Fermare la produzione di una serie tv quando questa è all’apice del suo successo ma la sua storia si è degnamente conclusa è qualcosa che non tutti sono in grado di fare. Anzi, ormai quasi nessuno sembra capire qual è il momento giusto per mettere la parola “fine”. Di questo, La Casa de Papel ne sa qualcosa. Ancora più difficile ormai sembra essere restare fedeli al progetto originale di una serie, soprattutto quando questo prevede una conclusione ben studiata ma che penalizza ciò che in gergo si definisce “sostenibilità seriale“. Con il termine si indica la capacità di un prodotto televisivo seriale di dare vita a un ampio numero di ore di programmazione, dando in questo modo anche una maggiore garanzia di guadagno per l’emittente televisiva che la produce.
Peccato che a volte, per puntare sulla quantità delle stagioni in un’ottica prettamente economica si perda di vista la qualità e fin troppo spesso si rischi di penalizzare una serie che avrebbe potuto dare tanto anche senza proseguire fino all’esagerazione. Quindi, ora vi proponiamo i titoli di alcune serie televisive che nel loro progetto iniziale avrebbero previsto meno stagioni di quelle poi effettivamente andate in onda.
1) 13 Reasons Why
Ormai non è più un segreto, 13 Reasons Why ha avuto una vita fin troppo lunga se si pensa a quanto era stata programmata per durare all’inizio. L’idea di partenza consisteva nel trasformare l’omonimo romanzo di Jay Asher in un film con protagonista Selena Gomez, salvo poi decidere di crearne un adattamento seriale che si sarebbe dovuto concludere con la prima stagione. Lo scrittore statunitense, infatti, aveva fatto coincidere la fine del testo con l’ascolto di tutte e tredici le cassette lasciate da Hannah Baker e non aveva previsto la piega che avrebbe preso la serie pur di portare avanti una storia che inizialmente aveva riscosso molto successo.
Eppure lo sappiamo tutti, a partire dalla seconda stagione, Tredici non aveva più molto da dire e si è ritrovata a forzare fino all’inverosimile le linee narrative di alcuni personaggi principali pur di proseguire. Senza dubbio sono stati trattati molti temi delicati, ma in più di un’occasione questo è stato fatto senza la giusta attenzione. Se la serie Netflix fosse rimasta alla prima stagione forse oggi la ricorderemmo con piacere.
2) La Casa de Papel
Quando si parla de La Casa de Papel la maggior parte degli spettatori finisce per associarla irrimediabilmente a Netflix, eppure la serie di Álex Pina non è stata prodotta fin dall’inizio dal colosso di streaming. Il dramma spagnolo è nato prendendo spunto da una rapina avvenuta in Argentina nei primi anni 2000 ma ha preso poi una piega completamente diversa. Antena 3, l’emittente per il quale era stato prodotto, aveva previsto una sola stagione per la serie, che riguardasse il tentativo di un gruppo di rapinatori di intrufolarsi nella Zecca di Stato per stampare una grandissima quantità di denaro e fuggire senza conseguenze. È così che La casa de papel avrebbe dovuto concludersi, con quelle che in Italia sono state divise in prima e seconda stagione ma che in realtà costituiscono nell’originale un’unica grande parte.
Invece, poiché Netflix si è appropriato quasi subito dei diritti della storia e l’ha distribuita sulla sua piattaforma, questo prodotto spagnolo ha avuto una risonanza inaspettata, tanto da vincere, nel 2018, un Emmy International come Miglior dramma. Grazie a questo (o forse per colpa di questo) le avventure del Professore e della sua banda di ladri si sono concluse lo scorso dicembre con la quinta stagione, finendo per regalare al pubblico un’enorme quantità di trash che avremmo evitato volentieri.
