La Garbatella è uno dei luoghi più importanti di Roma, un punto di raccolta per tutti gli abitanti della Capitale. Non parliamo solo di una taverna, ma di un vero e proprio ristorante a cinque stelle, uno dei più storici. Al suo timone c’è, da sempre, la famiglia Cesaroni, una di quelle famiglie che non vedi mai in giro ma di cui senti solo parlare. La maggior parte delle persone che conosco non l’ha mai vista, non sa neanche come siano fatti. Io abito nel palazzo di fronte alla Garbatella da ben ottant’anni, e qualcosa su questa famiglia – al contrario degli altri – la so. Per questo motivo i miei nipoti, così come la mia intera famiglia, cercano sempre di farmi raccontare qualcosa riguardante i Cesaroni: un aneddoto, un piccolo dettaglio, qualcosa che possa togliergli di dosso il mistero che portano con sé. Io spesso mi faccio i fatti miei rispondendo alle loro domande in modo estremamente vago, come uno di quelli che sa ma decide di star zitto quando è il momento di testimoniare. Ed è un po’ così che mi sento, in realtà, ogni volta che devo parlare di quella famiglia. Perché le cose da nascondere, in realtà, sono tante. Troppe. Parlare ha sempre significato mettere a rischio non solo loro, ma anche me. Perché, se non vi è chiaro, stiamo parlando di una delle famiglie più pericolose non solo di Roma, ma dell’Italia intera.
Scrivo queste memorie solo adesso, e lo faccio perché la vita mi sta velocemente scivolando tra le mani. Non ho più paura adesso. I Cesaroni non possono più togliermi niente. Forse è stato vigliacco attendere una malattia mortale per rivelare chi siano davvero, ma ho sempre avuto paura che potessero togliermi di nuovo qualcosa. Perché sì, i Cesaroni e io ci conosciamo molto bene. Conviviamo nella stessa città in due modi differenti: io schivo il loro sguardo, e loro cercano di penetrarlo. In quel momento i diversi anni di solitudine e sofferenza mi sembrano tornare vivi, mi sembrano tornare a respirare.
Partiamo dal principio rivelando quello che forse la maggior parte di voi ha già compreso: i Cesaroni sono quel tipo di famiglia che le mani se le è sempre sporcate, ma non del vino che vendono all’interno del loro ristorante stellato. Dietro quell’attività si nasconde il mondo della malavita, il mondo dello spaccio e dell’illegalità. È così da sempre. Il padre del padre del padre del padre dei due fratelli ha dato vita a un’organizzazione così forte da riuscire a sopravvivere per anni diventando, con ognuno di questi, sempre più imprescindibile. Da tutto si può prescindere, meno che dai Cesaroni. Tutto può essere rotto, spezzato, ammaccato, indebolito, a parte loro loro. Avevo trent’anni, e la madre di Giulio e Cesare, i due figli del boss della famiglia, era una delle donne più belle che avessi mai visto. Ricordo ancora il suo rossetto rosso, i movimenti ordinari e pacati della sua mano che andavano in totale contraddizione con la vita che faceva, con l’uomo con cui dormiva. Io e lei eravamo amanti clandestini, due persone che non avevano assolutamente nulla in comune. Vivevamo in due contesti differenti: lei villa a cinque piani, io casetta in mezzo alla campagna. Lei sposata, io da solo. Lei contava i soldi riciclati dal marito, io quanto pane avessi per la sera.
Il marito, il padre di Giulio e Cesare, non era un uomo disattento. Faceva caso a tutto, motivo per il quale non ci volle molto per far sì che la relazione tra me e sua moglie venisse scoperta. Le minacce da quel momento furono all’ordine del giorno. Venivo seguito sempre, non ero mai solo. L’obiettivo delle persone assunte per pedinarmi era semplice: accertarsi che io non rivedessi mai più la moglie. E così fu, se volete saperlo. Non la vidi mai più, neanche quando seppi che era sul punto di morire anni fa. La storia tra noi fu di dominio pubblico e per tale motivo anche i due figli seppero che io fossi quel tipo di persona che i Cesaroni non potevano rispettare, ma solo odiare.
