I sentimenti visti secondo l’ottica di Hannibal Lecter prendono tutta un’altra piega. Finiscono in una dimensione cupa, vertiginosa. Dall’antipasto al dessert, ogni portata ha una sua raffinata eleganza, così come ogni episodio ci riporta indietro ai nostri più naturali istinti. Non c’è un io predefinito, non c’è un’unica personalità a guidarci, ma sono i nostri bisogni e le nostre pulsioni a renderci umani.
Hannibal fa parte di quella categoria di serie tv elitarie che espongono aspetti non convenzionali. Riporta gli spettatori a chiedersi quanto la società abbia plasmato il nostro essere stabilendo norme e tabù che è strano vedere analizzate e sviscerate così a fondo. L’intera serie, durata 3 stagioni, gira vorticosamente intorno al suo personaggio, carismatico e inquietante ed al rapporto che instaura con Will Graham.
In un lento valzer questi due personaggi danzano sulla loro stessa follia, inciampando spesso nelle vite degli altri, della gente comune, di coloro che sono lontani da quella realtà. Dottore e paziente, trovano conforto e mutano condizionandosi a vicenda.
L’amore visto dal punto di vista del nostro psichiatra preferito è a dir poco lontano dal tradizionale. Hannibal ci ha insegnato che voler mangiare una persona non sempre è sintomo di odio, anche se la prospettiva di essere divorati dal proprio partner non rientra totalmente nei nostri obiettivi di coppia. Ma si tratta di un amore intenso, poetico. Nonostante le efferatezze e l’agghiacciante realtà affrontata da Hannibal, l’amore è in un certo senso la linea guida che ci proietta nel suo intimo e che collega ogni suo istante ed ogni suo scopo. Questo rappresenta il significato implicito della frase
‘voglio che tu sappia esattamente dove sono… e dove potrai trovarmi sempre’
pronunciata da Hannibal a Will prima di essere arrestato.
Nonostante la presenza di una dimensione irreale e platonica, la naturalezza con cui sono trattati i temi è disarmante. I vasti riferimenti a William Blake ci consentono una visione drammatica ma consapevole. La serie segue una linea logica perfetta che lega purgatorio e inferno lasciando immaginare il paradiso come assurdo, inesistente. Ogni personaggio infatti, dà vita a demoni e proiezioni di se stessi, evolve diventando ogni volta più fragile e dipendente dalle proprie sofferenze.
Hannibal è una serie da tutto o niente. E’ una serie che va guardata dopo la digestione e che non ha nulla di pretenzioso. E’ una serie destinata agli amanti del thriller psicologico. E’ una serie terrificante che ci permette di vedere le cose da una diversa prospettiva. Insomma, è una serie che fa paura e nello stesso tempo offre la possibilità di sorridere alle battute del signor Lecter. E’ strano, sogghignare dinanzi a frasi di un pluriomicida cannibale, ma è la nostra natura. E Hannibal è questo, un tuffo nel vuoto nella nostra natura. Siamo indissolubilmente legati a Lui.
‘Non puoi vivere con lui ma non puoi vivere senza di lui’
Inoltre bisogna concentrarsi anche su aspetti tecnici che hanno contribuito a rendere questa una delle serie, a mio parere, meglio gestite degli ultimi anni. Le inquadrature, l’utilizzo delle telecamere è divino. Si riesce a prestare attenzione ad un personaggio riuscendo a percepire il suo stato d’animo e scivolando insieme a lui nell’oblio. La scenografia e lo stile vengono trattati come elementi di un quadro che ha al suo interno differenti stili, mischiati insieme con lo scopo di voler raggiungere la perfezione. Emozioni astratte e mondi surreali sono dipinti su quella tela che costituisce il mondo fittizio, quello che siamo abituati a vivere. Come in un’opera cubista vediamo frammenti tagliati dalle vite dei personaggi rimessi insieme senza un preciso ordine per formare la realtà. Sebbene manchi questa idea di ordine, si ha una precisa cognizione del generale avendo sempre a disposizione gli scopi delle figure di questo quadro. Si è onniscienti, ma sempre soggetti ad aggiungere nuovi frammenti. La regia merita attenzione e complimenti anche per quanto riguarda la sigla iniziale, che ci indirizza nell‘universo Hannibal in maniera lenta e graduale, come un invito ad abbandonarci a Lui.
Sarebbe ingiusto non spendere qualche parola anche per l’interprete. Mads Mikkelsen si porta dietro un seguito non indifferente. E’ perfetto per quel ruolo e non poteva essere altrimenti. Ci manca tutt’oggi la sua espressione soddisfatta dopo aver rifilato ai suoi ignari ospiti carne umana.
La sua noncuranza nei confronti delle situazioni delicate ed il suo proverbiale ghigno ci hanno fatto compagnia per molto tempo. Per non parlare delle reti che tesse per far intersecare le vite di tutti sottomettendo e annientando la normalità che per principio non può esistere.
Il finale della terza stagione è una delle scene più struggenti e perfette. E’ la fine e ce ne rendiamo conto. Dopo un’epica battaglia contro l’ultimo nemico, contro la proiezione del loro Es, non c’è più nulla, a questo punto sono rimasti solo in due, gli stessi due attori che hanno dato spettacolo sul palcoscenico delle tre stagioni. Non ci sono più ostacoli, Will ed il suo demone non possono far altro che congiungersi e finire insieme. Perché è questo quello che Hannibal ha sempre voluto, un finale degno per entrambi…
‘Questo è ciò che avevo sempre voluto per te, Will… per entrambi noi’.
Un particolare e caloroso ringraziamento a Hannibal-Serie Tv Italia!