Le serie tv sovrannaturali alterano la realtà a misura del regista. Ma quando, invece, il protagonista è la realtà stessa siamo presi dalla sua logica al punto che gli elementi sovrannaturali spezzano la narrazione. Alcuni registi usano questo espediente per accelerare una trama, contrastare un’emozione o semplicemente per stupirci. Così cerchiamo di dare un senso a quell’evento sovrannaturale che non sempre ci viene spiegato, ma che ha una sua logica interna nel processo narrativo. Vediamo adesso le scene sovrannaturali più emblematiche di alcune serie tv partendo da quelle più celebri come Grey’s Anatomy per arrivare a serie di nicchia.
1) L’ascensore – Grey’s Anatomy
La puntata Ora o mai più è una di quelle passate alla storia di Grey’s Anatomy. La scena dell’ascensore che vede Easy e George incontrarsi per l’ultima volta ha fatto emozionare mezzo mondo. In questa puntata il sovrannaturale ha un valore strumentale. È la prima volta infatti che Shonda Rhimes decide di eliminare uno dei personaggi principali e lo fa utilizzando l’ascensore come simbolo del limbo tra la vita e la morte. In questo limbo si incontrano proprio i due storici amici entrambi in fin di vita. Easy indossa il vestito rosa con cui aveva detto addio a Danny, George invece indossa la divisa militare simbolo del suo gesto eroico (salvare una ragazza da un autobus) il tutto accompagnato dalle emozionanti note di Off I Go di Greg Laswell. La dimensione ultraterrena è una scelta stilistica adottata per proporre un cambiamento nella struttura dell’intera serie, è in sintesi un modo per farci elaborare la dipartita di un personaggio molto amato.
2) La strega – Dawson’s Creek
Nella puntata L’isola delle streghe Dawson e i suoi amici si recano a Witch Island per una ricerca storica sul processo alle streghe di Salem. In Dawson’s Creek c’è sempre una puntata horror, ma stavolta gli elementi sovrannaturali sono verosimili. Quando il gruppo rimane chiuso nella chiesa sentono il suono della campana (che non esiste) e il rumore delle urla o delle fiaccolate lanciate (nel passato storico) sui vetri. Quando poi riescono a scappare si lasciano dietro la figura di una giovane coppia che sembra li stia guardando dal regno dei morti. Sarà la strega di cui si parla nella leggenda dell’isola che si è ricongiunta al suo amato dopo esser stata uccisa? Il dubbio sulla realtà di questo fatto sorge sia ai protagonisti della serie che a noi spettatori. Ma forse l’intento è proprio quello di intrattenerci con qualcosa di diverso, è sicuramente un tentativo ludico e non funzionale come quello di Grey’s Anatomy.
3) Il triangolo delle bermuda – How I Met Your Mother
How I Met Your Mother è la serie tv che ci ha fatto affezionare ai suoi personaggi principali – proprio come Grey’s anatomy – in senso familiare. L’impronta della serie è l’uso di metafore ingegnose, una di queste è il Triangolo delle bermuda, il marciapiede sotto casa di Ted Mosby rivestito di una connotazione sovrannaturale. Il triangolo è la metafora di una fase della vita in cui ci si libera – inevitabilmente – del vecchio per fare spazio al nuovo. La scena migliore è quando Marshall e Lily decidono di liberarsi di un puff malandato (per partire in Italia) portandolo nel famoso marciapie. Ma Ted preso dalla nostalgia si siede sopra il puff perché non venga inghiottito, lui si rispecchia nel puff stesso. Alla fine il protagonista accetterà una nuova lezione di vita (qui la scena tagliata che avrebbe spiegato il finale), ovvero che il passato in quanto tale deve essere lasciato andare. È così che Ted si alza dal puff e un attimo dopo il triangolo delle bermuda lo fa sparire senza mostrarci come e dove; è la metafora perfetta del tempo che non possiamo vedere, ma solo vivere.
4) Il fratello morto – Bloodline
A volte sai che sta per succedere qualcosa, lo senti nell’aria e non riesci a dormire (….) mi sentivo così quando mio fratello è tornato a casa
A differenza di Grey’s Anatomy Bloodline è il simbolo della realtà nuda e cruda e la assapori nelle sue forme più tangibili: violenza, inganno, tradimenti e assassinio. Il fulcro di tutto questo sono i Rayburn, una famiglia che si regge sulla solidità delle menzogne. La serie ci mostra una realtà complessa fatta di sabbia e acqua, di terra e tempesta e noi possiamo quasi percepirne l’odore. In questo contesto il sovrannaturale non filtra la realtà e nemmeno la cambia, semplicemente la amplifica per mostrarci a occhi nudi il marcio del mondo. Danny Rayburn (ucciso dal fratello) ritorna nella mente di John e si può pensare che sia un fantasma o una visione del subconscio pentito di John. Ma questo ritorno non ha valore spirituale o di riscatto perché è solo un monito, una lente di ingrandimento su una realtà contorta che il regista decide sapientemente di mostrarci in tutta la sua verità .
5) L’astronave aliena – Fargo
Fargo è la serie tv ispirata al film omonimo dei Fratelli Cohen, un capolavoro che nasconde nella neve la precarietà esistenziale dell’uomo. La seconda stagione si basa sullo scontro tra una classica famiglia mafiosa e un’organizzazione criminale. In mezzo a questi scontri ci sono lo sceriffo Lou Solverson e i coniugi Peggy e Ed Blumquist. Lou e la giovane coppia si trovano metaforicamente in mezzo tra il bene e il male. E’ in questo scenario che si intromette l’evento sovrannaturale. La scena è suggestiva, una navicella spaziale arriva sul luogo per qualche secondo illuminando lo spettatore sorpreso. Avviene sia nella prima puntata che nella penultima e per quanto l’astronave spezzi la narrazione si adatta perfettamente al contesto di leggende autoctone di Luvern. I luoghi suggestivi del Minnesota, le tavole calde anni 70 e lo stile vintage ci ricordano tanto Roswell e la navicella non è che la ciliegina sulla torta. Il sovrannaturale segue quindi una logica interna alla cultura dei personaggi.
6) La spirale di nuvole – True Detective
True Detective è una serie crime che entra nella mente del detective e dell’assassino. Questa duplice prospettiva ci regala uno scenario dalle sfumature noir e psicologiche. Il protagonista Rust Cohle ha delle visioni per via della tossicodipendenza. Ma questa linea sottile tra realtà e stato mentale fa parte della logica narrativa; le visioni non sono altro che il sintomo di un processo chimico. Ma alla fine della prima stagione la parola Carcosa (il nome della puntata) riecheggia qualcosa di primitivo proprio come il serial killer scovato dai due detective. Errol Childress si è costruito un altare di rami e ossa umane e quando Rust trova questo posto ha una visione: una spirale di nubi. Il simbolo che vede Rustin è il tribale disegnato sul corpo della giovane Dora Lange, è il marchio della setta che cercano i due protagonisti. Rust in questo istante non ha assunto droghe perciò la sua visione ci dà una narrazione diversa dalle alterazioni chimiche. È più un messaggio, una soluzione finale che serve al detective per concludere il caso e anche per finire questo tragico capitolo della sua vita.