The White Lotus non c’è. The Boys non c’è. 1899 non c’è. The Handmaid’s Tale non c’è. The Sandman non c’è. Le italiane The Bad Guy, Esterno Notte e L’Amica Geniale non ci sono. Non c’è persino Peaky Blinders, arrivata all’ultimo atto della sua gloriosa storia. Non ci sono le miniserie autoconclusive, nonostante non siano mancati i titoli d’altissimo profilo. E c’è una sola comedy, oltretutto la comedy meno comedy che possa venirvi in mente, regina della migliore annata per il genere da molto tempo a questa parte. Non ci sono e potremmo dedicare un altro pezzo alle migliori serie tv del 2022 che non sono riuscite a rientrare nella selezione impegnativa che segue. È un’ottima notizia, al di là dei fisiologici malcontenti che si presenteranno tra i commenti e invocheranno una menzione per il titolo favorito da ognuno: significa che è stato un grande anno per le serie tv, in cui le assenze pesano almeno quanto le presenze. Allora andiamo oltre, sbilanciandoci ulteriormente: è stato l’anno migliore dal 2014, almeno.
La definizione dell’arco temporale non è casuale: secondo una definizione ormai accordata da gran parte di critica e pubblica, otto anni fa si concluse la cosiddetta “golden age” delle serie tv, un’epoca d’oro avviata dall’avvento de I Soprano nel 1999 (secondo alcuni, secondo altri analisti da Twin Peaks nel 1990) che ha ridefinito l’idea di serialità attraverso fondamenta qualitative più ambiziose e solide, sempre più degne dell’arte cinematografica. La schematizzazione di passaggi storici del genere è sempre piuttosto soggettiva, ma è innegabile il riscontro di una tendenza che ha trovato la sua sublimazione in due tra le migliori serie tv di tutti i tempi, conclusesi tra il 2014 e il 2015: Breaking Bad e Mad Men. Ciò non significa ovviamente che negli anni successivi non siano nate o continuate opere altrettanto significative, ma l’esplosione delle piattaforme streaming, combinata a una crescita esponenziale della domanda e dell’offerta di serie tv, hanno innescato un rimbalzo qualitativo medio delle produzioni proposte, sempre più ancorate alle certezze ormai acquisite, vorticose nella rapida ricerca del massimo risultato e più stagnanti sul piano qualitativo.
Il trend stava diventando preoccupante, specie per chi ha il palato fino e necessita di produzioni d’altissimo profilo. Ma sembra essersi invertito, forse definitivamente, nel 2022. Con l’alba di un secondo Rinascimento seriale che potrebbe portarci in futuro a ricordare l’anno che si sta concludendo con grande forza. Lo dimostra l’elenco (molto parziale) di serie tv con cui abbiamo aperto il pezzo: ognuna di esse sarebbe stata presente nella top ten di ognuno degli scorsi anni, senza alcun dubbio. Così come avrebbero ottenuto delle posizioni di maggior rilievo alcune tra le produzioni che hanno conquistato un posto di rincalzo tra le dieci migliori serie tv del 2022. Non ci sono dubbi ed è un bene. Anche perché cinque tra le dieci opere di cui parleremo ora sono partite quest’anno e andranno avanti nei prossimi, garantendo un significativo ricambio nell’evoluzione della serialità televisiva.
Conclusa questa lunghissima premessa, possiamo iniziare a parlare delle migliori serie tv del 2022, selezionate con cura dalla redazione di Hall of Series dopo aver escluso le produzioni ancora inedite o parzialmente inedite in Italia (la terza stagione di Barry, per dire) e aver tenuto in considerazione vari criteri: non solo una componente più strettamente qualitativa (comunque centralissima), ma anche una più mediatica, meno “d’autore” (conquistare un pubblico trasversale è sempre un grande merito, di per sé), oltre alla capacità che le singole produzioni hanno avuto di dare inizio, continuare e concludere una grande storia attraverso originali ed efficaci percorsi artistici. Bene, ora ci siamo per davvero. Quindi eccovi…
… La classifica delle 10 migliori Serie Tv del 2022
10. Ozark
Qua partiranno subito alcuni mugugni, a dimostrazione di quanto abbiamo premesso in precedenza. Perché il decimo posto di quel capolavoro Ozark, capace di chiudere con una grandissima stagione conclusiva e un finale audace e senza pecche, fa rumore, per certi versi è persino fastidioso. Non parliamo di una serie tv qualunque, ma di una delle migliori dell’ultimo quinquennio, conclusasi nel 2022 con un importante atto di coraggio: la serie Netflix,con protagonisti due immensi Jason Bateman e Laura Linney, infatti, si è fermata nel suo momento migliore. Alla quarta stagione, dopo 44 episodi, all’apice. Senza forzare in alcun modo le trame per andare avanti ancora un po’, nonostante avesse lo spazio per farlo in modo credibile e un fandom più che disponibile a immergersi ancora nelle sue torbide vicende per diverso altro tempo. In questo senso (e solo in questo senso) ha finito col diventare davvero “la nuova Breaking Bad”, ma per fortuna i confronti possono fermarsi qua: Ozark, etichettata fin dall’inizio con una definizione a dir poco ingombrante, ha saputo levarsela di dosso col tempo. Non per un demerito qualitativo ma, al contrario, dopo aver trovato negli anni una sua identità del tutto indipendente da Breaking Bad.
