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5 profonde riflessioni esistenziali che possiamo trarre dall’ultima stagione de La Casa De Papel

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L’ultima stagione de La Casa Di Carta è arrivata lasciando qualcuno soddisfatto e qualcuno deluso. Ma in tutta questa Odissea (che Ulisse scansati) la serie ci ha regalato delle perle di saggezza – mancata – su cui era inevitabile soffermarsi. Come se alla fine non ci restasse altro che sorridere, nonostante il dolore che ci ha raccontato. E allora ecco le 5 perle esistenziali (ironiche) che la serie ci ha regalato prima di salutarci.

1) Genitori responsabili

La Casa Di Carta

Iniziamo con un tema caro alle serie tv: l’amore genitoriale. È un argomento a volte positivo come quello delle Gilmore altre volte al limite del rifiuto come in Grey’s Anatomy per la serie “Bleah mia mamma mi ha portato la zuppa a lavoro“. Tornando alla Casa Di Carta partiamo da Berlino il nostro Psyco Spagnolo il cui metodo educativo è molto discutibile, già solo per il fatto di dire a un ragazzo che lavorare è inutile. Ma no figliolo perché lavorare quando puoi delinquere rischiando la tua giovinezza? E poi grandissimo FAIL! Il figlio diventa peggio di lui e gli frega la donna sotto il naso. Si ok Berlino era contento di aver plasmato la prole, ma quanto ha rosicato? Caro Berlino avresti dovuto regalargli un Game Boy. E arriviamo alla nostra amata Sierra. Da subito notiamo che alla psyco-mammina non le affideremmo nemmeno Cicciobello, figuriamoci un bambino in carne ed ossa. La scena apice della sua – discutibile – maternità è quella in cui sfida Marsiglia al “chi si sposta per primo” nel bel mezzo di una corsa in macchina, non proprio a prova di bambino. Sierra esordisce pure con “non faccio la pazza, io sono pazza” e dà gas che neanche Michael Schumacher. Ah, Sierra, non dimenticarti l’adesivo Baby an board!

2) Bisogna combattere le proprie battaglie, ma anche meno

La Casa Di Carta

Ecco un altro importante insegnamento de La Casa Di Carta: lottare per ciò in cui si crede. È una lezione di vita della quale facciamo subito tesoro e non appena parlano del progetto della banca di Spagna ci viene voglia di andare al Lucca Comics indossando la tutina rossa. Nelle prime stagioni la trama è lineare, anche se ogni tanto abbiamo bisogno che il Professore ci faccia un ripasso. Ma nell’ultima stagione non bastano più le supplenze del Professore e nemmeno Wikipedia ci è d’aiuto, perché è così pieno di scene di guerriglia, bombe a mano e lacrimogeni che i nostri occhi sono offuscati. Ad un certo punto ci chiediamo se siamo finiti in un film sul Vietnam, quasi ci aspettiamo che sbuchi Rambo a urlare Adrianaaa. Diciamo che avremo fatto anche a meno di qualche bomba a mano, e poi tutto questo urlare ed esplodere ci ha dato un po’ di ansia, ok che siamo veterani delle serie tv però fate l’amore non fate la guerra lo preferiamo decisamente!

3) La vita è piena di tragedie, ma le canzoni americane le rendono più fighe

La Casa Di Carta

Ed ecco un importante insegnamento musicale (ufficioso e non ufficiale), ovvero che la vita è fatta di tragedie, ma le canzoni americane ce le fanno digerire meglio. Diciamo che di spunti all’americana ne abbiamo visto tanti ne La Casa Di Carta: Tokio somigliante a Natalie Portman in Leon oppure Berlino come Anthony Hopkins in Hannibal. Questo gemellaggio Spagna-USA era un bel modo di intrattenerci, anche se certi momenti nell’ultima stagione erano un po’ troppo Yes We Can! Quando Tokio si sdraia con Rio che gli fa vedere le stelle somiglia alla classica americanata in cui lui ci prova con lei mettendosi dietro la sua schiena per mostrarle come si fa a tenere in mano una racchetta o una mazza da golf (o qualsiasi altro sport di cui non gli è mai fregato nulla) e dopo che i due si toccano scatta la magia, tutto bello se non fosse che lo abbiamo visto 45439 trilioni di volte. Ecco, qualche scena era un classico cliché americano e non è che dispiace, solo che a volte fa strano vedere i personaggi così tanto Spagnoli sparare a ritmo di blues.

4) Una persona è libera quando… muore malamente a metà stagione

Tokio

Tokio la nostra scheggia impazzita. Quante volte ci siamo morsi la mano urlando “fermatelaaa“. Tokio ha più volte sfidato la nostra pazienza, quasi quasi Sierra è più stabile (qui la lista dei 10 personaggi più odiati delle serie tv). Nell’ultima stagione si parla di libertà personale ed è tutto bello finché la sua libertà (che io chiamerei noia) non mette in pericolo il suo vecchio amore Renè (che ci lascia le penne) e il giovane Rio. Diciamo che per quanto Tokio fosse un bel personaggio a volte era difficile digerire i suoi impulsi senza senso. Spesso avevamo voglia di entrare nello schermo e legarla per tutta la durata della rapina. Ci sono stati momenti in cui immaginavo di andare da un presidente fittizio di Netflix e dirgli “ok parliamone, se tu plachi Tokio ti prometto di guardare 5 volte Dark e di farmi interrogare“. Ma al di là di questo arriva poi il momento in cui Tokio si sacrifica (metaforicamente acquista la sua libertà tanto agognata) e si fa esplodere insieme a un altro che ci ha snervato tanto, Gandia. Diciamo che questo sacrificio ce l’ha fatta rimpiangere un po’ però dai Rio, tesoro, mo’ trovati un’altra!

5) I soldi non fanno la felicità… ma anche si

La Casa Di Carta

La Casa Di Carta si apre con un sogno, un ideale di uomo libero oppresso dal capitalismo, e nell’apice di questa lotta contemporanea una visione si fa chiara come la luce del sole: i soldi non fanno la felicità, ma tu dammeli lo stesso. Diciamolo, dopo i mattoni filosofici lanciati da Berlino alla fine i personaggi fregano tutti e si pigliano i beneamati miliardi! Fine molto discutibile, ma anche realistica perché nonostante tutto sono dei ladri. Quando guardiamo Lupin ci offendiamo mentre ruba gioielli a Parigi? No. Ecco, La Casa Di Carta alla fine non vuole essere un manuale della Ragion Pura del Professore. Certo, a volte quando guardiamo una serie tv vogliamo che i personaggi siano eroici così che ci si possa immedesimare mentre ci sbricioliamo le patatine addosso rimandando la lezione di zumba. Ma la verità della serie è che nessuno è perfetto e così onesto, anche se il nostro massimo di ribellione è stato guardare le serie tv in streaming. Però dai, possiamo sempre progettare di svaligiare la banca di Spagna nel giro di 20 anni. Ma forse è meglio guardare Dark. Passatemi il prossimo pacco di patatine và!

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