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10 personaggi delle Serie Tv che sembrano essere usciti da 10 canzoni di Mahmood

Mahmood
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Quando il talento c’è, prima o poi emergiamo, anche se ci impieghiamo più tempo del previsto; ma una volta che accade, nessuno può più fermarci. Ed è ciò che successo a Mahmood, con la sua musica armoniosa, struggente, originale e significativa. Narratore magistrale che canta con il cuore, non ha paura di sperimentare, donandoci pezzi diversi che hanno sempre qualcosa in comune: infatti, quando sentiamo una sua canzone, lo riconosciamo subito, eppure non è mai ripetitivo. È capace di reinventarsi sempre, raccontando passato e presente, ricordi e passioni attraverso viaggi in nuovi universi, dall’Olimpo ai Navigli passando per il Nilo e la Sardegna, senza dimenticare l’Oriente.

In chiave moderna e mai noiosa sviscera i tormenti dell’animo e ci permette di dare forma a emozioni e momenti della nostra vita, appartenenti a vari contesti: familiare, sociale, sentimentale. Così sincero da essere universale, arrivando al cuore di tutti.

È semplicemente arte nella sua espressione più alta: le sue strofe, le sue note, i suoi video… tutto lo dimostra.

Come Mahmood ha collegato vari mondi, abbiamo provato a fare altrettanto, creando un ponte tra musica e serie tv: ecco dunque 10 personaggi rappresentati dalle sue canzoni. Andiamo a scoprirli insieme.

1) Barrio – Yorkie

Mahmood

Quel Barrio, periferia dove le culture si mixano, è la cornice perfetta per la nascita di un amore, qualsiasi esso sia perché lì dentro c’è spazio per tutti, senza dover specificare. Come ha sempre detto il cantante. All’inizio, però, non identifichiamo quel sentimento come tale, eppure è presente in ogni sguardo, gesto o parola. Crescendo di giorno ed essendo vissuto di notte. E ci fa andare alla ricerca dell’altro, disperatamente. Che sia su una collina del deserto, in un discopub pieno di giochi, in una spiaggia romantica e isolata dove si è consumato un amore insperato – nonostante magari non facesse per noi – e in ogni tempo e luogo che San Junipero mette a disposizione.

Yorkie lo fa, come se stesse seguendo l’invito di Kelly esplicitato dalle parole di Mahmood:

“Cercami nel Barrio

come se, come se fossimo al buio,

nella notte vedo te”

E anche se l’ultimo bacio è il più facile, anche se forzare la mano sembra una perdita di tempo perché Kelly ha già deciso, la prega di “non sparire mai come Iside”, di non darle quell’addio che non si merita. Finendo così su quella spiaggia, insieme e felici, come le macchine di quei ragazzi che si incontrano nel buio del deserto.

2) Soldi – Fiona Gallagher

shameless

Purtroppo alcuni genitori pensano solo a sé stessi. E se i figli da bambini si accontentano di poche briciole d’affetto, crescendo capiscono di aver ricevuto poco. Questo canta Mahmood: l’abbandono che ancora fa male, la delusione del tradimento di un padre che si è approfittato del cuore del figlio, puntando ai soldi; le promesse non mantenute; la tenerezza di un’infanzia mai vissuta. Quel predicare bene e razzolare male resa dal bere “champagne sotto Ramadan”.

Il denaro cambia i rapporti nelle famiglie, fa perdere l’orgoglio. Quello di Frank, però, non è mai esistito. Egoista, subdolo, alcolizzato e nullafacente, è sempre assente per i suoi figli ed è Fiona che, rinunciando a tutto, li cresce. Anche se sbaglia, anche se non è pronta. Così sveglia e intelligente, non ha potuto studiare o vivere un’adolescenza spensierata perché i suoi fratellini facevano affidamento su di lei. Dovendo difenderli dal ritorno di un ingannevole Frank che da loro vuole solo due cose, senza badare al modo in cui le ottiene: denaro o sfruttarli per arricchirsi. “Come se avessero avuto soldi”.

E allora Fiona – e poi tutti i Gallagher– come Mahmood prende delle contromisure:

“Penso più veloce per capire se domani tu mi fregherai

Non ho tempo per chiarire perché solo ora so cosa sei”.

3) Rapide – Rahim Harrak (ma pure Adam Groff)

Mahmood

Non è mai facile arrendersi alla fine di una relazione; Mahmood ricorda con nostalgia un amore incompiuto pieno di infinite contraddizioni. Già, perché quella storia non era rose e fiori come credeva: c’erano tradimenti da parte di chi riteneva “una cosa comune, dormire con altre persone”. Lo era per Eric: si mette con Rahim, pur continuando a vedere Adam a causa dei sentimenti irrisolti per lui. Tradendo poi pure quest’ultimo nel suo soggiorno in Nigeria.

Naufragare nei loro ricordi, lì sul letto di camera, è doloroso, ma necessario per rammentare all’altro che erano perfetti. Che ha rovinato tutto. E adesso rimane solo un violento vortice d’acqua che lo trascina giù, incarnato dalle rapide che rappresentano le lacrime.

