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La classifica delle 10 Migliori Serie Tv composte da quattro stagioni

Migliori serie tv da 4 stagioni
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L’espressione Less Is More si riferisce all’idea di puntare sull’essenzialità, eliminando ciò che non serve, così da valorizzare al meglio la nostra creazione. Un concetto che può essere applicato ovunque, persino nelle serie tv. Pensiamo a quanti spettacoli si trascinano inutilmente per stagioni insensate, quando avrebbero potuto chiudersi molto prima. Fortunatamente, non è sempre così e quasi tutti gli show inseriti in questo pezzo – a eccezione di uno, cancellato prima del previsto – hanno trovato la loro naturale conclusione, avendo il coraggio di fermarsi in tempo. E non ci siamo solo limitati a raccontarveli, ma abbiamo deciso di stilare una classifica delle migliori serie tv da 4 stagioni, spaziando nei generi e cercando di essere il più obiettivi possibili.

Prima di continuare, però, dobbiamo fare una precisazione: abbiamo preso in considerazione solo quei prodotti televisivi che hanno ufficialmente chiuso la loro storia in quattro stagioni. Dunque, non troverete ad esempio Stranger Things o La fantastica signora Maisel, perché in corso e con un quinto capitolo già in produzione; Sherlock perché non c’è stata ancora l’ufficialità della sua fine; Fargo perché, pur essendo antologica, tornerà con un’altra stagione.

Detto questo, è arrivato il momento di gettarsi a capofitto in questa classifica delle migliori serie tv da 4 stagioni.

10) Westworld

Apriamo la classifica delle migliori serie tv da 4 stagioni con uno dei prodotti di maggior successo della HBO, ovvero Westworld. Partiamo quindi da un caso in cui la storia non è stata narrata fin dove volevano gli autori ma è stata stroncata prima, motivo per cui entra in questa classifica ma all’ultima posizione.

Fin dal suo debutto, ci ha trascinato in questo parco a tema western popolato da robot, dove i ricchi visitatori possono fare qualsiasi cosa. Gli host, infatti, subiscono violenze di ogni tipo, tanto se le dimenticano con il reset della memoria, ma qualcuno inizia a ricordare. E da qui che Westworld inizia un’indagine profonda sulla mente umana, sui suoi limiti e sulle sue possibilità, chiedendosi quanto sia diversa da quella degli androidi – in tutto e per tutto identici a noi esteriormente – e quanto sia fondamentale nel costruire la nostra percezione del mondo. Pieno di colpi di scena, di attori stellari, di grande attenzione ai dettagli e alle scenografie, è uno show complesso e che ha tentato di rinnovarsi portando le questioni del parco nel mondo reale; quest’ultimo non tanto diverso dalle attrazioni della Delos.

Purtroppo, però, ciò ha comportato una diminuzione di spettatori, con i costi elevati che non venivano più coperti. Allora, a differenza delle altre serie del pezzo, non ha avuto la sua naturale conclusione, venendo cancellata nonostante fosse già in programma una quinta stagione. Ed è un peccato, perché così non sapremo mai come finirà la storia dei nostri androidi preferiti.

9) Killing Eve

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Killing Eve ci sorprese quando approdò sui nostri schermi nel 2018. Era innovativa non tanto per la trama, perché di relazioni morbose tra detective e criminali ne abbiamo a bizzeffe sia in TV che al cinema (e pure su carta), ma per le protagoniste. Perché, oltre al fatto che sono donne, non c’è nessuno come Eve e Villanelle. Nel corso degli episodi, le due si guardano nel profondo, crescono mentre si confrontano con l’altra, scoprendosi più simili di quanto non immaginassero e di essere diverse dall’immagine sociale che si erano sempre attribuite. Allora, i confini tra l’assassina disinibita e la ligia agente federale si dissolvono in questa caccia al topo dove dovrebbero uccidersi, invece finiscono per amarsi.

Da quel loro rapporto così complesso si espande un intricato universo narrativo che ci affascina e ci coinvolge, dove gravitano altri personaggi magnificamente scritti, alle prese con gli stessi problemi delle protagoniste, chiusi in un’ossessione che attraversa una delle migliori serie tv da 4 stagioni di sempre.

