Le serie tv oggi sono uno dei media più potenti. Hanno la capacità di influenzare sia il pensiero che i costumi e non possono più permettersi di prendere alla leggera certe tematiche, come è successo per diverse gag della celebre e amatissima How I Met Your Mother. Mentre un tempo le serie si proponevano di intrattenere senza impegnare troppo il cervello, oggigiorno sono uno strumento espressivo deputato per veicolare anche i messaggi più importanti.
Nell’ultimo decennio abbiamo assistito a un’inversione di rotta, pensiamo a Sex Education, Fleabag o Russian Doll che hanno annientato i classici stereotipi perpetrati per anni sia dal cinema che dalla televisione. Considerando soprattutto le serie tv uscite nell’ultimo periodo, è strano trovarne ancora molte che, forse senza volerlo, sono rimaste imbrigliate in una rete di fastidiosi cliché.
Da How I Met Your Mother a Curon, iniziamo quindi la caccia agli stereotipi!
1) How I Met Your Mother
La sitcom statunitense How I Met Your Mother creata da Craig Thomas e Carter Bays è senza dubbio una delle comedy più amate degli ultimi tempi. Forse è proprio per il suo successo che gli scivoloni compiuti in fatto di stereotipi non sono passati inosservati. A far infuriare i fan sono state le numerose gag intrise di luoghi comuni razzisti e superficiali inseriti in una serie tv che non è certo né razzista né superficiale!
Ad esempio, nell’episodio 8×21 vediamo Marshall camminare a Little Italy in stile Padrino; oppure ricordiamo l’episodio 9×14, uno dei più controversi della serie, dove hanno esagerato troppo con i cliché sugli asiatici e sul kung fu. Senza considerare poi alcuni stereotipi di genere e le altre decine di riferimenti macchiettistici sull’Italia, come la battuta su Berlusconi (censurata nel nostro Paese) e altri piccoli ma fastidiosi luoghi comuni che hanno oscurato, anche se per brevi istanti, l’umorismo della serie.
2) Pretty Little Liars
Il teen drama tramesso dal 2010 al 2017 ricorda, a dispetto dei tempi che sono cambiati, alcune dinamiche non molto lontane dai drammi adolescenziali del passato. La vicenda è incentrata su delle liceali ricche e bianche che trascorrono il tempo a fare shopping, a spettegolare, ma soprattutto a bullizzare le ragazze meno popolari. La serie ha avuto un enorme successo proprio per il suo carattere eccessivo, spregiudicato e per la trama intrisa di mistero.
A infastidire però sono stati i residui di stereotipi maschilisti, ancora troppo radicati nella nostra società. Tra questi persiste l’idea che il potere di una donna risieda solo nella sua bellezza e che le donne siano tutte degli esseri emotivamente fragili. Inoltre la serie trasmette il messaggio che essere delle ragazze brutte sia un peccato mortale. Il teen drama firmato ABC Family ha tentato di rappresentare delle figure femminili più indipendenti e moderne, ma alla fine le protagoniste finiscono per incarnare molti di quegli stereotipi di genere ormai intollerabili.
3) Chilling Adventures of Sabrina
La serie sul paranormale incentrata sulla vita della strega Sabrina Spellman nasce con l’intento di sgretolare l’ideologia maschilista, ma nonostante questo nobile presupposto finisce invece per cadere nella trappola dello stereotipo. La maggioranza del pubblico ritiene che la serie spinga talmente troppo sul pedale del femminismo da farlo diventare irrealistico. Il teen drama ambientato nello stesso mondo di Riverdale dilaga troppo spesso nel moralismo e usa la lotta al patriarcato solo come estetica, svuotandola quindi da ogni significato.
Sabrina e gli altri personaggi sono incasellabili in ovvi cliché che contraddicono il messaggio che la serie voleva trasmettere. Di sicuro le aspettative erano alte, per questo Le terrificanti avventure di Sabrina è finita nel fuoco incrociato di pubblico e critica. Ha ricevuto accuse di vario genere, da quella di essere razzista fino a quella di veicolare una falsa rappresentazione della stregoneria. Il Wear Your Voice Magazine ha addirittura definito la piccola strega come l’archetipo della frivolous white girl che si salva da ogni situazione solo grazie ai suoi privilegi.
