6) Breaking Bad
Cosa grida “crisi di mezz’età” più dell’iconica ammissione del protagonista “l’ho fatto per me”? Indubbiamente si tratta di un’estremizzazione, ma nella sua esasperazione anche Breaking Bad è tra le migliori serie tv che esplorano il tema della crisi di mezz’età. Walter White, infatti, ne rappresenta la dimensione sotto diversi punti di vista. L’insoddisfazione data dalla carriera da insegnante di chimica di liceo, che fatica ogni mese a mantenere la propria famiglia, e l’abbandonata carriera in campo scientifico fanno a braccio di ferro con un senso di mediocrità e rimpianto.
Questa vita non appaga Walter, che si sente insoddisfatto e irrealizzato. A ciò, la diagnosi di cancro terminale innesta in Walter un senso di consapevolezza della propria mortalità e diventa catalizzatore per un cambiamento radicale e strettamente necessario, cioè garantire la sicurezza finanziaria della sua famiglia. Ecco che subentra l’identità di Heisenberg, tramite cui Walter riesce ad affermare il proprio potere, spingendosi sempre di più verso azione estreme. Potere e brutalità diventano le due costanti di una curva della crisi in costante crescita.
Mettendo così in discussione la società e il proprio ruolo in essa, Walter White/Heisenberg si libera da quelle restrizioni sociali, controllando e manipolando sempre di più chi lo circonda. In questo modo, il mutamento e l’evoluzione (o involuzione) del personaggio dall’inettitudine iniziale alla brama di potere e controllo incarnati in Heisenberg diventano estremizzazione di una oscura crisi di mezz’età scatenata da diversi e complessi fattori. Breaking Bad riflette nel modo più brutale sul significato della vita di Walter, cercando di ridefinirne il ruolo e facendogli affrontare (e, sul finale, accettare) la paura della morte.