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I 10 Personaggi delle Serie Tv che meglio rappresentano oggi la Generazione Z

Generazione Z
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Le Serie Tv, si sa, cercano di raccontare non solo ambienti e contorni fittizi, ma anche qualcosa di reale, di tangibile. L’inclusività in questo senso è uno degli elementi più ricorrenti nei prodotti attuali: le storie che abbiamo di fronte, infatti, si propongono l’obiettivo di raccontarci da diversi punti di vista una storia, consapevoli che solo con l’aiuto di diverse prospettive si possa raggiungere una verità inclusiva per tutti. Proprio a tal proposito, negli ultimi anni, spesso abbiamo avuto a che fare con racconti adolescenziali che – senza remore – sono riusciti a rappresentare i ragazzi di oggi, la cosiddetta Generazione Z. Alcuni personaggi non sono riusciti a convincerci, ma altri ci hanno letteralmente lasciato senza parole grazie alla verità e l’intensità di cui si sono serviti per raccontare l’adolescenza dei nostri giorni. Ognuno di loro rappresenta una realtà che, unendosi con le altre, ci fornisce uno schema reale a 360°. Volete sapere di chi stiamo parlando? Andiamo a vedere, allora!

1) Adam in Sex Education rappresenta quella parte della Generazione Z che ha paura di mostrarsi a se stessa e agli altri

Adam Groff è la vera essenza di Sex Education, e dopo la terza stagione su questo ci sono ben pochi dubbi. Il suo personaggio riesce a rappresentare la Generazione Z soprattutto per via della sua paura di scoprirsi, di mettersi in gioco, di raccontarsi agli altri e a se stesso. Aveva paura di soffrire, e proprio per questo motivo ha cercato di stare alla larga dai suoi sentimenti e da tutto quello che poteva smuoverli ancora di più, ma poi non ha più potuto farne a meno. Cedere è naturale, e anche se le cose non sempre vanno come immagini questo non implica che tu debba vivere dentro una campana di vetro. Ed è così che Adam scopre che la sofferenza non è qualcosa da debellare, ma una condizione a cui nessuno si potrà mai sottrarre. Soltanto con la fine della terza stagione è riuscito a comprendere questo dettaglio importante, e soltanto andando avanti riuscirà a curare le ferite che la sua storia con Eric ha lasciato. Nel frattempo – con i suoi silenzi e con tutte le sue paure – Adam è diventato simbolo di una generazione spaventata dalla sofferenza, dall’amore e da tutto quello che impone di conoscersi fino a scoprire cose di sé che – forse – non si era pronti a sapere.

2) Effy, il personaggio di Skins che ha anticipato la Generazione Z

Skins è un gioiellino già da parecchi anni, ma appare curioso scoprire quanto in realtà la serie abbia anticipato molto di quello che sarebbe successo più tardi nel mondo seriale. Nessun contorno patinato, nessun ritratto felice, solo la verità: ecco cosa è Skins, ecco cosa è il personaggio di Effy. Possiamo tranquillamente affermare che la sua storia sia riuscita a sdoganare molte delle tematiche che riguardavano l’adolescenza evitando di parlare solo d’amore o amicizie. Il personaggio di Effy racconta l’ansia, gli attacchi di panico, il brutto e caotico buio in cui, perdendosi, si può andare a finire. Il concetto di libertà viene finalmente messo in campo grazie a un personaggio che la cerca disperatamente, ma che purtroppo – una volta ottenuta – non sa utilizzare. Perché si, è chiaro che i comportamenti di Effy siano più che opinabili e da non prendere come esempio, ma è altrettanto vero che – prendendo solo l’essenza del personaggio – riusciamo a comprendere quanto, in realtà, Effy abbia sdoganato alcuni degli argomenti tabù riguardanti l’adolescenza, quelli di cui non si parlava perché si nascondevano sotto il tappeto. Nulla di più sbagliato.

3) Alyssa e James di The End of the F***ing World

Alyssa e James rappresentano uno degli aspetti più delicati legati alla Generazione Z, un punto che finalmente è stato sdoganato: la depressione, anche in età giovanile. In modo drammatico, cinico e cupo, i due ragazzi affrontano un viaggio che arriva dove mai avrebbero immaginato. Le loro tristezze, profonde e attaccate a loro come delle sanguisughe, si fondono in un’unica nota restituendogli ciò che il tempo e loro stessi si erano tolti da un po’: la consapevolezza di non essere soli. Era così che si sentivano, ed era così che volevano essere. Ma conoscendosi, contro ogni aspettativa, scoprono di non esserlo più e di non poter più fare a meno di questa condizione. The End of the F***ing World racconta quanto, la nuova generazione, non abbia più paura di essere triste, ma anzi si senta più sicuro in questa condizione perché consapevole che – almeno lì – non ha nulla da perdere. La felicità significa rischiare di perdere qualcosa, ed è da questa paura che Alyssa e James volevano scappare. Ma nessuno può farlo, neanche loro che vogliono sembrare così forti.

