È sempre affascinante analizzare il rapporto tra la letteratura e le serie tv, soprattutto nella divario tra il potenziale infinito tesoro espresso dalla prima e quanto effettivamente realizzato dalla seconda. Sarà perché la serialità televisiva come la conosciamo adesso, cioè un mezzo che può adattarsi a qualsiasi tipo di storia e sempre più richiesto dal pubblico, è relativamente recente, mentre la letteratura ha al suo attivo millenni di storie, sarà perché non tutte le storie sono serializzabili, eppure spesso non possiamo fare a meno di chiederci: “Ma è mai possibile che di quel libro non sia stata fatta una serie tv?“. Ecco, noi, in questo format, vogliamo provare a rimediare, immaginando – almeno a grandi linee – come potrebbe essere una serie tv tratta dai capolavori che non hanno mai avuto una trasposizione seriale eppure la meriterebbero, eccome se la meriterebbero.
Prima di iniziare, però, vediamo le regole di questo piccolo gioco. Sono poche, promesso, ma importanti per capire cosa state per leggere. Come prima cosa, noi sceglieremo solo dei classici: che siano del passato o recenti (come vedrete a breve in questo articolo), devono essere storie invecchiate bene, capaci di lanciare un messaggio sia al loro tempo che al nostro, per quanto possibile senza fraintendimenti. Seconda cosa: non devono mai aver avuto una trasposizione seriale diretta neanche nel passato, neanche parodica. In terzo luogo, devono essere “storie“: non dialoghi, non descrizioni, ma storie. Nelle opere che sceglieremo, quindi, le parti narrative saranno preponderanti rispetto a tutto il resto. Infine: devono avere la lunghezza “giusta”: non troppo lunghe, per non incappare in tagli, non troppo brevi per non essere riempite con invenzioni moderne; insomma, non devono necessariamente essere piegate per entrare nel nuovo canale. Ecco qui, non c’è nient’altro. Siete pronti a sognare con noi? Si parte, come sempre facendo un passo indietro…
Anno 1993: spinto da un amico, un trentenne spagnolo si trasferisce dalla sua Barcellona a Los Angeles, pronto a rimanerci per sempre. A vederlo non gli daresti due lire, ma in Spagna lo considerano un genio della creazione comunicativa, tanto che da pubblicitario guadagnava benissimo. Però lui era infelice, costretto forse in un mondo non suo, e neanche l’avventura da sceneggiatore negli Stati Uniti gli dà la felicità. L’unica cosa che sembra calmarlo, dare armonia ai suoi draghi interiori (non a caso lui è nato nel 1964, che in Cina è stato l’anno del drago), è scrivere libri, processo che lui accompagna costantemente a lunghe sonate al piano, imparato da autodidatta.
Scrive tre libri per ragazzi, che costituiranno in seguito una trilogia e avranno un discreto successo in Europa (in Italia li pubblica per la prima volta Salani, casa editrice con un occhio lunghissimo – indovinate chi ha portato in Italia Harry Potter e La Bussola d’Oro? Ecco…) ma anche qui non gli basta. Chiama la sua casa editrice: “Non scriverò più libri per ragazzi” e decide di dedicarsi al suo primo romanzo per “adulti”. Lo scenario gli scatta nel cervello immediatamente: sarà ambientato a Barcellona!
Sì, quella Barcellona in cui lui non sarebbe più tornato, ma che ricorda con la precisione di una macchina fotografica, attenta a cogliere di ogni dettaglio le luci e le ombre che si porta appresso. E quel romanzo nasce, e adesso avete capito tutti in quale punto ci troviamo: lui è Carlos Ruiz Zafon, siamo nel 2001 e L’Ombra del Vento, primo libro della quadrilogia del Cimitero dei libri dimenticati, diventa uno dei più grandi casi editoriali del millennio, arrivando a raggiungere la bellezza di 18 milioni di copie vendute soltanto con il passaparola. Esatto, perché, per espressa volontà dell’autore, le sue opere non sarebbero mai diventate dei film (ma in effetti Zafon non ha mai parlato di serie tv…) ma la saga della famiglia Sampere alle prese con la maledizione di Julian Carax fa sognare bambini e ragazzi ancora oggi.
Qual è il segreto del romanzo? Al netto della storia, che affronteremo tra poco, la bravura di Zafon è stata quella di saper mescolare perfettamente un tratto tipico del ‘900, ovvero la fascinazione per il libro cartaceo, dalla sua produzione, ai profumi, alla vendita (la famiglia Sempere, protagonista della quadrilogia, è proprietaria di una piccola libreria in Calle Santa Ana) con un tratto che è diventato estremamente moderno, ovvero la passione per il fantasy, qui nella sua accezione più gotica. Il tutto avvolto tra le spire di una Barcellona che ti sembra di toccare eppure di non capire mai per tutti i misteri che nasconde.