Un’identità solida, definita, per molti versi unica. E ora ci ritroviamo ad attendere con impazienza le serie del futuro che si tingeranno di blu, cercheranno la gloria eterna tra le rive di un placido lago di provincia e verranno definite le “nuove Ozark”. Niente male, per una serie tv che, nonostante ciò, è “solo” decima.
9. The Crown
The Crown è una serie da podio. Almeno da podio, da sempre. Stavolta, invece, è nona, grazie alla controversa quinta stagione rilasciata nello scorso novembre da Netflix. Non la stagione migliore, senza alcun dubbio, anche se sarebbe più che ingeneroso definirla la peggiore, benché non siano mancati i problemi. A partire dal rinnovamento del cast, il terzo della serie, non sempre all’altezza dei precedenti. Per non parlare delle enormi aspettative e le pesanti responsabilità che comportano il racconto e la ricostruzione della complessa storia della Famiglia Reale inglese negli anni Novanta (la tragica vicenda di Diana Spencer su tutte), tali da aver finito per limitare il potenziale di una scrittura che per ampi tratti si è confermata sui livelli eccelsi delle prime quattro stagioni. I problemi, però, non hanno impedito a The Crown di essere comunque una delle migliori serie tv del 2022: un period drama biografico d’altissimo profilo, raffinata e preziosa nella valorizzazione di personaggi, contesti e svolte storiche. Con due episodi su tutti, degnissimi dell’ormai mastodontico nome di The Crown: Mou Mou e Ipatiev House.
Se gli standard sono questi, possiamo decisamente “accontentarci”. E attendere con grande fiducia l’arrivo della sesta e ultima stagione, con ogni probabilità nel 2024.
8. Stranger Things
Cosa ci fa Stranger Things, si domanderà qualcuno. E il punto è semplice: con tutto il rispetto per i bravissimi fratelli Duffer, non è certo una serie d’autore, almeno non quanto tante delle menzionate in questa classifica, ma è sempre una delle serie più viste e amate dal grande pubblico. Uno dei rari casi in cui la visione collettiva, concentrata nell’arco di pochissimi giorni, oltrepassa la barriera del rilascio in blocco e fa di una serie tv un trend dominante e incalzante in ogni contesto. Tutti guardano Stranger Things, tutti si appassionano a Stranger Things, tutti parlano di Stranger Things. Ed è così per settimane, da anni. Alla faccia di chi la considera un’opera di secondo piano, per alcuni persino mediocre.
Alla luce di tutto ciò, l’ottavo posto in questa classifica è meritatissimo, per certi versi persino riduttivo. E arriva grazie a una stagione, la quarta, che ha ribaltato ancora una volta tutte le aspettative: laddove tutti (o quasi) vanno in calo a questo punto dopo aver messo alle spalle i momenti più importanti, Stranger Things si è regalata la stagione migliore della sua ormai lunga storia. Una stagione matura e scritta con intelligenza, affine ai gusti di un pubblico sempre più trasversale e alla ricerca di un prodotto di qualità. Una serie tv ancora in evoluzione, dopo anni: sempre più intensa e adulta, meno innocente ma non per questo snaturata rispetto ai primi tempi.
“Serie per ragazzini” a chi?
7. Euphoria
Una serie tv generazionale. La serie tv generazionale per eccellenza, tra quelle attualmente in onda. Brutalmente onesta, onestamente realistica. Realisticamente viva, nel raccontare disagi, ambiguità e traumi di una generazione, la generazione Z, che lotta contro il mondo per conquistare uno spazio vitale e sopravvivere alla tragicità di un’era che ci accoglie senza più offrire i riferimenti necessari. Euphoria non è solo una serie tv rivoluzionaria: è un manifesto, un focus che assume la forza di un pugno allo stomaco, un’opera che rinuncia all’enfatizzazione e alla retorica per scorrere densamente tra le righe di un racconto spettacolare, mai spettacolarizzato. Mai strumentalizzato ma sempre funzionale a un messaggio che si spoglia d’ogni vanità e non lascia spazio alla fantasia.