4) The New Normal
Da una serie di Ryan Murphy non ce lo aspettavamo proprio. L’ideatore di Glee, The Politician, Pose e Hollywood non ne sbaglia mai una. È noto per essere il patrono seriale dei diritti delle minoranze, ma in questa serie tv del 2012 è caduto nel tranello del trito e ritrito. La storia parla di una coppia gay che si rivolge a una madre surrogata per avere un bambino. Lo scopo di Murphy era senza dubbio quello di sensibilizzare le persone sull’argomento, rendendo appunto normale un tema ancora avvolto da una coltre di incomprensioni.
Invece la serie è stata accusata proprio di riproporre i noti cliché sul mondo LGBT+ e anche diversi luoghi comuni razziali. I personaggi risultano poco tratteggiati, dalla coppia rappresentata in modo banale alla nonna piena di pregiudizi e forzatamente cinica, e tanti altri atteggiamenti stereotipati che potete leggere qui. Il progetto, che forse voleva fare concorrenza a Modern Family, ha invece lasciato gran parte dei fan con l’amaro in bocca. Mentre in altre serie Murphy gioca con disinvoltura con gli stereotipi, qui ne diventa un’ignara vittima.
5) The Vampire Diaries
Il teen drama fantasy basato sui romanzi di Lisa J. Smith ha appassionato giovani e meno giovani di tutto il globo. Nonostante sia fondato su ottime premesse, con una trama avvincente e delle dinamiche molto intriganti, quello che infastidisce è la presenza di alcuni luoghi comuni che rischiano di compromettere un prodotto buono e godibile.
Molti fan hanno risentito della presenza dei personaggi prevalentemente bianchi, mentre ai pochi di colore è riservato un ruolo marginale e macchiettistico. Gli stereotipi di genere non mancano e vanno dalla banale figura materna al persistere di una troppo avvizzita visione maschilista: il bello che esercita il suo fascino per ottenere ciò che vuole; la bionda sciocchina; le ragazze bellissime che incarnano un’idea troppo lontana dalla realtà, sempre impeccabili e coperte di make up. Apparentemente innocui, si tratta comunque di elementi che potrebbero avere un’influenza negativa sulla sua audience, composta per lo più da teenager.
6) La vita secondo Jim
La sitcom firmata ABC, prodotta dal 2001 al 2009, vede Jim Belushi nei panni di un padre di famiglia pigro, immaturo e irresponsabile. Insomma: un Homer Simpson in carne e ossa. Il problema è che mentre I Simpson criticano la società contemporanea svelando tutte le sue ipocrisie con sarcasmo e sapiente ironia, La vita secondo Jim sembra più un condensato dei peggiori stereotipi sulla famiglia. La serie è indubbiamente divertente e le situazioni ci strappano comunque una risata.
Un maschilista impenitente con una moglie leggermente priva di amor proprio, rassegnata, che incarna il più becero cliché della casalinga insoddisfatta – la quale fa da madre anche al proprio marito – non è però qualcosa di cui dovremmo ridere. È vero, forse oggi nell’era del politically correct siamo diventati troppo inflessibili, forse dovremmo prendere le cose più alla leggera, ma la serie è diseducativa e anacronistica anche per il primo decennio del 2000. Ad ogni modo Jim è una forza della natura e finiamo per perdonargli tutto, come fa sua moglie Cheryl.
7) Emily in Paris
Una commedia romantica del 2020 ideata da Darren Star, l’autore di Sex and the City, che voleva solo incantare gli appassionati di moda. Invece ha attirato una valanga di polemiche proprio per aver veicolato ogni possibile e immaginabile stereotipo sulla Francia e sulla moda stessa. La serie tv ha ottenuto un ottimo successo, ma ha fatto infervorare i nostri vicini d’oltralpe a tal punto che il critico di Le Monde, Thomas Sotinel, l’ha definita un’operazione di hate-watching: quel fenomeno che ci fa guardare uno show che non ci piace allo scopo di poter dire quanto non ci sia piaciuto.
Tra i motivi per cui la serie tv ha infastidito francesi e non ci sono quello di aver creato un’immagine distorta di Parigi. Ad esempio sembra che ogni donna francese possieda uno stile innato ma che non sia mai sincera; tutti hanno una relazione segreta; le persone fumano negli uffici; i monolocali veri – chambre de bonne – non corrispondono certo al favoloso appartamento della protagonista, e tanti altri luoghi comuni presenti in Emily in Paris.