Originale, leggero ma riflessivo, thriller appassionante e storia di un rapporto disfunzionale ed emozionante, purtroppo Killing Eve ha sofferto dei cambi di mano nelle varie stagioni e, soprattutto, di un finale deludente. Eppure, ciò non cancella la bellezza di uno show rivoluzionario, magnificamente interpretato e sicuramente da vedere.

8) The Man in the High Castle

Ci sono poche serie tv che sono state così divisive come The Man in the High Castle. Tra critiche entusiaste e stroncature nette, tra un comparto tecnico di altissimo livello e temi difficilissimi da affrontare per la loro delicatezza, questo spettacolo rappresenta in chiave ucronica cosa sarebbe successo se l’Asse avesse vinto la seconda guerra mondiale. In un mondo dominato dai nazisti e senza più gli Stati Uniti (e ispirato all’omonimo romanzo di Philip K. Dick), la realtà che si apre davanti ai nostri occhi è oscura e opprimente. Nessuno è intoccabile e tutti possono essere risucchiati in un caos che non conosce bandiera o orientamento politico. Il realismo è tale che ci dimentichiamo che nel 1962 non c’era il nazismo al potere.

È un grandissimo pregio questo. Infatti, dimostra che l’obiettivo dello show non è solo intrattenere, né che la riflessione ucronica sia fine a sé stessa, perché The Man in the High Castle ci rende membri della sua società, ci costringe a sentirci terrorizzati, arrabbiati, in colpa, come i personaggi stessi.

E deve essere lenta, seppur criticata per ciò, soprattutto nei momenti in cui diviene quasi onirica. La spietatezza del totalitarismo viene controbilanciata da quelle scene in cui i personaggi meditano, pregano o sono chiusi nel silenzio della propria moralità, in attesa che arrivi quel conto salato da cui non hanno scampo.

7) The Good Place

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Tra le migliori serie tv da 4 stagioni non può mancare un prodotto così unico nel suo genere da non poter essere catalogato.

The Good Place porta sullo schermo situazioni assurde ma intrise di grande sentimento; ci sorprende mettendo al centro della trama la filosofia morale e l’etica, affrontandole con ironia, leggerezza e una profondità tale da indurci a riflettere. Il tutto in soli 20 minuti a episodio. La cura dei dettagli è maniacale, la sceneggiatura originale e brillante, la trama accattivante e i personaggi costruiti alla perfezione, risultando il vero cuore dello spettacolo: c’è la sarcastica Eleanor, l’insicuro e nevrotico Chidi, l’infallibile Janet, la meravigliosa Tahani, il divertente Jason e il mattatore assoluto Michael. Con loro le risate sono assicurate, ma servono anche da veicoli per trattare quei temi universali che riguardano tutti: amore, amicizia, crescita, cambiamento, perdono, tra i tanti.

The Good Place è un grande percorso per noi. Ci porta nei meandri più oscuri dell’anima, per poi accompagnarci verso la luce, come fosse un moderno Virgilio. Senza dimenticarci che è la sede di uno dei plot twist più incredibili di sempre, che tutt’ora ci fa sobbalzare dalla sedia. E soprattutto, questo Truman Show al femminile è finito al momento giusto e non è una cosa da sottovalutare.

6) Banshee

Ci sono serie che non sono per tutti e, se spesso un’affermazione del genere pecca di presunzione, questo non si può dire per Banshee. Perché i suoi contenuti non saranno mai mainstream, così intrisi e marcati di sangue, sesso e azione da risultare antitelevisivi. Davanti ai nostri occhi si apre un action sopra le righe, una scarica di pura adrenalina che ci fa balzare dal divano, un’estremizzazione della violenza che, però, è sempre perfettamente contestualizzata. Affronta temi complessi come il razzismo e la religione dal punto di vista delle piccole comunità che, seguendo credenze arbitrarie, generano un’ondata di brutalità quando tentano di difenderle. Del resto, quella cittadina sarà anche piccola, ma riesce a racchiudere dentro i suoi confini tutta la perversione di cui l’uomo è capace. E mai sottotitolo italiano fu più azzeccato di questo, ovvero La città del male.

Ricca di colpi scena e simbologia, non rientra nella definizione di semplice. Né i suoi personaggi, né il protagonista Lucas Hood, ex galeotto che si trova a vestire i panni dello sceriffo di Banshee e interpretato da uno straordinario Anthony Starr (quello di The Boys, per intenderci). Non esistono esseri umani bianchi o neri, ma ognuno ha le sue luci e ombre. Basti al boss locale Proctor, così cattivo ma pieno di innumerevoli sfumature e magnificamente interpretato da Ulrich Tomsen.

