4) River ci spalanca le porte del thriller psicologico e del noir
Per tutti coloro che cercano una tra le migliori serie tv britanniche che si discostino dal più classico procedural o investigativo, benvenuti nel mondo di John River. Protagonista della serie omonima trasmessa dalla BBC nel 2015 e in Italia su Netflix l’anno seguente. L’enorme errore che è stato compiuto fuori dall’Inghilterra infatti è stato mettere la miniserie in secondo piano rispetto ad altre. Quando invece nella sua patria e a livello internazionale è stata ritenuta folgorante dai più. Veniamo a conoscenza di un detective incredibilmente acuto, intuitivo e stackanovista, mai distratto da altro e sempre proiettato solo sul lavoro. Che novità, direte voi! Ed è proprio qui che vi sbagliate.
A fare la differenza è la sua complesse componente psichica
Che infonde dunque alla serie tanto da approfondire i toni del noir drammatico con quello di un thriller psicologico di spessore. John River infatti soffre di un disturbo con cui convive da tempo e consiste nel poter sentire vicine a lui e dunque poter comunicare con le persone defunte con cui aveva avuto rapporti in vita. Lui le chiama manifestazioni e sono la sua vera e propria croce e delizia. Sono infatti un ostacolo nel suo lavoro, in quanto senza accorgersene tende a parlare con i suoi defunti anche per strada o davanti ai colleghi durante il servizio. Tanto da venir mandato dalla psichiatra del dipartimento con il rischio di venire congedato. Questo non per fargli un qualche sgarro, poiché il suo carisma e l’autorevolezza gli hanno fatto ottenere sin da subito u ngrande rispetto da parte degli altri.
Allo stesso tempo però perde di credibilità sia per se stesso che per il dipartimento e i suoi incontri dalla psichiatra diventano un espediente per approfondire la carica psicologica della serie. La delizia sta invece in una delle manifestazioni a cui John è più affezionato e che lo accompagna durante ogni caso da risolvere. Si tratta della collega Jackie “Stevie” Stevenson, uccisa davanti a lui mentre attraversava la strada da un misterioso uomo in auto. Sarà per lui lancinante perdere l’unica vera amica che aveva lì a Londra, non essendo originario della città e poco abile a costruirsi relazioni sociali. Questa è sicuramente una prerogativa dei detective a quanto pare. Ma spesso la solitudine, sperimentata e vissuta per troppo tempo, ti porta a chiuderti ancora di più e pensare di non avere più bisogno di nessuno.
Ma non è tutto in questa tra migliori Serie Tv britanniche
Per Stevie provava da un po’ quel sentimento che supera la barriera dell’amicizia e avrebbe desiderato tanto farglielo sapere se solo avesse avuto il tempo. Sta proprio qui la svolta fortemente drammatica della morte di Stevie. Se solo avesse trovato prima il coraggio di dirglielo, se solo avesse colto l’attimo fuggente. Per queste cose non bisogna aspettare troppo. Ci sta elaborarle, rassicurarsi sui propri sentimenti per evitare di illudere o far soffrire in qualche modo l’altra persona. Però aspettando troppo si rischia di perdere la propria occasione. Anche perché siamo quasi sicuri che Stevie avrebbe ricambiato in qualche modo. John vive quindi la tragedia dell’uomo moderno, spesso costretto a lasciare la propria patria e gli affetti di sempre, con il rischio di non riuscire a trovarne degli altri. Chiudendosi perciò nell’individualismo più occlusivo.
Se state pensando infine che ci troviamo dunque di fronte ad una serie tv detective troppo pesante, anche più di True Detective o simili, ecco che il buon umorismo inglese fa capolino per distendere il racconto. È facile immaginare infatti il momento in cui il povero John parla con i suoi defunti provocando i risolini e i visi straniti di coloro che lo incontrano per strada. Abbiamo ormai chiaro il tipo di ironia critica alquanto pungenti degli amanti del the, quindi cerchiamo in tutti i modi di non tacciarli di insensibilità. Sono fatti così, che possiamo farci! Li ringraziamo anche magari per alleggerirci un po’ la visione e ricordarci che c’è sempre una taciuta speranza di sorridere. Anche quando l’oscurità sembra prendere il sopravvento nella vita di River, quando il lato altro, sempre emergere di più.
La sua può essere una patologia senza nome
E possiamo quasi sentire di soffrirne anche noi. Infatti il ritmo è così rallentato a tratti che ci porta dentro lo schermo senza farcene accorgere. Così come la scrittura tanto fluida e lineare, ci fa superare anche i piccoli limiti narrativi derivati dal fatto che alcuni casi vengono pesantemente surclassati dal caso sommo che ovviamente riguarda la ricerca dell’assassino di Stevie. La decisione di sminuire alcune vicende è comunque becessario a racchiudere tutto ciò di veramente rilevante in una serie di 6 episodi lunghi, senza sbavature o finali aperti nel finale.
Questo viene ottenuto e nient’altro si può aggiungere. Se non che spesso le serie più raccolte in termini di episodi sono quelle più immersive e non di semplice accompagnamento. Quelle che più di ogni altre ti lasciano nel bagaglio seriale tanto ragionamento, sentimento, speranze e non per ultimo, piacere e soddisfazione. Sensazione che ti fa esclamare “Menomale che l’ho trovata questa serie!”. In caso contrario, sarebbe stata una perdita impagabile.