6) Happy Valley ci racconta storie e intrighi non così “felici”
Un solo nome, Sara Lancashire. Questa è una tra le migliori serie tv britanniche crime drama degli ultimi tempi, soprattutto per merito del cast e in particolare della sua protagonista assoluta. Catherine Cawood è un’ex ispettore della omicidi che è tornata in pista come sergente di polizia di Halifa, una apparentemente felice provincia del West Yorkshire. Ma non è solo questo. È anche una madre che otto anni prima ha perso la figlia Becky per essersi suicidata dopo uno stupro. Il fatto è già terribile così.
Ma purtroppo, come se non bastasse, ha avuto anche un figlio dall’uomo che ha abusato orribilmente di lei, Tommy Lee Royce. Costui diventerà la nemesi ufficiale di Catherine, che dovrà lottare con la lancinante sofferenza della sua perdita e il nipote che lei ha cresciuto e che ora viene adescato da quello che si presenta come suo padre. Essendo un ragazzino ci cascherà ovviamente, ostacolando la caccia all’uomo che Catherine sta conducendo da anni.
Le tre stagioni di questa tra le migliori Serie Tv britanniche raccontano un caso diverso
Tuttavia l’ombra di Lee Royce sembra sempre essere costantemente dietro la maggior parte dei crimini della storia. La drammaticità è tanto pregnante nella storia. Abbiamo infatti una Catherine che rispecchia solo in parte lo stereotipo della poliziotta e appare come una donna cinica se serve, orgogliosa, coraggiosa e tanto indebolita da quello che ha dovuto subire. Questo non lo mostra agli altri ovviamente. Ma rappresenta al meglio quel filone di storie che parlano di moralità, giustizia, vendetta e importanza della famiglia. Stiamo infatti parlando di un sergente che non ha da difendere soltanto la sua Valley, che in maniera ossimorica viene definita felice soltanto perché lì è centrale il traffico di droga e la più varia criminalità.
Ma anche e soprattutto la sua famiglia
Deve proteggere il nipote Ryan dall’abominevole padre, dalla sua stessa crescita disfunzionale per ovvie ragioni e dovrà anche litigare con lui. Dargli degli ultimatum per scegliere tra la nonna che ha sempre voluto il suo bene e un padre che è solo rivolto verso il male. Per sfuggire alla durezza della sua vita, ecco che si abbandona a delle fragilità, come può essere rifugiarsi nelle braccia dell’ex nonostante questi si sia già risposato nel frattempo. Non è giusto e non le appartiene. Tuttavia, non avrebbe neanche il tempo né la testa per rimettersi in gioco con l’amore. Visto che banalmente anche serenità e spensieratezza sono a lei già tanto lontane. A supportarla c’è sicuramente la sorella Clare, caratterialmente l’opposto di Catherine e con un passato da alcolista e tossicodipendente. Come se non bastasse il dramma familiare è qualcosa che sembra dunque perseguitarla.
Considerato che possiamo immaginare una Catherine che in giovinezza soffre sicuramente per la sorella, poi il suo matrimonio andato in pezzi e come se non bastasse lo stupro della figlia, il suo suicidio e il difficile affidamento del nipote. Pertanto, tutte le volte che potrebbe sembrare insensibile e frigida, fermiamoci un attimo a pensare quanto abbia già subito e quanto abbia dovuto fortificarsi. Questo anche per mantenere il suo profilo da sergente e sopravvivere da donna-faro per tutti i suoi affetti. Magistrale è dunque la Lancashire che ha capito perfettamente la donna che sarebbe andata ad interpretare e lo ha fatto in maniera eccezionale. È soprattutto per merito dell’attrice infatti che questa tra le nostre migliori serie tv britanniche è riuscita a cogliere grandi apprezzamenti dalla critica.
Bisogna inoltre annoverare la grandiosa interpretazione di Steve Pemberton
Nei panni di contabile di Nevison Gallagher, il quale sa avere quello sguardo da cattivo pesantemente inquietante se non addirittura angosciante per chi lo osserva. Oltre a risultare fortemente connotato nella maggior parte delle sue interpretazioni per merito anche della sua prestanza fisica e delle vibrazioni che riesce per questo a trasmettere. Ma ovviamente anche altri fattori hanno determinato il suo successo, purtroppo non tanto acclamato. Notevole è la sceneggiatura di Sally Wainwright di tutte le stagioni, che ha il pregio di non apparire mai macchinosa e fredda, nonostante il genere della serie e il calibro dei personaggi. Punta ad essere credibile, fluida e coerente in ogni momento. Proprio per permettere alla narrazione di scorrere bene, senza appesantirla più delle già forti tematiche trattate.
E come ogni prodotto british della BBC che si rispetti non poteva mancare l’eleganza incisiva della fotografia. Sicuramente sostenuto dalla natura di questi luoghi. Che viene celebrata con quelle luci fredde ma pungenti, l’atmosfera realistica e le riprese che vivono in funzione dei personaggi. In questa tra le migliori serie tv britanniche il ritmo risulta invece un po’ lento a tratti. Questo è frutto di poca azione nonostante la tipologia di vicende, considerato che molto viene concentrato sulle problematiche private della vita di Catherine.
Infatti non per ultima nella definizioni dei generi della serie
È da menzionare la carica psicologica non indifferente. Di fatto sembra chiaro come tutto il dolore vissuto dalla maggior parte dei personaggi, non possa passare inosservato anche se implicitamente viene affrontato in maniera sottile. Non possiamo non considerare dunque cosa frulli nella mente di Ryan, come si possa definire lui come persona e cosa possa volere dal futuro. Così come appare scontatamente evidente tutto il male che può provocare una psiche malata come quella di Tommy Lee Royce.
Il quale rivendica addirittura il suo diritto di padre, dopo essere uscito di prigione senza mai aver scontato la specifica pena per lo stupro di Becky. Si parla qui di ingiustizie del tutto intollerabili, che solo la tagliente ed incredibilmente temeraria Catherine, poteva sopportare senza cadere in un baratro irreversibile. Per parte nostra non ci resta dunque che starle vicino per quanto possibile, seguirla nelle sue indagini e fare il tifo per lei. Quello di cui ha bisogno è il sostegno da parte di chi la circonda, al resto ci pensa lei in maniera ammirevole. Se il femminismo più autentico non avesse aggiunto al suo moodboard di volti anche il suo, avrebbe sbagliato di grosso! Catherine va conosciuta e presa come esempio da tutti, perché porta alto il nome della resilienza e l’uniforme da guerriera.