Attenzione: evita la lettura se non vuoi imbatterti in spoiler inaspettati delle serie di cui sono protagonisti Kieran Kyle Culkin (Successione), Tom Ellis (Lucifer), Ed Westwick (Gossip Girl), Alexander Ludwig (Vikings), Jesse Williams (Gre’s Anatomy), America Ferrera (Ugly Betty), Lea Michele (Glee)
Non sempre i pregiudizi sono quello che pensiamo o che diamo per scontato; per deformazione professionale o anche solo per abitudine culturale tendiamo a ragionare sui pregiudizi e sugli stereotipi come unicamente legati a minoranze o a classi sociali. Questo perché esistono e sono forse gli stereotipi più forti cui spesso ci sottoponiamo. Eppure, ci sono alcuni tipi di pregiudizi che camminano silenziosi e che spesso non si fanno vedere, vengono applicati senza nemmeno palesarsi. Quando pensiamo ad un attore discriminato perché troppo bello, ci sembra immediatamente un discorso superficiale, non degno di nota né tantomeno di una discussione. Eppure, quando l’aspetto fisico discrimina al contrario, siamo in prima linea (giustamente) pronti a far valere le nostre ragioni. Invece, il tema della bellezza conta, in ambedue i sensi, e può purtroppo essere fonte di disagio. Ma c’è anche il tema della rappresentazione unica come personaggi: molti attori sono talmente legati a personaggi che hanno donato loro grande fama da non riuscire a superare, spesso, i pregiudizi che inevitabilmente si portano dietro. Insomma, che sia l’aspetto fisico, che sia per un’etichetta affibbiata aprioristicamente (vedi Kieran Kyle Culkin), che sia una particolarità specifica del proprio essere, tanti attori combattono ancora oggi con pregiudizi e stereotipi che a volte ostacolano il loro lavoro e che non permettono loro di far valere la loro professionalità e bravura.
1. Kieran Kyle Culkin
Fratello minore del più noto Macaulay Culkin, Kieran Kyle Culkin difficilmente ce lo saremmo ricordati, fino a che non ha preso parte a quella serie meravigliosa e di successo che è Succession. Eppure, l’attore statunitense si è formato ad Hollywood e ha recitato anche lui nell’iconico Mamma ho perso l’aereo, in una parte minore ma al fianco del fratello che ha dato vita a quel film e lo ha fatto divenire un cult. Ma Kieran Kyle Culkin, proprio per questo, ha spesso dovuto lottare molto per affermare il suo nome più che il suo cognome, troppo coperto da quello del celebre fratello. I suoi lavori prima di Succession non sono del tutto effimeri e di poco conto (nella lista di Kieran Kyle Culkin ci sono film del calibro de Le regole della casa del sidro e Basta guardare il cielo) ma spesso ben poco legati al suo nome. Quello di Kieran Kyle Culkin, infatti, è un nome legato soprattutto alla commedia demenziale come quella alla Scott Pilgrim e comunque poco di successo. Con la serie tv Succession, Culkin ottiene finalmente un ruolo che gli si addice e che gli permette sicuramente un riscatto degno della portata dell’attore che è, ma che ha sempre faticato a venir fuori.
2. Tom Ellis
Nel suo caso il pregiudizio è legato alla più effimera delle motivazioni: Tom Ellis è stato troppe volte ostacolato dalla sua bellezza, dalla sua avvenenza che tendeva a prevalere sulla sua bravura, che faticava così a venir fuori per quella che era. A parte pochissime comparse, prima di Lucifer non riesce mai ad ottenere ruoli importanti o da protagonista. L’unico ruolo che lo ha visto con un riflettore in più puntato addosso è stato quello di Re Cenred, nella serie Merlin. Anche lì, però, quasi del tutto dimenticabile e non a causa della sua professionalità e dimestichezza: pare, infatti, che molti autori, compresi quelli di Merlin, abbiano avuto spesso paura che Tom Ellis non venisse preso sul serio, soprattutto a causa della sua avvenenza fisica, che avrebbe distolto lo sguardo dalla parte sbagliata. Con Lucifer, Tom Ellis riesce a dimostrare quanto l’avvenenza fisica posso essere una risorsa da sfruttare, senza per forza dover rinunciare alla qualità della performance attoriale. Nel ruolo dell’angelo caduto, infatti, Tom Ellis coniuga bellezza e sensualità con doti attoriali uniche, trasmette una certa autorevolezza che passa anche attraverso la sicurezza fisica.
3. Ed Westwick
Troppo legato al suo ruolo di Chuck Bass e troppo legato alla solo avvenenza estetica, Ed Westwick non è mai riuscito a ottenere parti davvero importanti, che gli dessero un vero risalto, dopo Gossip Girl. Che sia un pregiudizio estetico o troppo legato al personaggio, e forse entrambe le cose legate tra loro, l’attore ha dimostrato di essere molto valido ma non gli è più stata data una vera occasione dopo il successo della serie teen. O almeno non un’occasione degna di nota; Ed ha infatti provato a rimanere nel campo del cinema e della televisione, accettando parti minori ma con una risonanza molto grande, forse sperando in una sorta di ritorno di fiamma. Ha una piccola parte nella terza stagione di Californication, un piccolo cameo nel film J Edgar di Clint Eastwood. Poco altro per l’attore britannico. Quando il pregiudizio si lega ad un personaggio troppo noto, il dire comune è molto difficile da scalzare. Il pubblico diventa affezionato a Chuck Bass e non più a Ed Westwick. Da qui un attore difficilmente riesce a muoversi, perché il grande successo può portare tante soddisfazioni ma anche tantissime difficoltà. Come succede alla carriera di Ed Westwick, troppo ostacolata dalla sua stessa creatura.