3) Pretty Little Liars
Come accade nella maggior parte dei casi, il successo ricevuto da una serie tv ne posticipa la conclusione all’infinito, dando vita fin troppo spesso a un circolo vizioso da cui è davvero difficile uscire. È andata così anche per Pretty Little Liars, prodotto basato sulla saga di romanzi di Sara Shepard: Giovani, carine e bugiarde. Nel 2010, su Freeform (allora ABC Family), andava in onda il primo episodio della serie ideata da Marlene King, il cui mistero principale ruotava intorno alla scomparsa della giovane Alison DiLaurentis e all’inquietante presenza del responsabile di tale scomparsa, il cosiddetto -A.
Secondo i piani dell’ideatrice, l’identità di -A doveva essere svelata nell’episodio intitolato Keep Your Friends Close (Tieni vicini i tuoi amici), quindi non molto dopo l’inizio della serie. Ma rivelare subito agli spettatori la soluzione all’enigma avrebbe significato chiudere la produzione piuttosto in fretta. Per questo motivo, considerata anche la fama raggiunta da Pretty Little Liars fin dal primo momento, la rivelazione è stata posticipata, e posticipata… e posticipata, intrappolando la serie in un loop in cui è rimasta bloccata fin alla sua conclusione con la settima stagione. Inutile dire che questo trascinarsi perenne dell’incognita su -A ha dato vita poi a una scelta narrativa che non è affatto piaciuta ai fan di Alison, Aria, Emily, Hanna e Spencer.
4) You
Caroline Kepnes è la mente dietro i romanzi da cui You ha preso ispirazione. La serie distribuita da Netflix è giunta ormai alla sua terza stagione e, come molti sapranno, non ha fatto in tempo a concludersi che è subito stata rinnovata per la quarta. Eppure, se questo dramma statunitense avesse seguito il suo corso naturale avremmo già visto la parola “fine”. La saga di romanzi di Caroline Kepnes è composta da 3 romanzi: You, Hidden Bodies e Providence: A Novel. La serie prodotta da Lifetime e distribuita da Netflix però, se per le prime due stagioni ripercorre le linee narrative create dall’autrice, per la terza se ne discosta totalmente.
Eppure, il ciclo di romanzi dedicato a Joe Goldberg e al suo tossico rapporto con le donne che incontra si sarebbe dovuto concludere con la trama del terzo e ultimo libro, invece Netflix, ancora una volta, ha pensato bene di approfittare dei diritti sul testo allungare fino all’inverosimile il percorso di quest’uomo disturbato e di ripetere nuovamente uno schema che purtroppo è già diventato ripetitivo. Con tutta probabilità, sarebbe stato meglio se You avesse seguito i piani originali della sua ideatrice e si fosse fermato prima, per non rischiare di fare lo stesso errore di molte altre serie tv che ormai non hanno più nulla da dire ma continuano a essere rinnovate all’infinito.
5) Supernatural
Ovviamente, Supernatural non era stata programmata per avere 15 stagioni. L’idea originale di Eric Kripke prevedeva una sceneggiatura per sole 3 stagioni che poi, con l’avanzare della serie e il crescente amore dei fan nei confronti di Sam (Jared Padalecki) e Dean Winchester (Jensen Ackles), sono diventate 5. Con la quinta stagione, infatti, si chiudeva un arco narrativo molto importante con uno scontro che sembrava definitivo tra i fratelli cacciatori, l’arcangelo Michele e il principe dell’Inferno, Lucifero in persona. L’inizio di una nuova vita per Dean avrebbe dovuto significare anche l’inizio di una nuova vita per gli spettatori senza la loro serie fantasy preferita.
Ma come tutti sappiamo, i Winchester non avevano ancora finito di sorprenderci. Sebbene le stagioni successive, dalla sesta alla quindicesima, abbiano regalato agli spettatori episodi bellissimi e commoventi, pieni di colpi di scena e originalità, dieci stagioni sono davvero tante da riempire senza pensare di commettere errori. Alcune sono state più difficili da seguire rispetto ad altre e la loro struttura si è più volte rivelata ripetitiva.
