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10 interessanti “behind the scenes” su 10 tra le migliori Serie Tv uscite negli ultimi mesi

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Tra le uscite in contemporanea con gli Stati Uniti e gli arrivi tardivi su suolo italico, negli ultimi mesi del 2022 il pubblico è stato sommerso da un grossissimo quantitativo di serie tv, tra nuove proposte e successive stagioni di popolari show. Molte di queste hanno ottenuto un’inaspettata e incredibile popolarità come Mercoledì, altre, ahinoi, hanno trovato una fine prematura (1899 docet), altre ancora hanno confermato l’ottima qualità delle precedenti stagioni come White Lotus. Abbiamo quindi pensato di raccogliere in questo articolo curiosità, aneddoti e interessanti approfondimenti inerenti al dietro le quinte di alcune tra le serie che, negli ultimi tempi, più hanno colpito lo spettatore, in una miscellanea di racconti.

Senza ulteriori indugi, ecco la nostra lista. Vi facciamo presente che nell’articolo potreste trovare piccoli spoiler su Andor, House of The Dragon, The White Lotus, Alice in Borderland e 1899. Buona lettura!

1899: una Babilonia di lingue

1899
1899 (640×360)

Iniziamo la nostra lista col parlarvi di uno tra i più ambiziosi prodotti di Netflix degli ultimi tempi, 1899, la serie nata dai creatori di Dark e che ha trovato una prematura cancellazione a seguito di sole poche settimane dal suo rilascio sulla piattaforma rossonera. Nata come una serie dal sapore internazionale, 1899 si caratterizza per la particolare scelta di ospitare attori di diverse nazioni che recitano nella loro lingua madre. A tal proposito i creatori della serie hanno rivelato come lavorare sul set fosse davvero complesso, un’esperienza davvero unica! Baran bo Odar ha infatti rivelato che gli script con cui seguiva le prove e poi il girato erano fonetici, con un’infinità di note a contornarla contenenti traduzioni e indicazioni particolari e doppi dialoghi da parte dei vari consulenti linguistici e degli adattatori: un vero e proprio mostro di Frankenstein!

Mercoledì: il ballo di Mercoledì Addams

Mercoledì
Mercoledì Addams in Mercoledì (640×360)

Ma parliamo ora di Mercoledì.

Lo sappiamo: molti di voi avranno la nausea per la quantità di volte che, navigando in rete e sui social si sono imbattuti in quello che è diventato uno dei video più virali degli ultimi tempi (che ha fatto tornare in classifica un brano di Lady Gaga uscito parecchi anni fa), ma siamo sicuri che altrettanti non riescono ancora a togliersi dalla testa l’iconico ballo di Mercoledì Addams. Ciò che forse non tutti conosceranno sono le circostanze in cui questa danza è state concepita e prodotta. Jenna Ortega, l’interprete di Mercoledì, ha infatti affermato di aver avuto il Covid mentre girava la fatidica scena secondo la coreografia da lei stessa inventata. L’interprete di Mercoledì ricorda che all’epoca stava aspettando l’esito del tampone e di essere stata malissimo: come se fosse stata investita da un’auto e come se “un piccolo goblin fosse stato rilasciato nella mia gola e stesse grattando le pareti del mio esofago“.

Una definizione parecchio stramba che sicuramente rende giustizia a Mercoledì Addams.

House of The Dragon: l’infortunio di Matt Smith

House of The Dragon (640×360)

Ma dopo Mercoledì, passiamo a parlare di un altro personaggio amatissimo del 2022, parliamo di Daemon Targaryen, interpretato da Matt Smith in House of The Dragon.

Al centro di questo aneddoto troviamo infatti l’attore britannico subire un incidente sul set della serie: a raccontare questo fatto è stato Fabien Frankel, che in House of The Dragon interpreta l’ambiguo cavaliere Criston Cole. L’uomo ha infatti dichiarato durante il San Diego Comic-Con di aver colpito per sbaglio in volto con un colpo di ascia Matt Smith mentre i due si esercitavano nella realizzazione della coreografia di una scena di combattimento. Convinto di aver commesso un atto irreparabile, Fabien Frankel pensava già che sarebbe stato licenziato, ma, fortunatamente la co-star di House of The Dragon non ha riportato ferite troppo gravi e ha risposto ai fan: “Mi ha colpito, ma è andato tutto bene. Sono sopravvissuto per combattere ancora!”