4. Alexander Ludwig
L’attore, complice un ruolo nemmeno troppo centrale nella saga di Hunger Games (quello dello spietato Cato), per molto è stato relegato in quel circolo chiuso degli “attori per ragazzi”. Quando ha vinto un Teen Choice Award, la sua reputazione in questo senso si è solo consolidata. Pur essendo un riconoscimento molto grande e molto ambito, ha contribuito a inquadrarlo esclusivamente in quell’ottica specifica, dandogli poca possibilità di manovra. Ma per fortuna è arrivata Vikings, serie del 2013, che affronta le vicende di Ragnar Lothbrok e della sua comunità vichinga nelle terre bagnate dal mare del Nord. Ludwig prende parte al cast nel 2014 con un ruolo finalmente centrale nonché fondamentale ai fini della storia: è il figlio di Ragnar, Bjorn, ed è un ragazzo scaltro legato alle sue radici ma anche ai suoi valori. Il personaggio di Bjorn arriva giusto in tempo per farci vedere e capire quanto valga Alexander Ludwig come attore e quanto, in tutti i suoi lavori precedenti, fosse stato sottovalutato a causa di un pregiudizio stupido. Pur rivendicando, giustamente, il suo ruolo di Cato in Hunger Games, Ludwig riconosce che ha rallentato la sua carriera. Ma prendere parte ad una produzione come quella di Vikings, ha fatto sì che si potesse riscattare nel più bello dei modi.
5. Jesse Williams
È il dottor Jackson Avery in Grey’s Anatomy e dopo di questo non è stato quasi null’altro. Lui stesso ha dichiarato che è stato complicato lavorare a produzioni diverse da Grey’s Anatomy soprattutto a causa di un pregiudizio che aleggia intorno alla serie stessa, da molti considerata ingiustamente un prodotto di bassa qualità. Il successo della serie ovviamente mette a tacere molte delle malelingue ma resta il fatto che tantissimi degli attori che ci hanno lavorato fanno fatica ancora oggi a scrollarsi di dosso il loro personaggio in Grey’s Anatomy. Aldilà della reputazione della serie, Jesse Williams è un attore molto valido che ha, in realtà, un minimo di dimestichezza con i pregiudizi, essendo stato più volte bollato unicamente per il suo aspetto. Jesse ha quindi familiarità con gli stereotipi che si porta dietro e con la cultura del pregiudizio, ma l’ombra che si aggira intorno a Grey’s Anatomy è qualcosa di particolare e a tratti molto strano: essere discriminati per aver lavorato in una serie con un successo enorme è qualcosa che non ci si aspetta. Eppure, Jesse sta ancora aspettando la sua opportunità per togliersi di dosso quel camice che gli sta davvero troppo stretto. L’importante ruolo che sta ricoprendo nella terza stagione di Only Murders in the Building è, in questo senso, un’ottima base di partenza.
6. America Ferrera
L’attrice statunitense, famosa per il ruolo di Ugly Betty, dichiara di aver sempre subìto un unico trattamento: quello della ragazza latina e “bruttina” secondo i canoni classici, con un atteggiamento reticente e sottomesso, dedita esclusivamente alla famiglia, intenta solamente a migliorare il suo aspetto fisico. America Ferrera denuncia il fatto che non è mai riuscita ad interpretare ruoli che la facessero davvero uscire da quello schema, da quella sovrastruttura che le si è creata intorno senza un suo consenso, senza che lei facesse niente per incrementarlo. Sicuramente il suo ruolo principale in Ugly Betty ha alimentato involontariamente lo stereotipo che avrebbe invece dovuto demolire. Probabilmente lo scopo della Ferrera, interpretando Betty, era quello di far riflettere sul senso dell’esteriorità e dell’immagine femminile, ma ciò che ha ottenuto è un effetto contrario che l’ha relegata quasi per sempre ad un unico ruolo. Recentemente, nel film campione d’incassi Barbie di Greta Gerwig, ha sicuramente dato modo di mostrare un lato più complesso della questione femminile e della questione di genere. Eppure, scevra da pregiudizi legati al fisico, America Ferrera ha anche interpretato una fantastica Amy nella serie Superstore, in cui riesce a mostrare tutte le sue potenzialità.
7. Lea Michele
Vittima più volte di campagne diffamatorie su internet e più recentemente carnefice di alcune accuse da parte di sue colleghe, l’attrice di Glee è stata vittima nel tempo di ironie di pessimo gusto. L’attrice, che è prima di tutto cantante, debutta a Broadway molto giovane e si fa le ossa sui palcoscenici newyorkesi. Lea Michele ha una voce riconoscibile e quando inizia la sua avventura con Glee riesce a realizzare il suo sogno di coniugare i due mondi che più ama. Ma proprio negli anni Glee nasceranno i problemi, legati soprattutto ad atteggiamenti e a sberleffi legati a ignobili campagne su internet che la renderanno agli occhi del mondo poco affidabile. Molti produttori e registi hanno, infatti, dichiarato di averla scartata più volte a causa della sua brutta reputazione. Questo è un tipo di pregiudizio che sicuramente ferisce molto di più, soprattutto a livello professionale.