L’amore è eterno finché dura, si dice. E la cosa è ancora più vera quando si parla di serie tv. Gli show televisivi producono emozioni in larga scala. Esaltano, coinvolgono, addolorano, emozionano. Possono scatenare il colpo di fulmine, la folgorazione del primo episodio. Oppure somministrare a piccole dosi i propri influssi benefici. Si lasciano attendere, desiderare. Anche per anni. Le corteggiamo da lontano, ci creano dipendenza, andiamo in crisi d’astinenza. Le serie tv si amano e si odiano, ma in ogni caso sanno restarci attaccate addosso. Alcune diventano fenomeni mondiali, come La Casa de Papel o Game of Thrones. Altre sono un piccolo prodotto di nicchia che conserviamo gelosamente nel nostro catalogo.
Ma l’amore, si sa, nel corso del tempo può anche scemare.
Avete mai cambiato drasticamente opinione su una serie tv? Vi è capitato di guardarla con occhi diversi dopo tanto tempo? Ci sono delle serie che in passato amavate e che oggi, a riguardarle, non riuscite più a sopportare? La mia personalissima lista, a dire il vero, non è poi così lunga. Ho scelto però dieci titoli che, nella mia lunga esperienza di divoratrice seriale di prodotti tv, hanno significato qualcosa. È una lista di valutazioni sbagliate e qualche piccola delusione. Segna il cambio di gusti e di tendenze, mostra come nel corso del tempo ci si possa ravvedere e cambiare completamente opinione su una cosa che prima ci piaceva tanto e che adesso ci risulta invece indifferente, estranea.
Questi qui sono i 10 show televisivi che una volta amavo e ora non sopporto proprio più. Sono sicura che esiste una lista così anche per voi. Lasciatecela nei commenti!
1) Grey’s Anatomy
Guardai la prima stagione dello show di Shonda Rhimes molto tardi rispetto al suo debutto. Era già uscita l’undicesima stagione e io mi ero appena imbattuta nel primissimo episodio del medical drama più discusso del momento. Fu una specie di fulminazione, che divenne subito dipendenza. Undici stagioni mandate giù tutte d’un fiato, nel giro di poche settimane. Credo non mi sia capitato più con nessun’altra serie. Ero diventata dipendente da Grey’s Anatomy, non riuscivo a farne a meno.
Una sensazione simile l’avrei provata qualche tempo dopo con La Casa de Papel, anche se per motivi diversi.
Il Grey’s Sloan Hospital di Seattle lo sentivo un po’ anche casa mia, i personaggi li conoscevo come fossero amici di vecchia data. Poi, col tempo, qualcosa è cambiato. L’undicesima stagione è stata lo spartiacque di questo show: dopo c’è chi ha deciso di abbandonarlo e chi invece ha continuato a guardarlo stancamente. Io appartengo alla seconda categoria. L’interesse del pubblico era scemato, ma Shonda Rhimes ha continuato a spremere Grey’s Anatomy fino a condurla stancamente alla diciottesima stagione (e ora è in arrivo la diciannovesima). Adesso, quando accendo la tv per guardarne un episodio, non riesco a resistere più di dieci minuti senza rimpiangere i bei vecchi tempi andati. Dateci un taglio.
2) Un medico in famiglia
Da un medical drama all’altro, attraversando le due sponde dell’Oceano. Quando eravamo piccoli, Un medico in famiglia era un must di ogni domenica sera. Si aspettava una settimana intera per entrare nella casa dei Martini e guardare da vicino la loro vita quotidiana. Credo sia la prima serie tv che ho iniziato a commentare con gli amici, alle scuole elementari. Nei miei ricordi, lo show della Rai rimane un tassello importante della mia infanzia. Me lo ricordo interessante, commovente, avvincente, simpatico, divertente. Alcune battute sono diventate proverbiali, molti interpreti li conosco con il nome che avevano nello show e non con quello reale. Un medico in famiglia lo conoscevano tutti e tutti erano in pari – gli spoiler sarebbero venuti dopo.
Ma vi è mai capitato di riguardarne oggi una puntata? Tanti personaggi banali, qualche attore completamente inadatto, toni melodrammatici e risvolti narrativi fin troppo scontati. Possibile che una serie così ci piacesse tanto? Una volta incappai per caso in una rarissima replica… Oggi non avrei esitato a definirlo inguardabile.
