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7 curiosità su 7 delle migliori Serie Tv degli anni Settanta

Gli anni Settanta, che decennio complesso e straordinario. Guardando indietro con gli occhi di oggi, possiamo individuare in quegli anni un’età di forte transizione, contrassegnata da grandissime spinte, spesso anche opposte tra loro, che hanno disegnato un complesso quadro di idee, pensieri e convinzioni di cui, come spesso accade, la televisione ne è un grande vettore. Negli anni ’70 quasi tutti ormai possedevano quella scatolina magica nelle proprie case e l’intrattenimento televisivo era diventato una realtà consolidata, tanto da portare a una prima sperimentazione sui generi e a fortissime novità. La complessità del quadro si evince dalla compresenza di serie diverse come Happy Days e Charlie’s Angels, produzioni capaci di riportare a immaginari diversi, ma comunque presenti nella società americana, ma anche in quella europea.

Anche per la televisione italiana gli anni Settanta sono molto importanti, perché prefigurano un progresso tecnico e narrativo non indifferente, incarnato soprattutto da Sandokan, vera e propria pietra miliare della produzione nostrana che, insieme a una manciata di altri titoli, ha letteralmente rivoluzionato i formati narrativi. Proiettiamoci, dunque, in questo decennio ricco di fermento andando a scoprire 7 curiosità su altrettante serie che, in quegli anni, hanno dominato la scena televisiva.

1. Le curiosità sulle serie anni Settanta: l’episodio pilota di Happy Days

baby star
Happy Days (640×360)

Parlando delle migliori serie tv anni Settanta è impossibile non partire da Happy Days, un vero e proprio fenomeno cult, che rispecchia in pieno quel clima di idee diverse di cui si parlava in apertura. Gli anni ’70 sono un decennio particolare, specialmente in America, segnato dalle conseguenze del ’68 che creano un clima di forte polarismo: da una parte il progresso, la reazione all’ordine costituito, dall’altra una spinta conservatrice volta a ripristinare valori precedenti a grandi traumi come il Vietnam. Nel pieno spirito di questa seconda matrice di pensiero, si diffuse una vera e propria mania per gli anni ’50, capace di trovare sfogo proprio in Happy Days.

Eppure, c’è stato il rischio concreto di non vedere mai la celebre famiglia Cunningham e le sue avventure. Inizialmente, infatti, l’episodio pilota di Happy Days venne scartato e riciclato come un episodio della serie Love, American Style, che riuniva moltissime puntate pilota bocciate. Tuttavia, la serie fu recuperata dopo lo straordinario successo ottenuto, nel 1973, dal film di George Lucas American Graffiti, basato proprio sul mito degli anni ’50. Quella forte ondata di revival per quegli anni portò alla realizzazione di Happy Days e alla plasmazione del mito che oggi conosciamo e amiamo.

2. Le curiosità sulle serie anni Settanta: un Charlie’s Angels decisamente diverso

Charlie’s Angels (640×340)

Il confronto tra Happy Days e Charlie’s Angels esprime alla perfezione il complesso quadro che caratterizza gli anni Settanta. Da una parte, come dicevamo, la tradizione, i confortevoli anni ’50 idealizzati e trasognati. Dall’altra, invece, il progresso, tre donne capaci di combattere il crimine e di mostrare tutta la loro forza. Oggi lo scenario non sembra sicuramente granché innovativo, ma al tempo l’idea era abbastanza audace, tanto che la produzione, prima di partire, dovette affrontare diverse fasi d’indecisione.

Il Charlie’s Angels che conosciamo è, infatti, un prodotto limato e attenuato, considerando che inizialmente la serie sarebbe dovuta chiamarsi The Alley Cats, e le tre protagoniste, “gatte” invece che “angeli”, avrebbero dovuto vestire fruste e catene. Questa raffigurazione fu considerata decisamente esagerata, e sicuramente lo era per gli standard dell’epoca, e così Charlie’s Angels potè vedere la luce solo con un deciso ammorbidimento della sua rappresentazione. Alla fine, la serie di ABC si rivelò comunque fortemente innovativa, ottenendo un successo incredibile e mostrando una nuova via per la serialità televisiva. Ad oggi, Charlie’s Angels rimane un modello ancora estremamente vivo e una testimonianza della volontà di progresso che ha contraddistinto la produzione negli anni Settanta.

3. Happy Days e le curiosità sulle serie anni Settanta: l’auto di Starsky & Hutch

Happy Days
La celebre Ford Gran Torino di Starsky & Hutch

Se Happy Days e Charlie’s Angels mostrano due anime diverse degli anni Settanta, Starsky & Hutch si pone, tutto sommato, come una via di mezzo e in ciò sta probabilmente il grandissimo successo che ha ottenuto. La serie, prodotta da ABC dal 1975 al 1979, è entrata a pieno nell’immaginario collettivo di tutto il mondo, restituendo tantissimi elementi iconici e creando un’eredità importante a corredo della narrazione seriale.

Uno dei simboli di Starsky & Hutch è sicuramente la celebre Ford Gran Torino guidata da Starsky nella serie, un’auto divenuta un vero e proprio simbolo degli anni Settanta e una delle vetture più famose della storia della televisione. La risonanza di quella macchina fu tale che la Ford, nel 1976, poco più di un anno dopo l’esordio della serie, realizzò un’edizione in tiratura limitata a mille esemplari della celebre Gran Torino “Zebra 3”, che divenne immediatamente un modello da collezione e leggendario. L’auto di Starsky è diventata essa stessa un celebre personaggio della serie, apparendo anche fuori dalla produzione ABC come protagonista di altre serie tv o di pubblicità. Lo straordinario successo della Ford Gran Torino di Starsky & Hutch è la testimonianza dell’affermazione del consumismo televisivo in quegli anni, tendenza che sarebbe letteralmente esplosa nel decennio successivo.