8) 13 Reasons Why
Altra serie con nobili scopi, altra valanga di polemiche! Il teen drama creato da Brian Yorkey ha molti meriti, ma è stato comunque accusato di esaltare i classici stereotipi sui teenager. Con un potenziale educativo altissimo, Tredici ha allontanato migliaia di spettatori proprio per aver affrontato delle tematiche forti e delicate con una buona dose di superficialità. E nel marasma degli argomenti che si aggiungono di stagione in stagione, è corsa ai ripari usando proprio quei luoghi comuni che voleva combattere.
Una serie che ha creato delle divisioni nette tra chi l’ha amata e chi l’ha detestata. Coloro che hanno riversato un mare di critiche negative tacciandola di banalità sottolineano la presenza asfissiante di quegli elementi ormai superati, come ad esempio: gli adulti che non capiscono i giovani; la scuola è tossica; la solita contrapposizione cheerleader verso ragazza impopolare; il college americano con i suoi personaggi caricaturali; il nerd è timido e le feste sono pericolose. Perfino la drammatica vicenda di Hannah è diventata oggetto di odio sui social network. In ogni caso, resta una serie da vedere, se non altro per discutere di quegli argomenti che sono ancora dei tabù.
9) Baby
Una serie italiana prodotta da Netflix tra il 2018 e il 2020 che affronta delle tematiche delicate, dalla prostituzione minorile allo scandalo delle baby squillo dei Parioli, dall’abuso sui minori alla violenza sessuale. Proprio la presenza di questi temi insoliti in una serie nostrana ha alimentato la speranza di veder sbarcare sulla scena internazionale una storia finalmente originale. Aspettative altissime che hanno reso la delusione ancora più cocente.
Baby è finita in un turbinio di polemiche per aver portato su Netflix la peggior gamma di stereotipi generazionali che non riflettono la vera identità dei giovani italiani contemporanei. In effetti la serie non si distacca molto da quei cliché che ci trasciniamo dietro da Tre metri sopra il cielo. L’immagine che ne risulta non è conforme a quella reale e, nonostante parta da ottimi presupposti, Baby spreca l’ennesima occasione d’oro di far valere all’estero la nostra abilità in ambito seriale.
10) Curon
Un’altra serie italiana del 2020 carica di aspettative che invece ha deluso e ha acceso l’ennesima polemica sulla natura dei prodotti italiani. Le accuse più dure sono state nei confronti della trama, giudicata poco originale e ricamata sui luoghi comuni più scontati del genere fantasy di stampo americano.
Molti puntano il dito anche sulla resa caricaturale dell’intero contesto e sui tipici stereotipi che vedono i montanari burberi e bigotti. Inoltre molti hanno accusato Curon di presentare delle vicende abbastanza scontate e di offrire una recitazione non all’altezza dei prodotti Netflix. Se è vero che noi italiani amiamo fare a pezzi le nostre serie, è altrettanto vero che Curon non propone nulla di innovativo e si limita a gettare in un calderone dei temi del mistero annacquati, conditi con degli insopportabili stereotipi culturali.
Si tratta di 10 serie tv che hanno ottenuto molto successo, come How I Met Your Mother, ma sono scivolate sul cliché.
L’uso dello stereotipo può diventare un’arma vincente, se usata con intelligenza, basta pensare a South Park che prende il luogo comune e lo smonta con la dialettica. Oppure Insatiable e Scream Queens che estremizzano il cliché facendone un uso paradossale e volutamente forzato. Le 10 serie di cui abbiamo appena parlato invece sono state criticate negativamente proprio perché la presenza di elementi caricaturali risulta esagerata, fuori luogo e ingiustificata.
Purtroppo o per fortuna, il pubblico diventa sempre più sensibile e la presenza di stereotipi di genere, razziali e generazionali rischia di compromettere il successo stesso di un prodotto, anche se di qualità, allontanando i telespettatori. Nel caso di Emily in Paris o di Curon le polemiche hanno affossato l’intero progetto, mentre per How I Met Your Mother la presenza dei cliché è stata percepita come una fastidiosa nota stonata, ma comunque non ha impedito alla serie di diventare un cult molto amato.