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La MaratonaMentana è diventata un fenomeno seriale alla stregua di una dramedy

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La MaratonaMentana è una serie tv a tutti gli effetti. Partiamo subito forte da questa tesi per sviluppare un ragionamento che ci porti ad avvalorare e comprovare questa nostra affermazione. Prima di passare all’analisi però, cerchiamo di contestualizzare la nascita, la crescita e lo sviluppo di questo fenomeno. Tutto nasce nell’ormai lontano 2013. Mentana è sbarcato da non troppi anni su La7 e decide di fare uno speciale pomeridiano sull’elezione del Presidente della Repubblica. Il programma di cronaca politica però, a causa dello stallo venutosi a creare durante l’elezione, non andò in onda solamente un giorno, ma continuò per due, tre, quattro pomeriggi. Il tutto rigorosamente in diretta.

Da quel momento in poi lo speciale ha preso il nome di MaratonaMentana, dovuto al fatto che le non-stop televisive erano diventate una sorta di tour de force che metteva alla prova Mentana stesso e tutti i suoi collaboratori e ospiti. Quello che però è più importante capire è che tutto questo, nel corso degli anni, è diventato un fenomeno pop, specchio della cultura contemporanea, che ha finito per appassionare milioni di cittadini delle più svariate fasce di età. La MaratonaMentana è ormai un appuntamento fisso della narrazione politica e si è trasformata in un vero e proprio fenomeno seriale. Non siete convinti? Nelle prossime righe proveremo a raccontarvi come La7 ed Enrico Mentana sono riusciti a fare dei loro speciali una serie tv a tutti gli effetti.

Il cast della MaratonaMentana

maratonamentana

Il protagonista indiscusso della serie tv è ovviamente Enrico Mentana, è lui il primo violino. Il direttore del telegiornale di La7 è mattatore su schermo e allo stesso tempo sceneggiatore, è sia il braccio che la mente della MaratonaMentana. Per dirla in parola povere, è il Ricky Gervais di After Life. Per essere un successo però, una serie tv non può avere solamente un protagonista carismatico, ma anche un cast di contorno di tutto rispetto. Facciamo solo due nomi: Paolo Celata e Alessandra Sardoni, i due inviati del tg sono le spalle perfette per Mentana. Oltre a loro, abbiamo una intera fauna di giornalisti specializzati del settore che si alternano sul grande banco della diretta e che interagiscono e raccontano le vicende politiche.

Tommaso Labate, Mario Sechi, Franco Bechis, Marco Damilano, Aldo Cazzullo, Massimo Giannini, Marcello Sorgi, Lina Palmerini, Claudio Cerasa e Alessandro De Angelis sono i più assidui frequentatori del salottino politico creato da Enrico Mentana. E questa presenza ripetitiva e costante di inviati e ospiti fa sì che tutte queste personalità si trasformino in attori che recitano una parte talmente reale da rapire il telespettatore. Un format paradossalmente quasi vicino allo schema della sit-com, che si avvale di personaggi fissi che lo animano e di altrettanti ospiti ai quali il pubblico è affezionato e che si aspetta di trovare a ogni occasione importante della politica italiana e estera. Ora è il momento di parlare proprio del format.

MaratonaMentana: una dramedy politica

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Abbiamo parlato di sitcom (qui trovate le migliori), ma in realtà ci sentiamo di definire la MaratonaMentana una dramedy. Lo stile si contraddistingue da tutte le altre produzioni di informazione politica. Mentana riesce a dare un ritmo a un qualcosa che nella realtà dei fatti è totalmente statico. Il racconto politico della MaratonaMentana alterna colpi di scena, lente riflessioni e inseguimenti dinamici per intervistare un protagonista politico. In mezzo a tutto questo abbiamo momenti comici che spezzano la tensione e momenti solenni che fanno piombare lo spettatore nel pieno della narrazione politica. Tutto questo grazie alla bravura del cast che sinergicamente riesce a mantenere alta l’asticella per ore e ore.

È quindi questa la chiave del successo di Enrico Mentana e delle sue dirette fiume: riuscire a coinvolgere un ampio bacino di utenti grazie alla poliedricità e soprattutto alla qualità dei contenuti. Questi si esplicano e si fondano nel filone drammatico della politica, alleggerito da una patina di commedia molto italiana fatta di episodi imprevedibilmente rocamboleschi dovuti al cosiddetto “bello della diretta”, che Mentana riesce a gestire e tramutare in strumento di distensione dal pathos generato dalla narrazione. Una sorta di Locura di Borisiana memoria che ammalia lo spettatore.

Cronaca di un successo sulla cronaca politica

Mentana quindi riesce a spezzare il racconto istituzionale e a trasformarsi nel punto di congiunzione tra il palazzo e gli utenti. A questi fornisce informazioni con un linguaggio il più popolare e chiaro possibile, privo di ingessature e arabeschi che hanno allontanato il pubblico da quei programmi politici autocelebrativi. Grazie a questo sforzo mentale e fattuale, il direttore del Tg La7 è riuscito a rendere le sue Maratone dei veri e propri appuntamenti seriali che il pubblico attende come l’uscita di un finale di stagione. Ma non è solo merito di Mentana e compagni. Dietro a questa affermazione c’è anche un allineamento straordinario di pianeti che ha fatto detonatore la miccia del successo.

Nell’epoca dei social, della globalizzazione dell’idea e della possibilità universale di esprimere “live” uno stato, un’idea oppure una sensazione, è il pubblico a innalzare gli show. Come? Attraverso semplici hashtag o thread sui social più famosi al mondo. Le Maratone infatti hanno uno zoccolo duro di seguaci che ha creato pagine social e community che in poco tempo hanno registrato milioni di interazioni. Oltre a ciò, c’è anche una gestione del palinsesto di rete che è riuscita a creare un microuniverso in stile Marvel, in cui tutte le personalità sono collegate con un filo invisibile. Pensiamo a Zoro, Floris, Celata, Gruber, Purgatori e lo stesso Mentana. Tanti attori che appaiono negli show degli altri attori vicendevolmente. Insomma, la MaratonaMentana è una serie tv sotto tutti i punti di vista.

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