Rahim – e poi Adam – ne versa quando Eric sceglie l’altro, poiché in quell’amore ci credeva strenuamente. La battaglia per superare quella situazione, in cui rabbia, sensi di colpa e incapacità di vedere un domani – perché ancora impantanato dentro quel che era ieri – si mixano, è in atto; le rapide sono una prova di resistenza. Alla fine andrà oltre la sofferenza, anche a costo di distaccarsi per non caderci dentro, come canta Mahmood in questa stupenda poesia:

“Sono rapide chiuse nell’iride

Che scalerò, scalerò, scalerai, scalerò”.

4) Inuyasha – Cole Turner

streghe

L’ispirazione di questa struggente e innovativa ballad è il manga giapponese che le dà il titolo: Inuyasha. Il protagonista è un mezzo-demone che chiude in una crisalide la sua parte malvagia, così da salvare chi gli sta affianco, rinunciando volontariamente a diventare un demone completo. E, nonostante diventi metafora perfetta per descrivere le relazioni e le sue complicazioni, mentiremmo se il nostro primo pensiero ascoltandola non andasse a Cole Turner. Lui che aveva sempre vissuto da demone ma che, per Phoebe, riscopre la sua umanità repressa, racchiusa in un cassetto.

Diviso tra la necessità di esprimersi e il non riversare il suo lato peggiore su l’amata, oscillando tra il burrone e la salvezza, per lei è disposto a tutto anche se è difficile, anche se litigano o si dicono addio perché:

La gente ti parla, poi ti ama, vuole tutto, poi ti spara

Preferisco te a chi mi mente

Scopare in giro non mi lascia niente“.

E Cole ci prova davvero a essere buono: distrugge il demone in lui e si dedica a salvare gli innocenti assieme alle Halliwell. Purtroppo, però, in certi casi le differenze sono inconciliabili e il male troppo forte. Persino per un amore così.

5) Dorado – Bradley Jackson

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La vita di Mahmood è cambiata da quella vittoria a Sanremo che nessuno, nemmeno lui, aveva ipotizzato. In un anno si è trovato da non avere niente in tasca, mentre camminava per strada stringendo un rosario e immaginando di volare lontano, a:

“Se ‘sto mondo fosse un mercato io sarei l’anello più caro”.

Dorado viaggia, spiritualmente e letteralmente, in un mondo onirico fatto di oro e diamanti dove cena con Lenny Kravitz e assiste a sfilate esclusive in giro per il mondo. Pure Bradley Jackson si trova da un giorno all’altro in cima alla catena alimentare: da giornalista di provincia che arriva a mala pena a fine mese (o a fine servizio), viene assunta dal più importante programma mattutino statunitense, il The Morning Show. Vittima di giochi di potere dalle quali, piano piano, impara. E, a parte il colore di capelli che da bruno diventa biondo, lei rimane la solita giornalista passionale alla caccia della verità. Anzi, grazie a Laura Peterson, scopre parte di sé che teneva nascoste, diventando finalmente sé stessa.

Il glamour non la trasforma, come succede per Mahmood. Sono gli stessi di un tempo, dei Bugs Bunny in situazioni assurde che, però, sono sempre così, nudi, con la loro immancabile carota.

6) Klan – Jake Peralta

Con Klan Mahmood apre le porte del suo quartiere, lì dove per radunarsi basta un fischio sotto casa. Tutti coloro che rispondono all’appello formano quel branco che è famiglia e amicizia vera, seppur può opprimere talvolta, ma del quale non può fare a meno. Nemmeno quando l’altro gli dà dei motivi per arrendersi: Gina lo fa, con quel suo comportamento, eppure il legame con Jake è così forte che non potrà mai spezzarsi. E, pur non avendo niente in comune con Boyle, questo non li frena dal diventare migliori amici. Insomma, non ce li vedete a cantare “in due siamo un klan”?

Non c’è bisogno di fare cose strane per entrare nella cerchia di Jake, come in quella del cantante:

“Non servirà tatuarsi draghi sopra la schiena”

Non dovranno nemmeno appartenere a una determinata categoria. A Jake non importa se i suoi amici sono donne, uomini, bianchi, neri, latini, gay, bisessuali, etero, criminali o poliziotti; in ognuno vede la straordinarietà nella loro ordinarietà. Lo dimostra sempre, ma in particolare quando sostiene Rosa dopo che i suoi genitori la respingono per il suo coming out: Jake organizza una serata giochi con la sua vera famiglia, i poliziotti del distretto 99.  

7) Uramaki – Freddo

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Uramaki è il cibo giapponese dell’addio, tema della canzone di Mahmood. È così doloroso quando l’amore finisce, specie se è quello vero e se chiuso in malo modo. E non importa se è trascorso un anno, il tempo difficilmente risana quella ferita, la nasconde soltanto. Lo sa bene Freddo, che, fermo nella sua macchina, volta lo sguardo verso la ruota panoramica dell’EUR e ricorda… ricorda Roberta, il loro tempo insieme, la voglia di scappare via da tutti i problemi. Pensando, stavolta, di amarla come merita. Ma, anche se non gli ha augurato il peggio, lei se va, definitivamente.