Come La Casa de Papel e le altre serie di cui vi parliamo oggi, anche Supernatural forse avrebbe dovuto avere il coraggio di fermarsi con la quinta stagione.
6) Big Little Lies
L’ingresso di Meryl Streep nel cast di Big Little Lies per la sua seconda stagione, non è bastato a salvare la serie tratta dall’omonimo romanzo di Liane Moriarty dalle critiche del pubblico. Pensato inizialmente come dramma di una sola stagione, infatti, Big Little Lies concludeva il proprio percorso con l’uscita di scena di Perry Wright, marito violento di Celeste. Nella serie invece David E. Kelley ha deciso di osare e andare oltre, immaginando una storia in cui la madre di Perry, interpretata proprio da Meryl, avrbebe indagato sulla prematura scomparsa di suo figlio e avrebbe cercato a tutti i costi di mettere in difficoltà Celeste e le sue amiche, sicuramente coinvolte nella faccenda.
Aver allungato la narrazione ha avuto i suoi pro e i suoi contro. Senza dubbio ha permesso di trattare con il giusto tatto tematiche delicate come quella della violenza sessuale e della violenza domestica, aprendo un’importante parentesi su quanto sia difficile denunciare e metabolizzare tali violenze, ma ha anche fatto sì che le storie delle protagoniste venissero diluite troppo e che quindi la seconda stagione risultasse più lenta, meno dinamica e meno appassionante della prima.
7) Scrubs
Ebbene sì, anche Scrubs è nella nostra lista. Non per le 8 meravigliose stagioni in cui è stata in grado di regalare agli spettatori di tutto il mondo momenti indimenticabili, personaggi impareggiabili e alcune lezioni di vita senza le quali non saremmo ciò che siamo oggi, bensì per ciò che molti vorrebbero considerare come uno spin-off ma che in realtà costituisce una nona stagione di cui avremmo fatto volentieri a meno. E pensare che se non fosse stato per lo sciopero degli sceneggiatori avvenuto tra fine 2007 e inizio 2008, una delle comedy più belle di sempre si sarebbe conclusa con la settima stagione.
Invece, la conseguenza di questa protesta fu che gli sceneggiatori portarono a termine uno screenplay per solo 11 episodi, lasciando incompiuta la settima stagione. Questo portò la ABC di comprare i diritti per produrre un’ottava stagione, il cui commovente finale (non per altro My Finale) sarebbe stato una conclusione perfetta per la serie, se solo l’emittente televisiva non avesse avuto la brillante idea di rinnovarla ancora una volta. Senza la maggior parte del cast originale, senza le stesse malinconiche e al tempo stesso divertenti atmosfere che avevano caratterizzato le stagioni precedenti, Scrubs: Med School non è mai riuscita a conquistare il pubblico.
8) Westworld
Purtroppo, anche per Westworld è possibile notare una profonda differenza tra la prima e più riuscita stagione, quella che doveva iniziare e concludere il percorso introdotto dall’omonimo film del 1973 su cui la serie si basa, e le tre stagioni successive. Oltre alla pesante assenza dell’immenso Anthony Hopkins nelle ultime due stagioni della serie ideata da Jonathan Nolan e Lisa Joy per HBO, mancano nelle stagioni finali quelle componenti filosofico-esistenziali e psicologiche che avevano reso tanto speciale e riusciti i primi 10 episodi.
Nonostante la presenza di un cast eccezionale che comprende, tra i tanti, volti come quello di Aaron Paul, Vincent Cassel, Gustaf Skarsgård, Ben Barnes e molti altri, nonché di un ottimo utilizzo di effetti speciali e grafiche, le stagioni successive di Westworld non sarebbero forse dovute nascere dalle ceneri della prima. Non sono state in grado di restituire la profondità, la complessità e la credibilità della serie HBO che, dopo il primo episodio di True Detective (2014) ha avuto il più alto numero di spettatori per un primo episodio.