Le serie tv ci hanno spesso abituati a un senso di generale coralità , che vede al suo centro un intreccio di relazioni e lo sviluppo di una complessa rete di personaggi, interazioni e dialoghi serrati. Recentemente abbiamo avuto modo di apprezzare serie dai cast principali sempre più ampi (basta pensare a Game of Thrones o a Dark, o persino a una serie all’apparenza intimista come The Handmaid’s Tale), prodotti che riescono a fare delle interazioni tra i personaggi il loro punto di forza. Eppure vi sono alcuni rarissimi casi in cui la serialità si rifugia proprio verso la tendenza opposta, in cui per dimostrare la validità di un prodotto e dare una svolta alla narrazione si producono episodi che riducono al minimo il loro cast, nonché gli spazi e a volte persino le parole. Lo hanno fatto alcune delle migliori serie di tutti i tempi di ogni genere, da Breaking Bad a Parks and Recreation, da Doctor Who fino a Bojack Horseman. Vi sono però alcune serie tv che hanno deciso non soltanto di ridimensionare tutto il circo che circonda un episodio televisivo, ma di eliminarlo quasi completamente, non lasciando altro che un solo attore davanti alla macchina da presa, un singolo interprete che con la sua performance deve cercare di riempire il vuoto lasciato da tutto ciò che manca. E credeteci, in questi 5 casi ci sono riusciti senza farci rimpiangere nemmeno per un secondo tutto quello che avrebbe potuto far loro da sfondo (anche perché se c’è in scena Helen Mirren, davvero potremmo avere occhi per qualsiasi altro dettaglio?).
Attenzione: contiene spoiler su Doctor Who, Bojack Horseman.
1) Helen Mirren (Solos)
L’idea che sta alla base di Solos, miniserie antologica prodotta da Amazon Prime Video, è che non vi sia nulla di più angosciante, straniante e necessario che restare da soli con se stessi. Ambientata in un futuro che tuttavia è riflesso del presente, Solos si compone di sette puntate che altro non sono se non sette monologhi interpretati da alcuni degli attori più noti della contemporaneità , tra cui non possiamo non citare Anne Hathaway, Morgan Freeman e Anthony Mackie, ma soprattutto la sempre impeccabile Helen Mirren.
Protagonista della terza puntata di Solos, Helen Mirren interpreta Peg, che nel suo viaggio verso i confini dell’universo rievoca una vita di occasioni mancate e rimpianti, in un monologo che sfocia nel dolore della consapevolezza e dell’impossibilità di tornare indietro, di compiere scelte differenti, di mettersi finalmente al primo posto. Mirren è completamente sola mentre ci mostra l’universalità del rimpianto di Peg, trascinandoci a fondo in un vortice di pensieri e paure che ci toccano nel profondo dell’anima, eppure nel suo essere l’unica in scena riempi ogni spazio, ogni dubbio, fino a circondarci completamente con la sua presenza.
2) Peter Capaldi (Doctor Who)
Nell’undicesima puntata della nona stagione di Doctor Who, intitolata Heaven Sent, Peter Capaldi dà vita a un monologo complesso e fortemente teatrale. Il Dottore, straziato dalla morte che gli appare senza senso della sua compagna Clara, si abbandona a un flusso di parole che non trova nessuno ad ascoltarlo se non il fantasma di Clara che prende vita nella sua mente, quasi a dimenticarsi dell’assenza ormai definitiva della donna. Ecco che il monologo del dottore mette a nudo le sue bugie e le sue paure, ne evidenzia i dubbi laceranti che fino ad allora non era pronto ad ammettere a se stesso lo stessero divorando. L’interpretazione di Capaldi è perfetta, coinvolgente e straniante, mentre la regia cupa e le musiche soffocanti contribuiscono a fare di Heaven Sent un episodio unico, un progetto ambizioso che non poteva che nascere dalla mente senza confini e dalla penna sapiente di Steven Moffat.
