Il mondo delle serie tv è ampio e vasto, tanti sono i generi e le diramazioni che un prodotto può prendere. Si sono create categorie così specifiche e precise che sembra quasi impossibile parlare di assolutismo nelle regole per un prodotto. Eppure c’è un mantra che ogni persona cerca in quello che sta guardando. Un valore importante in fase di recensione di qualsiasi serie tv. Quella cosa che viene sempre esaltata dai post positivi e di cui viene criticata la mancanza quando si è insoddisfatti: l’evoluzione dei personaggi.
Ed è vero, per essere un creatore di successo bisogna saper far evolvere i personaggi con cui si lavora. Si parte da un punto A per arrivare a un punto B e per farlo serve che il percorso in mezzo evolva i protagonisti della trama. Un personaggio che rimane inalterato dai cambiamenti intorno a lui difficilmente può funzionare e ancora con meno probabilità è facile da motivare.
Tutti i personaggi devono evolversi, vero? Falso.
Ci è capitato un’infinità di volte di vedere esaltata l’evoluzione di un personaggio laddove non vi è stato alcun cambiamento nel suo carattere. Molti infatti, ancora oggi confondono l’evoluzione con l’arco narrativo e per quanto il concetto di apprezzamento possa essere trasposto, è giusto fare una distinzione. In questo articolo vogliamo aprire per bene il discorso su questa distinzione con esempi e situazioni ottimali per gli uni o gli altri personaggi.
La domanda principale è sicuramente cosa differenzia evoluzione e arco narrativo. In linea teorica si parla di evoluzione quando un personaggio cambia effettivamente. Quando il mondo esterno influisce su di lui talmente tanto da modificare le sue convinzioni, farlo maturare su certi aspetti, modificare la propria visione del mondo. È un processo narrativo che esiste dall’alba dei tempi e che è intrinseco nella nostra vita: giornalmente noi evolviamo come persone, anno dopo anno non abbiamo più gli stessi pensieri riguardo la società o le persone, soprattutto in giovane età.
Infatti questo tipo di scrittura che punta a evolvere i personaggi funziona in modo ottimale con caratteri più malleabili come i giovani protagonisti delle sitcom. Pensare a Sheldon Cooper, John Dorian, Ted Mosby. Le loro personalità sono ben impresse nelle vostre menti, ma se vi fermate a ragionarci, il loro pensiero cambia col passare delle stagioni. Maturando e conoscendo nuove persone le loro idee mutano in positivo o negativo, arrivando a cambiare in modo evidente il loro carattere.
Fin qui, però, niente di speciale.
Le evoluzioni sono parte dei drama, delle comedy, di ogni genere e tipo di scrittura. Si dice che possiamo distinguere un personaggio ben scritto da uno scritto male in base a quanto esso si evolva, ma non è vero. Il vero miracolo degli scrittori non è ribaltare il carattere di un personaggio, ma presentarne uno che per un motivo ben preciso è sempre stato così. È lo spettatore che impara a conoscerlo meglio e accorgersene. Abbiamo due esempi agli antipodi, come serie e come personaggi, che rappresentano al meglio lo spettro di questa abilità di non evolversi.
Da una parte, dalla brillante mente di Vince Gilligan, troviamo Chuck McGill. Nelle tre stagioni di Better Call Saul in cui appare, l’uomo ha un vero e proprio arco narrativo che ci mostra ogni più labile aspetto del suo carattere ma effettivamente non ha alcun evoluzione. Il gentile e debole Chuck dei primi episodi è una facciata creata dall’uomo sotto la quale si cela un grandissimo risentimento nei confronti del fratello. Quando il maggiore dei McGill getta tutta la rabbia contro Jimmy non ha un cambiamento, non evolve verso quella personalità.
