Il 99% delle volte in cui parliamo di regia – e mi sono mantenuta bassa con le percentuali – i volti che ci vengono in mente sono quelli di grandi registi e registe in campo cinematografico. Steven Spielberg, Sofia Coppola, Wes Anderson, Quentin Tarantino o Greta Gerwig sono solo alcuni di una lunga serie di nomi ben presenti nella memoria degli appassionati di cinema, professionisti senza i quali sicuramente i cult di cui sono stati fautori non sarebbero mai nati, o per lo meno non sarebbero mai stati ciò che sono. Nel racconto audiovisivo la regia è un aspetto fondamentale: è quella che ci trasmette una visione piuttosto che un’altra, che ci comunica il mood di ciò che vediamo, che ci permette – quando è fatta bene – di entrare nella storia e viverla quasi come se ne fossimo parte integrante. E questo vale tanto per i film quanto per le serie tv, perché forse della regia nella serialità si parla di meno, ma ciò non significa che sia un aspetto meno importante. E allora oggi ne parliamo noi, in particolare parliamo di quelle che sono considerate le 10 migliori regie delle serie tv.
Per limitare il campo ci soffermiamo solo su quelle che negli ultimi anni, dal 2000 in poi, hanno fatto la storia delle serie tv, con scelte che in molti casi ci hanno fatto pensare: “Questa regia non ha nulla da invidiare a quelle dei film”.
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10 – The Handmaid’s Tale (2017 – in corso)
La classifica delle 10 migliori regie delle serie tv dagli anni 2000 comincia con quella di una serie che dal 2017 a oggi è riuscita a farci sentire parte di un mondo post-apocalittico per molti aspetti fin troppo simile al nostro. Parliamo di The Handmaid’s Tale, la serie ispirata all’omonimo romanzo di Margaret Atwood. Se questo prodotto ha avuto fin da subito un grosso successo è stato anche grazie alla sua capacità di raccontare e far visualizzare le dinamiche di un contesto – quello di Gilead – in cui l’oppressione patriarcale è il pane quotidiano. E, per farlo, le scelte di regia sono state fondamentali. In un’ambientazione nella quale i toni freddi e cupi la fanno da padrone, la costruzione delle scene è sempre riuscita a mostrare tutta l’ansia e le difficoltà vissute dai personaggi. Le differenze tra le scene ambientate nel mondo di prima e quelle che invece mostrano la vita a Gilead sono chiare e palesi, e contribuiscono – insieme agli ormai celebri primi piani del volto sempre più vendicativo di June – a delineare due realtà che sembrano non appartenere allo stesso universo. E, con scelte del genere, non possiamo certo meravigliarci di tutto il successo che The Handmaid’s Tale è riuscita a ottenere.
9 – True Detective (2014 – in corso)
Che quelle presenti in questa classifica siano davvero le migliori regie delle serie degli ultimi vent’anni non lo dico solo io – cosa che effettivamente non darebbe a questi prodotti grande prestigio -, lo dicono anche i premi. O per lo meno questo è il caso di True Detective, che con la sua prima stagione si è portata a casa l’Emmy come miglior regia per una serie televisiva drammatica nel 2014, conferito a Cary Fukunaga. Quando parliamo di True Detective è necessario distinguere tra le sue tre stagioni sia quanto a performance dei protagonisti, sia quanto a scelte narrative e stilistiche. La prima stagione, un racconto dai toni cupi capace di catturare l’attenzione in ogni momento, è stata un successo di pubblico e critica, che ne ha acclamato le interpretazioni, la perspicacia e – per l’appunto – la regia. La seconda stagione, al contrario, è stata molto meno apprezzata della prima, mentre con la terza le sorti di True Detective si sono un po’ risollevate, pur senza tornare ai fasti e ai pareri in assenza quasi totale di critiche che avevano caratterizzato l’esordio della serie. A questo punto non ci resta che attendere gennaio 2024, mese in cui dovrebbe fare capolino nella programmazione di HBO e in Italia di Sky Atlantic la quarta stagione, per capire se ci sarà un altro elogio oppure un flop.
