Capri Rendez-Vous è una videoserie scritta e diretta da Francesco Lettieri. I singoli video sono stati concepiti sulle canzoni che completano il primo album di Liberato che non ha nome pecché chill’.
Questa è la descrizione che possiamo trovare su YouTube di Capri Rendez- Vous, la prima videoserie musicale, come è stata chiamata, che ha come colonna sonora la voce del misterioso cantante Liberato.
A cavallo tra l’elettronica, l’hip hop e il neomelodico napoletano, Liberato fa capolino inizialmente sulla scena musicale indipendente già nel 2017 con la pubblicazione del primo singolo Nove maggio spuntato quasi dal nulla su YouTube in concomitanza con la creazione del suo canale.
Quella che sembrava una moda passeggera si trasforma ben presto in successo e consacrazione con il singolo Tu t’e scurdat’ ‘e me al quale seguiranno Me staje appennenn’ amò, Gaiola portafortuna, Intostreet e Je te voglio bene assaje.
Concerti da 20.000 persone, speculazioni su chi possa essere il volto che si cela sotto quella felpa nera e poi un silenzio lungo un anno che si spalanca con l’arrivo di questa serie musicale.
Una serie vera e propria che segue le vicende di due amanti, Carmine e Marì che si rincorrono nel tempo attraverso la gioventù, l’età adulta e infine la vecchiaia. Un amore fatto di occasioni mancate e di una malinconia figlia di quei molti riferimenti cinematografici di cui Francesco Lettieri, il regista, si serve per raccontarci in modo inedito e referenziale una bellissima storia d’amore.
La videoserie di Liberato si apre con Guagliò.
Siamo nel 1966 precisamente a Capri, in un set fotografico dove Marì, la bellissima attrice francese protagonista del video, sta girando alcune scene di un film diretto da Dino Linetti. Il personaggio del regista appare come un voluto riferimento a Dino Risi, che Lettieri inserirà poi nei ringraziamenti dei titoli di coda come una delle sue fonti di ispirazione insieme a Truffaut, Pasolini, Dolan, Peppino di Capri, Moretti e molti altri ancora.
Il regista, dopo essersi congratulato con Marì per la brillante interpretazione, le pone una questione che ha del profondo, una riflessione sul cinema e sull’inesorabile scorrere del tempo, tema che fa da filo conduttore all’intera videoserie.
A volte mi chiedo se mi ricorderò di questo momenti, di questo mare azzurro, di queste rocce, di questa nostra conversazione. Il tempo si porta via tutto Marì. Io amo il cinema per questo, perché lì ogni momento rimane per sempre. Poi subito mi rendo conto che è un’illusione, che la pellicola marcirà e che i nostri film saranno dimenticati. Allora Marì che differenza passa tra un singolo momento e l’eternità?
‘Niente è eterno, Dino‘ conclude lei allontanandosi verso il mare azzurro su di una barca guidata da un guagliò di nome Carmine.
Il secondo video-episodio si chiama Oi Marì e inizia dove ci eravamo lasciati con il precedente. Siamo sempre nel 1966 e ci troviamo ora sulla barca di Carmine, diretta verso l’hotel dove alloggia la bella Marì. I due ragazzi quasi coetanei cominciano a conoscersi scambiando qualche parola o poco più a causa del gap linguistico che intercorre tra l’isolano e la giovane francese.
L’ondeggiare della barca ci porta fin di fronte agli imponenti faraglioni dove Marì ha convinto Carmine a fare una breve sosta prima di riportarla in albergo.
Occhiali scuri e il fascino di Brigitte Bardot, Marì si apre la camicetta in cerca di un tuffo in acqua. L’invitante mare la chiama a sé e in un lampo la vediamo schiamazzare in acqua fingendo di non saper nuotare solo per farsi raggiungere da Carmine.
Una volta ritornati sulla barca per asciugarsi, Marì va incontro a Carmine e senza dire una parola lo bacia, la camera si allontana verso il mare mostrandoci i due amanti distesi l’uno sull’altro in un abbraccio circondato di luce e bellezza.
Nunn’a voglio ‘ncuntrà è il titolo del terzo episodio.
Rispetto agli episodi precedenti abbiamo fatto un salto temporale di 9 anni, siamo nel 1975 e il video ci appare per la prima volta a colori.
