Tempo di classifiche di fine anno anche per Hall of Series – Comunità di Recupero che, questa settimana, è stata chiamata a votare le migliori miniserie del 2024. Con tutta la meraviglia di cui abbiamo avuto la possibilità di godere in questa annata, scegliere solo dieci titoli non deve essere stato di certo semplice per i nostri iscritti al gruppo, ma è un lavoro sporco che qualcuno doveva pur fare. Passando dal capolavoro di The Penguin alla discussa Qui non è Hollywood, sono diverse le miniserie che troveranno uno spazio all’interno di questa classifica. Nel corso di questo viaggio troveremo anche produzioni che, a dispetto di altre, hanno conosciuto un successo più silente, meno eclatante, ma comunque distinte da un livello altissimo che speriamo possa ottenere ancora più spazio all’interno del panorama seriale. Siete pronti per la classifica della nostra community Hall of Series – Comunità di Recupero? Andiamo allora!
Da Baby Reindeer a Disclaimer: ecco le migliori miniserie del 2024 secondo Hall of Series – Comunità di Recupero.
Ps. la classifica è frutto dei voti nel sondaggio settimanale all’interno del gruppo ‘Hall of Series – Comunità di Recupero (serie Tv)’, espressione della somma dei voti espressi da chi, tra i quasi 50.000 iscritti, ha partecipato al sondaggio. Quella che segue quindi NON è la classifica delle migliori miniserie del 2024 stilata dalla redazione di Hall of Series: quella arriverà nei prossimi giorni.
10) Under The Bridge
Cominciamo questa classifica con Under the Bridge, una miniserie arrivata su Disney+ nel silenzio, ma con una trama che urla sempre più forte. La miniserie trae infatti spunto da una storia realmente accaduta nel 1997 che, però, riesce a essere attuale ancora oggi dopo ventisette anni. Under the Bridge è una di quelle miniserie che è sarebbe meglio guardare nell’ignoranza, credendo che sia solo frutto dell’immaginazione. Farebbe meno male. Al centro di questa tragica storia c’è infatti una ragazzina di soli 14 anni vittima di bullismo da parte dei suoi coetanei. Non ci sarà un lieto fine in questa vicenda. E lo sapremo già all’inizio della serie.
Sarà su questo che, d’altronde, la narrazione si svilupperà: su quel che resta, dopo che la brutalità si è compiuta. Tra passato e presente, Under the Bridge ci racconta come l’orrore sia diventato reale, in che modo una ragazza di quattordici anni abbia dovuto veder finire la sua vita. Under the Bridge si prende il compito di analizzare l’adolescenza, cercando di tirar fuori un’analisi accurata in tutta questa desolazione. Ascoltiamo le parole della vittima, la osserviamo. Lo stesso avviene con i carnefici di cui Under the Bridge ricostruisce ogni aspetto della vita.
Con Under the Bridge ritorna la denuncia sociale e la necessità di urlare quanto bisogno ci sia di un aiuto da parte delle istituzioni. L’intelligenza emotiva va coltivata, ma a volte da soli non ci si riesce, soprattutto se si è sprovvisti di una famiglia che sappia aiutare in questo senso. E allora è a quel punto che le istituzioni devono fare la propria parte, cercando di non lavarsene le mani per poi piangere sulla tragedia appena avvenuta.
Under the Bridge sarà una miniserie complessa, specchio di una realtà che non ha soltanto a che fare con il passato. E’ un ponte tra quel che è accaduto e che ancora non siamo riusciti a debellare. Perché il bullismo, e la sua conseguente brutalità, sono macchie che si espandono a vista d’occhio. Che vanno fermate. Ma come ci si riesce, se si è da soli? Forse davvero l’unione a volte può fare la differenza. E Under the Bridge non smette un attimo di ricordarlo.
9) Agatha All Along
Le cose sono andate meglio quest’anno per la Marvel, e Agatha All Along ne è stata un esempio lampante. Distribuita nel 2019, Agatha All Along è uno spin off indipendente della fortunatissima WandaVision. La narrazione riparte dagli eventi avvenuti durante l’ultima puntata della serie Marvel, ma riesce presto a svincolarsi da qualsiasi tipo di dipendenza per scrivere una storia libera, fedele a se stessa e ben strutturata. Traendo spunto da produzioni come American Horror Story: Cover, Chilling Adventures of Sabrina e Salem, Agatha All Along prova a insinuarsi all’interno del mondo della stregoneria distaccandosi dai soliti paradigmi a cui la Marvel ci aveva abituati. Per questo motivo, fin dalle sue prime due puntate, la miniserie è riuscita a consacrarsi come una ventata d’aria fresca sia per livello che per struttura narrativa.
Il timore iniziale aveva a che fare con la possibilità che Agatha All Along perdesse la rotta dopo due puntate che avevano gettato solide premesse. La miniserie si apre infatti con una dichiarazione d’intenti chiara: distaccarsi dall’opera madre e dar vita a una nuova narrazione, lontana da qualsiasi forma di dipendenza ma comunque coerente. Riuscire a reggere la promessa era però un’operazione assai complessa che, a causa di alcuni anni difficili in casa Marvel, non tutti erano convinti sarebbe stata mantenuta. Agatha All Along riesce però a vincere questa sfida, consacrandosi non solo come uno dei prodotti Marvel più interessanti degli ultimi anni, ma anche come una produzione coraggiosa e determinata.
Al centro della narrazione troviamo Agata Harkness. Dopo essere stata sconfitta ed esiliata, la strega si risveglia senza più alcun potere nel mondo fittizio di Westview. Ad aiutarla nel suo risveglio è stato l’adolescente Billy Kaplan, con cui deciderà di intraprendere un viaggio attraverso il quale si unirà ad altre streghe con cui formerà una congrega. La loro forza e i loro poteri dovranno fondersi diventando un’unica temibile minaccia, perché c’è qualcuno che è sulle loro tracce, e non ha alcuna intenzione di lasciarle libere. Agatha All Along entra così nel vivo della sua narrazione, dando vita a una miniserie che convincente, curata e perennemente divisa tra l’occulto e il sovrannaturale.