3) 13 Reasons Why
Ma veniamo ora a prodotti più recenti. La prima stagione di 13 Reasons Why ha fatto il suo esordio su Netflix nel 2017. Una coltellata nello stomaco. La serie di Brian Yorkey è ispirata al romanzo 13 di Jay Asher e la prima stagione è stata veramente devastante. Scioccante, impetuosa, toccante. Protagonisti erano degli adolescenti, ma lo show tutto poteva definirsi meno che un prodotto riservato esclusivamente agli adolescenti. La pregnanza delle tematiche trattate, il modo duro in cui le affronta, il coinvolgimento emotivo che cresce dal primo all’ultimo episodio, l’originalità delle trovate narrative contribuiscono a creare un legame con i personaggi e con la serie stessa. Ho amato 13 Reasons Why. Poi è arrivato il secondo capitolo.
Da serie di un certo spessore, la creatura di Yorkey – priva anche del soggetto di Asher – è diventato un teen drama dozzinale, comunque interessante sotto certi aspetti, ma decisamente diverso rispetto all’impostazione iniziale. Lo show avrebbe dovuto avere il coraggio di fermarsi alla prima stagione per conservare di sé un ricordo piacevole. Un rimpianto a cielo aperto.
4) Settimo Cielo
Quando a cavallo tra gli anni Novanta e gli anni Duemila iniziarono a trasmettere in Italia le prime puntate di Settimo cielo, io, come la maggior parte delle mie coetanee, mi presi una cotta per almeno un paio di personaggi della serie. I Camden mi piacevano un casino. Una famiglia numerosa e problematica, alle prese sempre con un cruccio diverso. Il reverendo Eric mi stava persino simpatico, i suoi figli si cacciavano spesso nei guai. Odiavo perdere una puntata di Settimo cielo e non riuscire più a ricostruire i passaggi. Era una delle mie serie tv preferite quando ancora non sapevo cosa fossero le serie tv. Poi sono cresciuta e i Camden li ho persi di vista. Le serie tv che abbiamo amato da piccoli, non dovremmo più riguardarle. Questa dovrebbe essere una regola fissa di ogni appassionato di show televisivi. Mi è capitato di rivedere i Camden invece diversi anni dopo e non è stata una bella esperienza. Come con Un medico in famiglia, di alcune serie andrebbe preservato il ricordo solo in una remota parte del cervello.
5) The Vampire Diaries
Anche con The Vampire Diaries è stato amore a prima vista. La serie su vampiri, streghe e lupi mannari ambientata nella cittadina fittizia di Mystic Falls mi aveva colpito per la caratterizzazione dei personaggi e l’ambientazione a metà tra un horror e un fantasy. Le prime stagioni sono state un grande successo di pubblico e, secondo me, meritato. Certo, parliamo di un teen drama dalle sfumature un po’ dark, ma i personaggi erano avvolti da un alone di mistero che ne accentuava il fascino. I fratelli Salvatore erano sempre in bilico tra bene e male, il confine tra buoni e cattivi in The Vampire Diaries non era così netto.
Non stiamo parlando di un fenomeno mondiale come la Casa de Papel, ma meno di dieci anni fa questo show aveva una fanbase piuttosto consistente.
Cosa è successo dopo? Con il susseguirsi delle stagioni – otto in totale – la storia ha smesso di sorprendermi. I personaggi sono diventati più flosci e prevedibili, molti sono stati snaturati in nome di un lieto fine. Tutta la trama ne è risultata compromessa, col risultato che l’intero show è diventato insopportabile.
6) La Casa de Papel
Ma veniamo ora al titolo più importante della lista. Perché? Perché La Casa de Papel io l’ho amata, parecchio. La vidi ancora prima che sbarcasse su Netflix, conquistando tutto il mondo. Sulla tv spagnola apparve con un’unica lunga stagione – su Netflix è stata divisa invece in due parti – che, malgrado le incongruenze e la necessaria sospensione dell’incredulità, riuscì persino a farmela inserire nella mia personalissima top5. Il Professore era un genio, Berlino un artista. Ho fatto il tifo per la banda esattamente come si fa il tifo per il Camerun in una finale contro il Brasile.
Quanto mi piaceva La Casa de Papel.
