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Avremmo il disperato bisogno di una grande comedy che parli al meglio della Generazione Z

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L’uomo ha sempre cercato di avere davanti a sé un riflesso sin dall’alba dei tempi. Fosse esso una pozza d’acqua, un ritratto o una persona con cui rapportarsi e sentirsi sulla stessa lunghezza d’onda. Non a caso davanti a un prodotto, soprattutto televisivo, abbiamo lo stimolo di creare un legame con almeno uno dei personaggi a schermo.
È qualcosa di naturale, sano e istintivo. Un pensiero nato già nel mondo del cinema, ma portato ancora più avanti sul piccolo schermo. Non tanto per la qualità del prodotto quanto per il tempo dato allo spettatore per immedesimarsi. Una serie tv lunga stagioni intere regala giorni di vita a guardare quel personaggio crescere e maturare, rafforzando ogni volta il legame che ci tiene legato ad esso. Vien da sé che per un pubblico più giovane questo stimolo sia ancora più vivo. Chi non ha mai passato la propria infanzia ad ammirare altre persone per avere punti di riferimento? Fossero questi i compagni di giochi, i personaggi dei nostri programmi preferiti o qualsiasi altra persona a cui ci sentissimo legati. Nel processo di crescita è solito avere una figura in cui rivedersi e da imitare, non tanto per scimmiottarla quanto per sentirsi meno soli e diversi. Nel corso degli anni le serie tv hanno fatto un ottimo lavoro regalando personaggi su personaggi in grado di creare questo legame con gli spettatori. Eppure secondo noi alla Generazione Z manca una grandissima comedy in cui rivedersi. Per chi di voi conoscesse le divisioni solo per nome, la Generazione Z comprende i ragazzi e ragazze nati dal 1997 al 2012. Un gruppo demografico che ci sembra molto ampio in quanto ad oggi varia da chi ha 9 anni a chi ne ha 24, ma tutti questi sono perfettamente in target per il nostro discorso. Non esiste ad oggi il fenomeno comedy che abbia come protagonisti personaggi di queste annate. Qualche titolo sì, ma nessuno finora ha avuto la forza per diventare un vero e proprio fenomeno di massa.

Teniamo a sottolineare la specifica “comedy”.

Non mancano prodotti drammatici o di altro genere che ben rappresentano questa fascia d’età, ma non bastano. Non è neanche un problema del periodo in quanto nell’ultimo decennio i prodotti comedy di successo ci sono stati e anche in abbondanza: Modern Family, Brooklyn Nine-Nine, The Big Bang Theory. Ma tutte queste hanno un elemento comune.

Facciamo un salto indietro più o meno di 20 anni. A cavallo tra gli anni 90 e gli anni 2000 vennero rilasciati una serie di prodotti comici di successo che avevano al centro della vicenda proprio le difficoltà dei giovani o al massimo degli adulti appena maggiorenni. Pensiamo a un prodotto come Willy il principe di Bel Air (che potremmo rivivere a breve in una veste tutta nuova) in cui l’immaturità post-adolescenziale del protagonista è al centro di ogni vicenda e causa di errore. La serie mostrava ad un pubblico di giovani quanto fosse difficile per tutti crescere e interagire con il mondo degli adulti o affrontare un trasferimento forzato, situazioni familiari a molti in quell’età.

Oppure Scrubs, che prendeva letteralmente tre studenti di medicina e li lanciava in un ospedale. Privi di ogni esperienza e sicurezza, impauriti e timorosi, pronti a crescere sul campo aiutandosi a vicenda. O ancora Friends col suo gruppo di amici intorno ai 25 anni che devono affrontare ogni ambito della vita con le proprie forze e quelle di chi ti sta vicino.
Certo, non erano prodotti che avevano per protagonisti dei bambini, ma erano creati in modo tale da rendere onore alle difficoltà della Generazione X (1965-1980) o dei Millennials (1981-1996).

Ad oggi cosa è cambiato? Effettivamente nulla.

Il problema è proprio questo. Da un momento in poi l’età dei protagonisti delle comedy è aumentata sempre di più, un po’ per seguire altri argomenti, un po’ per affidarsi a una leva attoriale più consolidata, ma questo ha lasciato un grande vuoto generazionale.
Se prendiamo le tre comedy che abbiamo nominato prima: Modern Family, The Big Bang Theory e Brooklyn Nine-Nine, notiamo come quasi tutti i personaggi principali siano Millennials o più grandi, con la sola eccezione dei figli che però non sono al vero centro della vicenda.

Il genere comedy sembra aver intrapreso una strada lontana dalla gioventù o quantomeno da questa come punto focale. E noi non possiamo fare altro che rammaricarci per quanto questa scelta sia in qualche modo un’occasione sprecata. Gli esempi, in realtà, ci sarebbero in alcuni sporadici casi (basti pensare a Sex Education o Grown-ish, spin-off di Black-ish), ma nessun titolo ha avuto finora la forza di imporsi con numeri associabili a quelli ottenuti dalle migliori serie del genere. Alla generazione attuale servirebbe invece un prodotto comico in cui rispecchiarsi, in cui sentirsi a casa e ridere delle sventure giornaliere per portare un po’ di sole quando serve. Come faceva ad esempio Malcolm in The Middle, altro prodotto familiare ma con protagonista il figlio e non i genitori.

Tra le sopracitate Modern Family ha provato a regalare dei personaggi giovani molto famosi, ma per quanto amiamo Haley, Alex, Luke, Manny, Lily e Joe, si nota come l’interesse maggiore della serie fosse verso le tre coppie di genitori e il loro modo di crescere i pargoli. La risposta non è comunque a portata di mano: creare un prodotto di successo che segua certe regole è difficile, ma vorremmo sbizzarrirci con qualche tentativo.

Proposte molto generiche, ma che rendano l’idea.

Una comedy sulla Generazione Z che vedremmo molto bene sarebbe un prodotto in cui ragazzi appena diplomati ma con poca passione per lo studio inizino a cercare la propria passione lavorativa. Viviamo ormai in un mondo dove il lavoro può essere qualsiasi cosa e un prodotto dai toni leggeri potrebbe portare questo concetto al suo limite con proposte ai limiti dell’insensato. Magari in contrapposizione a quei genitori che vedono ancora ad oggi come unico lavoro degno quello in fabbrica.

O per cambiare completamente tono, qualcosa ancora precedente, ambientato nel periodo del liceo. Una serie tv che punti a raccontare la comunità LGBTQ+ dall’interno con tanta ironia e voglia di far ridere. Non per sminuire l’importanza dei temi ma per sdoganarli anche dietro a una risata per una battuta intelligente e scritta bene. Magari accompagnata da situazioni al limite del cringe come una vecchissima saga cinematografica all’American Pie ci ha insegnato.

L’importante è, però, che sia una comedy. Non deve essere esente da momenti seri o temi spigolosi, sarebbe stupido pensarlo, ma deve aver come base l’idea di far ridere. Esistono rappresentazioni fortissime di questi temi sotto ambiti più seri per la generazione attuale, ma noi crediamo che serva un prodotto comedy che dica alla Generazione Z: “Esisti anche tu!” dando ai suoi membri un senso di appartenenza e unione. L’uomo ha cercato un riflesso davanti a sé, vero, ma in quel riflesso ha sempre voluto vedere una risata. Che fosse una propria smorfia da osservare davanti allo specchio o una persona da far ridere con una battuta, abbiamo scoperto che rendere felici ci rende felici. E di felicità in questa generazione ne servirebbe a dose industriale.

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