La serie, al contrario, ci mostra come ben prima del primo episodio questo sentimento ribollisse dentro il personaggio di Chuck. È una bolla pronta a scoppiare che a volte viene mostrata e altre viene nascosta, ma è sempre presente. La sua mancanza di evoluzione è dovuta a un preconcetto mentale nella mente di Chuck che gli impedisce di aprire la mente ad altre visioni del mondo ed evolversi. È un impedimento che provoca forti difficoltà al personaggio, ma una scrittura talmente fine da riuscire a farci vedere quella bolla durante ogni episodio.
Dal drama al comedy senza che la situazione sia più allegra.
Da Vince Gilligan a Bill Lawrence, da Better Call Saul a Scrubs, da Chuck McGill a Bob Kelso. Come abbiamo detto prima, due estremi dello spettro perché il personaggio del primario più meschino e maligno di ogni serie ospedaliera non evolve mai. Dai primi episodi impariamo a conoscere Kelso come un uomo di vecchio stampo, a volte sessista o razzista, che insulta tutti e tratta chiunque senza rispetto. Nello spettatore nasce una sensazione di malsopportazione verso l’uomo fino a che Scrubs non mostra il vero volto del dottore.
Quando veniamo a conoscenza delle sofferenze represse del primario, comprendiamo se non le sue azioni, quantomeno gli errori che lo hanno portato a compierle. È un uomo dal cuore d’oro che prova, come può, a far andare avanti un ospedale in una situazione sanitaria pessima e che deve prendere decisioni impopolari. A ogni rewatch Kelso appare meno malvagio, meno cattivo, impariamo a vedere i semi che Bill Lawrence aveva lasciato cadere sin dai primi episodi e comprendiamo come l’uomo sia sempre stato buono sotto sotto.
Non si parla di evoluzione perché non è un avvenimento nella serie a fargli cambiare carattere, anzi, col passare del tempo solo lo spettatore e pochi altri riescono a vedere oltre l’armatura eretta dall’uomo. Un arco narrativo perfetto e soddisfacente perché non si evolve. Se Kelso passasse da malvagio a gentile per una qualsiasi causa, non ci sentiremmo così male ad averlo odiato. Scrubs punta proprio su questo e lo spettatore non può che arrendersi.
Quindi è sempre meglio avere personaggi che non si evolvono?
No, non è così semplice. I due esempi che vi abbiamo portato sono rari e in molti casi la mancanza di evoluzione avanza di pari passo con l’incapacità di scrivere. Un protagonista di una sitcom, come detto prima, è necessario che cambi per far provare allo spettatore un senso di avanzamento dal suo punto di vista. L’assassino rimasto nascosto per episodi interi in un thriller non deve evolversi in quanto renderebbe il suo omicidio iniziale senza motivazioni.
Come sempre, la linea di seguire è il buon senso e il talento da parte di chi scrive i personaggi. Nessuno li conosce come loro e può creare un mondo adatto a farli risplendere. Da parte di noi spettatori, invece, potrebbe servire un maggiore occhio critico per apprezzare le sottigliezze in fase di scrittura. Gli indizi disseminati qua e là di un carattere nascosto e non ancora mostrato potrebbero essere sinonimo di un personaggio pronto a sbocciare davanti a voi nei modi più inaspettati.
Per i giovani è più semplice cambiare, venire plasmati dal mondo e reagire in modo diverso col passare degli anni. Più si avanza con l’età più le idee diventano ferree e stabili nella testa delle persone. Esattamente così potremmo vedere anche un divario generazionale di scrittura dei personaggi, sempre sperando che non si abusi della regola per avere vita facile.
Alla fine, che si parli di evoluzione o arco narrativo, la soddisfazione di vedere un lato diverso di quella figura a schermo è sempre soddisfacente. Sia esso un volto nascosto per anni sotto una maschera che ne cela le intenzioni o un nuovo modo di agire causato dallo scorrere inesorabile del tempo. Una buona serie tv si soddisfa, un’ottima ti sorprende. Noi vogliamo essere sorpresi, scelgano i creatori in che modo farlo.