Euphoria non è solo una serie tv bellissima, l’ennesima gemma di una HBO che sa sempre essere avanguardista: Euphoria è un’opera necessaria, se non addirittura fondamentale. Irrinunciabile, per capire meglio il mondo in cui stiamo vivendo e quello in cui vivremo in futuro. Nella seconda stagione, gioiello purissimo del 2022 seriale, ancora più che nella prima.
6. Andor
Al sesto posto troviamo una piacevolissima sorpresa. Una di quelle belle serie che non avevamo proprio visto arrivare: Andor, infatti, ha spiazzato tutti, dopo una partenza condizionata da una certa diffidenza nei suoi confronti. Sembrava poter rischiare di cadere nell’anonimato oppure, alla peggio, scontentare l’esigentissimo fandom di Star Wars. Invece no: settimana dopo settimana, episodio dopo episodio, la produzione Disney è cresciuta esponenzialmente, ha lasciato senza fiato anche gli spettatori più difficili, ha conquistato una fetta sempre maggiore di pubblico e ha vinto una scommessa complessissima: essere un credibile spin-off di Star Wars, persino al pari della quasi irraggiungibile The Mandalorian.
Andor, a dirla tutta, è però andata addirittura oltre: ha creato alle sue condizioni un microcosmo riconoscibile con un ritmo compassato, un’estetica suggestiva e una sceneggiatura brillante che lascia spazio all’analisi e allo sviluppo di un mondo che avevamo bisogno di esplorare a fondo da molto tempo. Attraverso Andor capiamo meglio il famigerato Impero, entriamo dentro le sfumature della Ribellione tra le sue luci e le sue ombre, troviamo costanti nuovi riferimenti e ritroviamo la speranza in un franchise che purtroppo sfrutta solo a tratti il suo sconfinato potenziale narrativo. Che la forza sia con te, Andor.
5. Dahmer – Monster: The Jeffrey Dahmer Story
Entriamo nella top five, con una considerazione: da qui in poi, ognuna delle serie non ha meritato il primo posto per soli meriti altrui. A partire da Dahmer, quella che per molti versi è la serie mediaticamente più rappresentativa del 2022 seriale. Una serie da record, tra le più viste e commentate di sempre. Ma anche una tra le più controverse, viste le accese polemiche dei familiari delle vittime di Jeffrey Dahmer. La serie biografica dell’inesauribile Ryan Murphy, genio totale di versatilità ed eclettismo, colpisce nel segno, porta in alto la bandiera di Netflix (comunque presente in questa classifica con quattro titoli su dieci) e ha mostrato ancora una volta, come se fosse necessario, il gigantesco talento di Evan Peters, qui monumentale nell’interpretazione di una personalità a dir poco complessa.
Dahmer è un racconto raccapricciante che non scade mai nell’abuso di personaggi e situazioni, ma viaggia alla scoperta della mente e della vita di un serial killer inquietante e imprevedibile, per certi versi illeggibile. Da recuperare immediatamente, se non l’avete ancora fatto: Dahmer è molto più di una serie tv da quinto posto.
4. House of the Dragon
Come si scrive lo spin-off perfetto? Attraverso la preservazione dello spirito della serie madre, raccontando allo stesso tempo una storia del tutto nuova, con un proprio linguaggio e una propria anima. Bene, House of the Dragon ha fatto questo e molto altro: ha riscattato in una sola stagione tutto quello che non aveva funzionato nelle ultime annate di Game of Thrones, ha fatto di tutto per non essere la sua brutta copia e ha conquistato pubblico e critica in un ambiente a dir poco avverso, riuscendo ad ampliare efficacemente uno degli universi narrativi più intriganti degli ultimi decenni.
Stavolta, Martin è stato presente. Anzi, onnipresente: in House of the Dragon, Martin è ovunque. In ogni personaggio, in ogni frammento, in ogni sottotesto. È viva la sua sovversione delle regole del fantasy, la sua arte nella scrittura, la sua capacità di osare e mandare in frantumi ogni nostra certezza. Attraverso il tramonto di una casata, quella dei Targaryen, e di una guerra civile che promette di regalarci tante soddisfazioni nei prossimi anni. La HBO ha trovato un nuovo drago dalle uova d’oro.
