#4 Spartacus
La storia di Spartaco è stata mitizzata fin dal principio come simbolo della lotta contro i regimi, l’emblema del riscatto dalla schiavitù e dall’oppressione.
La ribellione di Spartaco non fu la prima rivolta servile che la Repubblica Romana dovette affrontare: già alla fine del II secolo a.C. le guerre di schiavi in Sicilia avevano rappresentato momenti di crisi molto drammatici, ma fu Spartaco a dare più di tutti concretezza alle paure più profonde dell’epoca.
Per i Senatori, Spartaco rappresentava il nemico del sistema, paragonato da Cicerone stesso ad altri leader repubblicani. Questo paragone per il tempo e per la mentalità dell’epoca conferiva particolare nobiltà ad una figura che da semplice schiavo si era trasformato in un nemico.
La storia del nostro eroe comincia tra il 111 e il 109 a.C. in Tracia.
Per problemi economici, probabilmente accettò di entrare a far parte dell’esercito romano come milite ausiliario. Evidentemente disertò e tentò la fuga, ma venne presto trovato a costretto in schiavitù. Spesso accadeva che gli schiavi ex-militari venivano accolti tra le file dei gladiatori. Così il nostro Trace venne comprato da Lentulo Batiato, un lanista che possedeva una scuola di gladiatori a Capua.
Nel 73 a.C., esasperato dalle condizioni in cui era costretto a vivere, decise di scappare dall’Anfiteatro Capuano seguito da altri settanta uomini. Si diressero verso il Vesuvio, dove, invece di trovare rifugio, trovarono un drappello di soldati della locale guarnigione. Gli schiavi in cerca di libertà non si potevano certo dire armati, se non forse per qualche gladio, forcone e strumento da lavoro trovato lungo la strada, ma mentre i soldati stavano semplicemente facendo il proprio lavoro, quegli uomini stavano combattendo per la propria vita, il proprio riscatto, la propria libertà.
Dopo questa prima schiacciante vittoria, la fama di Spartaco (e dei suoi compagni, in particolare i due galli Enomao e Crixus) cominciò ad estendersi a macchia d’olio, e mentre tra le fila del ribelle si univano schiavi, poveri, contadini in miseria ed Italici delusi, gli oligarchi romani continuavano a sottovalutarlo, accecati com’erano dalla propria arroganza.
L’esercito che gli venne frapposto in principio era raccogliticcio, soldati facenti parte del basso ceto e non regolarmente addestrati.
Spartaco, Crixus e Enomao continuarono a condurre la ribellione con ottimi risultati e sconvolgenti vittorie. Tuttavia i problemi cominciarono a sorgere quando fra i tre capi si frapposero le prime incomprensioni. Spartaco davvero voleva la pace, voleva pensare al suo “popolo”, Crixus ed Enomao erano decisi a voler muovere guerra ai Romani e ribaltare definitivamente gli equilibri di potere.
Come la storia ci insegna, quando le forze si dividono cominciano i problemi.
Intanto all’alba del 72 a.C. la scia di violenza e sangue lasciata dai ribelli motivò il Senato a rivalutare il consistente pericolo che stava minacciando Roma stessa, dopo aver perso la Campania e gran parte del Sud Italia, ormai del tutto sotto il controllo ribelle.
Mentre Spartaco si dirigeva a Nord, in Gallia Cisalpina (Italia Settentrionale), Crisso e la maggior parte dei ribelli si dirigevano a Sud, dove furono definitivamente sconfitti in Apulia (Puglia) e Crisso venne assassinato.
Spartaco, invece, riuscì a fatica ad avere la meglio sul governatore della Gallia Cisalpina, ma venne letteralmente sbaragliato e costretto a leccarsi le ferite. Ancora non si riesce a capire perchè, invece di dirigersi oltre le Alpi e mettere più terreno possibile tra sé e Roma, Spartaco tornò sui suoi passi diretto in Lucania.
Nel frattempo, nel 72 a.C. il Senato diede al proconsole Marco Licinio Crasso il compito di reprimere la rivolta e risolvere una volta per tutte il problema. Con otto legioni al seguito, Crasso avrebbe comunque avuto le sue difficoltà a sconfiggere un esercito di disperati. Con l’intervento di Magno Gneo Pompeo però la fine appariva all’orizzonte.
Dopo aver vinto svariate battaglie, aver tentato la fuga prima in Sicilia e poi in Apulia, Spartaco e i suoi disperati si ritrovarono infine davanti ad un esercito.
Si narrava che il Trace avesse combattuto al centro della battaglia, in cerca di quel nemico troppo timoroso o incapace per affrontarlo faccia a faccia.
I soldati romani distrussero l’esercito, soffocarono la rivolta ed uccisero l’ultimo vero eroe della Repubblica Romana.
Il corpo di Spartaco non venne mai trovato, unendosi anche lui per questo alla gloriosa tradizione romana per cui, come Romolo, il gladiatore sarebbe stato tanto amato dagli dei che questi l’avessero voluto accogliere, con tanto di corpo, tra di loro, pronti a rimandarlo sulla terra quando il momento fosse giunto.