Come ben sappiamo la macchina del marketing di Netflix è capace di trovate rivoluzionarie. Uno dei grandi meriti della piattaforma è senz’altro quello della comunicazione sociale. Basti pensare alla campagna per il lancio di Santa Clarita Diet con gli enormi e macabri manifesti in giro per Milano. O l’hype attentamente pianificato e suscitato per l’uscita di Dark. Non tutte le serie però hanno goduto di questa attenzione. Nel vasto novero di produzioni (o distribuzioni) Netflix dei veri e propri gioielli sono stati trascurati. È il caso di Master of None, ma non solo (e non tanto). Si va da un gioiellino distopico, alla parodia crime, fino all’avventura più folle degli ultimi anni. Ecco a voi le cinque serie tv meno pubblicizzate e più geniali che troverete su Netflix e che probabilmente vi siete persi.
1) Lovesick
Una comedy solo apparentemente leggera che fa il paio con il successo di Master of None. Tre stagioni, ventidue episodi totali per una media di poco superiore ai venti minuti a episodio. Il pretesto che mette in moto gli eventi e dà il titolo alla serie è la clamidia contratta dal protagonista Dylan (un ottimo Johnny Flynn). Il povero ragazzo dovrà contattare le sue ex per metterle al corrente del problema.
Ad affiancare Dylan gli amici di sempre, Luke e Evie, un’irresistibile Antonia Thomas. Lovesick affronta con gusto e sguardo critico il fuori-tempo di un’intera generazione. Un costante senso di disagio e assenza di sintonia attanaglia le vite dei protagonisti, li porta a riflettere sulle scelte e gli errori. Li costringe a fare i conti con la mancanza di direzione delle proprie vite.
Un’interferenza sembra attraversare ogni storia, distorcere la linearità della vita e macchiarsi di rimpianti e nostalgia per ciò che poteva essere e non è stato. Si ride, ma dietro l’immediatezza dell’espediente comico si nasconde sempre una riflessione più seria. Una serie che colpisce nel profondo agitandovi e solleticando corde che credevate ormai irrigidite. Il tutto con semplicità e gusto, senza mai scadere nel volgare o nel tragico. In scena, una quotidianità imbevuta di melanconica gioia.
2) 3%
Se amate le distopie e gli Hunger Games non potete perdervi questa serie incredibilmente trascurata dalla sponsorizzazione di Netflix. Non aspettatevi, però, tematiche adolescenziali e banalità tipiche del film di Gary Ross. Rispetto a Hunger Games mancano violenza gratuita e sadiche torture. 3% è un gioco raffinato di intrecci e tensione.
I selezionati non sono destinati a una lotta per la sopravvivenza ma per la nobilitazione. Il merito è l’unico distinguo tra povertà e successo. In un futuro post-apocalittico, il 3% della popolazione vive nell’Offshore, il “lato migliore” del mondo, caratterizzato da progresso e benessere. Il restante 97% è condannato al sudiciume di una gigantesca favela. A tutti viene garantito, raggiunti i vent’anni, il diritto di provare a emergere e ottenere il passaggio al “lato migliore”. Alla base della selezione di candidati, prove fisiche e mentali di ogni sorta.
Una serie che funziona per intreccio e interpreti (ottima la caratterizzazione). Ma anche e soprattutto per le tematiche sociali affrontate, tipiche del genere distopico e di stretta attualità. Il divario di classe, le tensioni interne, la soggettività meritocratica e la strumentalizzazione della povertà sono centrali in 3%. Non è un caso che il prodotto sia targato made in Brasile, un paese in cui tutte queste problematiche sembrano arricchirsi di criticità giorno dopo giorno. Nonostante il basso budget, la serie riesce a risultare credibile anche nel fondale scenico creando un labirinto visivo avvincente e carico di tensione.
3) Master of None
Creata dalla mente di Aziz Ansari, finalmente protagonista anche come attore, Master of None esprime il suo manifesto programmatico già nel titolo. “Jack of all trades, master of none” è un’espressione inglese capace di sintetizzare la condizione, lavorativa ma anche emotiva, di una generazione di giovani “esperta in tutto ma specializzata in nulla”.
Il protagonista Dev, sullo sfondo newyorkese, tenta di sbarcare il lunario come attore. La sua indolenza accompagna ogni episodio restituendo un grado estremamente realistico e gustoso dei nuovi trentenni. Il rapporto col mondo del lavoro, coi genitori alle prese con le nuove tecnologie e l’incertezza che sovrasta ogni aspetto della quotidianità sono i veri protagonisti della serie. A far da contorno figure di grande gusto bozzettistico come Arnold (il comico Eric Wareheim) e l’amica-confidente Denise.
Master of None è un prodotto carico di ironia che non manca però di approfondire i nostri tempi. Di grande resa e sicuro trasporto emotivo anche la vicenda sentimentale che attraversa la prima stagione. L’amore viene descritto con vividezza, liberato dai legacci romantici e restituito alle logoranti difficoltà della quotidianità. Una serie che colpisce emotivamente e mentalmente.
4) Dirk Gently’s Holistic Detective Agency
Ricordate quel senso d’avventura irresistibile della vostra infanzia? Quando tutto era un viaggio fantastico alla scoperta dell’assurdo e dell’irreale? Bene, Dirk Gently’s Holistic Detective Agency ravviverà quell’emozione. Ironico, folle, iperbolico: il protagonista, Dirk, ci accompagna in una missione incredibile costellata di personaggi tanto strani quanto intriganti. Tutto appare confuso e disordinato in una realtà che d’improvviso si trasforma in sottosopra e “Paese delle meraviglie”. A entrare nella tana del bianconiglio è Todd, un ragazzo impacciato e rassegnato. L’incontro col suo bianconiglio Dirk lo introdurrà a un mistero bizzarro e apparentemente insensato.
Man mano che la narrazione procede, però, scopriremo sempre più come tutto venga a ricomporsi in un filo logico geniale. La prima stagione in particolare è un piccolo capolavoro dell’avventura fantascientifica che vi terrà incollati allo schermo, irresistibilmente attratti dall’originalità della trama e del suo assurdo protagonista. Imperdibile.
5) American Vandal
American Vandal avrebbe meritato decisamente più fortuna. Rientra a pieno titolo tra le migliori serie cancellate negli ultimi anni. Girata in forma di mockumentary, descrive la vicenda dell’estroverso Dylan, ingiustamente accusato di un atto vandalico. L’ironia si mescola a una disamina piuttosto pertinente dell’ambiente scolastico e degli adolescenti. Il quadro che se ne ricava è tutt’altro che banale. L’espediente della ricerca del colpevole funge da motore della trama creando dinamismo e curiosità attorno alla vicenda.
La parodia del crime investigativo riesce alla perfezione attraverso l’esasperazione di situazioni ed espedienti. Gli appena venti minuti a episodio spingono a una visione continuativa che non appesantisce e si finisce per diventare realmente coinvolti. Vi sorprenderete a chiedervi chi è il vero colpevole in questa iperbolica satira del genere crime che finisce, però, per risultare altrettanto avvincente e partecipativa. Da recuperare assolutamente.