Il Grande Gioco, la nuova serie targata Sky, sta per giungere al termine. Tra intrighi di potere e guerre interne per la successione al pesante trono del re del calciomercato italiano, paiono essere tante le analogie con Succession, serie dei record proveniente dalla ricca scuderia di HBO. Eppure, per quanto sia estremamente logico ipotizzare che ci sia una effettiva ispirazione, almeno nella struttura delle gerarchie dei personaggi, Il Grande Gioco vuole una propria identità, a differenza di tante altre serie italiane che negli ultimi anni hanno provato a emulare i colossal americani. Il motivo è molto semplice, e sta tutto nell’intento di narrare un mondo che appartiene, non solo, ma soprattutto all’identità del nostro paese, quello dell’oscuro mondo del calciomercato.
Il Grande Gioco: italian affairs
La serie indaga su un mondo molto particolare, fatto di spregiudicatezza e tornaconti personali, l’estremizzazione del business made in Italy, che già di per sé è un mondo complicato e dalla discutibile moralità. Partendo dal presupposto che potrebbe trattarsi di un prodotto fatto e finito, una miniserie che da sola ci racconta dell’altra faccia della medaglia di quello che è il mondo più seguito ed amato del nostro paese, il calcio, visto e seguito con estrema morbosità dalla maggior parte degli appassionati, in grado di catalizzare l’attenzione su di sé in qualsiasi momento a discapito di tematiche di bene più immediata importanza. Il calcio in Italia è una religione, e come tale viene vissuta e ordita, con tutti gli intrighi che storicamente appartengono a questo tipo di dimensione. E Il Grande Gioco, ancora prima di ispirarsi a una grande serie come Succession, ha in mente un grande piano, che è quello di smontare pezzo per pezzo e smascherare tutto quello che sta dietro ad una delle basi più salde dell’identità culturale italiana. Il tempismo è stupefacente, viste le polemiche recenti e sempre più vistose che investono sia il calcio italiano che quello internazionale, il che rende Il Grande Gioco un prodotto necessario, oltre che autentico. Ancora una volta premiamo Francesco Montanari, che nella serie interpreta Corso Manni, capace di dare voce ai problemi di un personaggio misterioso, particolare e dal temperamento difficile, esattamente come quelli a cui ci aveva abituato, senza mai sostituirsi alle tematiche centrali, attorno alle quali gira qualsiasi sottotrama.
Abbiamo infatti la lotta per la successione all’interno della ISG, la più grande società di procuratori in Italia, capeggiata da un apparentemente tirannico Dino De Gregorio (il magistrale Giancarlo Giannini), spalleggiato dai figli Elena e Federico, ma poi si spazia fino al bollente tema del calcioscommesse, con la vicenda che vede invischiato lo stesso protagonista insieme a suo padre. Altro aspetto sottolineato è quello dell’ormai sempre più influente e ingombrante ombra dei gruppi stranieri nel nostro calcio, rappresentati in questo caso da Sasha Kirillov, pronti a impadronirsi dell’ennesimo sistema nazionale che viene smembrato e sporcato dei suoi sempre più rari valori. E poi ci sono le nuove leve, quelle su cui il calcio italiano dovrebbe sperare di ripartire, che si tratti di un giovane talento dal passato difficile come Antonio Lagioia, o di un procuratore in rampa di lancio con un incredibile fiuto e una determinazione tale da permettergli di bruciare le tappe verso i ranghi più alti del giro del calciomercato come Marco Assari.
L’ombra di Succession non è necessaria
E quindi sì, in sostanza può essere anche lecito pensare che ci sia un filo che ricolleghi Il Grande Gioco alla serie americana, per pura ispirazione, visto che effettivamente sia la Waystar-Royco che la ISG sono due colossi che primeggiano nei rispettivi mercati, ed entrambe sono a conduzione familiare, aspetto che ne Il Grande Gioco funge da elemento di contorno, per romanzare ulteriormente gli intrighi di potere alla base della serie. Ma in questo caso è abbastanza inutile fare paragoni. Piuttosto servirebbe concentrarsi sul nocciolo del problema, perché un argomento così può essere sviscerato e vissuto realmente soltanto in Italia, dove oltre al calcio giocato, che poi è ciò che realmente dovrebbe contare, esiste il calcio parlato, soprattutto quello parlato, e molto spesso si finisce per dimenticarsi della sua importanza. Si possono trovare somiglianze anche nell’attitudine dei personaggi, certamente, come i modi bruschi di Logan sono riconducibili a quelli del capostipite della ISG, anche le gelosie ed insicurezze di Elena e Federico De Gregorio hanno tanto in comune con quelle dei Roy’s Brothers, perché gli affari sono affari, che si tratti del mondo dell’intrattenimento o di quello del calciomercato. Ma, tornando a noi, ribadiamo che visto il contesto così vicino alla nostra cultura e le tematiche estremamente attuali, non c’è spazio per inutili e scomodi accostamenti, Il Grande Gioco documenta la realtà più oscura di uno dei motori popolari del nostro paese, riuscendo a parlare tantissimo e in modo accurato di calcio, senza tuttavia soffermarsi sulla forma, sullo spettacolo che farebbe inevitabilmente distogliere lo sguardo dal tema portante. Il mercato italiano ha cominciato da un bel po’ ad aprirsi all’influenza dei prodotti esteri, soprattutto quelli di successo, basti pensare alle operazioni Rai, da Noi a Sopravvissuti, ma laddove c’è ispirazione c’è anche voglia di dare un’identità ben precisa, italiana, cosa che a Il Grande Gioco riesce benissimo per il semplice fatto che, e questo non è assolutamente un aspetto positivo, la storia narrata non può essere resa meglio che qui ed ora, in Italia e rivolgendosi agli italiani.
Qui trovate la nostra recensione delle puntate passate de Il Grande Gioco, in attesa del finale.