4) Maeve, la ragazza della porta accanto di Sex Education

In passato ci hanno sempre parlato della ragazza della porta accanto come di una ragazza acqua e sapone, estremamente timida, taciturna, senza coraggio di esprimersi, insicura. Era un modo di definire uno stereotipo estremamente caricaturale e anche un po’ estremo, ma ormai la festa è finita. Maeve ha totalmente rotto questo principio dimostrando di essere la ragazza della porta accanto nonostante i capelli dal colore rosa, i piercing, il trucco forte e un carattere che non ha mai paura di esporsi. Con la Generazione Z, infatti, molti stereotipi stanno venendo meno: la semplicità ora non risiede più soltanto negli standard imposti dalla società sovra-stante, ma in qualcosa di più profondo. La semplicità di questo personaggio c’è, ed è tangibile ogni volta che si dimostra umano nonostante tutto quello che ha vissuto, nonostante sua madre, nonostante le delusioni di Otis e quelle che lei stessa si dà da sola. Maeve rappresenta la forza, la determinazione, il coraggio, la paura e l’incertezza, il provarci anche se non sai come andrà. Finalmente “la ragazza della porta accanto” non arrossisce e basta ma dimostra tutto quello che ha dentro.

5) Skam Norvegia racconta uno spaccato di quotidianità reale della Generazione Z soprattutto grazie al personaggio di Sana

Chi ha conosciuto la versione originale del nostro Skam Italia – Skam Norvegia – sa benissimo a che cosa ci stiamo riferendo parlando del personaggio di Sana. Ovvio: tutti in un certo modo hanno raccontato la Generazione Z, ma lei lo ha fatto in modo diverso, ancor più profondo di quanto noi potessimo aspettarci. In modo assolutamente naturale, senza trattarlo come un caso di stato, Sana pronuncia un discorso di un’intelligenza e di una delicatezza rara se rapportata a queste cosiddette serie tv adolescenziali. Si lascia andare a dei concetti che raccontano la verità della sua religione, una verità che spesso non viene ascoltata per via dei pregiudizi. Il velo, le regole, il modo di vivere: tutto viene dato per scontato senza mai chiedere a chi vive questa realtà cosa in realtà ne pensi, cosa ci sia dietro e cosa abbia davvero da raccontarci. Sana è felice di portare il velo, sente di appartenere a qualcosa, è orgogliosa ci chi è e non lo nasconde. Lo porta perché la identifica e non si sente limitata in questo, ma ogni volta un commento per la strada la fa sentire inadeguata, nel posto sbagliato del mondo. Altre volte – quando è con un familiare di sesso maschile – si sente in colpa perché tutti quelli che la vedono pensano che suo padre o suo fratello siano fautori di quella scelta. Ed è così che Sana racconta quanto sia doveroso conoscere prima di parlare, quanto sia essenziale per il mondo riuscire ad andare oltre i propri pensieri per capire meglio anche quelli degli altri, anche quelli di chi ci sembra così diverso da noi e invece non lo è.

6) Hannah Baker racconta in Tredici una delle parti più drammatiche della Generazione Z

Tredici, durante la sua prima stagione, ha raccontato una delle storie più drammatiche che potesse raccontare. Hannah Baker non è però solo un’invenzione. Ogni giorno una quantità infinita di adolescenti vengono bullizzati e trattati a pesci in faccia dai propri coetanei. Ogni giorno devono difendersi da una nuova accusa, da un nuovo appellativo, da un nuovo pettegolezzo. Alcuni ce la fanno, sopravvivono alla cosa aspettando che passi o reagendo, ma altri non hanno questa stessa forza, e finiscono per perdersi totalmente. Hannah Baker si è persa, e poi non si è più ritrovata. Non è riuscita a fidarsi di nessuno perché tutti gli ricordavano i fautori dei suoi mali, i colpevoli della sua depressione. Tredici non è passata inosservata mentre, con la sua prima stagione, raccontava la parte malfunzionante di questa Generazione Z, una parte che va combattuta, allontanata, risanata.

