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Vent’anni dopo La meglio gioventù

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Era il lontano maggio del 2003 quando Marco Tullio Giordana presentava al cinquantasettesimo Festival di Cannes La meglio gioventù, film capolavoro dalla monumentale durata di 360 minuti. La giuria francese apprezzò molto, al punto da premiarlo con il prestigioso premio di miglior pellicola per la selezione Un certain regard. A giugno dello stesso anno il film uscì in sala spezzato in due atti di 3 ore ciascuno, ma fu soltanto a dicembre che raggiunse i piccoli schermi di Rai 1, in un formato rieditato di 4 puntate.

20 anni dopo, La meglio gioventù rimane uno dei più grandi successi di pubblico e critica nella storia della televisione italiana, particolarmente apprezzato tanto dalle testate nazionali quanto da quelle internazionali (qui altre serie tv del Bel Paese da vedere almeno una volta). È però dentro i confini del Bel Paese che l’opera magna di Marco Tullio Giordana è riuscita davvero a lasciare un segno profondo. Lo fa entrando a gamba tesa nel cuore degli spettatori e segnando in maniera indelebile una generazione. Ma a distanza di tutto questo tempo, cosa ci ha lasciato La meglio gioventù? E vale la pena per uno spettatore di oggi recuperasi un film tanto lungo dall’essersi trasformato in una serie televisiva?

La meglio gioventù (640x360)
La meglio gioventù

La storia de La meglio gioventù, come tutte le storie più belle, è all’apparenza una cosa molto semplice: due fratelli, Matteo e Nicola Carati, crescono e vivono nell’Italia del secondo Novecento. Più precisamente in un lasso di tempo che va dal 1966 al 2003. Ma la semplicità è soltanto apparente, perché le vicende personali di questi protagonisti sono destinate a intrecciarsi a doppio filo con i fatti storici del loro paese. 

Così, mentre i due viaggiano, si separano, si rincontrano e si innamorano, intorno a loro scorrono i grandi movimenti politici e culturali del tempo, fatti della Storia che intaccano fatalmente le vite dei fratelli. Dall’alluvione di Firenze del ’66 alla grande contestazione, dagli anni di piombo alle inchieste di Mani pulite. Così La meglio gioventù passa dal grande al piccolo, dal nazionale al personale, mostrando come gli importanti stravolgimenti della Storia abbiano un effetto diretto sulle esistenze dei singoli.

Più di tutto, il racconto ci mostra come le scelte più piccole, prese di fronte ai grandi accadimenti della vita, possano avere delle ripercussioni bellissime, terribili, enormi e inimmaginabili.

Cosa comporta abbandonare l’università all’ultimo esame? Mollare tutto per aiutare degli sconosciuti in difficoltà? Aspettare un secondo di troppo per rispondere a una telefonata? 

Luigi Lo Cascio (640x360)
La meglio gioventù

Oltre alle meravigliose musiche e al grande contributo di alcuni interpreti d’eccellenza (Luigi Lo Cascio, Alessio Boni e una giovanissima Jasmine Trinca su tutti), una delle componenti più apprezzate dai critici e dagli spettatori è stata senza alcun dubbio la portata della narrazione. La meglio gioventù è un vero e proprio racconto epico, e in quanto tale si inserisce in un nutrito filone cinematografico italiano di grandi epopee in cui temi come famiglia, amicizia, amore e Storia s’incastrano tra loro per dire qualcosa di universale.

Basti pensare a film come C’eravamo tanto amati e La famiglia, entrambi capolavori di Ettore Scola, o ad altri due titoli dal richiamo internazionale e dalla durata importante. Tra questi Novecento di Bernardo Bertolucci (320 minuti) e C’era una volta in America di Sergio Leone (251 minuti). Si potrebbero poi ricordare molti altri fluviali esempi, dai classici Rocco e i suoi fratelli (170 minuti) e Il Gattopardo (205 minuti) di Luchino Visconti all’amatissimo Nuovo Cinema Paradiso (173 minuti) di Giuseppe Tornatore. 

Insomma, la tradizione è in questo senso molto vasta, ma anche molto datata. Tra i film citati, infatti, La famiglia e Nuovo Cinema Paradiso (che dovrebbe presto diventare una serie tv) sono i due più recenti, e la loro uscita in sala risale in entrambi i casi alla fine degli anni ’80. Nel 2003, Marco Tullio Giordana ha l’intuizione di poter ancora proporre un’epopea cinematografica, e di poterlo fare grazie alla televisione.

Oggi, con senno di poi, dopo aver visto prodotti come Breaking Bad o Gli anelli del potere (se ci soffermiamo soltanto sull’aspetto tecnico, nel secondo caso) sappiamo molto bene che il piccolo schermo non ha più niente da invidiare a quello più grande. Né in termini di qualità della proposta, né tantomeno per quanto concerne gli sforzi produttivi. Ma vent’anni fa la situazione era un’altra. La storica rivalità tra cinema e televisione, oggi soppiantata da quella tra cinema e streaming, imperversava ancora. Solo in pochi si rendevano conto dei punti di forza unici della tv via cavo.

In un certo senso, La meglio gioventù ha fatto in quel contesto quello che in tempi più recenti abbiamo visto fare a film The Irishman di Martin Scorse, Roma di Alfonso Cuarón e Pinocchio di Guilliermo Del Toro. In questi ultimi casi si tratta di cinema per lo streaming, nel primo è invece cinema per la televisione. 

La meglio gioventù (640x360)
La meglio gioventù

Il 7 dicembre 2023 è caduto il ventennale della prima trasmissione televisiva della serie evento. Mentre qualche tempo fa il cast storico si riuniva per festeggiare la ricorrenza, per noi spettatori si presenta l’occasione perfetta di vedere o rivedere un vero e proprio pezzo di storia della televisione italiana, un cult irripetibile che non è invecchiato di un giorno. Ancora oggi, La meglio gioventù rappresenta tutto ciò che vorremmo fosse la grande serialità del Bel Paese.