Il nome Groenlandia vi dice niente? Con ogni probabilità, no. Tuttavia, ne sentirete parlare parecchio nei prossimi anni.
Groenlandia, infatti, è il nome di una casa di produzione cinematografica indipendente, fondata nel 2014 da due tra i più importanti registi italiani in circolazione: Sydney Sibilia e Matteo Rovere. Perché tiriamo fuori questa storia? Perché Groenlandia, in questo momento, è ovunque. Ovunque, anche sui vostri schermi. Soprattutto nelle ultime settimane, caratterizzate dal successo fragoroso di tre serie tv italiane che hanno conquistato un pubblico importantissimo. I titoli in questione sono Hanno ucciso l’Uomo Ragno, successone Sky che ha raccolto in un suggestivo biopic la storia degli 883, Qui non è Hollywood, true crime che ha ricostruito le vicende che hanno portato all’uccisione di Sarah Scazzi, e La Legge di Lidia Poet, seconda stagione di una serie italiana che ha conquistato la top ten mondiale di Netflix.
Ne avete sentito parlare? A meno che non viviate su Marte, è più che probabile. Avete visto almeno una delle tre, nell’ultimo periodo? Altrettanto probabile: le tre serie tv (le prime due, in particolare) hanno goduto di un grandissimo richiamo e stanno mettendo in fila dei numeri importantissimi. Importantissimi, e per molti versi inediti. Numeri che combinati a quelli di altri titoli che evocheremo nelle prossime righe segnano una definizione giustificata: il 2024 è l’anno delle serie tv italiane, come non mai. Lo è sul piano dei numeri, e lo è ancora di più sul piano qualitativo: le serie tv italiane, dopo anni di staticità e di una certa autoreferenzialità che aveva impedito al movimento di crescere concretamente, stanno vivendo una vera e propria golden age.
Con un filo conduttore: le tre serie tv citate, infatti, sono state prodotte da Groenlandia.
Sembra complesso e anche un po’ pretestuoso individuare un legame concreto tra le tre serie tv, al di là dell’origine comune. In realtà, però, non è così. A prescindere dai temi trattati, dai generi e dalle storie raccontate, la matrice di Groenlandia si riscontra nella volontà palese di far fare un salto di qualità alla serialità italiana. Una serialità bistrattata ben oltre i suoi demeriti, a dirla tutta. Innegabilmente, però, ancorata in gran parte dei casi a logiche narrative ed espressive piuttosto statiche (in buona parte dei casi, almeno).
Le eccezioni non mancano (e lo straordinario percorso portato avanti da Sky negli ultimi quindici anni lo dimostra) e sarebbe sufficiente evocare il successo mondiale de L’Amica Geniale per trovare elementi evolutivi anche in altri lidi (per non parlare della seconda stagione di The Bad Guy). Groenlandia, tuttavia, sembra aver intrapreso una strada alternativa che potrebbe segnare il movimento nella sua interezza.
Pur fermandoci solo ad Hanno ucciso l’Uomo Ragno, Qui non è Hollywood e La Legge di Lidia Poet, si riscontra la tendenza all’internazionalizzazione delle serie tv italiane di maggior rilievo.
Un’internazionalizzazione che affonda le basi sul coinvolgimento di autori e registi coraggiosi e audaci (gli stessi Rovere e Sybilia, ma anche Pippo Mezzapesa e molti altri), creativi e svincolati dai dettami di una certa narrativa televisiva. Internazionalizzazione sì, ma di matrice italiana. Si scongiura, così, il rischio di essere pigramente esterofili e di slegare i prodotti seriali del nostro Paese da quella che è la nostra storia, evitando di creare degli ibridi senza capo né coda. Prodotti identitari, figli della nostra tradizione ma con un respiro differente rispetto al passato.
Il percorso di Groenlandia, allora, si rivolge al mercato interno, senza precludersi la possibilità di esportare temi e storie che possono incontrare l’interesse di una platea globale.