8 – Mindhunter (2017 – 2019)
Ottavo posto tra le migliori regie delle serie tv dal 2000 in poi per Mindhunter, una serie che anche grazie alle sue scelte di regia e fotografia è riuscita a distaccarsi totalmente dai classici dramma con protagonisti agenti di polizia o dell’FBI. Ambientate tra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta, le due stagioni di Mindhunter ci portano all’epoca in cui si cominciò a parlare del concetto di serial killer e della profilazione per identificare i colpevoli di omicidio, un’epoca resa in maniera reale più che realistica, a tratti anche molto cruda. Parlare in maniera accurata di serial killer non è proprio una passeggiata di salute e tutto, dalla costruzione delle inquadrature alla temperatura colore sempre molto fredda, contribuisce a dare vita a un tono serio e a tratti anche ansiogeno, con scelte che non hanno nulla da invidiare a quelle che si possono riscontrare in un film ad alto budget.
7 – Chernobyl (2019)
Portare in una serie tv una tragedia storica realmente accaduta ha i suoi vantaggi – trattando di argomenti che più facilmente attireranno l’attenzione del pubblico – ma anche i suoi svantaggi. Come riuscire a replicare in modo accurato ma mai scontato o caricaturale una storia così potente? Io questo non lo so ma di certo lo sa bene Johan Renck, regista della miniserie Chernobyl. Le scelte di regia e fotografia che stanno dietro a questa serie sono riuscite nel complicato duplice intento di mettere noi spettatori nei panni degli ucraini che si trovavano faccia a faccia con un disastro nucleare del quale non riuscivano ancora a comprendere la portata, e contemporaneamente di farci comprendere le dinamiche politico-giudiziarie che hanno seguito l’esplosione di Chernobyl. La tensione è tangibile in ogni puntata e pur sapendo già cosa sta per succedere guardiamo la serie con occhi curiosi, interessati e un bel po’ ansiosi. Un utente di Reddit a riguardo ha affermato che “non c’è dubbio che Chernobyl sia una delle serie più strazianti mai realizzate, e la regia ha contribuito ha questo”. Personalmente non potrei essere più d’accordo.
6 – Mr. Robot (2015 – 2019)
A fare grande Mr. Robot sono stati diversi elementi, ma tra questi ne spiccano certamente due: l’interpretazione magistrale di Rami Malek e le scelte di regia estremamente funzionali al racconto. Quello di Mr. Robot è un mondo in cui spesso è difficile distinguere ciò che è reale da ciò che non lo è, un universo nel quale il tempo ha uno scorrimento proprio e dove tutto è unito da una patina di leggera ma perenne inquietudine. E questo – ovviamente – è dovuto in buona parte a una regia che non può che essere tra le migliori delle serie tv. Campi lunghissimi che si alternano a dettagli, primissimi piani sul volto di un protagonista che ci sembra di conoscere sempre di più ma che nella pratica non conosce nemmeno se stesso, split screen che ci permettono di vedere due scene contemporaneamente e long takes apparentemente infiniti nei quali il tempo si dilata: niente è lasciato al caso, e molto spazio è stato dato alla sperimentazione di tecniche ed espedienti sempre nuovi e funzionali. Scelte che hanno reso Mr. Robot quello che è: un vero capolavoro.
5 – Euphoria (2019 – in corso)
Per quanto riguarda la quinta posizione tra le migliori regie delle serie tv me la sento di sbilanciarmi: Euphoria non ha mai sbagliato un colpo. Che si tratti di Rue in astinenza o nel pieno degli effetti della droga, di Cassie in una delle sue crisi o di Maddy e Nate nella loro per niente sana relazione, ogni singola dinamica di Euphoria è caratterizzata in maniera pura e completa anche grazie alla costruzione delle scene. Colori e colonne sonore, effetti visivi e uditivi sono messi insieme per trasmettere agli spettatori in ogni momento tutto ciò che i personaggi vivono e provano. Personaggi che, basta guardare anche solo una puntata della serie per capirlo, non sono per niente semplici né da mettere in scena, né da comprendere nel profondo. Insomma, che Euphoria non sia il classico teen drama lo sappiamo benissimo, ma per questo dobbiamo dare il merito anche a una regia che ha sempre reso il tutto più emozionante e più straziante, e che anche secondo i (pochi) spettatori critici della seconda stagione – che a mio parere non ha nulla da invidiare alla prima – non è mai scesa di livello.