E allora, è una serie tv da vedere, nonostante un calo nell’ultima stagione, nonostante i rischi che abbiamo elencato? Assolutamente sì e la trovate proprio qui.

5) Atlanta

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Non esistono serie tv come Atlanta. Dovrebbe essere una dramedy, ma non c’è davvero un’etichetta per lei e va bene così. Tecnicamente ha una trama, ovvero la storia di Earn che cerca di far decollare la carriera da rapper del cugino Alfred (in arte Paper Boi) mentre si occupa della figlia avuta dall’ex Van, ma non è così rilevante. Ciò che interessa ad Atlanta è il momento presente, quello in cui i personaggi devono inventare vari escamotage per affrontare i problemi della quotidianità. Perché, e qui si vede il suo realismo, è la vita stessa a non essere composta da archi narrativi e non tutto trova necessariamente una spiegazione; semplicemente non c’è o non serve a niente.

Lo show di Donald Glover è anche il racconto di una generazione che si è vista sfilare da sotto i piedi il tappeto delle promesse della società, che adesso costringe quei millennial alla precarietà. Attraverso i personaggi narra senza filtri gli Stati Uniti vissuti dagli afroamericani, contraddittori nella loro democraticità. E Glover lo fa usando situazioni surreali, sfruttate in maniera geniale per ridicolizzare il razzismo, l’ossessione dei social e dell’apparire, e dibattere su questioni politiche importanti, senza risparmiare nessuno, né cadere in vittimismi o stereotipi.

Ridiamo sì, ma a denti stretti, chiedendoci se quello che siamo vedendo succede realmente. E non perché è surreale, ma perché drammatico nella sua assurdità, facendoci pensare come non mai.

4) Black Sails

Ancora troppe poche persone in Italia conoscono questo gioiellino chiamato Black Sails, così qualitativamente elevato da occupare il quarto posto nella classifica delle migliori serie tv da 4 stagioni.

Antefatto dell’Isola dei Pirati di Stevenson e abile nel mescolare realtà e finzione, non si rivolge solo agli amanti dei pirati, ma è perfetta per chiunque si appassioni a storie avventurose e in continuo divenire. C’è un riscatto di questi personaggi, non più relegati a eccentrici ubriaconi o eroi ribelli: ognuno di loro ha un passato tempestoso e un presente poco rassicurante, perché il mondo li vuole annientare; eppure, lottano con le unghie e con i denti per i loro obiettivi, seguendo il proprio codice personale. Non c’è una causa giusta o sbagliata, né un protagonista buono da tifare, ma tantissime scelte che ci invitano a schierarci. E noi, puntualmente, lo facciamo.

Non parliamo solo di uomini: Black Sails si concentra anche sulle donne, libere e indipendenti, perché a Nassau la cosiddetta civilizzazione non è approdata. Inevitabilmente scatta la riflessione su ciò che essa comporta, sui suoi tabù e pregiudizi. Inoltre, tra i meravigliosi scenari marittimi, calmi solo apparentemente, si combattono guerre esteriori e interiori, mostrandoci l’altro lato della medaglia e il fascino della pirateria, racchiuso in quel desiderio di libertà, senza le catene delle convenzioni sociali. Ecco cos’è un pirata: qualcuno libero, come il mare.

3) Ozark

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Sì, un altro finale che, per quanto sia l’unico possibile, ha fatto storcere il naso a molti fan di Ozark, dati i tanti interrogativi lasciati aperti e il fatto che molti personaggi non abbiano avuto ciò che meritavano. Tuttavia, ciò non sminuisce affatto un prodotto considerato uno dei migliori dell’ultimo decennio.

Fin dal pilot Ozark si è distinta nel panorama seriale attraverso quel filtro azzurro che colora ogni cosa; blu come le acque di quel lago dal quale facciamo fatica a riemerge senza cicatrici. A questo vanno aggiunti una regia sublime, una fotografia suggestiva e una scrittura sapiente, con quel climax crescente nel corso delle puntate che raggiunge l’apice di massima tensione proprio nei vari finali. La sceneggiatura, infatti, ci confonde su quale sia la strada migliore per uscire dal labirinto che crea e Ozark risulta imprevedibile e sconcertante, tanto che rimanerne scioccati è un attimo.

