7) Westworld
Uno dei pilot più recenti di questa classifica ma che merita a pieno titolo di farne parte. L’Originale, diretto dallo stesso Jonathan Nolan, è un gioiello capace di attrarti dentro a una delle più interessanti visioni distopiche sull’intelligenza artificiale e sulla coscienza umana dell’intera storia della televisione. Un pilot che fin da subito ci fa capire che, se nella forma il riferimento al film Il mondo dei robot del ’73 scritto e diretto da Michael Crichton è chiaro, nella sostanza troviamo un mix perfetto di Philip K. Dick e Isaac Asimov.
Con questo episodio Westworld si mostra in tutta la sua inconfondibile cifra estetica. Un contrasto meraviglioso di immagini di territori sconfinati e bruciati dal sole che si contrappongono agli stretti, grigi, algidi e soffocanti laboratori degli androidi. La regia di Jonathan Nolan è sicura, salda e priva di sbavature. Capace di suggerire con intelligenza tutti quegli elementi del pilot che poi saranno ossatura della serie.
Allo stesso modo le musiche, firmate da Ramin Djawadi forte dell’esperienza in Game of Thrones e sempre al fianco di Nolan in Person of Interest, sanno essere profondamente stimolanti e narrative. Come l’uso di due capolavori sapientemente adattati per una resa unica e che segna nel profondo: la bellissima versione strumentale di Black Hole Sun, all’interno del saloon e l’uso clamoroso della linea melodica di Paint it Black dei Rolling Stones nella sequenza della sparatoria.
6) Fargo
Avere il compito di aprire il progetto seriale di Fargo non era semplice. Altissime aspettative da un lato ma anche inevitabili dubbi dall’altro. Se c’è un pregio che Il dilemma del coccodrillo ha è che subito ci rassicura sulla buona riuscita dell’intera serie. O almeno delle sue intenzioni. Sembra infatti di vedere Fargo senza, però, vedere Fargo.
Il dilemma del coccodrillo è un episodio che parte lento. Molto lento. Ma riesce così a farci scivolare inesorabilmente nella grigia quotidianità di questo paese, dipinto con volti al limite del caricaturale, in sospeso tra il surreale e l’assurdo, incentrato su quelle piccole e patetiche situazioni quotidiane che mettono in luce il vuoto di un mondo consumista ormai logoro. E tutto questo avviene senza sembrare una copia slavata e sbiadita dei tipici universi narrativi dei Coen.
Questo pilot ci porta in un mondo ipocrita, fintamente governato da regole, morali e perbenismo. Un mondo però che sotto la facciata consumata si nutre silenziosamente di violenza, sopraffazione e meschinità. Quello che viene creato a uso dello spettatore è un universo al limite del distopico nella sua rappresentazione quasi priva di umanità ed empatia. Per non soccombere a tutto questo resta solo la ribellione. La distruzione del palco che regge la facciata. E così il ritmo compassato iniziale diviene via via più serrato, fino agli ultimi magistrali 20 minuti nella casa di Lester, dove l’epifania del protagonista esplode con tutta la sua devastante efferatezza.