3) BoJack Horseman
BoJack Horseman non è stata immediatamente un successone. La prima stagione era infatti partita in sordina, e con ragione. Il suo compito era quello di gettare le basi, preparare il terreno per il viaggio esistenziale del cavallo antropomorfo e di chiunque dei personaggi della Serie Tv. Perché BoJack Horseman non ha fatto sconti a nessuno, facendo sì che chiunque venisse a patti con se stesso e con la sua esistenza. E così, stagione dopo stagione, BoJack Horseman ha alzato sempre di più il suo livello, trovando presto grande riscontro da parte del pubblico. Forse la svolta decisiva è stata proprio la terza stagione, momento in cui la narrazione è entrata a tutti gli effetti nel vivo facendoci capire quanta meraviglia si celasse dietro questa storia.
Da quel momento c’è stata soltanto la grandezza, e un pubblico capace di comprendere in modo significativo il valore di una storia che parlava per tutti e a nome di tutti. Giunto alla sua ultima stagione, il cartone animato Netflix aveva oramai tutti dalla sua parte. Un pubblico ampio e determinato a non staccarsi dalla visione. Pronto a seguire le vicende di BoJack in ogni dove, in qualsiasi momento. A stare con lui nel periodo della sua ripresa, della sua ricaduta. A vivere all’interno di un universo in cui animali e umani in comune hanno tutto, anche i demoni. Quella sesta stagione rappresenta uno dei punti più alti di BoJack Horseman, ma nonostante ciò nessuno ha desistito dall’obiettivo: mettere un punto a questa storia, restituendole un finale definitivo che potesse lasciare immaginare un futuro che però non sarebbe mai stato raccontato.
Le basi per continuare c’erano eccome. Ma quel che importava non aveva a che fare con il futuro, con la ripresa totale di Horseman, con la sua ricaduta. Aveva a che fare con i primi passi di una persona che decide di credere di nuovo che qualcosa possa andare per il verso giusto, che quanto è accaduto non è stato vano, ma un primo passo per ritrovare quel minimo di pace per sopravvivere. BoJack Horseman aveva tutte la carte in regola per continuare, ma non si è lasciata distrarre dal successo.
E’ andata dritta per la sua strada con coraggio, rinunciando a qualsiasi forma di ritorno. Perché quel che era importante era lasciare al telespettatore la possibilità di immaginare un futuro tutto proprio per i personaggi della serie. Quel che doveva dire lo aveva detto, e lo aveva fatto in modo enorme. Era tempo di lasciarla andare. Ah, se solo Ryan Murphy avesse fatto lo stesso ragionamento con American Horror Story.
4) Succession
Pubblico, critica, Emmy Awards e Golden Globe da record: Succession è stata una delle migliori Serie Tv da vedere degli ultimi anni. Un successo che in Italia è iniziato in modo estremamente timido ma che poi, con il tempo, è riuscito ad aumentare sempre di più permettendo al capolavoro HBO di farsi un nome anche oltre i confini americani. Giunta al termine con una quarta stagione, Succession ha dimostrato ancora una volta la sua ambizione a una qualità che non scade mai, che non tentenna mai. Per questa ragione ha deciso di fermarsi dopo 39 episodi complessivi, mettendo fine a una storia all’apice del successo. Non si è fatta corrompere dalla gloria, dalle statuette, dai complimenti che la vedevano come il capolavoro per eccellenza della nuova era seriale.
Una Serie Tv capace di accogliere l’eredità del passato con maestria e intelligenza, riuscendo a mettere in pratica gli insegnamenti del passato ma senza mai emulare niente, mettendo in prima linea la sua identità. Succession presenta infatti numerosi ingredienti. Guardarla implica ri-pensare al successo HBO Game of Thrones per l’ostinatissima lotta al potere in cui non esistono vittime ma soltanto carnefici. La famiglia in Succession rappresenta infatti in modo esatto la definizione di istituzione. Quando incontriamo per la prima volta i personaggi della serie non abbiamo informazioni capaci di farci avvicinare a loro. La nostra prospettiva è distaccata. Loro per primi sono estremamente ambigui, e non è semplice capire per chi tifare in questa lotta al potere verso la sedia del patriarca.
E’ tutto un gioco di corse e di astio che entra nel vivo soltanto dopo un po’ di rodaggio, concedendo ai personaggi e alla trama di presentarsi gradualmente. Dopo la prima stagione, Succession è un susseguirsi di dinamiche, intrighi, tradimenti e vendette mai troppo plateali. E così, da quel momento, entra nel vivo convincendo del tutto i telespettatori della sua grandezza, ottenendo la gloria che meritava fin dalla prima stagione. Giunta alla quarta, era oramai consapevole di aver incantato sia pubblico che critica, di essere diventata un vero e proprio punto di riferimento per la serialità di oggi. Ma non si è lasciata convincere o persuadere, andando dritta verso quel finale conclusivo che ci ha lasciati a riflettere su una panchina. La qualità, in Succession, non si è mai piegata di fronte a niente, dimostrando il coraggio di una delle migliori Serie Tv da vedere degli ultimi anni.