4. Le curiosità sulle serie anni Settanta: la colonna sonora di Sandokan

Happy Days
Sandokan (640×340)

Finora abbiamo parlato della serialità americana, che è sempre stata la massima espressione e tendenza dominante in tutto il mondo, ma gli anni Settanta sono un decennio decisivo pure per l’Italia e per la sua televisione. Anche da noi la storia si fa sentire con forza, siamo nel pieno degli anni di piombo e la tensione pervade le strade di tutto il Paese. Il mondo cambia e con esso anche la televisione, che ha un esagerato bisogno di aggiornarsi per riuscire ad arrivare ai più giovani, già distanti da un impianto narrativo e comunicativo classico.

Sandokan, in tal senso, è una serie esemplare, un successo pazzesco che segna l’inaugurazione della coproduzione internazionale per la Rai e l’introduzione, grazie proprio a queste spinte dall’estero, di stilemi narrativi nuovi e più attuali, che riscuotono parecchi consensi tra i giovani. Sandokan si rivela un enorme successo e la cifra del risultato raggiunto è data dalla sua colonna sonora, composta dal gruppo degli Oliver Onions. Le musiche di Sandokan furono pubblicare con un 45 giri che riuscì addirittura a raggiungere la vetta della classifica dei dischi più venduti nel marzo 1976, riuscendo a rimanere in top ten fino a giugno. Una fotografia estremamente vivida dello straordinario successo di Sandokan.

5. Happy Days e le curiosità sulle serie anni Settanta: Spazio 1999 e Ufo

Happy Days
Spazio 1999 (640×340)

Gli anni Settanta sono stati un secolo di progresso non solo nel campo delle idee, ma anche e soprattutto in quello tecnico. Il cinema ha fatto passi da gigante in quegli anni e pure la televisione ha goduto di nuove frontiere realizzative, dando maggiore espressione anche a generi che richiedono un lavoro decisamente più tecnico come la fantascienza. In tal senso, Spazio 1999 è una vera e propria perla del genere.

Andata in onda per due stagioni dal 1975 al 1977, la serie britannica costituisce un modello importantissimo per la produzione fantascientifica e, al tempo della sua realizzazione, si è affermata come la serie più costosa mai realizzata dalla televisione britannica. Insomma, una produzione enorme, che inizialmente doveva fungere da sequel della serie tv Ufo, prodotta dallo stessa ideatore di Spazio 1999, Gerry Anderson, e andata in onda dal 1969 al 1970. Forse, realizzando di avere tra le mani una produzione davvero importante, arrivò la decisione di scindere Spazio 1999 da Ufo, ma nelle intenzioni originarie le due serie dovevano essere strettamente connesse.

6. Le curiosità sulle serie anni Settanta: l’highlander de Il mio amico Arnold

Il mio amico Arnold (640×360)

In coda agli anni ’70 troviamo Diff’rent Strokes, nota in Italia col titolo Il mio amico Arnold, una delle sitcom più famose di tutti i tempi, che dagli anni Settanta in cui è nata è poi confluita negli anni Ottanta, andando avanti per ben 8 stagioni e 189 episodi. Una serie molto lunga, che ha messo in mostra diverse stelle come quella di Gary Coleman, ma curiosamente c’è solo un attore che ha preso parte a tutte le 189 puntate de Il mio amico Arnold.

Si tratta di Conrad Bain, il grande highlander della serie, volto onnipresente della produzione NBC. Conrad Bain interpretava Philip Drummond, padre adottivo di Arnold e Willis, e la sua carriera è strettamente legata a questo ruolo. Prima de Il mio amico Arnold, Bain era apparso in una manciata di film e aveva recitato nella serie tv Maude, poi dopo quella serie non è riuscito più a replicare un successo del genere, ma sicuramente il personaggio di Philip Drummond gli vale comunque un posto nella storia delle serie tv.

7. Happy Days e le curiosità sulle serie anni Settanta: le gemelle de La casa nella prateria

Happy Days
Lindsay e Sidney Greenbush ne La casa nella prateria (640×340)

Arriviamo, dunque, alla fine di questo viaggio tra le curiosità delle serie cult degli anni Settanta con un altro prodotto indimenticabile come La casa nella prateria. Anche questa produzione, come molte altre di cui abbiamo parlato da Happy Days a Charlie’s Angels, è una perfetta rappresentazione delle diverse anime degli anni Settanta, visto che, nonostante l’ambientazione passata, non mancano temi molto attuali e calzanti come le dipendenze, l’adozione e il razzismo. Anche qui, quindi, siamo davanti a una serie epocale, capace di condensare un intero decennio e di rimanere impressa nella storia della televisione.

Una delle curiosità de La casa nella prateria riguarda il personaggio di Carrie Ingalls, sorella minore di Laura, i cui libri hanno ispirato la realizzazione della serie. Per interpretare, infatti, la piccola Carrie vi fu bisogno di ben due attrici, Lindsay e Sidney Greenbush, ma nessuno, o quasi, si accorse della cosa perché le due erano gemelle. Questo stratagemma serviva ad adempiere alle norme sul lavoro minorile, che vietavano di far lavorare per un lungo lasso di tempo i minori, così per interpretare Carrie le due sorelle si alternavano ed erano talmente somiglianti che la differenza è davvero impossibile da notare.