo stesso, anche Jack come uno dei protagonisti più importanti di sempre. Il dubbio dunque potrebbe sorgere spontaneo: potremmo effettivamente fare a meno di Jack Shephard? La risposta è no. Ma, provando a cambiare la domanda, la risposta sarebbe sì. Potremmo fare a meno di questa esaltazione continua del suo lato eroico? Sì. Due cose sono estremamente discusse nel mondo di Lost: il finale (qui la spiegazione) e Jack Shephard. Da sempre considerato come un personaggio estremamente divisivo, Jack ha rotto amicizie secolari di telespettatori che provavano a difenderlo mentre altri, invece, se ne allontanavano. Un comportamento abbastanza naturale, considerando il modo con cui Jack ha tirato la corda fin dal primo momento.
Il primo episodio, d’altronde, mette subito in chiaro le cose: Jack sa farlo. Cosa? Chi lo sa. Arrivare da qualcuno che ha necessità , salvare tutti, provarci almeno. Andare a controllare in che condizioni sia l’aereo, cosa sia rimasto dentro, avventurarsi nell’isola immediatamente senza conoscerne i pericoli. Va lui, direttamente. Perché? Perché è l’eroe designato. Colui che è sempre mosso da un fastidioso altruismo che sembra voler dire a gran voce Vi Salverò Io. Sì, ma tu chi? Per via della sua professione medica, Jack ha immediatamente ricoperto un ruolo di rilievo all’interno dell’isola. Una cosa abbastanza comprensibile che, però, è presto andata fuori da ogni limite.
Tutto accade in modo abbastanza meccanico, senza mai nessun dubbio: Jack è l’eroe di Lost. E, neanche a dirlo, è anche colui che lotta tra cuore e cervello. Sensibile, generoso, sempre pronto a muoversi per fare la cosa giusta e, ovviamente, anche protagonista di una storia d’amore sofferta. Le ha tutte. Tra i vari Gary Stu delle Serie Tv, lui è il volto per eccellenza. Perché, chiaramente, primeggia anche in questo. Se si ha un dubbio, bisogna andare a chiedere a lui. E’ così fin dalla prima puntata. E lui, nonostante l’apparente stanchezza di avere tutto sulle spalle, vuole avere tutto sulle spalle. Perché gli restituisce controllo, e un pizzico di bridivo. Come se essere un naufrago sopravvissuto e disperso non ne desse già abbastanza. Alla domanda delle domande – chi è che ha deciso che dovesse essere per forza un eroe? – la risposta è dunque semplice: lo ha deciso lui.
Aveva bisogno di ergersi come tale per dar sfogo alla sua natura da dottore, e per questo motivo si spinge oltre ogni limite, risultando forzato. Forse avrebbe dovuto fare un passo indietro e guardare le cose da una prospettiva meno individuale e più collettiva. Ma ha preferito fare tutto da solo, rendendosi protagonista di qualcosa che non riguardava soltanto lui, ma tutti. Un peso che era comune, che tutti avevano il diritto di portare sulle proprie spalle. Perché c’è un confine tra generosità e invadenza, tra persona fidata e leader mai richiesto.