Anche il padre è volato via, lasciando così tutta l’eredità ai due figli. Giulio, da quando si è risposato con Lucia, ha acquisito anche altre due figlie – Eva e Alice – arrivate con il precedente matrimonio della moglie. Marco e Rudy, invece, sono i suoi figli biologici. Marco suona la chitarra e Rudy va ancora a scuola. In entrambi i casi la sostanza è sempre la stessa: il primo riceve contratti discografici grazie alle minacce che il padre fa alle case discografiche, e l’altro passa l’anno anche senza mai andare a scuola. Perché la verità è che tutti sanno cosa siano i Cesaroni, e pur di non averli contro sarebbero disposti a fare qualsiasi cosa.
Eva e Alice, invece, continuano a giudicare le scelte della madre. Non accettano che una donna così intelligente come lei abbia potuto cedere al fascino del potere diventando, anch’essa, il potere stesso. Insieme cercano di sopravvivere all’interno di questa famiglia in cui nessuno riesce mai a finire la giornata senza aver oltrepassato l’illegalità. Le due ragazze lavorano alla Garbatella con l’obiettivo di racimolare tutti i soldi possibili in grado di fargli ricominciare una nuova vita fuori da qui, anche se Cesare – che fa più paura di Giulio – potrebbe non permetterlo mai. Forse scappare in piena notte sarà la loro unica alternativa. Scappare da due come Giulio e Cesare non è una cosa così semplice.
I due fratelli, cresciuti nello stesso identico modo, condividono la stessa sete di potere. Quel che li contraddistingue è il modo che hanno di comportarsi in mezzo alle persone: Giulio fa di tutto per sembrare poco pericoloso, men che meno astuto. Si fa vedere alla mano, sempre disponibile ad aiutare chiunque, non avvisando il povero sfortunato che quel favore dovrà poi contraccambiarlo obbligatoriamente. Guardarlo in faccia implica non poter prendere sul serio il fatto che sia un tipo pericoloso. Per Cesare, invece, la questione è differente. A lui piace incutere timore. Vuole che tutta Roma abbia paura di lui quando lo vede per strada, anche se questo accade raramente. Desidera il potere e farebbe qualsiasi cosa per conservarselo. Anche far fuori il fratello. Per questo motivo tra i due c’è sempre stato un rapporto in cui Cesare ha sempre prevalso su Giulio.
Da sempre i loro affari vengono portati a termine anche da Ezio, un meccanico della zona a cui sono affezionati da diverso tempo. Si conoscono da sempre. Il loro è un rapporto che nasce grazie all’amicizia tra le due famiglie. La cosa va avanti così da parecchie generazioni e sta continuando ancora grazie anche al rapporto fraterno tra Walter – il figlio di Ezio – e Marco. Sia il padre che il figlio fanno lavori sporchi come seguire qualcuno o minacciarlo. Sono loro che coprono molto spesso ciò che i Cesaroni combinano e per questo spesso vengono ricompensati anche molto bene. Ezio ha guadagnato una nuova officina, Walter un mucchio di soldi.
Ognuno ha un ruolo ben definito all’interno della loro cerchia, e le cose – in qualche modo – riescono sempre ad andare come i Cesaroni avevano predetto. Io e la loro madre ne siamo la dimostrazione. Per questo motivo lei non mi cercò più: sapeva che continuare a farlo significasse mettermi in pericolo. Non avrebbe mai potuto accettarlo. Mi salvò in silenzio, negando sempre l’innegabile. Nessuno le credette mai, ma il suo totale asservimento alla famiglia mi salvò da una fine che sembrava incombere da un momento all’altro. Adesso sono anziano, e la mia ora sembra oramai esser giunta davvero. Non so cosa ci sia davvero dopo questa vita, ma certamente non ci saranno più i Cesaroni. La mia speranza, però, è che ci sia lei, e che stavolta -almeno lì – non abbia più paura. Proprio come me adesso.
NB. Tutto quanto scritto sopra non è DAVVERO una sceneggiatura di Vince Gilligan sui Cesaroni, ma è frutto di un nostro delirio mentale.