8) The Shield – “Family Meeting” (7×13)
Diretta da Clark Johnson e scritta da Shawn Ryan, il 25 novembre del 2008 è andata in onda l’ultima puntata di un viaggio durato sette stagioni. Una fine frenetica che mette in scena tradimenti e azioni disperate. Il crime drama della FX ha saputo offrire un intrattenimento realistico, crudo e mai riempitivo, spingendo in avanti i limiti del consentito in televisione. Con una valutazione di 9,6/10 su IMDb, Family Meeting è l’unica conclusione possibile. Non sapevamo come sarebbe finita, ma ora che l’abbiamo vissuta sappiamo che le cose dovevano andare così.
L’ultima puntata di The Shield ci porta quindi nell’unico posto in cui quella storia poteva concludersi. La sceneggiatura, la recitazione e la regia non hanno mai perso un colpo, è vero. Ma con il finale, Shawn Ryan si è spinto ancora più avanti. Il dolore dei protagonisti è diventato il nostro. Un dolore capace di farci sentire senza fiato ancora oggi, a distanza di 14 anni. Un’ora e 12 minuti fitta di dialoghi potenti e letture emotive di personaggi che sono rimasti sempre fedeli al loro percorso. Giustizia è stata fatta. Ogni arco narrativo è stato chiuso con coerenza e intensità, regalandoci un series finale sconvolgente, memorabile e aperto al futuro. Una conclusione ideale e drammatica che non ha avuto bisogno di fare una strage per tramortirci di lacrime.
7) Better Call Saul – “Saul Gone” (6×13)
Fresco di chiusura, lo spin off di Breaking Bad è già diventato un cult. Saul è andato via: S’all gone, man. In quell’ultima pagina tutto torna. E ritorna la simbologia che ci ha accompagnato nel lungo viaggio trasversale all’interno di un unico universo sotto il segno di Breaking Bad. L’ultima tappa ad Albuquerque è un susseguirsi di connessioni emotive, rimandi culturali e metanarrativi. Saul è andato e ha lasciato il posto a James “Jimmy” McGill. È Walter White in persona a svegliarlo dal sogno: Jimmy non sta parlando di una macchina del tempo, ma di rimpianti. Scritto e diretto da Peter Gould, il series finale, andato in onda il 15 agosto 2022, ha stregato il pubblico, conquistando su IMDb già un rating di 9,8/10 (malgrado alla 74th Primetime Emmy Awards qualcosa sia andato storto!).
Sapevamo cosa, però, non sapevamo quando né come. Nell’atto finale del dramma di un anti-eroe che ha mentito talmente tante volte a sé stesso che fatica a riconoscerci, la maschera scivola via. Ci lascia così, avvolti da una nube di fumo di sigaretta e un’ultima variazione sul tema dell’irreversibilità della condizione umana, del tempo che scorre. Saul, come Heisenberg, è un’altra faccia tragicomica della stessa commedia che chiamiamo vita. Un altro finale perfetto di un’altra serie tv perfetta, che sebbene brilli della luce riflessa della madre, ha saputo seguire il proprio corso, creare la propria estetica e un proprio universo simbolico. Realizzare un drama grandioso è un’impresa ardua. Ma realizzarne due, e concluderli nel modo più coerente, sublime e brillante possibile, è un’impresa impossibile. Evidentemente non se ti chiami Peter Gould o Vince Gilligan.