7) Rue Bennett, il simbolo di una Serie Tv diventata simbolo della Generazione Z

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Skins, come avevamo detto, aveva anticipato quella che sarebbe poi diventata la Generazione Z, ed Euphoria, invece, si è presa il compito di rappresentarla a tutti gli effetti. In questo senso la protagonista, Rue Bennett, è stata fondamentale. La sua voce racconta il buco nero dall’adolescenza, il labirinto da cui non riesce a uscire, di come abbia sempre considerato il suo cervello difettoso. La guardiamo e nel frattempo pensiamo a quanto folle, poetica, triste e meravigliosa possa essere, e lo stesso fa lei mentre osserva la sua vita che barcolla ma – tutto sommato – non molla. Siamo spesso stati abituati alla figura dell’antieroe, ma alla nostra collezione mancava qualcuno che facesse parte della Generazione Z, ed ecco che arriva Rue. Lei è tutto fuorché un’eroina, fa del male a chiunque, soprattutto a se stessa. Non conosce i limiti e quelli che ha sono proprio quelli che non dovrebbe avere. Purtroppo per alcune cose e per fortuna per altre, Rue diventa a tutti gli effetti uno dei punti saldi della Generazione Z, un punto che – di fronte a una classifica – guadagnerebbe il primo posto.

8) Ludovico Martino in Skam Italia rappresenta un altro delicatissimo spaccato della Generazione Z

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Skam Italia racconta l’adolescenza nel modo più reale possibile concentrandosi anche su tutti quelli che sono i punti quotidiani come scrivere un messaggio, leggere delle conversazioni nei tempi di noia. Niente. Skam Italia non ci risparmia niente. Neanche una storia meravigliosa e delicata come quella di Ludovico, protagonista di un’imperdibile seconda stagione.

Ludovico non lo sa chi è. O forse lo sa, ma non ce la fa dirlo ad alta voce. Ha bisogno che qualcosa lo svegli dal suo sonno, che gli faccia comprendere chi sia davvero. Ed è qui che arriva chi non si sarebbe mai aspettato, ed è qui che scopre che dire ad alta voce la verità sulla sua identità non cambierà assolutamente nulla. Perché questo è un personaggio che cresce ed evolvendosi comprende quanto in realtà sia sempre lo stesso di sempre, non è cambiato. La sua omosessualità non è qualcosa da urlare a squarciagola, qualcosa da annunciare con un comunicato stampa. É una cosa normalissima, punto e basta. In questo senso Skam Italia è riuscita a rappresentare uno spaccato meraviglioso della Generazione Z, una generazione che non utilizza l’omosessualità come un argomento da bar o su cui fare dei trattati filosofici, ma la tratta in modo spontaneo e naturale come è normale che sia.

9) Nadia in Élite rappresenta al meglio la Generazione Z

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Nadia non è soltanto uno dei migliori personaggi di Élite, ma è anche un’altra rappresentazione reale della Generazione Z. Il suo senso della responsabilità, il suo modo di vivere, sospeso tra il voglio ma non posso, è uno dei dilemmi che più la attanaglia durante il corso delle stagioni della serie. In lei riscopriamo il peso delle aspettative, la voglia di non deludere ma il sentore che prima o poi lo faremo con il solo obiettivo di ascoltare anche la nostra voce, e non solo quella degli altri. Nadia ascoltava la voce dei suoi genitori convinta che fosse il metodo giusto per continuare la sua vita come aveva sempre fatto. Ma Nadia evolve, e con lei crescono i suoi genitori. Mentre lei impara a comprendere che non si possa vivere accontentando gli altri, loro comprendono che obbligare qualcuno a essere diverso da ciò che è non è il modo corretto di dimostrarle il loro bene o di indicarle la strada. In questo senso la storia di Nadia non racconta solo il frammento di una Generazione Z che cerca di emanciparsi, ma anche l’incontro tra due mondi, tra due generazioni che in questo momento a volte sembrano stare strette. La sua storia ci spiega che c’è spazio per tutti, nessuno escluso. Per fortuna.

10) Moritz Zimmermann, il protagonista di Come Vendere Droga Online

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Moritz Zimmermann è una frana, lo è praticamente sempre. Non è bravo nei rapporti, il suo carattere spinge via le persone, è emarginato e altamente complesso per chiunque lo frequenti. Insomma, una serie di dettagli che costruiscono un personaggio dalle caratteristiche non troppo lontane da un prototipo X della Generazione Z. Ma Moritz è anche ambizioso, non si accontenta, vuole il successo. Ed è con questo che va oltre l’emarginazione cercando in tutti i modi di dar vita a un sistema complesso che si sviluppa online. La sua ambizione sarà la sua condanna: Moritz è un genio assoluto, ma vende il suo genio al lato oscuro di internet portando la sua vita pian piano alla deriva. Ed è un altro punto interessante legato alla Generazione Z più che a ogni altra generazione: oggi le possibilità su Internet sono sconfinate, sin da quando si è piccoli, ed è un attimo fare la mossa sbagliata e ritrovarsi nei giri peggiori anche senza uscire di casa. Una generazione che necessita di un senso di responsabilità e consapevolezza maggiore rispetto alle precedenti: senso di responsabilità che Moritz non ha avuto, facendosi abbagliare da un mondo effimero e letalmente pericoloso.

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