Creatore di Dottore, chiami un dottore!, Esistono storie che non esistono e Ahia ma sei scemo. Portavoce dell’estetica del brutto e lanciatore ineluttabile di pleonasmi e doppi sensi. Esponente di un genere così indecifrabile da non poter essere nemmeno definito genere, Maccio Capatonda – alias Marcello Macchia – fa inarcare le nostre sopracciglia dai tempi di Mai dire Lunedì e All Music Show a suon di divani scomodi, gabinetti, trailer fittizi e grandangoli. Maccio è un artista eclettico che ha regalato al pubblico italiano palate di scene memorizzabili di storia della comicità e nonsense di pregiata manifattura. Dagli sketch televisivi, come Padre Maronno o L’ispettore Catiponda, ai sodalizi artistici con Elio e le Storie Tese, fino alle partecipazioni disorientanti in prodotti intrisi di sublime imbarazzo, come The Lady: una pagina dell’enciclopedia del trash, è arrivato il momento di premiare il suo impegno seriale molto poco italiano. È con sommo onore che vi presentiamo la classifica delle serie tv e webseries da lui ideate, interpretate, scritte e dirette. Una classifica senza troppi criteri, perché va bene così.
Ecco la classifica delirante delle 11 serie tv e webseries scritte, dirette e interpretate da Maccio Capatonda
11. Chiamando Palmiro – Flop Tv (2009)
Apriamo la classifica con Chiamando Palmiro, un’aspra critica sociale, uno spaccato quotidiano comunissimo che si trasforma in un momento allucinato. Palmiro è una webserie di 5 episodi, della durata massima di 2 minuti, ed è tanto semplice quanto geniale. L’inquadratura si apre sul faccione di Maccio Capatonda. Il telefono squilla e Palmiro risponde. È Giacomo, l’amico invadente che abbiamo tutti, quello che chiede “disturbo?” e poi ti disturba ugualmente. Nonostante Palmiro ripeta più volte di essere impegnato, a un amico in difficoltà non si dice mai di no. Progressivamente, l’inquadratura si apre e comprendiamo la vera natura dell’impegno. La situazione che lo coinvolge è drammatica o estremamente delicata. E così, mentre è affaccendato in altre faccende, l’eroe Palmiro non lesina di dare consigli su come scaricare un film pirata oppure su quale accappatoio acquistare.
10. Sexy Spies – Flop Tv (2009)
Con 10 episodi autoconclusivi della durata di circa 6 minuti, la webserie che fa il verso a Charlie’s Angels non poteva mancare nella classifica delle migliori serie tv di Maccio Capatonda. Con l’immancabile presenza di volti iconici come Ivo Avido, Anna Pannocchia e Herbert Ballerina, Sexy Spies è una parodia seriale che si fa beffa di quei prodotti cult in cui la figura femminile è spesso oggettificata. L’inetto capo Boniek (interpretato da Maccio) assegna alle sue spie (Lung, Cucù, Stret e Larg), quattro ragazze simpatiche e carine (ma non tutte), un compito a caso e senza soluzione. Infatti, nonostante la bravura delle tre sexy spies, la quarta finirà sempre per rovinare tutto. I titoli sono controversi, segnaliamo Una moglie da eterosessualizzare o La brocca di Caval Donato; le scene sono forti, fortissime. Ogni episodio ci cattura con situazioni complicate che ci impediscono di smettere di seguire la vicenda: come faranno anche questa volta a rovinare tutto?
9. Leggerezze – Flop Tv (2009)
In questa ennesima fatica seriale, Maccio Capatonda veste i panni di un datore di lavoro, dell’uom salutante (nella sua sfavillante ma inutile partecipazione), regista e capo di Stendology. Al suo fianco, immancabili, Herbert Ballerina, Rupert Sciamenna, Anna Pannocchia e Ivo Avido. La famiglia Braciola è una famiglia italiana come tante, una famiglia che forse era meglio non portare in TV. Figuriamoci su internet. I colpi di scena permeano l’intera vicenda, strutturata da intrighi ragionatissimi e trame complicatissime. Misteriose morti che poi morti non erano, traffico di organi e malasanità, prostitute menefreghiste e il mondo corrotto delle televendite. Questo e tanto altro ancora è Leggerezze, una webserie di 12 webepisodi brevissimi che potevamo non vedere, ma abbiamo visto. Fortunatamente.
Maccio Capatonda è garanzia di non-qualità. Non perdetevi la prossima prima puntata.