Vediamo Carmine ora cresciuto che chiacchiera con i suoi amici in un locale quando improvvisamente Marì entra nella stanza, bella come la ricordava.
Alla sua vista Carmine rimane pietrificato, a tratti spaesato.
Teng’ o’ core sott’ anestesia. Nun’ ‘a voglj ‘ncuntrà.
‘Ho il cuore sotto anestesia, non la voglio incontrare’ canta Liberato descrivendo come un narratore le emozioni del ragazzo.
Marì è la star ospite della serata, ormai è un’attrice affermata e Carmine la sente ancora più distante da sé e dal suo mondo. Prova ad avvicinarsi a lei ma poi decide di fuggire, giusto il tempo per scambiarsi uno sguardo per poi sparire.
Un altro salto temporale. In Tu me faje ascì pazz’, il quarto episodio, la quarta canzone di Liberato, ci troviamo nel 1993.
Ora Carmine è diventato un vigile, è sposato, ha un figlio, la sua vita è cambiata.
In questa puntata lo vediamo durante un consueto turno di guardia notturna venir attirato da degli schiamazzi. La protagonista di tanto clamore è una donna ubriaca che non vuole lasciare il bar dove si trova scatenando l’irritazione del suo gestore. Quella donna è Marì. Carmine allora la allontana dal locale per portarla a casa, credendo che lei non l’abbia neanche riconosciuto.
Persa nei fiumi dell’alcol, Marì balla per le deserte strade di Capri. Sale su un palco allestito e comincia a esibirsi come se fosse la protagonista di uno di quegli show televisivi tanto in voga. A un certo punto coinvolge Carmine in un ballo ebbro che sa di malinconia, ma questo Marì ancora non lo sa.
Una volta arrivati finalmente a casa, Marì è stesa su un divano, Carmine fa per andarsene quando inaspettatamente si sente chiamare: ‘Carmine!‘. ‘Marì, mi hai riconosciuto?’ chiede allora sorpreso.
‘Sei l’unico uomo che abbia mai amato, vieni con me a Los Angeles‘ confessa lei.
‘Bast’ cu sti strunzat’ siamo stati insieme trent’anni fa’. Taglia corto lui.
Carmine si volta ferito, lasciando Marì in preda a un pianto disperato.
‘Facciamo l’amore’, incalza la donna.
Carmine a quel punto si toglie la fede, guarda quel dito inusualmente spoglio e la raggiunge.
Capri Redez-Vous e la storia di Carmine e Marì si conclude con Niente.
Il regista per quest’ultimo episodio ha attuato l’audace quanto ben riuscita scelta stilistica di non pubblicare un video, ma bensì una mera sequenza di foto cullate dalle note di Liberato.
La semplicità e la bellezza delle immagini hanno una tale forza evocativa da spiazzarci e commuoverci in un turbinio di emozioni che non ci saremmo mai potuti aspettare.
Marì ora è anziana, indossa quegli stessi occhiali e un cappello blu a tesa larga, l’eleganza è la stessa di quando era ragazza. Capiamo che si trova su di un traghetto ma la destinazione ci rimane ignota fino a quando non scorgiamo in lontananza i faraglioni: Capri.
Una volta giunta sull’isola vediamo solo turisti, tanti, troppi turisti. La magia di quella desolata isola bianca ora non c’è più e Marì, come l’occhio dello spettatore, ne è turbata.
L’attrice si allontana da quella calca cittadina e raggiunge un cimitero dove si ferma di fronte a una lapide, quella del regista Dino Linetti, saluta alcune persone e si dirige da un’altra parte.
Si addentra nel cimitero fino a fermarsi di fronte a un altro loculo, lo sguardo di lei, ora più cupo, si sofferma sull’epitaffio che riporta il nome di Carmine Vuotto, mancato nel 2007. Una lacrima le riga il viso appena scorge che la foto prescelta risale al 1966, anno del loro incontro. Un breve frame ce lo ricorda e poi lo schermo va a nero. Partono i titoli di coda.
Quann te ne vaje nun sent cchiu nient
Quann nun ce staje nun sent cchiu nient
Chell’ ch’è stat è stat
Nun serv cchiu a nient…