The White Lotus: Peppa Pig

The White Lotus (640×360)

Ma passiamo ora a una divertente curiosità verificatasi su suolo italico, in particolare in Sicilia (location in cui la troupe ha potuto casualmente anche registrare dal vivo l’eruzione dell’Etna) dove è stata girata la seconda stagione di The White Lotus, serie rivelazione HBO che già ci aveva conquistati con la sua prima stagione. A essere protagonista di questo dietro le quinte è l’attrice Sabrina Impacciatore, che, acclamata dal pubblico oltreoceano, sta ora vivendo una seconda vita all’insegna del successo. La donna, oltre ad aver costituito uno dei nomi più interessanti della seconda stagione di The White Lotus, ha rivelato di aver improvvisato sul set una meravigliosa e spassosa battuta. Quando il personaggio di Tanya (Jennifer Coolidge), ammantato di rosa e nell’atto di fingere di fumare, le chiede a chi somiglia, la concierge dell’hotel non esita a rispondere: “Peppa Pig“. Una risposta che ha fatto morire dal ridere i fan di tutto il mondo e che la Impacciatore ha scoperto essere stata mantenuta solo al momento della messa in onda di The White Lotus.

Alice in Borderland: una Tokio diversa

Mercoledì
Alice in Borderland (640×360)

Approdata da poco su Netflix con la sua seconda stagione, la serie tv giapponese ispirata all’omonimo manga Alice in Borderland ha riscosso un grande successo in tutto il mondo. Il Battle Royal ambientato in quel di una desolata Tokio, che pian piano assume toni sempre più post-apocalittici vede infatti la città e i suoi più famosi quartieri trasformarsi in un vero e proprio campo di battaglia. Ma sapevate che la maggior parte della serie non è affatto girata nella capitale nipponica? Le riprese di Alice in Borderland, infatti, sono state fatte soprattutto facendo ricorso al green screen e alla CGI. Lo stesso famosissimo incrocio di Shibuya nei pressi della stazione della metropolitana al centro degli inizi della narrazione della serie è stato infatti girato presso il famoso studio cinematografico Ashikaga Scramble City Studio dove ogni cosa è stata replicata perfettamente per poter realizzare un piano sequenza di circa quattro minuti incentrati su Arisu e sui suoi amici.

Andor: il festival di Aldhani

Andor 1x06
Andor 1×06 (1200×675)

Molto più spesso di quanto possiamo pensare, a spronare la fantasia e la creatività, più che la libertà, sono i limiti. Questo è quanto capitato ad Andor in merito all’arco narrativo ambientato sul pianeta di Aldhani e alla festività del suo famigerato Occhio, un incredibile spettacolo di luci accolto dalla popolazione locale come un segno divino. La realizzazione di questo evento avrebbe dovuto, secondo i piani iniziali, presentare migliaia di comparse che interpretavano i nativi Aldhani, tuttavia le restrizioni dovute alla pandemia globale lo hanno impedito. Con il calo obbligato delle comparse, la stessa dinamica della rapina ha subito notevoli cambi nella sceneggiatura, trasformando l’atteggiamento dell’impero nei confronti dei nativi e creando un popolo la cui cultura in decadenza viene messa a dura prova: sicuramente un contesto più innovativo e interessante che altrimenti Andor non avrebbe esplorato.

The Crown 5: il famoso disclaimer

The Crown 5(640×360)

Eh sì, dopo anni di rifiuti The Crown si è arresa alle pressioni esterne e ha iniziato a inserire il tanto vociferato disclaimer volto a dichiarare la serie come la “drammatizzazione fittizia” di fatti ispirati alla vera storia della casata reale. Dopo anni di pressione che videro sempre Netflix sostenere a spada tratta il fatto che The Crown fosse una trasposizione fedele della storia inglese e della Royal Family, la quinta stagione pare essersi spinta così in là da dover accettare di inserire il disclaimer. Ciò si deve soprattutto alla delicata questione su come la serie abbia scelto di approcciare la tematica dell’infelicità di Diana e del suo rapporto con Carlo e con il resto della famiglia, ma anche ad altri eventi della storia recente rimasti ben vividi nell’immaginario collettivo delle persone che hanno assistito, tra interviste e servizi dei telegiornali, ai fatti in prima persona. Il disclaimer, percepito da molti come una sconfitta della rete ha, d’altra parte, la funzione di evitare in questo modo denunce come la diffamazione.