8. The Generi – Sky Box Sets (2018)
Che non fosse la serie tv migliore di Maccio Capatonda lo avevamo già detto in molti. La storia di Gianfelice Spagnagatti è tragica e amara, certo. Un uomo pigro di 40 anni intrappolato dalla vita in un ruolo da comparsa, che si ritrova in ogni episodio in un diverso mondo cinematografico è una vicenda che ci accomuna e ci colpisce nel profondo. L’idea era allettante: esplorare gli stereotipi tipici dei generi cinematografici come l’horror, la commedia sexy all’italiana, il noir e le storie super-eroistiche per restituirceli senza senso, crivellando il luogo comune sotto al suono delle nostre risate indecorose. The Generi segna anche il ritorno in tv del creatore di C’ho rabbia! dopo tanti anni di assenza. Eppure, nonostante le premesse succulenti, la comicità surreale che lo ha consacrato alla fama imperitura sembra essersi sbiadita. Il progetto era sicuramente ambizioso e inaugurava “Generation”, la cornice on demand di Sky e Now Tv dedicata ai millennials, una rubrica inedita ricca di tanti altri contenuti giovani, come Tokyo Madness: Il Giappone Dei Videogiochi, Silicon Valley 5 e Girls. Comunque abbiamo riso. Non come ai vecchi tempi, ma lo abbiamo fatto. In fondo, chi siamo noi per negare a The Generi il suo 8° poco meritato posto?
7. Babbala e il ragazzo idiota – Flop Tv (2012)
Quando Maccio Capatonda è anche mistero e avventura.
Se avete riconosciuto una somiglianza con Bigfoot, non avete perso diottrie a causa delle troppe serie tv divorate. Maccio Capatonda è Babbala, una creatura leggendaria delle sterminate foreste milanesi, possente e pelosa che combatte chiunque minacci il Ragazzo Idiota (Herbert Ballerina), tormentato dalle perfide angherie di Busto Arsizio (Ivo Avido), un cattivo senza braccia né gambe. I livelli di follia salgono con questa webserie da 10 episodi intitolati semplicemente “Puntata”. Una menzione speciale va ai personaggi di Uomo rogna, Lady Cacca e Conan il burbero. Babbala ci ha insegnato la pericolosità dei comportamenti iperprotettivi nei confronti dei bambini, dell’importanza di saper lanciare un masso e di come difendersi dalle situazioni più banali, come un tenero coniglietto che ci ostacola la via.
6. Bob Torrent: La peggior serie del Web – Infinity (2015)
Scritta e diretta da Maccio Capatonda (che si è ritagliato solo un cameo), il ruolo del protagonista viene lasciato nelle poco raccomandabili mani di Christopher Jones, appunto Bob Torrent, il temibile signore dello streaming illegale. La serie nasce da intenzioni nobili: combattere la pirateria online. Infatti il nome fa riferimento a una famosissima piattaforma di download diffusasi per la condivisione di contenuti attraverso il protocollo peer-to-peer, con la quale un tempo si riusciva a scaricare lo scibile umano. Il perfido piano del protagonista, un villain in piena regola, è quello di rovinare le nostre giornate, inducendo noi poveri internauti a scaricare prodotti di scarso livello, spendendo poco, ma a discapito del nostro tempo prezioso. Si tratta di 10 webepisodi parodistici ed esilaranti dominati dalla perpetua ricerca del brutto, che il comico rincorre in ogni anfratto della quotidianità. Bob Torrent raggiunge dei livelli così eccelsi di trash e assurdità che, arricchendo i toni umoristici anche di un messaggio importante, inesorabilmente vola in 6° posizione.
5. Intralci – All Music (2006)
Il ricercato trash firmato Maccio Capatonda incontra la soap opera.
La prima serie tv del comico abruzzese è la sitcom trasmessa all’interno del programma chiamato All Music Show. Il carattere demenziale permea la parodia di Beatiful, che a confronto con l’eterna soap statunitense non sembra essere poi così tanto surreale. Tre coppie di coniugi dai nomi impronunciabili e dalle caratteristiche impossibili si tormentano tra intrighi, tradimenti e rapporti tra consanguinei. Le 20 puntate di Intrighi sfruttano i topoi del genere e ci regalano momenti sublimi di nonsense visionario. Nella serie trasmessa dalla rete televisiva del Gruppo Editoriale L’Espresso sono presenti già in embrione tutti gli elementi che Maccio Capatonda svilupperà nelle sue opere future, dalle ripetizioni snervanti, le iperboli ai giochi di parole. Una menzione speciale va ai titoli di coda che anziché riportare i nomi del cast, elencano delle ricette: gnocchi di patate con gamberetti e funghi o scaloppine al dragoncello.
4. Mario – MTV (2013)
Mario è la serie tv più strutturata e complessa di Maccio Capatonda. Due stagioni, 34 episodi da 20 minuti ciascuno, una formula più decisa che parte, come sempre, dall’impianto della fiction-sketch-comedy demenziale fino a trasfigurarsi in satira. Mario – il protagonista interpretato dal comico – è un giornalista e conduce l’MTG, un telegiornale diretto da Paolo Buonanima (Maurizio Tabani). Per usare le parole del suo creatore: la serie tv è una comicità basata sulla parodia dei linguaggi televisivi e s’ispira liberamente al film statunitense The Onion Movie. I servizi giornalistici surreali sono esasperanti, ma colgono quegli aspetti grotteschi che in un modo o nell’altro contaminano i tg. Oltre al ritorno di Mariottide (interpretato da Maccio) troviamo uno stuolo di personaggi inquietanti, come Lord Micidial e Salvo Errori che ci raccontano il lato oscuro del Bel Paese, dominato dall’ossessione dei 15 minuti di fama, dal sensazionalismo e da altri mali contemporanei.
