8) Broadchurch cavalca l’onda del noir scandinavo nel Dorset
Cosa c’è di più tragico della morte di un bambino per la sua famiglia e la comunità in cui viveva? Poco o niente. Alec Hardy, appena promosso a ispettore della polizia locale della città fittizia di Broadchurch e la sergente Ellie Miller, indagheranno con tutte le loro energie per scoprire il colpevole dell’omicidio del piccolo Danny Latimer. Questi verrà trovato morto giù dalla famosa scogliera della cittadina e dall’autopsia emergerà di essere stato ucciso per strangolamento e poi gettato giù dal dirupo. Siamo di fronte ad una serie detective drammatica che si avvicina tanto al sottogenere dei nordic noir (qui parliamo di serie scandinave) che stanno emergendo ultimamente nel panorama seriale. Questo perchè i toni spigolosi della serie, la fotografia caratterizzata dal freddo del posto, la pioggia, le nuvole e il mare grigio, ricordano molto quei luoghi scandinavi spesso melanconici e silenziosi.
In questa tra le migliori Serie Tv britanniche tutto sembra così realistico…
…da allontanare l’idea della città immaginaria e riuscire a vedere persone vere e innamorate del posto in cui sono cresciute. Il quale però le ha deluse profondamente dispensando loro grandi sofferenze. La scogliera diventa un’autentica similitudine di questa tra le migliori serie tv britanniche crime. Infatti mostra la stratificazione di tutte le diverse ere geologiche del luogo, connettendosi con i diversi livelli sociali che abitano questi posti da sempre. Indica dunque una complessità ancestrale e antropologica, che vuole giustificare le infime e ignobili azioni perpetrate nelle tre stagioni. Stiamo parlando infatti di pedofilia con annesso infanticidio in prima battuta per poi terminare con uno stupro ai danni di una donna di mezza età.
Nel primo caso siamo di fronte ad un marito dalla psiche alterata e dagli impulsi primordiali, uno di quelli a cui non potresti attribuire neanche il furto di una caramella all’alimentari. È dei soggetti all’apparenza innocui, dalla personalità debole e insulsa, che ci si deve preoccupare. Lo capirà bene il sergente Miller, poiché il marito in questione è proprio il suo. Lei, donna pacata, determinata, vicina alla sua gente, conosciuta e stimata da tutti gli abitanti della città…Beh è stata troppo ingenua è superficiale. Questo è quello che le recrimina spesso Hardy infatti, accusandola di fidarsi troppo delle persone. E di puntare tutto sul fatto che coloro che appartengono da sempre ad una determinata comunità non possono compiere atti sconsiderati. Anche per il semplice fatto di difendere la propria immagine con gli altri.
Non parliamo di una donna sprovveduta però
È soltanto che non era abituata a trattare casi di cronaca nera in quell’idilliaca cittadina. Inoltre penso chiunque, scoprendo che il proprio marito ha abusato di un bambino per “sperimentare l’amore in senso puro e vergine”, cadrebbe giù dal pero senza reazioni disponibili. Cercherà comunque di rimettere i pezzi del suo animo, pensando al bene del resto della sua famiglia e cercando di non deludere mai la sua comunità e i suoi colleghi.
Alec Hardy invece è un uomo diffidente e schivo, un perfezionista sul lavoro, attento ai dettagli e ad usare la testa senza farsi coinvolgere dalla sfera sensibile degli eventi. Nonostante questo ammirevole identikit da ispettore quasi perfetto, grava su di lui uno scandalo legato al suo passato lavorativo e non solo. Nella prima stagione ha dovuto subire un’operazione al cuore che lo ha particolarmente scosso. Ed essendo divorziato con una figlia, cadrà nell’errore di essere proiettato troppo sul lavoro trascurando la famiglia. Di questo si pentirà amaramente, sentendosi più volte un fallito sulle cose che contano davvero.
Risulta pertanto un puntiglioso decisamente poco curato
La sua immagine non è quella dell’autorevole e carismatico ispettore. Ma in termini di fatti riesce a portare a termine il suo lavoro, dando il massimo e collaborando con Miller con serietà ed etica, nonostante qualche contrasto del momento. Siamo di fronte dunque ad una serie che nonostante il grigiore e il nero, tocca i tasti giusti del giallo perfetto, dove si parte da un analisi psicologica delle persone coinvolte per snocciolarne successivamente i casi. Questa indirettamente si trasmette ai protagonisti e anche ai personaggi secondari, tutti connotati da inimitabile spessore e quindi di un esaustivo e definito senso di esistere. Nulla è infatti lasciato al caso. Infatti ogni interrogatorio, incontro e sospettato infonde alla storia profonde tematiche sociali e morali, che senza essere parlanti arrivano dritte a chi guarda.
Si parla infatti dell’ambiguità della colpevolezza, di quanto può essere sottile il margine tra l’innocenza e la colpa più meritata. Ci si tiene a manifestare l’iter che ha portato i vari colpevoli delle tre stagioni a compiere ciò che hanno compiuto. Senza mai giustificare senza nessun motivo gli atti perpetrati. C’è una sorta di comprensività che lascia però il posto all’intransigenza della pena. La cosa che più crea timore e suspense resta comunque il solito contrasto. Tra il luogo tranquillo e incontaminato, con la sua brava gente, umile e lontana da ogni atrocità e i crimini che di fatto prendono vita, confermando quello che ormai è diventato un luogo comune del genere in molti casi. Questo segna il classico problema del doppio, della dicotomia tra gli opposti. Il bene e il male, l’innocenza e la colpa, l’egoismo e la magnanimità, la razionalità e la malattia psichica.
Nulla è necessariamente bianco o nero in questa tra le migliori Serie Tv britanniche
Le zone d’ombra possono essere innumerevoli ed lì che tendono a nascondersi la maggior parte dei colpevoli. Un grande plauso dunque alla sceneggiatura e all’esecuzione di Chibnall, che rivedremo anche in Doctor Who non a caso. Tutto risulta conforme alla storia e al genere, volto a lanciare dei messaggi forti riguardo ai crimini raccontanti. Oltre a sdoganare in modo delicato il tabù della pedofilia, di cui sembra non si senta parlare abbastanza per non turbare l’opinione pubblica e delle povere possibili vittime, si parla soprattutto di violenza sessuale.
Questa, figlia della cultura dello stupro contemporanea, viene qui trattata in maniera magistrale e priva di sbavature. Abbiamo infatti una donna di mezza età, quindi “priva di abiti succinti e sbornia da discoteca“, che di ritorno a casa dal compleanno di un amica viene stuprata e uccisa. Nulla di più indegno e riprovevole per il colpevole. Qui il messaggio è chiaro sia da parte della polizia, sia da parte di chi ha ideato la vicenda. Il NO sulla latente, implicita, possibile implicazione nella colpa della vittima, viene urlato silenziosamente in ogni istante della terza stagione. Nient’altro da aggiungere quindi, recuperate Broadchurch prima possibile e sarete vittime del cliffhanger più spinto alla fine di ogni episodio. Fatevi trasportare dalle azioni dei nostri detective e abbiate pietà di loro ogni volta che mostreranno cedimenti ed errori. Ci tengono ad apparire più umani di quanto pensino di dimostrare.