4 – Scissione (2022 – in corso)
Si possono separare i ricordi della vita personale da quelli della vita lavorativa? Assolutamente sì, se parliamo dell’universo di Scissione. La tranquillità e la freddezza di un ambiente di lavoro nel quale la sfera privata non entra sono resi anche a livello di regia in modo impeccabile, facendo entrare fin da subito gli spettatori in un mondo che tutti hanno desiderato almeno una volta nella vita (chi non si è mai ritrovato a rendere pochissimo sul lavoro a causa di problemi personali?) ma che in realtà forse nessuno vorrebbe vivere davvero. Un utente di Reddit ha affermato: “I set aiutano a creare il mondo dando vita a un esperimento mentale più ampio riguardo il modo in cui persone senza influenze esterne decorerebbero lo spazio in cui vivono. E questo ha guidato verso la semplicità degli spazi. Assolutamente fantastico”. E ammetto che non pensavo che dietro parte di questo lavoro ci fossero le abili mani e meningi di Ben Stiller, che ha firmato la regia di sei dei nove episodi della prima (unica ancora per poco) stagione di Scissione.
3 – Succession (2018 – 2023)
Con la sua quarta e ultima stagione quest’anno Succession si è definitivamente presa il suo posto nell’Olimpo delle serie, e in quanto tale non può che avere anche un posto sul podio delle migliori regie delle serie tv dal 2000 in poi. Succession è incentrata sul mondo dei media e dell’intrattenimento, e in particolar modo sulla famiglia Roy che di questo mondo è parte integrante e attiva, riproducendone tutte le dinamiche. Tali dinamiche sono tutto fuorché semplici: intrighi, tradimenti (queste due parole vicine fanno tanto Xena – Principessa Guerriera, ma il mood di questa serie non gli somiglia per niente), persone che non guardano in faccia nessuno per perseguire l’unica e sola filosofia del Dio Denaro sono il filo conduttore di una serie in cui i complotti e il caos regnano sovrani. E, a questo proposito, credo che anche nel caso di Succession sia utile tirare in ballo l’opinione di un utente di Reddit per essere chiari e concisi nel parlare della sua regia: “La regia di Succession è caotica tanto quanto i personaggi”. Che dire, non avrei saputo esprimerlo meglio.
2 – Better Call Saul (2015 – 2022)
Better Call Saul è uno di quei rari casi di spin-off che non ci hanno mai fatto rimpiangere la serie madre – in questo caso Breaking Bad – e infatti è presente in praticamente qualunque classifica parli di serialità, compresa questa sulle migliori regie delle serie tv. E ne ha tutti i meriti. Nella regia di Better Call Saul nessun elemento è lasciato al caso, tutto è funzionale al racconto delle vicende e alla caratterizzazione dei personaggi, con elementi ripetuti puntata dopo puntata che diventano identificativi. Uno su tutti? Il giallo di Saul, quell’ocra desaturato che tanto ricorda il deserto e che diventa quasi sinonimo del protagonista, accompagnandolo nei suoi drammi. Ciò a maggior ragione quando è in contrasto con il blu di Kim, soprattutto nelle scene costruite utilizzando lo split screen. Le scelte di regia e fotografia di Better Call Saul sono precise e attente, studiate nei minimi dettagli per portare lo spettatore esattamente dove deve andare, per fargli scrutare i protagonisti fin dentro l’anima; elementi così importanti da fargli assumere quasi la rilevanza di un personaggio a sé stante.
1 – Hannibal (2013 – 2015)
Una classifica nella quale quasi tutti i punti sono relativi a serie tv che hanno usato la regia e la fotografia come elementi espressivi del dramma non può che concludersi con una serie che il dramma ce l’ha nel sangue: Hannibal. La serie che ha portato sul piccolo schermo l’inquietante e al tempo stesso affascinante personaggio di Hannibal Lecter ha utilizzato gli elementi sopracitati con grazia e maestria, dando vita a scene che in alcuni casi sembrano appena uscite da una galleria d’arte. Le ossessioni e i legami di questa serie vengono trasmessi tanto a livello narrativo quanto a livello visivo, con una fotografia curata da James Hawkinson che davvero non ne ha sbagliata una. Dalla prima puntata alla scena conclusiva possiamo vedere e quindi comprendere meglio tutto ciò che sta nella mente di un personaggio che affascina da ben prima del 2000, e che ha continuato a mantenere tutto il suo appeal anche nell’ambito della serialità. Una scommessa per niente scontata, ma sicuramente vinta.