Del resto, gli ingredienti per una storia che non avrebbe deluso si rivelavano fin dalle prime battute:
«Daniel, quello che vedrai oggi non devi raccontarlo a nessuno» disse mio padre. «Neppure al tuo amico Tomás. A nessuno.»
L’ombra del vento, Il cimitero dei libri dimenticati
«Neanche alla mamma?» domandai sottovoce.
Mio padre sospirò, offrendomi il sorriso dolente che lo seguiva sempre come un’ombra.
«Ma certo» rispose mesto. «Per lei non abbiamo segreti.»
Subito dopo la guerra civile, il colera si era portato via mia madre. L’avevamo sepolta a Montjuïc, sotto una pioggia battente, il giorno in cui compivo quattro anni. Ricordo che quando chiesi a mio padre se il cielo piangeva gli mancò la voce. Sei anni dopo, l’assenza di mia madre era ancora un grido muto, un vuoto che nessuna parola poteva colmare.
Un figlio che cerca di trovare la propria strada affronta un padre che quella strada l’ha perduta, ma si fa forza in nome di quel momento speciale. In un’epoca in cui i nostri eroi non hanno la gentilezza, e derivano a loro volta da miti che non hanno la gentilezza perché erano impegnati a spiegarci cosa significava morire (e quindi di riflesso uccidere), accogliamo all’inizio della storia due persone che tentano, l’una per natura, l’altra per carattere, di comportarsi in maniera corretta nonostante una situazione che sbriciolerebbe cuori molto più forti dei loro.
E quel segreto è una biblioteca perduta, il cui accesso è consentito solo a Juan Sempere, padre di Daniel, e a pochi altri. In questo luogo, Daniel è chiamato a compiere una grande scelta, quella di adottare un libro: “una promessa, un impegno”, secondo le parole di Juan Sempere, ma anche una nuova strada da seguire e un compagno che resterà per sempre. Una sensazione che riporta ad echi branduardeschi, antichi e raffinati.
E Daniel sceglie, senza sapere che la sua scelta sbloccherà meccanismi tali da portarlo fino al cuore della Spagna franchista, e a scoprire che perfino la sua famiglia nasconde molti, molti segreti. L’ombra del vento di Julian Carax è pronta ad avvolgerlo e cambiare per sempre il suo destino.
“Un giorno sentii dire a un cliente della libreria che poche cose impressionano un lettore quanto il primo libro capace di toccargli il cuore. L’eco di parole che crediamo dimenticate ci accompagna per tutta la vita ed erige nella nostra memoria un palazzo al quale – non importa quanti altri libri leggeremo, quante cose apprenderemo o dimenticheremo – prima o poi faremo ritorno. Per me, quel libro sarà sempre il romanzo che avevo salvato dagli oscuri corridoi del Cimitero dei Libri Dimenticati”
L’ombra del vento, Il cimitero dei libri dimenticati
Ora che abbiamo tutti gli elementi, possiamo iniziare a crearla, questa serie tv. Per praticità (e per non far diventare immenso questo articolo), ci soffermeremo solo sugli elementi più iconici e rappresentativi, sulle domande più comuni che gli appassionati si fanno quando sono davanti a una nuova serie.
Prima questione: chi la produce? Per la stessa ragione di prima, faremo coincidere distribuzione e produzione, quindi ci affideremo direttamente alle grosse piattaforme streaming. In questo caso abbiamo bisogno di una piattaforma che possa permettersi di non lesinare col budget, che abbia una discreta esperienza con serie tv tratte da libri, che non si faccia spaventare dalle storie complesse e che rispetti la crescita dei personaggi. Inoltre, è una piattaforma che deve permettersi anche la libertà di non piacere, di mettere in mostra personaggi repellenti senza tirarsi indietro, puntando sulla qualità. Per questo, stavolta, la mia scelta è andata su Apple TV+. Per quanto riguarda il formato, le puntate lunghe da un’ora sono l’ideale e dieci è un buon numero.
In questo format ci divertiremo anche a giocare sul nome e sulla location possibile della serie, ma chiaramente non è questo il caso. Da una parte abbiamo un nome che funziona da solo, istintivo ed evocativo, perché gioca sulla figura retorica meno razionale possibile, la sinestesia, unendo due concezioni sensoriali diverse: quella ottica (l’ombra) e quella tattile/uditiva (il vento). Razionalmente, l’ombra del vento è impossibile da immaginare perché la luce attraversa il vento senza essere bloccata; proprio per questo, però, dietro quell’ombra può nascondersi tutto, ci stimola la fantasia e la voglia di sapere.