Non stupisce allora che la puntata in questione abbia un punteggio su IMDb pari a 9.6/10 su oltre 10.000 valutazioni, un risultato straordinario che la incorona come una delle punte più alte non soltanto di Doctor Who, ma della serialità contemporanea in assoluto.
3) Will Arnett (Bojack Horseman)
Se è vero che Bojack Horseman è una serie animata, nessuno oserebbe obiettare che coloro che hanno dato vita ai personaggi con le loro voci non siano attori di primissimo livello. In un cast che comprende nomi di grandissimo rilievo nel mondo della serialità come Aaron Paul, Patton Oswald e Alison Brie, nessuno spicca tanto quanto il protagonista assoluto Will Arnett, la cui interpretazione di Bojack è straordinaria, sfaccettata, struggente. E non esiste alcun episodio capace di mostrare al meglio le doti di Arnett se non Free Churro, la sesta puntata della quinta stagione (una delle più strazianti dell’intera serie, insieme a queste).
Interamente ambientato durante il funerale della madre di Bojack Horseman, Free Churro si compone di un unico lunghissimo monologo, un’elegia funebre che indaga il rapporto tra madre e figlio, un flusso di pensieri libero e doloroso caratterizzato dalla realizzazione degli abusi e della mancanza di comunicazione che definisce il rapporto tra il cavallo e sua madre. Una puntata splendida che non sarebbe tale se non fosse per il talento puro di Arnett, che ci commuove con una delle sue migliori interpretazioni in carriera.
4) Richard Wilson
Protagonista indiscusso della sitcom britannica One Foot in the Grave, andata in onda per sei stagioni tra il 1990 e il 2000, è Richard Wilson nei panni di Victor Meldrew, uomo che si ritrova costantemente in situazioni tragicomiche e sfortunate da cui fuoriesce sempre sconfitto. Durante il quinto episodio della quarta stagione The Trial, Richard Wilson dà prova delle sue incredibili doti di attore comico recitando completamente da solo per l’intero episodio, che vede Victor chiuso in casa in attesa di essere chiamato a svolgere i suoi doveri di giurato durante un processo. L’attesa si trasforma allora in un’occasione per riflettere sugli eventi della propria vita e sulle piccole sfortune dell’esistenza, mentre Victor intraprende discussioni con Dio e con se stesso, si autodiagnostica malattie mortali aprendo manuali di medicina e si lamenta costantemente della pioggia che gli impedisce di fare quanto meno un po’ di giardinaggio per distrarsi. Un episodio che vede allora al centro l’ordinaria esperienza quotidiana e il rapporto inevitabile che ognuno deve instaurare con se stesso nei momenti di solitudine, evidenziando tutti i risvolti assurdi eppure quasi banali che affollano la nostra ordinaria esistenza.
5) Mickey Rooney
Se si escludono Helen Mirren e gli altri protagonisti di Solos, gli attori che hanno recitato in un episodio completamente soli sono talmente pochi che dobbiamo risalire a una serie del 1959 come “The Twilight Zone” per trovarne un altro.
In The Last Night of a Jockey, quinto episodio della quinta e ultima stagione di quella che in Italia è nota come Ai confini della realtà , vediamo Mick Rooney interpretare il fantino Michael Grady, devastato dopo aver appreso di essere stato bandito per sempre dal mondo delle corse per un’accusa di doping. La puntata è interamente incentrata sulla tormentata ultima notte di Grady, che sfoga la sua angoscia bevendo, finché non inizia a sentire una voce nella sua testa, quella del suo alter ego che gli offre la possibilità di cambiare la sua vita grazie a un desiderio. Ecco allora che Rooney, la cui unica apparizione in The Twilight Zone è stata fortemente voluta dal creatore della serie Rod Sterling, dimostra di saper mettere in scena l’intero spettro delle emozioni umane, dall’abisso della disperazione ai sogni di grandezza, il tutto senza avere bisogno di nessun altro con cui condividere la scena.