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Gli 8 migliori “episodi bottiglia” mai realizzati nella storia delle Serie Tv

3) Supernatural – 11×04

Baby è tra i migliori episodi di sempre della serie tv Supernatural
“Of Grave Importance” – (l-r): Jensen Ackles as Dean, Jared Padalecki as Sam in SUPERNATURAL on The CW. Photo: Jack Rowand/The CW ©2012 The CW Network, LLC. All Rights Reserved.

Da sempre, la Chevrolet Impala nera è stata più di una semplice macchina, per i Winchester. Piuttosto il loro rifugio sicuro, il testimone silenzioso di mille battaglie, sconfitte, lacrime e vittorie. Per questo “Baby” rappresenta una delle puntate più importanti e sentimentali della longeva serie tv. Lo spettatore diventa l’Impala, assistendo agli eventi attraverso il suo punto di vista. È un’idea geniale che trasforma un’ambientazione apparentemente limitante in un’opportunità per raccontare la storia in modo intimo e innovativo.

La telecamera non esce mai dall’auto, costringendoci a osservare il mondo di Supernatural (disponibile sul catalogo Prime Video) attraverso i parabrezza della Chevrolet. “Baby” incarna, quindi, al 100% la dualità alla quale ci ha abituati la serie tv, fin dalla prima puntata. Non si è mai trattato solo di dare la caccia a mostri, demoni e altre creature, alla fine rimane “a family business”.

Uno degli aspetti migliori dell’episodio della serie tv è il suo equilibrio perfetto tra azione e introspezione.

Mentre l’Impala sfreccia nelle strade notturne, abbiamo l’opportunità di sbirciare nella vita e nella relazione tra i fratelli quando lo scontro si conclude. Uno dei momenti cardine è lo scontro con il mostro all’interno della macchina stessa. La lotta, confinata nell’abitacolo, è claustrofobica e brutale, rendendo la scena incredibilmente intensa. Ancora una volta, l’auto non è solo uno sfondo, ma un personaggio attivo della storia. In un’intervista, Jensen Ackles ha detto che Supernatural senza l’Impala non sarebbe Supernatural. “Baby” è una dichiarazione d’amore a quella macchina e a tutto ciò che rappresenta.

4) The Twilight Zone – 1×22

The Twilight Zone

C’è un silenzio strano in Maple Street. Un attimo prima tutto è normale. Il sole splende, i bambini giocano, i vicini si scambiano sorrisi. Poi, un bagliore nel cielo. Un guasto inspiegabile. E nel giro di pochi minuti, quel quartiere idilliaco si trasforma in un campo di battaglia dove il nemico non è quello che sembra. L’episodio “The Monsters Are Due on Maple Street”, andato in onda il 4 marzo 1960, è uno dei più potenti e migliori dell’intera serie tv.

Si apre con un quartiere americano qualunque, una piccola comunità in cui tutti si conoscono e la vita scorre serena. Ma quando un misterioso blackout colpisce la zone, e le macchine, le luci e le radio smettono di funzionare, la situazione precipita rapidamente.

Un ragazzino, appassionato di fumetti di fantascienza, suggerisce che la colpa potrebbe essere degli alieni, infiltrati tra loro sotto mentite spoglie. Un’idea assurda, certo. Ma quando il panico si insinua, nulla sembra più così assurdo. Nel giro di pochissime ore, Maple Street diventa teatro di sospetti, accuse e di inevitabile violenza. In pieno stile The Twilight Zone, anche questo episodio utilizza brillantemente la fantascienza per analizzare la società contemporanea.

Il ventiduesimo episodio della prima stagione è una critica feroce alla paranoia collettiva, una metafora del maccartismo e della caccia alle streghe del periodo.

Gli alieni, alla fine, esistono davvero. Non hanno bisogno di attaccare direttamente l’essere umano, però. Basta infatti spegnere qualche lampadina per far sì che i bipedi nudi si distruggano da soli. In una delle scene finali, due extraterrestri osservano Maple Street e commentano con freddezza che non c’è bisogno di armi sofisticate per conquistare un pianeta. Sarà la paura a fare il lavoro sporco. A distanza di decenni, “The Monsters Are Due on Maple Street” resta spaventosamente attuale. Cambiano i contesti, cambiano i “mostri” da temere, ma il meccanismo della paura rimane lo stesso. Il sospetto divide, l’isteria collettiva esplode, e alla fine non serve alcun intervento esterno.

Oggi Maple Street potrebbe essere un social network, un telegiornale, una chat di gruppo impazzita per un’informazione mal interpretata. Il messaggio rimane invariato: i mostri non vengono dallo spazio, sono dentro di noi.

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