The Bear: la gavetta di Jeremy Allen White

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The Bear (640×360)

Se guardando The Bear avete, come noi, desiderato assaporare i manicaretti preparati da Carmy Berzatto e siete riusciti a credere tanto nell’interpretazione di Jeremy Allen White non è un caso. L’attore di The Bear, infatti, non ha lasciato nulla alla sorte e si è preparato al ruolo di chef lavorando in prima persona in alcuni importanti ristoranti come il Kumiko e l’Oriole di Chicago, il Republique di Los Angeles e il Pasjoli di Santa Monica impegnandosi con forza e imparando tanto dal punto di vista della tecnica e dell’ambiente della cucina. L’attore ha ricevuto solo lodi da parti degli chef con cui ha avuto modo di interagire. Ma non finisce qui, perché Jeremy Allen White ha voluto dialogare anche con molti altri famosi chef e leggere le loro biografie, cosa che gli ha permesso di calarsi al meglio nel personaggio. Durante i suoi internati l’attore ha inoltre provato a indagare sulla relazione tra l’alta cucina e lo stress emotivo, elemento che infatti ritroviamo all’interno di The Bear.

Dahmer – Mostro: la storia di Jeffrey Dahmer: il maniacale studio di Evan Peters

Mercoledì
Dahmer (640×360)

Ma parliamo ora di una serie che prima dell’uscita di Mercoledì, è stata una tra le più popolari di Netflix degli ultimi tempi: Dahmer – Mostro: la storia di Jeffrey Dahmer.

Per tale ruolo, Evan Peters ha vinto un Golden Globe, e a merito soprattutto se proviamo a pensare al duro lavoro che l’attore ha svolto per rendere credibile e incredibile la propria performance di uno tra i serial killer più noti di sempre: il mostro Jeffrey Dahmer. La ricerca dietro al mimetismo di Peters è stata infatti maniacale: quattro mesi di studio incessante volto a restituire un ritratto a 360 gradi del killer… Visionando immagini e video di repertorio come l’intervista di Stone Phillips e leggendo resoconti psicologici, confessioni e cronologie, Peters ha infatti cercato di capire come ragionasse la mente contorta di Dahmer.

L’attore ha inoltre indossato gli abiti e gli occhiali di scena per tutto questo periodo, tenendo sempre una sigaretta in mano per calarsi appunto meglio nei suoi panni e copiarne le movenze, l’andatura e l’accento. Di certo una dedizione ammirevole, ma se fossimo stati suoi conoscenti in quel periodo sicuramente ci saremmo tenuti alla larga da lui! Per abbandonare definitivamente la negatività del personaggio alla fine delle riprese Evan Peters ha raccontato di aver passato tanto tempo con la sua famiglia a guardare commedie e film romantici e di aver ascoltato e composto della musica.

Peacemaker: il making off della sigla

Mercoledì
Peacemaker (640×360)

Sbarcata da poche settimane nel nostro paese su Tim Vision, la serie tv supereroistica scritta da quel genio di James Gunn ha da subito catturato i cuori italici così come aveva convinto quelli di tutti i paesi dove era già uscita. Ma già ai tempi in cui potevamo solo sperare di vedere Peacemaker nel nostro Paese, la sua sigla, divenuta virale su internet, ci aveva già conquistato. Il processo dietro alla coreografia dello spassoso ballo dei protagonisti della serie guidati da John Cena sulle note di Do Ya Wanna Taste It della band norvegese Wig Wam è lungo e interessante. La richiesta fatta da James Gunn alla coreografa Charissa Barton era semplice: “Voglio qualcosa di molto strano. (…) una danza la più ridicola possibile mentre rimangono completamente seri.” Nasce così il robotico ballo a cui fu sottoposto tutto il cast, che all’inizio era davvero esitante, ma che poi pare essersi divertito un mondo nel girare, cosa resa ancora più difficile dal dover tenere un’espressione seria in viso per tutta la sua durata. La coreografa ha affermato infatti di aver sudato sette camicie per confezionare il ballo e insegnarlo a persone con alle spalle una conoscenza così diversa della danza. Il risultato ne è però valso davvero la pena!