Inoltre, che sia il titolo originale (la sombra del viento), quello italiano o quello inglese (the shadow of the wind), l’allitterazione delle vocali offre un fascino impossibile da modificare. Insomma, il titolo già c’è.
Per quanto riguarda il luogo dove ambientare la vicende, la questione è ancora più facile: ogni scelta diversa da Barcellona sarebbe vista dagli amanti dell’opera come un tradimento. Nell’opera di Zafon è presente una vera e propria mappa topografica della città, non c’è bisogno di inventarsi niente. Le uniche libertà possono essere nella parte francese, per narrare della gioventù di Julian Carax, e in quella sudamericana, per una digressione sulla storia degli Aldaya, ma nulla più.
E arriviamo alla parte più succulenta: chi saranno i protagonisti di questa storia? Insomma, quali attori daranno il volto a Julian Carax, Daniel Sempere e agli altri personaggi? Chiaramente dovremo limitarci solo ad alcune delle figure principali, ma speriamo bastino. Cercheremo di alternare attori internazionali ad altri che restano all’interno della Spagna, o direttamente o indirettamente. Riteniamo la scelta una forma di rispetto dell’opera originaria. Certo, l’attore è colui che sa interpretare una persona completamente diversa, ma visto che Zafon non voleva una trasposizione dei suoi romanzi, restare quanto più vicino possibile alle sue indicazioni è un modo per ricordarlo. Detto questo, possiamo iniziare.
Juan Sempere – Pedro Pascal
Vittima di una tragedia terribile, si trova a fare da educatore a un ragazzo che custodisce un grande segreto. La sua forza è la calma e la conoscenza; è un uomo fermo ma fondamentalmente buono, pronto ad aiutare ma che crede nei principi che professa. Il nostro Pedro Pascal (nato in Cile ma di origini basche e maiorchine) ha interpretato un personaggio non dissimile in una serie tv molto recente e sarebbe davvero perfetto nel ruolo di un padre che deve ritrovare una strada perduta.
Ricordo che quando chiesi a mio padre se il cielo piangeva gli mancò la voce. Sei anni dopo, l’assenza di mia madre era ancora un grido muto, un vuoto che nessuna parola poteva colmare.
L’ombra del vento – Il cimitero dei libri dimenticati
Daniel Sempere – Roman Griffin Davis
Roman Griffin Davis in Jojo Rabbit recita la parte di un bambino che nel 1945 perde un genitore e deve sopravvivere trovando un nuovo amico. La sua storia presenta diversi punti di contatto con quella di Daniel Sempere e il suo estremo talento saprebbe far risplendere il nostro protagonista al massimo. L’attore oggi ha 16 anni, è vero, ma nei fantasy capita spesso di scegliere protagonisti di qualche anno più grandi dell’originale letterario (pensate alle due trilogie dei Divergenti e di Hunger Games, quest’ultima col finale diviso in due parti).
Sono cresciuto tra i libri, in compagnia di amici immaginari che popolavano pagine consunte, con un profumo tutto particolare. Da bambino, prima di addormentarmi raccontavo a mia madre come era andata la giornata e quello che avevo imparato a scuola. Non potevo udire la sua voce né essere sfiorato dalle sue carezze,
L’ombra del vento – Il cimitero dei libri dimenticati
ma la luce e il calore del suo ricordo riscaldavano ogni angolo della casa e io, con l’ingenuità di chi conta ancora gli anni sulle dita delle mani, credevo che se avessi chiuso gli occhi e le avessi parlato, lei mi avrebbe ascoltato, ovunque si trovasse.
Fermín Romero de Torres – Woody Harrelson
I Sempere salvano Fermín quando lui era nella miseria più nera. Dotato di impressionante sagacia e di una carismatica loquacità e amante di caramelle che piacciono solo a lui, il personaggio diventa il miglior amico di Sempere padre e un mentore per Sempere figlio, insegnando a Daniel l’amore per l’arte, per la vita e per le donne. Quasi impossibile immaginare per Fermín un volto diverso da quello di Woody Harrelson, attore abituato a interpretare personaggi sopra le righe, che amano sfidare le convenzioni del mondo per cogliere verità nascoste e illuminarle agli occhi degli spettatori.
Trenta giorni dopo essere uscito dalla nostra vasca da bagno, l’ex mendicante era irriconoscibile. Ma la vera sorpresa fu vederlo sul campo di battaglia. Quando mi aveva parlato dei suoi trascorsi di spia avevo creduto che vaneggiasse e invece il suo istinto da detective era infallibile. Affidate a lui, le richieste più insolite venivano evase in pochi giorni, addirittura in qualche ora. Non c’era titolo che non conoscesse, né astuzia a cui non ricorresse per avere un libro a un buon prezzo. Grazie alle sue doti di imbonitore, riusciva a intrufolarsi nelle biblioteche private di duchesse dell’avenida Pearson o di parvenus del circolo dell’equitazione, presentandosi ogni volta sotto mentite spoglie e ottenendo che gli regalassero i libri o glieli vendessero per due soldi.