Sono convinta che, se ci si fosse accontentati di quella sola stagione, i produttori avrebbero incassato di meno ma di quella storia avremmo conservato un ricordo magnifico. Nonostante Tokyo che salta nella Zecca a bordo di una motocicletta. E invece La Casa de Papel è andata avanti. Con una terza stagione, poi una quarta, una quinta e una sesta. Una scelta di marketing azzeccata – La Casa de Papel rimane infatti una delle serie tv più seguite al mondo -, ma che è andata via via distruggendo le prerogative iniziali. Lo show si è avvicinato pericolosamente – e forse volutamente – alla cafonata e io non sono più riuscita a prenderlo sul serio.
Però ho continuato a guardarla.
7) Da Vinci’s Demons
Non se ne è mai parlato tanto di Da Vinci’s Demons, ma era oggettivamente una bella serie. Dico era non perché non lo sia più, ma perché col tempo ho finito per perdere interesse per la storia. Le avventure di Da Vinci erano ambientate a Firenze e già la scenografia meritava parecchio. Si celebrava il genio di Da Vinci, un artista eccentrico, irriverente, senza freni, sullo sfondo delle guerre intestine della Signoria dei Medici e delle minacce esterne di un periodo storico tumultuoso e ricco di spunti interessanti per qualsiasi amante dei period drama. Posso tranquillamente definirla una delle serie che ho guardato con più trasporto e interesse. Poi, quando gli elementi sovrannaturali hanno iniziato a soppiantare quelli storici e reali, l’interesse è andato via via scemando. Se annunciassero così, all’improvviso, la quarta stagione, non credo che sarei tanto entusiasta. Da Vinci’s Demons è stato un esperimento riuscito fin quando ha mantenuto il piglio irriverente dei primi episodi. Poi è diventata una storia moscia, noiosa, che infatti è rimasta sospesa.
8) This Is Us
Tanti probabilmente non condivideranno, ma This Is Us è per me una delle serie più insopportabili conclusesi nell’ultimo periodo. Troppo patetica, troppo banale. Troppo smielata. Non è sempre stata questa la mia opinione sulla creatura di Dan Fogelman, con Milo Ventimiglia tra i suoi personaggi principali. Anzi, all’inizio l’ho amata e pure tanto. Una prima stagione davvero toccante, con picchi emozionali sorprendenti. La storia è travolgente, i risvolti drammatici ti incollano allo schermo. Ma dopo un po’, pietà! This is Us si è avviata verso lo stesso precipizio di Grey’s Anatomy, ma lo ha fatto molto tempo prima. Ad un certo punto, mi è risultato davvero difficile andare avanti, le stagioni sono bloccate lì in attesa di uno sforzo sovrumano che mi spinga a recuperarle.
Se de La Casa de Papel ho guardato comunque tutte le puntate, fino all’ultimo episodio, con This Is Us non ci ho provato nemmeno.
Una relazione intensa ma poco duratura. Non è colpa di nessuno.
9) Riverdale
Altro rapporto complicato è quello con Riverdale, di cui – lo confesso – non sono riuscita a guardare tutte le sei stagioni. La prima l’ho divorata, sebbene non fosse tra le mie serie preferite. Aveva tante pecche, ma mi piaceva e, all’uscita della seconda stagione, ero pronta a perseverare. Dopo un inizio esaltante però, il mio flirt si è scontrato con un’indifferenza rispetto alle sorti dei personaggi che non avevo nemmeno previsto. Quel che prima mi sembrava interessante, dopo un po’ mi suonava banale. La deriva teen di Riverdale era scontata, ma non pensavo potesse farmi detestare l’intera serie. Fossi stata più giovane, la relazione sarebbe andata oltre. Ma in questo caso, la differenza d’età ha messo fine a una storia destinata inevitabilmente a finire. Senza troppo rammarico.
10) Dawson’s Creek
Dico davvero, c’è un motivo per cui guardavamo questa roba da ragazzini? Io non me ne perdevo un episodio, nei pomeriggi di Italia1 Dawson’s Creek era un must imprescindibile. Ci siamo legati a quei personaggi come fossero davvero amici nostri. Ho fatto il tifo per Pacey e Joey fino almeno ai quindici anni. Prima che anche Smallville sbarcasse su Italia1, Dawson’s Creek era la serie che mi piaceva di più. Oggi, dopo qualche anno, mi chiedo: eravamo fuori di testa?