3) The Young Pope, una delle migliori Serie Tv italiane diretta da Paolo Sorrentino
Apriamo ufficialmente il podio con The Young Pope, una Serie TV firmata da quel mostro sacro di Paolo Sorrentino. Il regista, vincitore di un premio Oscar per La Grande Bellezza e candidato per E’ Stata La Mano di Dio, ha superato i confini italiani anche grazie alla sua Serie Tv. E così, dall’oggi al domani e con un carico di grandi soddisfazioni, ci siamo ritrovati in America, candidati sia agli Emmy che ai Golden Globe. Insomma, mica robetta da niente. Un vero e proprio traguardo raggiunto grazie allo splendido lavoro di Paolo Sorrentino e dei suoi straordinari attori Jude Law, Silvio Orlando e Scott Shepherd.
Come abbiamo potuto vedere in precedenza, anche in questo caso il tema della religione ritorna ferocemente incalzando anche il telespettatore più sicuro. The Young Pope non è infatti soltanto una Serie Tv raffinata e sublime, elegante nella sua arte oratoria ma anche provocatoria: The Young Pope è una Serie Tv che costringe a riflettere. A interrogarsi. A chiedersi perché, come e quando. E non in modo meccanico, ma fondamentale. Come un istinto che parte da dentro e che ti chiede a gran voce di chiederti perché. The Young Pope è una Serie Tv criptica, enigmatica, sempre pronta a srotolare qualsiasi convinzione creando uno scontro ideologico tra il sacro e il profano. Sorrentino crea dunque un legame con il telespettatore attraverso la figura di un Papa atipico e controverso.
The Young Pope è una Serie Tv estramemente intelligente, trasparente all’occorrenza ed enigmatica quanto serve. Un’opera sontuosa che utilizza la religione anche e soprattutto come mezzo per dar vita a una feroce critica di natura politica, sottraendosi a qualsiasi tipo di ipocrisia e facendo notare quanto il Vaticano influenzi le scelte politiche, ribaltando completamente la situazione. Nonostante la sua natura enigmatica, The Young Pope sa benissimo quel che vuole dirci e come vuole dircelo. Con dei dialoghi mastodontici che l’hanno resa eterna, The Young Pope apre ufficialmente il podio, lasciando la parola a due produzioni che hanno scritto la storia delle nostre Serie Tv.
2) Boris
La nostra rivoluzione. La comedy italiana madre delle nostre Serie Tv. Il simbolo di una produzione talmente nostra che forse potremmo capirla davvero soltanto noi. Che potremmo conoscerla davvero soltanto noi. Signori e signore, l’eterna Boris. Una Serie Tv talmente iconica che soltanto una produzione come quella che vedrete al primo posto avrebbe potuto spodestarla dalla prima posizione. Un’opera talmente maleducata da fare a meno di ipocrisie e dilemmi morali, descrivendoci in una vetrina in cui purtroppo ci siamo riconosciuti e in cui abbiamo riconosciuto il sistema di cui facciamo parte. Boris era attuale nel 2007 e continua a esserlo ancora oggi nel 2024, elemento che di certo ha favorito il suo ritorno nel 2022.
Dopo Boris niente è stato più lo stesso. Neanche la satira, il marchio di fabbrica di questa produzione che mette al centro della narrazione il triste declino della qualità a favore dello share. Boris ribalta infatti gli stereotipi tipici, dando vita a una storia in cui si i protagonisti lavorano a una Fiction televisiva che ha il solo obiettivo di racimolare punti di share facendo a meno della qualità. Il dramma ospedaliero raccontato nelle Fiction fittizia prende così posto, diventando teatro di elementi scadenti e scene da peggiori soap opera. E lì, a dirigerle, c’è un regista che è assolutamente consapevole della pochezza della produzione, ma che fa lo stesso gioco degli altri per mandare avanti la propria carriera. E in mezzo a questo triste declino si nascondono anche attori arrivati lì per raccomandazione, o altri che il talento lo sprecano per far comunque carriera, in qualche modo.
Attraverso questi espedienti, che spesso danno vita a situazioni drammaticamente esilaranti, Boris descrive un sistema che non ha a che fare soltanto con la Tv. La critica di Boris può infatti essere estesa anche ad altri contesti, dimostrando il degrado di una società in cui la meritocrazia è l’ultima ruota del carro, e chi ha talento aspetta la propria svolta in un vortice asfissiante che non lo premia mai come dovrebbe. Boris è divertente, sarcastica, crudelmente reale e anche drammatica. E’ qualsiasi cosa abbia intenzione di essere perché è spaventosamente vera e, come tale, non rinnega niente, descrivendo tutto quello che gli ruota intorno. Anche se non sempre è una bel vedere.