Ci sono tantissimi momenti che ci portano a chiederci il perché non l’abbiamo vista prima. Soprattutto quelli minori. Perché è dalle piccole sfumature, dalla banale quotidianità scossa all’improvviso da qualcosa, da gocce di colore che risaltano nel quadro che si comprende se una serie tv può aspirare alla grandezza. E non lasciamo fuori le meravigliose interpretazioni; d’altronde, senza una recitazione adeguata, complessi personaggi come i Byrde, Darlen o Ruth non avrebbero espresso tutta la loro dirompente e magnifica potenza.

2) Battlestar Galactica

Il secondo posto della classifica delle migliori serie tv da 4 stagioni non poteva che andare a uno show che ha contemporaneamente rinnovato e trasceso il suo genere. Remake dello spettacolo del 1979 e inevitabilmente influenzata da Star Trek, Battlestar Galactica è il modello da prendere in considerazione quando si vuole rilanciare un franchising nel migliore dei modi possibili.

Per gli amanti della fantascienza è stata un’autentica manna dal cielo dopo anni di magra in TV; infatti è considerata tra le migliori serie del genere tanto da conquistare svariati premi. Ma Battlestar Galactica, che sembra rappresentare una sorta di Odissea spaziale, riesce a far appassionare anche chi non ama il genere, poiché tratta argomenti di attualità non propriamente legati allo sci-fi. La critica, a questo proposito, la considera un’allegoria del mondo dopo l’11 settembre, dato che vengono affrontati temi legati alla guerra al terrore come il fondamentalismo, gli attentati, la tortura come mezzo per estorcere informazioni o la repressione dei diritti in cambio di sicurezza.

Inoltre, i personaggi sono sfumati, la psicologia è così importante da regalarci una vera e propria esperienza introspettiva. Cosa che, ovviamente, ci coinvolge ancora di più. Senza contare che, per amplificare ancor di più l’immersione, è girata con tecniche documentaristiche.

1) Mr Robot

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La medaglia d’oro nella classifica delle migliori serie tv da 4 stagioni va al prodotto per cui possiamo scomodare quella parola fin troppo abusata: capolavoro. Perché Mr Robot lo è assolutamente.

Sam Esmail ha creato uno dei prodotti televisivi più belli di sempre. Fin dall’inizio la trama ci scaraventa nella mente di Elliot Alderson, giovane hacker che combatte le ingiustizie a suon di click; piccole battaglie che saranno solo il preludio per una guerra più grande. No, non quella con Whiterose, o almeno non solo: è lo scontro dentro di lui, dove più di un segreto sconvolgente è pronto a essere rivelato. Intanto, Mr Robot gioca con quella realtà così simile alla nostra, piena di scenari distopici e plot twist che non vorremo mai affrontare. E dalla cui manipolazione non ci siamo ancora ripresi; troppa è la genialità che ci ha colpito.

Mr Robot unisce una scrittura eccezionale, temi complessi e delicati (dalla malattia mentale alla dipendenza, passando per il disordine socio-economico mondiale, l’hackeraggio e l’alienazione della società), personaggi curati nei minimi dettagli, riprese non convenzionali ed episodi tanto azzardati quanto meravigliosi; basti pensare alla sitcom anni 80, a quello silenzioso o d’impianto teatrale. E la cosa in assoluto migliore è che chiude in maniera naturale, degna e coerente un percorso che si è mantenuto sempre su livelli qualitativi altissimi. È un peccato che, considerata solo di nicchia, Mr Robot non abbia ricevuto i riconoscimenti che meritava, perché chiunque l’abbia vista ha ammesso di essersi trovato di fronte a qualcosa di speciale. Parola di Hall of Series.

Eccoci giunti alla fine di un viaggio per niente semplice, dato che abbiamo dovuto fare una selezione ed escludere produzioni estremamente intriganti e che, magari, un posto potevano pure occuparlo in questa classifica. Ne nominiamo una su tutte, ovvero quei Tudors con protagonista un magnetico Jonathan Rhys-Meyer nei panni di uno dei sovrani più famosi di sempre, ovvero Enrico VIII. Dieci posti sono pochi per un mondo così vasto come la televisione; dunque, vogliamo domandarvi non solo se ne avreste inserite delle altre, ma anche: siete d’accordo con la nostra classifica delle migliori serie tv da 4 stagioni? Non vediamo l’ora di scoprire le vostre risposte.