Come darle torto? Perché, come Mahmood, seppur senta la mancanza del vecchio amore, è consapevole che:

“Vorrei tornare a un anno fa per parlare con te,

ma serve del talento per amare uno come me”

Sa che amarlo è difficile; comprende la sua complessità e forse il suo essere è troppo misterioso, pragmatico e tragico per essere condiviso in una calma e comune relazione. Eppure Freddo, taciturno e riflessivo, che non esita a dire a Libano che sta sbagliando, a prendere la corona quando serve, a desiderare una vita migliore riflessa in quegli occhi che brillano, a mettere l’onore prima di tutto, in fondo vuole solo una cosa:

“Ridammi la poesia”

8) Ghettolimpo – Sana Allagui

Skam

Ghettolimpo è l’unione del divino Olimpo e dell’umile Ghetto. Mahmood cerca una strana nel mezzo, raccontando lo sbalestramento dato dal raggiungimento di una cosa sognata attraverso il mito di Narciso. Però non è quello canonico, perché nel suo riflesso non riesce più a riconoscersi dopo il successo. E mette in discussione sé stesso, ha paura di essere così cambiato da allontanarsi da ciò che ha più a cuore, le sue origini. Anche Sana cerca un compromesso tra l’amore per un uomo non musulmano, che non potrebbe sposare, e la sua fede, con il terrore di perdere quel che è. Perché per lei il velo non è un dovere, ma un onore; pregare non è un obbligo ma un momento indispensabile per stare bene. Però vuole pure essere un’adolescente libera di vivere la leggerezza di quel periodo. Due anime, come l’Olimpo e il Ghetto, che entrano in conflitto, la fanno sentire in colpa e la stordiscono.

Come Mahmood, non si riconosce più. E i pregiudizi la colpiscono perché:

“Questo mondo cade veloce

Se non dai ciò che la gente vuole”

Le loro preghiere si uniscono in questa canzone, che trovano un conforto nello sguardo di una persona cara, nell’amore che, in fondo, “è ciò che ti resta”.

9) Kobra – Jesse Pinkman

Mahmood

I Kobra sono le persone di cui non ci possiamo fidare, da cui bisogna tenere le distanze. Perché il rischio di essere lasciati indietro, traditi o delusi è alto. Soprattutto se sono quelle che amiamo, di cui ci fidiamo, le più vicine a noi e dalle quali mai ci aspetteremmo di essere fregati. Gli amici che, di fatto, non lo sono. E, nonostante di base sia diffidente ma ci provi, Mahmood ha imparato una lezione importante, cantando rabbiosamente e con astio:

“Che l’abito non fa il monaco

Oh ridi però menti però

Mordi da kobra e ti credono”

Quanta gente ha ferito così Jesse Pinkman? Un ragazzo impulsivo che si comporta come il tipico duro di strada, ma che nasconde un’empatia enorme, una sensibilità che lo schiaccia e un’intelligenza sorprendente. E di queste qualità – soprattutto le prime due – se ne approfittano molti, in particolare Walter White, che si prende tutto il braccio quando Jesse gli dà un dito, che lo colpisce quando ha le difese abbassate mordendolo mortalmente col veleno del cobra. L’esempio più calzante? Quando, solo per un suo tornaconto, lascia morire Jane, facendolo sprofondare nella disperazione più totale.

Allo stesso modo di Mahmood, si lancerà alla fine in una corsa spericolata e adrenalinica, libero di ricominciare.

10) Icaro è Libero – Raffaela Cerullo

Amica geniale

A Icaro vengono date un paio di ali, ma non è libero di volare dove vuole perché, se si avvicina troppo al sole, quelle si sciolgono. È la rappresentazione dell’inarrivabile, dell’intoccabile, di qualcosa che non possiamo fare, come toccare il cielo con un dito. La spinta a raggiungere l’impossibile. Per Lila è scappare dalle grinfie di quel rione che l’incastona nel ruolo tradizionale della donna: la moglie devota, ubbidiente, casalinga, sottomessa. Proprio come il carcerato di Mahmood, è chiusa in una prigione reale e metaforica dal quale cerca solo “un’ora d’aria al giorno”, perché:

“Accusato giustamente di libero arbitrio

Un reato che al potere da sempre fastidio

Perché ho sognato di volare troppo in alto”

La prima è rappresentata dalle mura di casa sua e di quella bottega tanto stretta; la seconda è la società che non le permette di mettere a fuoco la sua creatività e intelligenza, schiacciandola e tarpandole le ali. Eppure sa che il volo è un pensiero libero, che non può essere bloccato nel marmo. E anche se fa male, è l’unica cosa che può salvarla: lo fa, scappando da un matrimonio soffocante quando era considerato un peccato mortale, provando l’amore, provando a vivere alle sue condizioni. Come Mahmood.

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