L’ombra del vento – Giorni di cenere
Clara Barcelò – Laia Costa
Clara Barcelò è il primo amore di Daniel. Molto più grande di lui, col viso di porcellana, non vedente ma capace di leggere nel cuore del protagonista come nessuno. Con Clara, Sempere inizia a diventare adulto e a conoscere cosa vuol dire essere innamorati, nel bene e nel male. La bellezza di miele di Laia Costa, nata e cresciuta a Barcellona, calza a pennello per il ruolo. Tra l’altro, dimostrando molti meno anni di quelli che ha, è perfetta per rispettare la differenza di età col nostro Daniel Sempere.
Clara decifrava i miei lineamenti, sorridendo compiaciuta e muovendo impercettibilmente le labbra. I suoi polpastrelli mi sfiorarono la fronte, i capelli e le palpebre, indugiando sulla bocca, seguendo la piega delle labbra con l’indice e l’anulare. Le sue dita profumavano di cannella. Il mio cuore batteva all’impazzata e ringraziavo la provvidenza per l’assenza di testimoni poiché la vampa che mi bruciava le guance avrebbe potuto accendere un sigaro a un metro di distanza.
L’ombra del vento – Giorni di cenere
Francisco Javier Fumero – Pedro Alonso
L’ispettore Fumero è l’antagonista del romanzo. Tanto ambizioso quanto spietato, con i modi spicci che si convengono a chi è abituato a saltare da una parte all’altra della barricata della legalità, sarebbe un personaggio perfetto per Pedro Alonso, soprattutto ricordando il ruolo che l’ha reso famoso, quel Berlino che unisce uno smisurato egocentrismo a scelte tanto bizzarre quanto definitive. Sarà impossibile amarlo, ma sarà altrettanto difficile odiarlo completamente, in un mondo in cui, per avere successo, devi quasi obbligatoriamente liberarti dei tuoi avversari.
Si chiamava Fumero, Javier Fumero. Ci dissero che costui – e non era l’unico – aveva iniziato la carriera come pistolero al soldo degli anarchici della FAI e aveva flirtato con libertari, comunisti e fascisti, vendendo i suoi servigi al miglior offerente. Dopo la caduta di Barcellona, era passato dalla parte dei vincitori ed era entrato nel corpo di polizia.
L’ombra del vento – Il cimitero dei libri dimenticati
Julián Carax – Álvaro Morte
Il motore di tutte le azioni dell’ombra del vento, Julián Carax è lo scrittore misterioso, ricercato dal diavolo ma che scrive come un dio. Solo i grandi appassionati di letteratura sono conquistati dalle sue opere, che si leggono tutte d’un fiato e dimenticando qualsiasi altra cosa. Nell’esistenza torbida di quest’autore, divisa tra Parigi e Barcellona, si immergerà Daniel Sempere, che sta diventando un uomo preparandosi a tutto, ma che non potrà mai immaginare cosa si nasconde dietro quello scrittore “invisibile”. Chi meglio di Álvaro Morte potrebbe interpretarlo? Il suo carisma scenico è indiscusso, come la sua capacità di acquistare importanza puntata dopo puntata, come ha fatto nei panni del dottor Lucas Mortimer, quando Il Segreto gli ha dato il suo primo ruolo famoso.
Nato in provincia di Cadice, in Andalusia, è il volto perfetto per un personaggio che ti costringe a fidarti di lui ciecamente, sebbene abbia tantissimi segreti da nascondere.
Era una vecchia fotografia – di quelle che una volta si stampavano sul cartone – con i bordi
L’ombra del vento – Forma e sostanza
bruciacchiati e su cui sembravano esserci delle impronte di dita sporche di carbone. La esaminai alla luce della lampada. Due ragazzi che sorridevano al fotografo. Lui, che poteva avere diciassette o diciotto anni, aveva i capelli chiari e i lineamenti aristocratici. […] Osservai meglio il ritratto e capii che quel ragazzo era Julián Carax, che mi sorrideva dal passato, ignaro delle fiamme che incombevano sulla sua giovane vita.
E questo è quanto, amici lettori. Con questi presupposti e questa base di personaggi, noi crediamo che si potrebbe fare un’avventura memorabile, voi no? Cosa cambiereste? Cosa aggiustereste? Fatecelo sapere nei commenti!