Mi piaceva il modo in cui i giornalisti fanno voice over sui servizi, quel modo di parlare un po’ enfatico, quella cadenza che mi piaceva parodiare. Ho preso spunto da Salvo Sottile, perché la satira dei servizi in Mario è sulla cronaca nera o sul gossip, sul nulla.
Maccio Capatonda
3. Drammi medicali – Flop Tv (2009)
Una webserie di cui l’umanità non ha ancora apprezzato l’inestimabile valore culturale. Un dramma medicale scomodo, che ci invidiano persino gli americani e che fa tremare la concorrenza, come Medical Dimension. È composto da due stagioni: stagione 1 e stagione 3 perché, come spiegano, dopo il grave insuccesso della prima stagione di Drammi medicali, il regista Pelo Ponneso cadde in malore, e decise che non avrebbe mai girato una seconda stagione. Passò direttamente alla terza. Il dottor Giolsot (interpretato dall’eccelso Julio Hammurabi, che altri non è che Elio degli Elio e Le Storie Tese) è il primario di un improbabile reparto di medici inverosimili alle prese con mali rarissimi, come lo scarabocchio, e trapianti all’avanguardia: “Farò al piede del suo coniuge un trapianto di resto del corpo!”. La terza posizione non poteva che essere sua: è il trionfo del nonsense e di una comicità caustica alla perenne ricerca dell’assurdo che proprio non ci aspettavamo.
2. Mariottide la Sit-com – Infinity (2016)
Il personaggio inventato da Maccio Capatonda, il cantautore dalla carriera disastrosa e dalla vita sfortunata, viene al mondo il 23 gennaio 2007, all’interno del contesto folle di Mai Dire Martedì. Ma il mondo aveva ancora bisogno di lui, quindi nel 2016 arriva una serie tv che lo vede protagonista, Mariottide: la sit-com più triste del mondo. Nel cast, immancabili, troviamo Herbert Ballerina, nei panni dello sciagurato figlio Fernandello, e Ivo Avido in quelli di Crusca. Non mancano poi gli interpreti di prestigio, come Nino Frassica, nei panni dell’agente truffaldino, Lele Mosina, e i cameo di numerosi ospiti, da Raul Cremona a Tony Sperandeo, da Jake La Furia a Francesco Mandelli. La comicità demenziale della sit-com si arricchisce del contrasto tra la tristezza del protagonista e il mondo bieco in cui vive, tanto da acquisire una pennellata poetica inaspettata che eleva il carattere surreale proprio del comico abruzzese a un livello ineguagliabile.
1. La Villa di Lato – Flop Tv (2009)
Al primo posto, uno dei primi lavori seriali sperimentali e avanguardisti di Maccio Capatonda.
Un cult molto poco italiano, ma ancora ingiustamente sconosciuto. Una webserie dal budget ridicolo, con una cura raffinata, che mescola l’horror al grottesco, uscendo dai canoni del genere e vituperando ogni stereotipo. La cosa più mostruosa che vedremo è il riporto del protagonista, Milton Gayson (Maccio), il receptionist effemminato della Villa. In questa vicenda orrifica, come recita la trama, gli ospiti sono i padroni di casa, i defunti risorgono, e le maledizioni non avvengono… purtroppo. Le poco convincenti minacce sono sempre in agguato, come il Ratto di Beckenbauer; gli ospiti tremano di fronte agli stati catatonici improvvisi di Gertrude di Lato; i sogni per aspiranti soubrette televisive sembrano irraggiungibili. I protagonisti sono coinvolti in una missione impossibile dopo l’altra: pur di sopravvivere però sono disposti a tutto. La villa, infatti, è stata costruita vicino a un antico cimitero bulgaro-indiano, ma non abbastanza vicino da essere infestata dalle influenze malevoli dei dannati. Trovandosi leggermente “di lato” rispetto al cimitero, putroppo, è solo “quasi maledetta”, così i proprietari devono adoperarsi instancabilmente per trovare gli escamotage necessari a rendere mostruoso il soggiorno degli ospiti. Un’impresa da brivido. Rupert Sciamenna, sempre glorioso.
Queste erano le serie tv e le webseries ideate dalla mente imperscrutabile di Maccio Capatonda, ordinate per follia, genialità e innovazione.
Ma, come abbiamo detto, i criteri di giudizio poco servono dinanzi al lavoro di un artista che ha fatto dell’assurdo, dell’iperbole e della ricerca del brutto una missione, sfruttandoli come un insolito strumento di analisi sociale, muovendosi sempre in bilico tra ridicolo e sublime, trash e poesia.