3. Severance
È l’unica produzione Apple presente in questa classifica, ma in qualche modo ne incarna lo spirito e ne fa l’esempio di una nuova serialità, più attenta alla qualità che alla quantità. Severance (Scissione, in Italia) è un’opera straordinaria che genera un’innata empatia attraverso una cornice paradossalmente fredda, asettica, glaciale. Persino farsesca e divertente, nelle sue sfumature più grottesche e inquietanti. Un’opera che parla del nostro rapporto col lavoro e con noi, del senso più profondo dell’alienazione e della nostra altalenante ricerca di una via di fuga dalla realtà, attraverso un cast d’altissimo livello in cui emergono soprattutto i profili di Adam Scott (finalmente valorizzato a dovere) e John Turturro (un interprete sopraffino di cui non si parla mai abbastanza).
Da sottolineare anche la regia di un sorprendente Ben Stiller, degnissimo cantore di un racconto che merita di essere vissuto e poi riguardato per essere analizzato a fondo. Severance è una di quelle serie tv che non si concludono coi titoli di coda: ce la portiamo dietro, nella nostra quotidianità. Fino a farci capire che le nostre vite sono molto più surreali di quanto pensassimo che fossero.
2. The Bear
Wow. The Bear è… wow. Una tempesta perfetta, un’estenuante esperienza seriale, tanto intensa da diventare quasi fisica e logorante. The Bear, distribuita da FX per Hulu (e presente in Italia su Disney Plus) non assomiglia a niente di quello che avessimo visto finora. Per definirla si può solo andare per sottrazione: è talmente particolare da non permetterci di capire fino in fondo cosa sia, ma al massimo cosa possa non essere. Dilata il tempo, lo distorce, trasforma trenta minuti in un battito di ciglia ma anche un singolo istante in un’infinita arrampicata verso una luce fioca.
The Bear è caos, in una dimensione in cui il totale controllo sulla scrittura porta però ogni singolo tassello ad andare costantemente al proprio posto. È il disordine della folta chioma di Jeremy Allen White, uno che sembra interpretare Carmen Bearzatto da tutta la vita e ha trovato finalmente la sua consacrazione, osando all’interno di un ruolo che l’ha fatto uscire dalla gabbia dorata del Lip Gallagher di Shameless. È un racconto che ci prova, ci lascia senza energie, ci svuota. Ed è bellissima così, con le sue regole. Regole che fin qui non aveva mai scritto nessun altro.
1. La classifica delle 10 migliori serie tv del 2022: vince Better Call Saul
Decine di serie d’altissimo livello lasciate fuori dalla classifica delle migliori serie tv del 2022, tante altre confinante nelle posizioni meno nobili, con due serie tv semplicemente incredibili al secondo e al terzo posto: in uno scenario del genere, sarebbe stato quasi impossibile definire un vincitore. Un titolo che meritasse il riconoscimento più di un altro, definire la serie tra le serie di uno straordinario anno. Invece no, è stato semplicissimo: non ci sono mai stati dubbi sul primo posto. Non poteva non andare a Better Call Saul, era pressoché inevitabile.
Spiegare il motivo attraverso poche righe sarebbe impossibile. Perché quando si parla di un capolavoro del genere, inarrivabile dal primo all’ultimo minuto per sei indimenticabili stagioni, magistrali al punto da averla portata a essere affiancata a quel mostro sacro di Breaking Bad, una qualunque sintesi di poche parole finirebbe per essere offensiva, irrispettosa, fuori luogo. Ogni singolo dettaglio merita un approfondimento, uno sguardo attento, uno o più rewatch. Better Call Saul, intrecciata e accartocciata sulle increspature di dimensioni temporali sovrapposte, cambia ogni volta che la si riguarda e la si rivive: racconta sempre una storia diversa attraverso un personaggio diverso, una situazione diversa, una prospettiva differente. Attraverso una storia d’amore, la più vera mai vista sul piccolo schermo, a cui Bob Odenkirk e Rhea Seehorn hanno dato l’anima e il volto con commovente intensità. La produzione AMC rimarrà per sempre negli annali delle serie tv grazie a un’ultima stagione che ha messo un punto al momento giusto, nel modo ideale.
Una conclusione leggendaria per una serie tv leggendaria che merita di essere studiata in tutte le accademie cinematografiche del mondo. La migliore, dell’anno. Tra le più dieci migliori di sempre.
Antonio Casu