Che si parli di un biopic brillante, un giallo sui generis o un true crime, la casa di produzione mette la firma su serie tv che beneficiano della solida distribuzione di network del calibro di Netflix, Disney+ o Sky, valorizzando la vocazione ambiziosa di un movimento destinato a crescere nei prossimi anni. Un movimento che auspichiamo possa trascinare la serialità nazionale nella sua globalità, senza più confinare i casi virtuosi a eccezioni di livello.
Si può fare? Sì, e si sta già facendo. Oltre alle tre serie tv citate, il 2024 d’oro di Groenlandia si completa coi successi altrettanto rilevanti di Antonia e di No Activity, comedy rilasciate da Prime Video nei mesi scorsi, e soprattutto di Supersex, eclettico biopic Netflix incentrato sulla figura di Rocco Siffredi. Non si parla di successi isolati, in sostanza. Ma del risultato fisiologico di un attento percorso di crescita portato avanti negli ultimi dieci anni, in tv e al cinema.
Un percorso che ha dato vita ad altre serie tv e film rilevanti nell’ultimo lustro, spesso firmati dagli stessi Rovere e Sybilia. Dall’acclamata saga di Smetto quando voglio al bellissimo Mixed by Erry, passando per L’incredibile storia dell’Isola delle Rose, Romulus e molti altri titoli, il talento vivido dei due autori ha portato in alto il nome Groenlandia sul grande e sul piccolo schermo.
Non è tutto, perché l’ottimo lavoro dei due è in qualche modo la punta dell’iceberg di un progetto dall’ampia visione. Groenlandia, unitasi dal 2014 con la Ascent Film di Andrea Paris e di proprietà dell’influente gruppo Banijay dal 2022, sta dando spazio a tanti altri registi emergenti che hanno tutto per ridefinire i canoni e i confini di un movimento che necessitava di un rinnovamento stratificato. I risultati sono evidenti e stanno premiando la programmazione attenta della casa di produzione.
Se da un lato il 2024 è uno spartiacque che rappresenta la definitiva esplosione, il 2025 si prospetta altrettanto ambizioso sul piccolo schermo.
Hanno ucciso l’Uomo Ragno, serie evento di questo autunno, continuerà con una seconda stagione e ha tutto per replicare il trionfo degli ultimi mesi. Allo stesso modo, gli ottimi numeri de La Legge di Lidia Poet su Netflix lasciano intravedere la possibilità di un terzo atto. Numerosi i titoli nuovi in arrivo: Matteo Rovere è al lavoro sulla serie tv Maschi veri, remake per Netflix della spagnola Machos Alfa che avrà tra i protagonisti attori del calibro di Maurizio Lastrico, Pietro Sermonti, Matteo Martari e Francesco Montanari, e sul film Il sergente nella neve, adattamento cinematografico del celebre romanzo di Mario Rigoni Stern.
Sono in via di sviluppo, inoltre, i film Adriatica (Greta Scarano), Clara e la Bestia (Francesco Agostini) e Performance (Lucio Pellegrini). Ascent Film, invece, ha lanciato di recente La coda del diavolo (Domenico Emanuele De Feudis) e Gli ultimi giorni di Maria Antonietta (Gianluca Jodice). In via di sviluppo il film Mammut di Carlo Lavagna.
Insomma, una programmazione importante. Una programmazione che potrebbe garantire a Groenlandia un’ulteriore crescita nell’anno in arrivo. Il boom del 2024, d’altronde, ha dato una spinta decisiva al progetto con utili da record. Merito di una casa di produzione giovane e dinamica, e della capacità di credere nei talenti emergenti. Quando si parla di Italia, tutto ciò non è mai scontato: il pubblico, però, sembra essere dalla loro parte. Che golden age sia, allora: la serialità e la cinematografia italiana avevano bisogno di questa audacia.
Antonio Casu